La Calusca di Porta Ticinese




Era il 1974. Allora Porta Ticinese, Porta Cicca, era un quartiere speciale. Si respirava ribellione. Ci abitavano "proletari" e "terroni" in vecchie case di ringhiera con i cessi fuori, giovani artisti bohèmien, studenti, anarchici, sedi politiche, redazioni di riviste come Controinformazione e in ogni portone c'era qualcuno che faceva parte di quella fantastica confraternita che era la "compagneria". Con qualche mille lire si mangiava. A mezzogiorno da Rattazzo, le sera al Buco fetido (mai saputo il nome vero) e, nei rarissimi momenti di "ricchezza", dal Toscana. Che allora era trattoria rumorosissima da tovaglie a quadretti e fiaschi di Chianti. Dovunque sentivi parlare di politica. Per me, appena arrivata a Milano per lavoro, giovane, donna, provinciale e comunista era un posto fantastico. Si respirava la stessa aria dei miei amati vicoli di Genova. Era bello, trasandato, antico e perfettamente contemporaneo.


1989: Ingresso della Calusca in S. Eustorgio (foto Alessandro Nebbia)


Il cuore di quel crogiolo era la Libreria Calusca di Primo Moroni. Proprio davanti ai giardini di Sant'Eustorgio. Poco più di un buco, affollato di libri, riviste e persone. Se eri un compagno dovevi passare di lì, ed era bello passarci. Perchè Primo era accogliente e nessuno come lui sapeva raccontare storie di vita e di malavita, fare sintesi politiche e il punto della situazione. Potevi non essere d'accordo, ma c'era sempre qualcosa che ti scavava dentro il cervello e lo illuminava.

Era bello passare di lì, perché anche se eri solo una compagnuzza senza medaglie al valore appuntate sul petto, Primo ti ascoltava e, se eri fortunata, potevi stare lì a ascoltare. Perché passava un sacco di gente interessante, che aveva cose da dire e le diceva bene, che aveva letto libri, che andava al cinema, che sapeva di teatro e di musica. Bazzicavano sociologi e architetti, artisti e psicanalisti tutti ancora capaci di visioni.

Primo era un tipo. Alto, barbetta alla Ho Chi Min, cravattino esile, gilet vinaccia; era, a suo modo, elegante. E c'era Sabina, sua moglie, una donna piena di vita, occhi e riccioli neri Salento.

Allora Lotta continua non si era ancora sciolta, Potere operaio era Porto Marghera e Democrazia proletaria era ancora Avanguardia operaia. I Movimenti che erano nati nel post sessantotto si dibattevano in crisi di crescita, di cambiamento o di estinzione. Le Brigate rosse avevano appena sequestrato Sossi.

Nel 1978, Primo, sempre a rischio di sfratto, trasferisce la libreria al 48 di Porta Ticinese, poco dopo il bar Rattazzo, ma dalla parte opposta. Il quartiere cambiava, espulsi i vecchi abitanti arrivavano i nuovi, più ricchi, più snob. Cambiavano anche i negozi, vetrine piene di luci e abiti alla moda. Rattazzo resisteva con le sue luci al neon, i tavoli di formica e i quadri di Baratella alle pareti. Anche dietro il banco della libreria c'era un grande quadro del pittore che stava diventando famoso e che disegnava le copertine per Controinformazione . Molti i compagni che non si vedevano, qualcuno era entrato in banda, qualcuno in galera, qualcuno in parlamento, qualcuno era morto sparato. Si respirava repressione e esaltazione. Le Brigate rosse avevo sequestrato Aldo Moro e il suo corpo era stato ritrovato in via Caietani. Gli scaffali della libreria si erano riempite di voci dal carcere. Eravamo, tutti e tutte, a denti stretti; settari e duri come legni. In quel contrapporsi di linee e frazionismi Primo provava e ,il più delle volte, ci riusciva a dialogare con tutti. Persino con la Questura che passava in Calusca a tenere la contabilità di chi non si faceva più vedere in giro. Lo chiamavamo Monsignore, un po' per malignità e un po' per invidia, di noi che ormai avevamo poche parole, rigide come sbarre di acciaio. Aveva stampato sul bancone una scritta che non ricordo esattamente ma che suonava più o meno così: ho ascoltato molti, ho visto molto e non ho mai detto nulla.

Stavano arrivando gli anni ottanta. Anni crudeli di tradimento e sospetto.

7 aprile 1979, Autonomia operaia è decimata dagli arresti. 1980 Patrizio Peci, è arrestato e parla. Adesso arrestano gli avvocati. L'avvocato Arnaldi si suicida mentre la polizia perquisisce la sua abitazione a Genova, Sergio Spazzali è arrestato. E Primo è praticamente solo, davanti alla palazzina Liberty, a denunciare gli arresti.

Nel 1984-85 Primo affida la gestione della Libreria ai punk . Ci voleva. Sono portatori sani di sangue fresco, fatto sgorgare a colpi di lametta sui petti nudi. Sono creature capaci di respirare l'aria mefitica delle metropoli, la metabolizzano e producono cose, riviste, libre, pensieri e sanno navigare del cyberspazio. Si apre un altro tempo che vede altri amori. Anche personali. Primo incontra Anna. Nell'89 nasce Chiara. E Maysa, la primogenita di Primo e Sabina, è ormai una donna.

Il ticinese è ormai il quartiere dei giochi. Bar e negozi alla moda. Ci vengono da tutta Milano e dall'hinterland, la sera, ragazzi e ragazze vestiti di nero metropoli, a bere birra, fumare quel che si trova, e magari a comprarsi un quartino di eroina. La politica perde Il ticinese è ormai il quartiere dei giochi. Bar e negozi alla moda. Ci vengono da tutta Milano e dall'hinterland, la sera, ragazzi e ragazze vestiti di nero metropoli, a bere birra, fumare quel che si trova, e magari a comprarsi un quartino di eroina. La politica perde appeal ha vinto il consumo. Primo cerca di resistere agli affitti che crescono a dismisura, scrive per Feltrinelli insieme a nanno Balestrini l'Orda d'oro , per spiegare quei ragazzi che ormai stanno diventando vecchi e hanno tentato una rivoluzione. Senza riuscirci, neanche dentro di sé.

1997, Francoforte. Alla Rote fabrik convegno su carcere / repressione / lotta armata. Primo è malato, un maledetto cancro. Succede a chi vive. C'ero anche io ed ero infelice. Al bar Primo mi raggiunge e, con la delicatezza che sempre mi ha sorpreso in un uomo, per consolarmi parla di sè. Racconta della malattia e delle medicine che gli danno allucinazioni che lo smarriscono.

E parla di Anna. E di Chiara, di quella bimbetta che gli si arrampica addosso, lo abbraccia e lo riporta indietro dall'inferno.

La Calusca si è già spostata in Conchetta, al Centro sociale Cox 18 inseguendo le tracce di chi ha qualcosa da dire, ancora e ancora. Ma questa è una storia che racconteranno altri, nella seconda puntata di quella vita intensa che è stata quella del nostro amico Primo.


1989: I graffiti sulle saracinesche di conchetta prima che procedessero con i lavori di muratura (foto Alessandro Nebbia)




Rosella Simone
pubblicato sulla rivista Come num. 270, 15 Marzo 2007