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Agenda > Programmazione > ottobre 2011

Mercoledì 5 ottobre h. 21,00

cox18 * calusca city lights * archivio primo moroni

indicono un confronto pubblico NO TAV.


...dopo un'estate battagliera, vissuta nella condivisione e nel rifiuto pratico dello stato, discutiamo su come spezzare la militarizzazione della valle, affossare definitivamente il mefitico progetto del tav e porre fine all'esilio della libera repubblica della maddalena

partecipano valsusini indomiti e solidali d'ogni dove
video «i peccati della Maddalena» e foto delle porcate poliziesche





Sabato 21 ottobre 2011
Quando ci vuole, ci vuole.
teorie e pratiche dello scollamento



Con la manifestazione del 15 ottobre c'è stata una plateale dimostrazione del livello di scollamento che da mesi è andato aprendosi tra la gente e le istituzioni dello Stato, siano esse nella rappresentanza di governo o dell'opposizione.

È un'onda lunga, che è cresciuta, con le sue conciliabili differenze, mostrandosi a tratti, senza per questo voler mai apparire. Il sorprendente esito dei referendum sull'acqua e sul nucleare, la portata acquisita dal movimento No Tav contro l'incaponimento fuori da ogni ragionevolezza (ma non da ogni interesse) dei fautori delle grandi opere, le giornate del 14 dicembre (Roma), del 27 giugno (val di Susa) e del 3 luglio (val di Susa) segnano una traccia di questo percorso di cui il 15 ottobre (Roma), nella sua interezza non è che l'ultima tappa in ordine temporale.

La rappresentanza politica, la delega sindacale, l'ipotesi che sia possibile affidare ad altri le proprie sorti diventano pratiche sempre meno credibili; il teatrino della dialettica democratica non tiene più; lo scollamento mostra un sistema di potere percepito come sempre più alieno e la crisi economica, che è sempre di lì a finire, lascia a tutti poco margine di manovra. Lo Stato non ha credito presso quel 99% che si sta riconoscendo come tale ma anche, viceversa, ai 'piani alti' nessuno ha dimostrato di avere percezione di ciò che stava avvenendo 'in basso', nessuno aveva pensato che il 15/10 potesse avere l'esito che ha avuto (cosa che pure era abbastanza ovvia): il Ministero dell'Interno non risulta aver detto, a proposito, nulla prima benché abbia poi parlato molto, dopo.

Il 15/10 chi non ha creduto alle compatibilità del sociale con il mercato, alla riformabilità del sistema per mezzo della delega politica si è nuovamente trovato insieme. Da lì partono vari percorsi, progetti e fini, uniti soprattutto dalla consapevolezza che così non può andare avanti.

Lo scollamento lascia apparire la voragine del possibile.
La manifestazione del 15/10 ha mostrato la misura di questa voragine, ha stupito governanti e governati, maggioranze e opposizioni e finanche buona parte degli stessi organizzatori del corteo... E questa voragine aperta ha fatto paura, soprattutto a chi conta sul contributo altrui per far le cose proprie.

Di qui le reazioni abbastanza scomposte che vanno dall'auspicio di forme di delazione generalizzata all'invocazione bipartisan di norme liberticide, dove lo stato d'eccezione subentra allo stato d'emergenza. Il tutto condito da una campagna mediatica che viene in soccorso, ribadendo la divisione pretesca tra bene e male, la linea di demarcazione da non superare, come se la ferita aperta nel futuro di una generazione non contasse nulla. Una generazione, per altro, costretta a imparare, nel bene e nel male, a cavarsi dai guai senza poter chiedere aiuto a nessuno.

Quello della distinzione tra i buoni e i cattivi è un terreno di confronto che non può convincere chi c'è e sa, una proposta inaccettabile per chi ha già dato più di quanto gli viene ora richiesto e che desidera solo quanto gli spetta: prendere in mano il proprio presente e poter agire sul suo futuro.

La linea di demarcazione reale è la frattura insanabile tra chi decide e chi no, e questo, a Roma, lo sapevano tutti.


QUANDO CI VUOLE, CI VUOLE!


I pressanti inviti alla delazione nei confronti di giovani "criminali", "teppisti", "incappucciati" ecc. che riempiono in questi giorni le pagine dei quotidiani e i teleschermi evidenziano la bassezza morale che si accompagna, di norma, con la professione giornalistica, ma sono destinati a restare inascoltati. Scritturali, riprovate, sarete più fortunati. Sappiate comunque che oggigiorno non basta più applaudire il boia, bisogna prendere direttamente in mano la mannaia.

Egualmente, l'invocazione di leggi eccezionali (di fascistissima memoria) e le modulazioni "Law & Order" che rendono indistinguibili le voci dell'"opposizione" da quelle della "maggioranza", evidenziano come questa accolita di scrocconi non sappia più a che santo votarsi, se non alla Benemerita. Ma nessuno può far miracoli, e anche la fiamma sul berretto, di fronte all'onda che sale, che mai potrà fare?
In un mondo dove Lor Signori seminano vento a piene mani non ci si può lamentare delle tempeste

Cox18, Calusca City Lights, Archivio Primo Moroni




Giovedì 27 ottobre h. 21,00

Archivio Primo Moroni, Calusca City Lights, CSOA Cox18
presentano il libro

Maelstrom

Scene di rivolta e autorganizzazione di classe in Italia dal 1960 al 1980 di Salvatore Ricciardi
edizione Deriveapprodi, Roma, 2011


Partecipano:

Salvatore Ricciardi
Giuliano Spazzali





Il ventennio 1960-1980 racchiude il ciclo più lungo, per continuità e asprezza, della lotta di classe nell'Italia del secolo scorso. Quella stagione è qui narrata da un militante che ha attraversato una straordinaria molteplicità di esperienze esistenziali e politiche: da quella rivoltosa e spontanea degli scontri di piazza nel dopoguerra a quella della sinistra partitica e sindacale negli anni Sessanta; da quella della costruzione del nuovo sindacalismo di base a quella dell'area dell'autonomia operaia, fino all'approdo nella lotta armata delle Brigate rosse, negli anni Settanta.
Una testimonianza ricca di narrazioni sui principali conflitti sociali di quei due decenni. Una descrizione, non priva di particolari inediti, sull'esperienza delle Brigate rosse di cui l'autore è stato dirigente nella «colonna romana» negli anni precedenti e successivi all'«azione Moro». Ma anche un'analisi rigorosa e profonda sull'istituzione carceraria che l'autore ha ben conosciuto dopo la condanna all'ergastolo. Questo libro di lucida memoria, scritto con linguaggio chiaro e soprattutto sincero, è un contributo prezioso per la futura storicizzazione di un periodo cruciale del nostro Paese.





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