Archivio di Scienze Politiche Milano






Abbiamo deciso di dedicare un archivio storico all’occupazione della Pantera nella facoltà di Scienze Politiche di Milano e al Collettivo Politico Universitario (CPU) che ne fu, almeno parzialmente, l’erede. La nascita di quell’esperienza è stata individuata, con una certa arbitrarietà, nei mesi che precedettero l’occupazione. Nell’autunno del 1989, infatti, incominciò un lavoro di analisi e denuncia del ddl Ruberti e della conseguente aziendalizzazione dell’università, condotto in particolare dal “Collettivo studenti sinistrati” e dalla rivista Sussurri & Grida, che coinvolgeva anche collettivi di altre facoltà.
L’occupazione della Pantera a Scienze Politiche incominciò nel gennaio 1990, con un buon mese di ritardo rispetto a Palermo. Vi presero parte inizialmente studenti appartenenti alla Fgci, Dp, Società Civile, Studenti Indipendenti di Sinistra, Collettivo Autonomo di Via dei Transiti, CS Leoncavallo, CS Cox 18, ma anche molti che non appartenevano ad alcuna organizzazione. Erano contrari i giovani del PSI, i Giovani Liberali, quelli del MSI e CL. Le prime assemblee, che videro lo scontro fra favorevoli e contrari, affermarono il carattere antifascista e avviarono la discussione sulla riforma. La crescita a livello nazionale del movimento e le dinamiche interne alla facoltà misero gli occupanti davanti a un’alternativa: mettersi nell’ottica dialogante ed emendataria propugnata dal PCI, oppure estendere l’occupazione -ancora parziale- a tutta la facoltà e affermare anche a livello nazionale la non emendabilità del ddl.
La seconda impostazione prevalse in assemblea ed ebbe come conseguenze l’allontanamento delle componenti meno radicali degli studenti e, per chi rimase a lottare, la sfida della gestione di una facoltà sottoposta al blocco della didattica, che si prolungò fino a marzo avanzato. La fine dell’occupazione, in un contesto nazionale che aveva già da tempo smobilitato quasi ovunque, venne subordinata dagli occupanti alla concessione di uno spazio dove proseguire l’attività politica.
Nei primi mesi i compagni rimasti continuarono a sollevare alcuni temi che avevano caratterizzato l’occupazione: critica al sapere e alla didattica impartiti, antifascismo, anti razzismo, firmandosi ancora “Gli Studenti del Movimento”. Nel corso dell’estate venne prodotta la prima “Controguida. Manuale di autodifesa della matricola”. A settembre venne presa la decisione di costituire il CPU, che negli anni successivi diventò a pieno titolo una delle componenti del Movimento milanese.
La prima guerra del Golfo portò a una nuova occupazione, nei primi mesi del 1991, questa volta della sola aula 1. Si verificò un ulteriore passaggio nella crescita politica e nella radicalizzazione di quel gruppo di compagni, che portò anche a una maggiore apertura verso gruppi di lavoratori auto organizzati (per esempio il Cobas dell’Alfa) e alla rottura con la componente legata al CS Leoncavallo, che abbandonò il collettivo.
Il CPU durò, con fasi alterne di crescita e crisi di militanza, fino al 2006, gestendo uno spazio all’interno della facoltà, pubblicando il periodico “Il Buio”, organizzando assemblee, occupazioni parziali, contestazioni di docenti e corsi, seminari auto organizzati, feste.
Il materiale archiviato, che può essere consultato anche online eccetto i libri, rappresenta una buona sintesi di questa attività: interventi a seminari autogestiti e assemblee tenutisi durante l’occupazione (es. quello sulla ristrutturazione capitalistica) e dopo (es. quello sula crisi statunitense), mozioni assembleari, volantini, controguide, fotografie, articoli di giornale, documenti politici, la collezione completa de “Il Buio”. Ci piacerebbe poter recuperare anche diversi documenti mancanti: per esempio gli interventi al seminario sull’America Latina tenutosi durante l’occupazione, a quello sugli Anni Settanta tenutosi l’anno successivo, all’assemblea su Gladio con Primo Moroni, Filippo Gaia e Umberto Gay, o a quella sulla manipolazione dell’informazione con Lucio Manisco.
Dedichiamo questo lavoro a tutti gli studenti universitari che, finalmente stufi della subordinazione del sapere al profitto, decideranno di ribellarsi e riportare il conflitto negli atenei. Il nostro auspicio è di avere contribuito a fornire loro degli strumenti utili a comprendere temi e problemi che si trovarono ad affrontare, e che si troveranno ad affrontare, tutti gli studenti che vorranno abbandonare la prospettiva individualistica e carrieristica (quelli che all’epoca chiamavamo “studianti”) per abbracciare una prospettiva di lotta e di rivendicazioni collettive.


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