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(il 25 - 01 -07)

Comunicato di ETA su Barajas

Condanna contro Segi

Violazione diritti a De Juana

Il capo dei periti è il torturatore

Intervista a De Juana Chaos

Volontà di rompere il blocco

Dichiarazione della Mesa Nacional

Che perdano entrambi

Cessate il fuoco e repressione

Tre vittorie dal cessate il fuoco

Continuare organizzazione e mobilitazione

La pazienza degli imputati

Manifestazione contro il 18/98 a Madrid

Si può lavorare 20 ore

Comunicato di ETA allo stato francese

Espulsi dall'aula prigionieri

Soccorso Rosso Internazionale in Turchia

Marcia contro il 18/98

Manifestazione di LAB a Durango

No alla riforma lavorativa

Intervista di Gara ad ETA

Ragioni della lotta contro il TAV

ETA si è arresa?

Nuove proibizioni contro Batasuna

Forum di Ibaeta per i diritti dei prigionieri

Disoccupazione in lieve calo

Lotte contro la dispersione

Un pericoloso precedente per l'Europa

Il processo 18-98

Assassinato dalla dispersione

Stop al riempimento del bacino di Itoiz!

Sotto la soglia di povertà

Valutazioni di LAB sul FSM di Porto ASegre

Articolo di Iñaki Gil de San Vicente sulla situazione

Giornata contro la violenza sulle donne

Ora il popolo, ora la pace

Domuit vascones

Dieci ragioni per un no alla costituzione europea

Comunicato di LAB sui cantieri navali

25 anni di lotta giovanile

Nota di Askapena su Beslan

Sovranità ed operai

 

 

 

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Tregua e negoziato in serio pericolo

La situazione del processo di pace in Euskal Herria si fa sempre più difficile. Da un lato lo stato spagnolo pur sbandierando contatti ed incontri per negoziare un tavolo di trattativa con ETA, prosegue nella persecuzione sistematica delle organizzazioni e dei militanti della sinistra indipendentista basca, continuando gli arresti a ritmo massacrante, condannando a sei anni di carcere numerosi giovani e dichiarando in un'aula di tribunale la loro organizzazione, Segi, organizzazione terrorista; continua con la dispersione dei prigionieri rincarando anzi la dose, nel comminare nuove condanne all'ergastolo a prigionieri che stavano finendo di scontare la loro pena e sarebbero potuti uscire nel rispetto della loro stessa legalità. Uno di essi, Iñaki De Juana, è già al secondo sciopero della fame, oltre il settantesimo giorno, per protestare contro il fatto che lo vogliono seppellire in carcere per due articoli di opinione. Ora si cerca inoltre di mettere fuorilegge anche EHAK, il partito che si rese disponibile alle ultime elezioni per ovviare alla evidente violazione dei diritti del partito Batasuna e delle liste della sinistra abertzale cui era stato impedito di presentarsi. Continua la tortura ai danni degli arrestati e dei prigionieri. Dall'altro lato ETA risponde a questo atteggiamento, coronato dalle dichiarazioni di Zapatero per cui "il processo di pace è rotto, terminato", con un attentato all'aeroporto di Barajas che oltre agli ingenti danni provoca la morte di due cittadini ecuadoriani, Carlos Alfonso Palate e Diego Armando Estacio. Ciò nonostante, in un comunicato attribuisce la responsabilità di questa situazione all'atteggiamento sabotatorio del governo spagnolo e di vari partiti, fra i primi PSOE e PNV, ed afferma che il cessate il fuoco rimarrà in vigore, almeno fino a quando l'attitudine repressiva dello stato spagnolo non costringeraà l'organizzazione a reagire.

Zapatero annuncia l'inizio dei colloqui con ETA

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI ZAPATERO
"ETA dichiarò il passato 23 di marzo, per la prima volta, un cessate il fuoco permanente, per la prima volta, dopo tre anni senza attentati mortali e per la prima volta, in situazioni di questo tipo, essendo sparita praticamente la totalità delle sue azioni."
"In distinti momenti del periodo democratico abbiamo avuto aspettative di potere raggiungere l'obiettivo della dine della violenza, i governi succedutisi, tanto quello di Felipe González come quello di José María Aznar, cercarono di raggiungere la pace, non fu possibile, tentarono in buona fede e da qui il mio riconoscimento a quegli sforzi che, a suo tempo, fecero."
La cosa singolare della situazione non è tanto il fatto che ETA ha smesso di fare, bensì quello che i democratici hanno fatto durante tutti questi anni, difendendo i valori democratici, difendendo i valori costituzionali e, in maniera molto singolare, tutti i cittadini di questo paese."
"L'obiettivo di tutti i governi è stato lo sradicamento della violenza nei Paesi Baschi e nel resto della Spagna. Per ciò, ci sono stati distinti processi di dialogo e di accordi tra forze politiche destinate a fortificare lo Stato di Diritto. Voglio, da qui, fare un riconoscimento a tutti i servitori dello Stato di Diritto, al loro compito, nel quale hanno realizzato e nel quale realizzano in questi momenti."
"In questi lunghi anni, tutti i Governi hanno cercato di raggiungere la pace da un impegno ampio di convivenza, mantenendo un principio essenziale, la democrazia non paga nessun prezzo politico per raggiungere la pace e difendendo il fatto che il processo di pacificazione e normalizzazione dei Paesi Baschi è un compito di tutte le forze politiche. Così si è detto in distinte risoluzioni istituzionali."
"Precisamente con l’appoggio della risoluzione adottata dal Congresso dei Deputati nel maggio 2005, voglio annunciar loro che il Governo inizia un dialogo con ETA mantenendo il principio irrinunciabile che le questioni politiche si risolvono solo coi rappresentanti legittimi della volontà popolare. Così ha annunciato questa mattina il ministro dell'Interno a tutte le forze politiche con rappresentanza parlamentare. Voglio ringraziare per l'atteggiamento di tutte le forze politiche e voglio sottolineare che la forma di realizzare questo annuncio all'opinione pubblica è responsabilità esclusiva del Governo."
Ho reiterato in più di un'occasione che il processo è lungo, duro e difficile. L'affronteremo con decisione e con prudenza, con unità e con lealtà e sempre, sempre, rispettando la memoria delle vittime."
"Voglio anche stabilire principi basilari sul futuro di Euskadi e per ciò voglio fare un appello ai cittadini, alle formazioni politiche e la società basca in generale. I cittadini di Euskadi godono del maggiore autogoverno che abbiano avuto mai nella loro storia, con lo Statuto di Guernika elaborato alla difesa della Costituzione del 1978 decisero liberamente i cittadini baschi il loro futuro."
"Disgraziatamente ha persistito la violenza, la coazione ed il terrore. Abbiamo l'opportunità di mettere fine a questa situazione e dai principi democratici dico loro che il Governo rispetterà le decisioni dei cittadini baschi che adottino liberamente, rispettando le norme e procedimenti legali, i metodi democratici, i diritti e libertà dei cittadini ed in assenza di ogni tipo di violenza e di coazione."
"In più di un'occasione mi hanno ascoltato dire che il futuro di Euskadi esige un grande accordo di convivenza politica. Concretamente nel dibattito sul Piano Ibarretxe: se viviamo insieme, affermai in quell'occasione, decidiamo insieme. Un grande accordo politico di convivenza, per quel motivo il Governo capisce che gli accordi tra le distinte formazioni politiche di Euskadi devono capirsi col massimo consenso possibile, rispettando la pluralità politica di Euskadi ed in uguaglianza di opportunità per tutte le formazioni."
"Volontà democratica, soggezione alla legalità, ampio accordo politico, che raccolga il pluralismo della società basca, queste sono le regole. Regole che valgono anche per la partecipazione nella vita politica ed istituzionale, per le formazioni politiche. Per ciò, voglio ripetervi che il Governo mantiene la validità della Legge di Partiti."
"Per anni, tutti noi democratici abbiamo tentato che quelli che non accettavano la volontà democratica dei baschi, accettassero le regole del gioco. Abbiamo quell'opportunità e lavoreremo affinché quello possa consumarsi."
"Voglio rivolgermi ora alla società basca. La pace è un compito di tutti, la pace sarà forte se ha profonde radici sociali, se abbraccia l'insieme della società basca. Per ciò capisco che i partiti politici, gli agenti sociali, economici, sindacali devono adottare accordi per quel patto di convivenza attraverso i metodi di dialogo che stimino opportuno e, ovviamente, attraverso i metodi democratici per trasportare detti accordi nei distinti ambiti istituzionali." "Voglio esprimere l’impegno assoluto del Governo ed il mio personale coi valori, principi e regole della Costituzione del 1978 che ha rappresentato un successo collettivo per la nostra convivenza. Sono pienamente cosciente che i cittadini hanno un grande anelito di pace ed un'esigenza di massimo rispetto alle vittime del terrorismo ed alle loro famiglie." "Come presidente del Governo della Spagna assumo la responsabilità di colmare quell'anelito di pace e quell'esigenza di massimo rispetto, riconoscimento alla memoria, all'onore e la dignità delle vittime del terrorismo e le loro famiglie."
"La società spagnola conosce la portata del compito che abbiamo davanti, un compito che sviluppo con prudenza e discrezione. Voglio da qui chiedere per quel compito la collaborazione di tutti i mezzi di comunicazione, tenendo in conto la portata del processo che viviamo."
"Alla fine del mese di settembre, il ministro dell'Interno realizzerà un nuovo giro di informazione a tutti i gruppi parlamentari sullo sviluppo del processo che oggi apriamo. Molte grazie."

Il dialogo di Zapatero

Con grande squillo di trombe, è arrivato quello che tutti hanno definito “l’annuncio da parte di Zapatero dell’inizio delle trattative con ETA”. E questo di fatto dice Zapatero, quando avverte che il dialogo inizia, però “mantenendo il principio irrinunciabile che le questioni politiche si risolvono solo coi rappresentanti legittimi della volontà popolare”.
Frase che potrebbe suonare come condivisibile, se più avanti non sottolineasse il fatto che “il Governo mantiene la validità della Legge dei Partiti”, legge che, lo ricordiamo per chiunque avesse la memoria corta o fosse a corto di notizie su Euskal Herria da alcuni anni, ha sistematicamente messo fuorilegge il partito di unità popolare Batasuna, nonché tutte le liste elettorali presentate nel corso degli ultimi anni dalla sinistra basca.
Ma allora, ci si chiederà, a chi si riferisce quando parla di legittimi rappresentanti? Il dilemma è chiarito poco sopra: “il futuro di Euskadi esige un grande accordo di convivenza politica. Concretamente nel dibattito sul Piano Ibarretxe”.
Sul Piano Ibarretxe già esprimemmo la nostra opinione quando venne presentato (vedere http://www1.autistici.org/irrintzi/opinioni/pianoibarretxe.htm).
Ma dunque, qui ci stanno dicendo che, grazie al fatto che “ETA dichiarò il passato 23 marzo, per la prima volta, un cessate il fuoco permanente”, consentono di discutere sul nulla? Ovvero su una farsa statutaria simile a quella fatta passare in questi giorni in Catalogna?
Qui, intanto conviene dipanare la matassa dei discorsi, e separare le chiacchiere dai dati reali.
“I governi succedutisi, tanto quello di Felipe Gonzales come quello di Josè Maria Aznar, cercarono di raggiungere la pace, non fu possibile, tentarono in buona fede”.
Stando alla cronaca risulta tutt’altro.
ETA proclamò una prima tregua per favorire i negoziati di Algeri negli anni ’80, e per tutta risposta il Governo spagnolo arrestò i mediatori.
Il Governo di Felipe Gonzales, con molta buona fede ed altrettanto buona volontà mise in campo i GAL, organizzazione clandestina parapoliziesca che sequestrò, ferì ed assassinò cittadini baschi per anni, incluso il deputato di Herri Batasuna Josu Muguruza, così come i loro predecessori avevano fatto con Santi Brouard.
Poi ci fu la tregua sul fronte delle carceri per dare spazio alla campagna popolare per il rimpatrio dei prigionieri baschi, prigionieri che tuttora sono dispersi nel territorio degli stati francese e spagnolo. Seguì a ruota un’altra tregua che dava spazio agli Accordi di Lizarra – Garazi firmati dalla stragrande maggioranza dei partiti, sindacati ed associazioni basche per raggiungere un accordo democratico.
Il Governo di Josè Maria Aznar, si fece ampiamente beffa della tregua, proseguendo nella sua politica che aveva incarcerato l’intera direzione di Herri Batasuna, e non disdegnando l’assassinio del militante di ETA Josè Luis Geresta, sequestrato ed assassinato con una goffa messinscena da suicidio. Qualche anno prima era toccato a Josu Zabala subire la stessa sorte.
Terminata la tregua, per l’evidente unilateralità disprezzata, ecco Aznar cercare di mettere in pratica il suo intento per cui “tutti quelli di Batasuna finiranno in galera”.
Detto fatto, Legge dei Partiti che mette fuorilegge Batasuna, e prima di questo, chiusura dei quotidiani Egin ed Egunkaria, di radio, associazioni, messa fuorilegge di Jarrai, Haika, Segi, Gestora pro Amnistia, Xaki, Ekin, eccetera, eccetera, fino al far inserire tutti, inclusi organismi che denunciano la pratica della tortura, nelle liste internazionali delle organizzazioni terroriste.
Ed ora, ecco la ciliegina sulla torta: “dopo tre anni senza attentati mortali e per la prima volta, in situazioni di questo tipo, essendo sparita praticamente la totalità delle sue azioni”, ecco a voi il Piano Ibarretxe. Dopotutto, “i cittadini di Euskadi godono del maggiore autogoverno che abbiano mai avuto nella loro storia (si dimentica i Fueros abbattuti dalla monarchia spagnola?), con lo Statuto di Gernika elaborato alla difesa della Costituzione del 1978 decisero liberamente i cittadini baschi il loro futuro (in Euskal Herria la Costituzione fu rigettata al voto ed imposta in nome dei risultati raggiunti nel resto dello stato spagnolo)”.
Sinceramente come inizio, non solo non è granché, ma rende evidente più che mai un dato di fatto: è abbastanza difficile che un governo, espressione della borghesia imperialista al pari di tutti i suoi simili europei ed aderenti al blocco occidentale, nel mentre occupa paesi in altri continenti (Afghanistan ad esempio, il tutto al riparo della polvere negli occhi del ritiro dall’Iraq, vero D’Alema?), mentre massacra e opprime proletari di questi paesi, sia di colpo così bendisposto a concedere libertà di decisione ad un popolo che opprime “in casa”. Ed infatti le carte sono truccate fin dall’inizio. Di cosa vuole parlare con ETA se non le riconosce legittimità rappresentativa, se d’altra parte non la riconosce nemmeno al partito di unità popolare messo fuorilegge, e se infine intende dialogare solo con un unico partito, il PNV, su una proposta risibile come il Piano Ibarretxe?
A questo, la risposta più concreta e chiara, la daranno sicuramente nei prossimi tempi le mobilitazioni e le lotte che il popolo basco non cesserà di mettere in campo. Dalla borghesia imperialista non ci si può aspettare nessuna concessione, solo la lotta di classe del popolo basco può risolvere il conflitto.

SOLIDALI CON EUSKAL HERRIA - GENOVA

La morte di Jokin Gorostidi

Con Jokin Gorostidi va via l'immagine viva di 40 anni di sinistra indipendentista basca

Erano le 20.00 quando lo storico militante della sinistra indipendentista basco Jokin Gorostidi moriva ieri nell'Ospedale San Sebastian, dopo essere rimasto quattro giorni in coma dopo l’arresto cardiaco che subì il venerdì. Come risaltò la Direzione Nazionale di Batasuna appena conosciuta la fatale conclusione, finisce così "una vita immersa nella lotta per la libertà di Euskal Herria." Oltre a lodare la traiettoria politica di Gorostidi, Batasuna sottolinea che "grazie al lavoro di formica che come Jokin ha realizzato tutti i lottatori ed indipendentisti baschi siamo riusciti a situarci davanti alla possibilità di raggiungere la libertà di Euskal Herria." Oggi tutti avranno occasione di salutarlo nella camera ardente, nel Municipio di Deba.
La figura politica di Jokin Gorostidi viene effettivamente a riflettere quattro decadi di sinistra indipendentista basca, due terzi lunghi di una vita nei quali fu sempre "preparato per assumere quello che bisognava assumere." Per esempio, la doppia condanna a morte imposta nel processo di Burgos e che ricordava in un'intervista, già alcuni anni fa. Quando gli avvocati andarono a comunicargli la sentenza, Jokin ricordava che rispose: "Benissimo. Questo serve affinché si mobiliti di più il nostro paese. Forse che non abbiamo detto per strada che eravamo disposti a dare la vita?."
A Gorostidi, tuttavia, ancora rimanevano molte cose da fare. Uscì da quella raffica del franchismo vicino alla sua eterna compagna, Itziar Aizpurua, con cui viaggiava nel treno quando gli sopravvenne l'infarto il venerdì. Con cui camminava vicino alla spiaggia nel 2003 quando Baltasar Garzón ordinò alla Polizia di fermarlo sotto l'accusa di partecipare alla rete della "imposta rivoluzionaria." E con cui viaggiò a Madrid tre mesi fa per sedersi nel banco degli accusati per il sommario 18/98. Perché Gorostidi stette sempre lì, senza perdere la faccia né di fronte ai problemi di salute degli ultimi anni, né molto meno di fronte alla repressione incessante. Ma mai solo.
In quell'intervista appariva il Gorostidi txirrindulari, alpinista e amante della musica, Jon Idigoras lo ribattezzò come Beethoven per una volta che nascose in un piano il denaro di una rapina. Anche lo studente di commercio e di disegnatore. Ed il sindacalista che passò alla militanza in ETA, "l'unico organismo che osò uscire dalle catacombe. Dove stavano allora tutte le sigle che si passavano per antifranchiste?", domandava. Il 8 marzo del 1969 arrivò questa detenzione, ma prima era stato già catturato inseime ad Itziar;Jokin si ruppe una gamba cercando di scappare da una finestra. E stava aspettando Txabi Etxebarrieta quando questo cadde crivellato. Quindi arrivò Burgos, e gli caddero due condanne a morte. Anni di prigione. Cartagena. L'amnistia. L’ "esilio" a Bruxelles. La libertà. E la lotta politica rinnovata. La fondazione di HB, nella presentazione della cui Giunta di Appoggio appare davanti al microfono. Anche Gorostidi stava in febbraio di 1981 tra i membri dell'assemblea indipendentista che ricevette il Re spagnolo intonando l’ '' Eusko Gudariak ''.
A Gorostidi quella predisposizione alla lotta andava ancora a chiedere duri pedaggi personali. Agli inizi del 1980, il Governo dell'UCD cercava una via per aprire un dialogo con ETA. Gorostidi accorse alla stazione di treno di Biarritz per trasmettere l'offerta a Txomin Iturbe ed Eugenio Etxebeste, dirigenti di ETA. Quando i tre parlavano dentro un'automobile, un poliziotto francese sparò quattro volte al parabrezza. Uno sparo sfiorò nella tempia Iturbe. I tre cominciarono a fuggire. Più avanti quattrocento metri furono fermati, dopo che Iturbe era stato colpito ad una gamba.
Gorostidi fu uno dei visi visibili dell'interlocuzione della sinistra indipendentista in quei primi anni 80. Svolse quel lavoro nelle riunioni col PNV, e lo fece anche, in questo caso insieme a Santi Brouard, in un incontro con Pierre Guidoni, a quei tempi ambasciatore francese a Madrid. L'obiettivo di questa riunione, registrata poco prima che ammazzassero Brouard in un'azione di guerra sporca, era di nuovo tentare di dare una via verso la risoluzione.
Ad inizio dei 90, Jokin Gorostidi si implicò con forza nel necessario lavoro di appoggio ai rifugiati e deportati baschi. Africa, America Centrale... In aprile del 1993, dopo un viaggio a Capo Verde, entrò in stato molto grave a conseguenza di una polmonite causata dalla legionella. Passò 55 giorni in coma.
Anni dopo, il giudice Baltasar Garzón si basò su quell'epoca per trovare un motivo di accusa contro Gorostidi. L'incluse nel sommario del "caso" 18/98, e precisamente il lunedì doveva dichiarare come accusato. Era accusato di relazione con Xaki dal 2000, quando comparve volontariamente nell'Udienza Nazionale e gli fu imposta una cauzione di 30.000 euro. Il pubblico ministero chiedeva contro di lui 15 anni di prigione.
Non fu quella la sua ultima detenzione. In dicembre del 2003, lo stesso giudice decise di arrestarlo argomentando che aveva partecipato come mediatore alla riscossione della "imposta rivoluzionaria." Allora tornò libero con una cauzione di 18.000 euro. -

GARA

ETA proclama un cessate il fuoco permanente

MESSAGGIO DI EUSKADI TA ASKATASUNA AL PAESE BASCO

Euskadi Ta Askatasuna ha deciso di dichiarare un cessate il fuoco permanente a partire dal 24 di marzo 2006.
L'obiettivo di questa decisione è spingere un processo democratico in Euskal Herria per costruire un nuovo quadro nel quale siano riconosciuti i diritti che come Popolo ci corrispondono ed assicurando di fronte al futuro la possibilità di sviluppo di tutte le opzioni politiche.
Alla fine di quello processo i cittadini baschi devono avere la parola e la decisione sul loro futuro.
Gli Stati spagnolo e francese devono riconoscere i risultati di detto processo democratico, senza nessun tipo di limitazione. La decisione che i cittadini baschi adotteranno sul nostro futuro dovrà essere rispettata.
Facciamo un appello a tutti gli agenti affinché agiscano con responsabilità e siano conseguenti davanti al passo compiuto da ETA.
ETA lancia un appello alle autorità di Spagna e Francia affinché rispondano in maniera positiva a questa nuova situazione, lasciando da un lato la repressione.
Infine, lanciamo un appello ai cittadini e cittadine baschi affinché si impegnino in questo processo e lottino per i diritti che come Popolo ci corrispondono.
ETA mostra il suo desiderio e volontà che il processo aperto arrivi fino alla fine, per così ottenere una vera situazione democratica per Euskal Herria, superando il conflitto di lunghi anni e costruendo una pace basata sulla giustizia.
Ci riaffermiamo nell’ impegno di continuare a compiere passi nel futuro concordi a quella volontà.
Il superamento del conflitto, qui ed ora, è possibile. Questo è il desiderio e la volontà di ETA.

Euskal Herrian, 2006ko martxoan

Euskadi Ta Askatasuna
E.T.A.

Temi relativi al negoziato

 

Assassinato dalla dispersione

Trovato morto nella prigione di Cuenca il carcerato politico basco Igor Ángulo
Il carcerato politico basco Igor Ángulo Iturrate, originario di Santurtzi, è stato trovato morto nella prigione di Cuenca. Secondo fonti penitenziarie spagnole citate dalle agenzie stampa, il suo corpo è stato trovato "appeso alla finestra col laccio degli stivali." Hanno aggiunto che "aveva un laccio intrecciato nelle mani ed una sedia di fianco al corpo." Il cadavere è stato portato ad un obitorio della stessa località.

Vedi articolo

Qui di seguito la dichiarazione fatta dagli imputati al processo per l'istruttoria 18/98:

 

"La dispersione ha ammazzato Igor Ángulo, questa è la prima cosa che vogliamo denunciare oggi qui, da questa sala di repressione che è l'Udienza Nazionale. Vogliamo inviare un abbraccio e tutto il nostro affetto e la nostra solidarietà ai suoi parenti e le sue persone vicine."
Ma vogliamo affermare che ci sono responsabili di questo fatto che sono chi progetta l'attuale politica penitenziaria dello Stato spagnolo chi la mantiene, il Governo di Rodríguez Zapatero, il ministro Alonso ed il ministro López Aguilar. Crediamo anche che sia da denunciare l'atteggiamento dell'Udienza Nazionale che promuove l'indurimento delle condanne, e l'atteggiamento della Corte suprema con la sua ultima sentenza. Vogliamo ricordare che qui si dice che stiamo da mille giorni senza morti (da mille giorni ETA non compie attentati con esito mortale, NdT) , e non è così, perché in un anno sono deceduti direttamente due prigionieri politici baschi (Oltre ad Angulo, anche Jose Angel Altzaguren, e la cifra arriva a tre negli ultimi due anni, con Ohiane Errazkin, NdT) come conseguenza della politica di dispersione, e familiari di queste persone prigioniere sono morti nelle strade e sono rimasti gravemente feriti per la stessa politica.
Vogliamo finire con l’insistere sul fatto che da qui denunceremo costantemente queste politiche repressive, e ci manterremo fermi nella difesa dei nostri principi."

Processo alla Sinistra Abertzale

E' iniziato a Madrid il processo relativo al famigerato Sumario 18/98, quello per il quale sono stati chiusi i quotidiani Egin ed Egunkaria, sequestrate radio, messe fuorilegge organizzazioni, fondazionie partiti come Herri Batasuna, Euskal Herritarrok, Batasuna, Xaki, Ekin, Joxemi Zumalabe, Gestora pro Amnistia, Askapena, Askatasuna, Jarrai, Haika, Segi...

Nell'aula di tribunale della Audienxcia Nacional si trovano ora 59 persone, con richieste di condanna che vanno da un minimo di 10 anni, ad un massimo di oltre 50.

Il presidente del tribunale ha già respinto per due volte la richiesta della difesa che i processati possano comparire in aula solo quando si dibatte la parte relativa a ciascuno di loro. Invece così, dovranno comparire ad ogni singola udienza tutti, con i costi economici enormi che questo comporta, e con i rischi implicati negli spostamenti continui verso e da Madrid. Nove di loro ( Txema Matanzas, Alberto Frías, Iñaki O'Shea, Ana Lizarralde, Marta Pérez, Olatz Egiguren, Andoni Díaz, Bixente Askasibar y Xabier Balanzategi) hanno già avuto un incidente stradale.

Il tutto ad ogni modo serve per suffragare le tesi del giudice Garzon secondo le quali "tutto è ETA", ovvero, chiunque aspiri ad una Euskal Herria indipendente, basata sulla solidarietà e libera dallo sfruttamento, va considerato come appartenente ad una organizzazione armata e come tale processato. Bisogna prendere atto del fatto che, così stando le cose, i militanti di ETA, secondo quanto emerso nelle ultime elezioni, dovrebbero essere circa il 13% della popolazione basca. Una brutta gatta da pelare per lo Stato spagnolo.

Per le notizie aggiornate quotidianamente, vedere la pagina del quotidiano Gara.

Nella sezione articoli di questo sito provvederemo a inserire le traduzioni dei più importanti.

E' morto Jon Idigoras

Leggiamo oggi la notizia della morte di Jon Idigoras, vecchio dirigente di Herri Batasuna, fondatore del sindacato LAB.
I ncarcerato ai tempi della Alternativa Democratica, fra le varie volte, sempre presente nei momenti importanti della lotta, anche quando subì l'espulsione dall'Uruguay, accompagnato dalla solidarietà del popolo uruguayano che lottò nelle strade contro questa misura repressiva e pagò un prezzo di sette morti negli scontri.
La perdita è ovviamente grandissima, ma di lui restano moltissime cose, fra cui la famosa frase pronunciata alla fine di un Aberri Eguna:
"Lo vogliano o no, questo paese sarà indipendente; lo vogliano o no, questo paese sarà socialista"

Beti arte Jon!


Il nostro abbraccio a compagni/e ed amici di Jon.

ORA IL POPOLO, ORA LA PACE

Nuove ondate di arresti, con il corollario di isolamento e torture, investono Euskal Herria. Maggiormente colpiti i giovani, con le solite accuse di appartenenza, vicinanza, collaborazione con ETA, il tutto mentre viene messa fuorilegge l'ennesima lista elettorale, Aukera Guztiak, che si sarebbe dovuta presentare per le elezioni regionali.

Nel giorno dell'Aberri Eguna una cinquantina fra partiti, sindacati ed associazioni basche raggiungono e consolidano un accordo per lavorare in direzione della soluzione negoziata del conflitto, dando la parola al popolo basco.

Nel frattempo la Guardia Civil impedisce e disperde a manganellate e proiettili di gomma la manifestazione che Batasuna aveva convocato per l'Aberri Eguna ad Iruña, dietro la parola d'ordine "Orain herria, orain bakea".

 

Nel velodromo Anoeta di Donostia Arnaldo Otegi, a nome di Batasuna, ha reso nota la nuova proposta di soluzione del conflitto politico. Qualche tempo prima era stata resa pubblica dalla stampa una dichiarazione di ETA nella quale l'organizzazione armata sostiene che i tempi consentono di tentare nuove vie per una soluzione negoziata del conflitto. Le reazioni al momento sono ancor meno che tiepide, anche se la Sinistra Abertzale ha avviato una serie di conferenze, non solo nello Stato spagnolo, per spiegare diffusamente i contenuti e le implicazioni della sua proposta.

 

In occasione del 25 novembre, Giornata Internazionale Contro la Violenza sulle Donne, su Indymedia Euskal Herria è stato pubblicato un dossier su questo tema. Ve lo proponiamo tradotto in italiano:

Versione doc

Versione pdf già impaginata per stampa

 

Nel frattempo lo Stato spagnolo risponde con arresti e torture. Vedere per approfondimenti la pagina web di Torturaren Aurkako Taldea. Ipocritamente il governo di Zapatero ha ratificato il trattato europeo contro la tortura, che prosegue imperterrita in Euskal Herria

 

 

UN CONTRIBUTO COSTRUTTIVO AL DIBATTITO SU UN NUOVO AMBITO POLITICO PER EUSKAL HERRIA

Dibattito nella sinistra basca

eBook -Dieci anni di tortura e democrazia (scarica)

Incontro con Iñaki Gil De San Vincente

Corso di euskara in castigliano

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Intervista a Jo Ta Ke - La Haine

La proposta Ibarretxe