Intervista di Solidali con Eh-Genova a JoTaKe - LH

x Solidali con Euskal Herria - Genova [22-10-03]

ScEH-G -Potete spiegarci in cosa consiste il progetto La Haine in generale e Jo Ta Ke in particolare?

JoTaKe- Per parlare di La Haine, dovremmo retrodatarci all'anno 2000, l'anno della sua nascita. Proprio ora in ottobre, è il terzo anniversario di questo progetto di disubbidienza informativa. La Haine è un progetto virtuale, un sito web che durante questi anni si è fatto notare per offrire un'informazione sinceramente di contestazione ed opposta agli interessi che impone il capitalismo in lungo ed in largo per il mondo. Senza mezze tinte ed ovviando posizioni puramente estetico-rivoluzionarie, impegnato in definitiva a fare ciò per cui solo alcuni osano bagnarsi di realtà.
Un progetto che durante questo tempo ha riunito un nutrito gruppo di collettivi e persone che pubblicano e dibattono giornalmente informazione negata dalle mafie dei mezzi di comunicazione mercenari che cercano di monopolizzare e violentare la libertà di informazione ed espressione ed in molti casi ci riescono. Ma La Haine come se fosse un albero, continua a crescere e mentre continua a mettere radici forti gli stanno nascendo rami e lì ubichiamo la Rete La Haine che è una rete internazionale di siti web, estesa per lo stato spagnolo http://www.lahaine.org ed America latina http://clajadep.lahaine.org, fino a che arriviamo noi, ancora non è un mese fa, ampliando il ventaglio ad Euskal Herria e di seguito nostro i compagni di València con http: / / www.CarteleraLibertaria.org.
In definitiva, è un'unione di progetti autogestiti ed autonomi con una base comune di lotta contro il capitalismo e per la giustizia, cercando di creare un polo di riferimento informativo opposto a quello delle grandi catene mediatiche e mafiose; un progetto plurale ma con alcune basi ferme e di critica radicale dell'ordinamento mondiale. Questa rete permette ai progetti implicati di fortificare la loro capacità informativa attraverso il dibattito, la propaganda ed il coordinamento del lavoro. JoTaKe - La Haine in questione è un progetto controinformativo indipendentista basco e rivoluzionario, il nostro lavoro è dare voce ai settori più combattivi di Euskal Herria, ed essere di fronte uno strumento informativo ed ideologico per la realtà basca ed internazionale. La nostra posizione in questo senso è chiara, vogliamo una Euskal Herria indipendente, internazionalista ed anti capitalista, e dentro l'anti capitalismo vediamo di buon occhio tutto lo spettro della sinistra radicale, dalla sinistra indipendentista basca fino a quell'ultimo collettivo del movimento sociale.


ScEH-G- Come si sta sviluppando il tema dell'informazione di sinistra in Euskal Herria? Quali sono oggigiorno i mezzi che esistono e che livello di interesse nella società riescono ad ottenere?

JoTaKe- L'informazione in Euskal Herria o più concretamente la libertà di stampa ed espressione per ogni persona che non lecca gli stivali del potere sono negate insieme a tutto il pack di diritti minimi esigibili. La chiusura di mezzi di comunicazione baschi, i ricatti economici, il furto, il sequestro e tortura di giornalisti, o ugualmente l'assassinio di persone come Josu Muguruza e Galdeano del sequestrato quotidiano Egin disegnano un panorama in cui parlare dell'informazione libera suppone parlare della negazione di diritti di una nazione come quella basca. Fortunatamente abbiamo un movimento popolare che continua al di sopra di ogni difficoltà risoluto, l’hanno fatta finita coi quotidiani Egin ed Egunkaria con le armi, ma lì stanno Gara e Berria, lì abbiamo una rete di radio libere per tutta Euskal Herria, fanzine come funghi ed in internet ogni giorno Euskal Herria si vede di più. Anche così la migliore fonte di informazione è la strada e partecipare alle dinamiche politiche e sociali di ogni quartiere, quello che è necessario non è raccontare semplicemente notizie bensì crearle con la tua attività e lotta, essendo parte attiva della notizia.
In sintesi, possiamo dire che l'informazione di sinistra e non controllata dallo stato raggiunge quote di interesse che continuano ad essere irraggiungibili per il potere, motivo per cui è attaccata con tanto accanimento, e difesa con unghie e denti dal paese basco. L'informazione è potere e ciò allo stato l'irrita oltremodo.

ScEH-G- Il livello di repressione è salito molto in questi ultimi 7-8 anni. Pensate che questo possa rallentare lo sviluppo della lotta del paese basco?

JoTaKe- La repressione e la guerra sono state una costante storica in Euskal Herria, non stiamo vivendo una situazione sconosciuta né nuova, anche se rimodellata ed adattata ai nuovi tempi. Appena 30 anni fa la sinistra indipendentista basca si trovava nella clandestinità come ora. Pure se stiamo attualmente in un stato di eccezione più purificato che lo stato di eccezione franchista, nella loro base sono la stessa cosa ed a nessuno è sfuggito che la sinistra indipendentista basca nacque e si sviluppò nella più pura delle clandestinità. Anche cosí, la repressione si estende ad ogni volta più settori perché i settori progressisti ed indipendentisti baschi più decisi da precisamente 8 o 9 anni iniziarono una strategia di ricostruzione nazionale e sociale, rinforzando i pilastri basilari di Euskal Herria tanto a livello culturale, sociale, economico o istituzionale nazionale e se osserviamo con attenzione quelli sono gli obiettivi della repressione dello stato, cercare di fermare il processo di ricostruzione nazionale e sociale, estendere la paura e mandare il messaggio ad Euskal Herria secondo il quale essi sono quelli che comandano. La repressione sta causando infinito dolore ma neanche possiamo dimenticare che questa repressione viene preceduta perché si sono dati avanzamenti di contenuti e stiamo in una fase politica nuova nella quale lo stato ciascuna volta sta di più in fuorigioco ed accelera il motore repressivo perché rimane dietro a poco a poco. Oggigiorno il dibattito sta nella società basca, lo stato ha fallito, e la società basca ha interiorizzato quello che la sinistra indipendentista basca va dicendo da decadi, che noi baschi siamo gli unici legittimati per decidere sul nostro futuro. Ora manca di progettare la strada che ci porti a ciò ed unire volontà mentre allo stato solo rimane la violenza ed al pnv contrapporre piani alle iniziative della sinistra indipendentista basca perché sanno che la battaglia della borghesia basca anche questo in proibizione, puntarono sullo statuto di autonomia e la frammentazione di Euskal herria e fallirono ugualmente, ogni volta costerà loro di più vivere comodi in Spagna. Abbiamo tutto da guadagnare mentre lo stato ha tutto da perdere.

ScEH-G- In una cornice mondiale tanto complicata, pensate che la liberazione di Euskal Herria possa ottenersi per se stessa, o che sarà necessario un processo più ampio, internazionale?

JoTaKe- Crediamo che una rivoluzione mondiale sia materialmente impossibile, in realtà mai si è dato e la cosa più sicura è che mai si darà. Gli avanzamenti si sono dati in posti concreti che hanno riunito una serie di condizioni, se alcuni paesi o settori in lotta avessero sperato in una rivoluzione mondiale per accelerare i loro processi rivoluzionari nelle loro situazioni di lotta naturali, staremmo ancora a due candele, non si sarebbe fatta nessuna rivoluzione. Noi crediamo nel significato della frase" lottare nel locale e pensare in globale" ed il migliore apporto che possiamo dare ai paesi che ci circondano è portare a fine la nostra lotta in Euskal Herria essendo solidali con le altre lotte ma non immischiandoci nel decorso di esse.
Crediamo che ogni popolo deve scegliere autonomamente le sue forme di lotta ed iniziative, nessuno meglio di essi sa quello che bisogna fare nella loro realtà, e quello bisogna rispettare, anche se, ciò non impedisce che si possano portare a termine diversi tipi di collaborazione. Quello che è chiaro è che che un'accelerazione di processi di liberazione in un posto possono essere revulsivi in altri posti, l'effetto domino è qualcosa su cui contare. Crediamo che Euskal Herria può liberarsi nazionalmente e raggiungere uno status sociale di sinistra molto avanzato benché siamo circondati di sistemi nemici ed inoltre pensiamo che quella liberazione eroderà i sistemi che ci circondano in beneficio delle classi lavoratrici europee e più concretamente quella delle nazioni sotto lo stivale spagnolo e francese.


ScEH-G- Che potenziale infoemativo pensate che possa avere la rete internet?

JoTaKe- Il potenziale informativo di internet è ancora da sfruttare e da esplorare, ma è grande, per quel motivo il capitalismo lo vuole controllare e come passano gli anni le misure coercitive e repressive saranno più e più grandi.
Oggigiorno i mezzi alternativi possono competere, in una certa maniera, coi mezzi ufficiali in internet e molte volte escono vincenti, lì abbiamo per esempio la rete indymedia, per nominare uno dei più estesi internazionalmente, dove migliaia e migliaia di persone lavorano e creano informazione al margine dei dettati del capitalismo. Pensiamo che internet deve essere un mezzo complementare alle altre forme di comunicazione e altrettanto importante o più che le altre, il movimento alternativo tempo fa che si è reso conto di ciò e gli avanzamenti che si vanno dando vanno in buona direzione benché rimanga molto da fare.

ScEH-G- Che Pensate sull'idea di realizzare una pagina web di informazione di sinistra ed internazionale? Cioè, una pagina realizzata in collaborazione con molti siti di molti paesi, dove ognuno dei progetti possa pubblicare, o anche avere la sua propria pagina?

JoTaKe- Tutto quello che sia unire sforzi lo vediamo bene, come diversificare le forme di lotta ed in questo caso di comunicazione, internet dà molte possibilità per comunicare ed esporre dinamiche di lavoro che nel caso non esistesse internet sarebbero praticamente impossibili da realizzare o molto costose.Pero crediamo anche che tutto quello che si edifichi in internet deve rispondere ad una necessità reale ed un lavoro previo e connesso con quello che si fa per strada. In principio crediamo che sia necessaria più coordinazione tra progetti webs ma incominciando dalla base e da ogni popolo e dopo continuare a salire gradini.

ScEH-G- Potete dirci quello che pensate della situazione in cui si trova attualmente Euskal Herria?

JoTaKe- Crediamo che Euskal Herria si trovi in una fase politica molto interessante, da un lato lo stato dopo tanti anni ha fallito nel suo tentativo di assimilare Euskal Herria, le forze regionalistiche a loro volta, hanno fallito nel loro tentativo di legittimare gli statuti di autonomia. Al giorno di oggi, quello che la sinistra indipendentista basca esponeva nella riforma franchista è condiviso dall’immensa maggioranza dei baschi. Il diritto di autodeterminazione come base per il riconoscimento dei diritti del paese basco e l'inutilità della costituzione spagnola, lo statuto della CAV, la" amejoramiento" navarrese e la mancanza di istituzioni nel nord di Euskal Herria per dare risposta alle vere necessità del paese basco in tutti i suoi aspetti. Quel dibattito l'ha vinto la sinistra indipendentista basca, e le è costato subire tutte le conseguenze repressive. Ora quello che tocca non è facile, è progettare ed unire sforzi intorno alla strada concreta nella direzione in cui finalmente Euskal Herria conti sugli strumenti democratici minimi per decidere il suo futuro.
La situazione attuale ha le sue parti positive e negative, non possiamo ovviare lo stato di eccezione e la sofferenza che stanno generando gli stati e la caccia alle streghe contro tutto quello che odori non già di indipendentista basco bensì semplicemente di basco. Ma la repressione è qualcosa che ci fu, che c’è e che ci sarà fino a che Euskal Herria recuperi la libertà e bisogna contare su ciò, e in più tenendo conto che quanto più ci avviciniamo agli obiettivi la repressione si acutizzerà più e più. È arrivata l'ora di fare il salto e superare la situazione politica che ci impongono e per ciò la sinistra di questo paese, la sinistra reale, il movimento sociale, la classe lavoratrice, la gioventù basca, deve essere il referente principale e l'ariete che abbatta questo sistema. Crediamo che oggigiorno l'autodeterminazione sia più vicina che mai ed il paese basco deve puntare a vincere una volta per tutte. La maggioranza di questo paese sta esigendo sovranità e pace, e le ricette dello stato sono guerra e sottomissione mentre quelle dei regionalisti sono fuoco di artificio. interessi parziali ed economici o ri-edizioni già visibilmente fallite. Euskal herria non è una quartiere della Guardia Civil né un batzoki (circolo direttivo del PNV, NdT), Euskal Herria è dei cittadini baschi da entrambi i lati dei Pirinei e la prima ed ultima parola le spettano. Quando Euskal Herria prenderà la parola tremeranno i signorini di Neguri, i cuneteros di Nafarroa ed i comodi mercanti del PNV, come tremarono nel referendum sulla NATO. La maggioranza del paese basco è classe lavoratrice ed indipendentista basca ed i suoi interessi vanno contro le classi dirigenti politiche che si approfittano dello status quo favorevole dei potenti. Il colpo di scena verrà dall'unità e valore della sinistra basca, della sinistra indipendentista basca e dei settori progressisti di questo paese. È ora di compiere un passo fondamentale verso l'indipendenza ed il socialismo, l'esercizio dei diritti democratici di Euskal Herria prendendo l'autodeterminazione e territorialità come asse.


ScEH-G- In questa situazione mondiale, Per dove pensate che si dirigeranno le strade dei paesi e degli sfruttati a breve termine?

JoTaKe- Viviamo nel IV reich, la repressione e la violenza del capitalismo comandato dai poteri esecutivi economici e diretti dagli USA ed i loro seguaci aumenterà ma aumenteranno anche la risposta e le rivolte come quella verificatasi recentemente in Bolivia, è possibile che si riproduca in altre parti del mondo. Qualcosa sta cambiando ed il capitalismo deve espandere la sua influenza per uscire dalla sua crisi, non importa in che forma né con che mezzi. Questo gli costerà caro, mai negli ultimi anni era esistita una risposta tanto ampia a quanti si credono padroni del mondo per fare e disfare. Viviamo tempi duri, la situazione in medio oriente è terribile, in America latina non meno, in europa le cose vanno sempre peggio e lo stato poliziesco imposto si indurisce, l’Africa continua nella maggiore delle miserie subumane ed in Asia possiamo dire altrettanto. Non si può dire con esattezza che cosa succederà a breve o medio termine, ma il globo un giorno di questi esploderà a furia di gonfiarlo e la rabbia che stanno accumulando ogni giorno più settori magari qualche giorno sarà qualcosa di cui si pentiranno quelli che ci mostrano attualmente tanti deliri di grandezza. Tutto cambia e nel mondo ci sono milioni di persone che lavorano come formiche aspettando il segnale e costruendo l'alternativa con la loro pratica giornaliera. Come dicono gli irlandesi" il nostro giorno arriverà", la questione è non aspettare che arrivi da solo bensì continuare a mettere il proprio.


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