Poche settimane fa abbiamo ricordato gli antifascisti ticinesi che combatterono in Spagna a difesa della Repubblica, contro l’attacco nazifascista che andava diffondendosi in tutta Europa.
A tutt’oggi, questi partigiani della libertà, non sono stati riabilitati dalle autorità elvetiche.
Nella storia numerosi sono stati gli esempi di persone che, seguendo la propria coscienza, con dignità, hanno deciso di contrastare l’avanzata di pericolosi totalitarismi. Durante la seconda guerra mondiale il Ticino impediva ad esempio ai fascisti di marciare sia a Bellinzona che a Locarno…

Nell’Europa del XXI secolo, che si unisce attraverso trattati economici mentre erge muri nei confronti degli “stranieri” non utili (non sfruttabili a livello lavorativo), una nuova ondata di destra estrema sta trovando spazio. I nuovi partiti, riciclatisi su vecchie idee, vorrebbero accollare alla moltitudine di persone in fuga i disastri provocati dalle crociate del fondamentalismo neoliberista che invade paesi e distrugge culture ed economie locali in nome della difesa dell’occidente.
Anche la Svizzera non sfugge a questa ondata razzista.
Sette votanti su dieci hanno approvato, alcune settimane fa, le nuove leggi contro l’immigrazione e gli stranieri. Le provocazioni revisionistiche sono inoltre all’ordine del giorno. Si fa leva sugli egoismi individuali, sulla paura dell’invasione straniera e su una pericolosa contaminazione che cancellerebbe le nostre tradizioni.
Ora è il turno degli arabi e della loro cultura che così tanto ha portato alla nostra “civiltà”. Prima erano gli italiani, gli spagnoli, i portoghesi. Poi i turchi e le popolazione provenienti dall’area balcanica.
La cultura svizzera é però ben diversa. È quella delle mescolanze, degli scambi che arricchiscono, dei profumi che si incontrano, del crescere grazie alle differenze. Per noi il pericolo non è da cercare nel diverso bensì in coloro che accumulano ricchezze sulle spalle di chi lavora, indipendentemente dal colore della pelle, dalla religione in cui crede e dalle spezie che usa a tavola. Sono la sterilità e la tristezza dell’egoismo, i falsi padroni di casa nostra, la difesa del proprio orticello, la cultura della paura e la criminalizzazione dello straniero a terrorizzare la nostra società.
Non sono le persone di religione islamica quelle che licenziano, fusionano e “ottimizzano” i servizi pubblici. Non sono i migranti quelli che fanno utili da record alle spalle dei lavoratori. Non sono i giovani africani coloro che spostano le fondazioni di famiglia per frodare il fisco, che truffano, che accumulano scandali finanziari.
E chiaramente per i veri responsabili niente filo spinato, carceri speciali, leggi repressive, videosorveglianza e droni che sorvolano il confine.

In questo senso la manifestazione indetta da un gruppuscolo nostrano di giovani leghisti, ben appoggiati dai loro padri tutori che si muovono ormai con abilità e furbizia all’interno delle istituzioni, non ha nulla a che vedere con la libertà d’espressione. Non desideriamo dare maggiore eco e importanza alle menzogne strumentali e razziste, all’ignoranza storica di pochi individui, ma riteniamo che la continua banalizzazione di questi fenomeni, troppo spesso incoraggiata dai partiti borghesi, sia pericolosa e non vada ulteriormente subita! Non esiste infatti nessun pericolo di “islamizzazione” della Svizzera. È semmai la costante diffusione di false paure a dover essere arginata.
Non accettiamo quest’ennesima provocazione, ma non perché questi giovani leghisti non abbiano il diritto di manifestare le proprie idee, bensì perché accanto ai razzisti locali sfileranno personaggi con croci celtiche e svastiche condite dai loro slogan che ledono e feriscono l’umanità intera, come avvenuto il 29 aprile scorso nel corteo contro la droga e rivendicato poi dal vice presidente dei giovani leghisti sia dopo il corteo sia domenica scorsa sul Mattino. (Sì, qualche testa rasata ci potrà essere alla manifestazione prevista a Lugano sabato prossimo 9 dicembre).
Ci chiediamo allora: sabato prossimo sfileranno anche Borradori, Bignasca, Wicht e Martignoni? Cosa ne pensano nel vedere marciare dei fascisti all’interno del corteo dei loro gruppi giovanili? Bisogno di rimpolpare le fila?
Facciamo appello per un presidio colorato, multiculturale e rumoroso in piazza Cioccaro a partire dalle 13.30 per dimostrare come la diffusione del terrore e dell’ignoranza non può e non deve trovare spazio né alle nostre latitudini né in un qualsiasi altro luogo, come tramandatoci dalla tradizione antifascista ticinese.

Una cultura basata sul rispetto e sulla valorizzazione delle differenze fonte di ricchezza per la nostra società.

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