[12.12.2006] La Regione – Rossi: Spazi di solidarietà per completare la rete sociale
« Ogni anno lo Stato spende centinaia di milioni in sussidi di cassa malati, assegni integrativi, assegni di prima infanzia, prestazioni complementari, assistenza. Oltre cinquanta milioni nel 2005 solo per questultima. Verrebbe da chiedersi come sia possibile che con un simile sistema ci sia chi deve ricorrere alle mense per i poveri. Il riscontro avuto dal progetto con-dividere impressiona. Certo il budget che ricevono le persone in assistenza è limitato, più che comprensibile che venga colta lopportunità di arrotondare per quanto riguarda la voce cibo. Cè poi chi si rivolge alla solidarietà privata piuttosto che allo Stato perché non vuole dipendere dallente pubblico, perché è intimidito dalle figure istituzionali, perché teme di essere giudicato. In Svizzera si stima che la metà dei potenziali beneficiari di prestazioni assistenziali non si faccia avanti. Cè infine una categoria di persone di cui lo Stato si occupa effettivamente in modo insufficiente: quella dei clandestini, dei nem ».
Allorizzonte, allora, eventuali rammendi alla Laps?
« La Legge sullarmonizzazione e il coordinamento delle prestazioni sociali è in vigore dal febbraio del 2003. La Laps e le leggi da essa coordinate sono già state oggetto di correzioni. In positivo e in negativo. Un miglioramento consiste nellintroduzione di un contributo al costo del collocamento dei bambini in asili nido o in famiglie diurne. Vi sono stati però anche peggioramenti. Il parlamento ha deciso questanno di posticipare di un mese il primo versamento della prestazione attribuita (di assistenza o assegno integrativo o di prima infanzia). Le ultime riforme volute dal legislatore hanno reso la Laps più severa ».
Numerosi cittadini in difficoltà nemmeno sanno tuttavia della possibilità di far capo a determinati aiuti statali. Altri sono dissuasi nel farsi avanti dalla macchina burocratica. Altri rinunciano a causa dei tempi lunghi prima dellarrivo del sostegno. La sensazione è che ci sia un vuoto tra il cittadino che si trova in una situazione di bisogno e gli sportelli e lintero sistema Laps, che manchi insomma una maglia alla rete.
« Il primo passo che il cittadino in difficoltà deve fare è presentarsi al proprio Comune. Il rapporto di prossimità deve aver luogo a quel livello. Nei Comuni grandi cè un ufficio sociale, in quelli piccoli è spesso lagenzia Avs che fornisce aiuto. È nei Comuni che i cittadini ricevono in ogni caso le informazioni più importanti per le richieste di sostegno allo Stato. Gli enti locali fissano un appuntamento con gli sportelli Laps, nei casi più gravi accompagnano anche. Quando si usano i soldi dei contribuenti ci vogliono regole abbastanza rigide, altrimenti nascono polemiche che finiscono per delegittimare le politiche sociali stesse. Anche per le spese improvvise, puntuali, per quelle spese che rischiano di far precipitare nella povertà chi è già in difficoltà, dovrebbero essere i Comuni il punto di riferimento. Non molti enti locali si assumono tuttavia questo compito. Lauspicio è che lo facciano e che siano in generale più presenti, magari attraverso operatori sociali comunali ».
Quale relazione tra le trasformazioni nel mondo economico e lavorativo e la povertà?
« I dati sullevoluzione della spesa del Cantone per lassistenza sono eloquenti. Il 2001 è stato un anno felice. La congiuntura era buona. La spesa per lassistenza limitata. Dal 2001 al 2006 gli aiuti statali sono tuttavia aumentati dell82%. Tra il 2002 e il 2003 cè stato un incremento vertiginoso della disoccupazione. Le spese dellassistenza poco dopo hanno seguito. Il dato più preoccupante? Solo l11% di coloro che percepiscono prestazioni assistenziali ha un reddito da lavoro. L89%, seppur in età lavorativa, non ha unoccupazione. La grande competitività, le nuove esigenze delle imprese, la crescente versatilità richiesta non sono prive di conseguenze.
Con una congiuntura migliore? Le cose non miglioreranno istantaneamente. Ci vuole molto tempo per far rientrare chi è rimasto escluso. Alla fine del 2005 le economie domestiche che ricevevano in Ticino un assegno integrativo, un assegno di prima infanzia o lassistenza erano 5221 (2594 solo o anche con assistenza), per un totale di 13406 persone (4800 solo o anche con assistenza) ».
Nuovi progetti in vista per far fronte alle crescenti situazioni di disagio, per non lasciare allo sbaraglio chi non è trattenuto dalla rete Laps?
« Da uno studio condotto alcuni anni or sono è emerso che, in dodici mesi, erano state riscontrate in Ticino 800 situazioni di bisogno estremo, compresa la mancanza di un tetto. La Divisione dellazione sociale aveva allora promosso incontri regionali contro lesclusione, a cui erano stati invitati rappresentanti dei servizi pubblici e privati, delle polizie, delle associazioni, delle parrocchie. Ne sono risultati progetti di creazione di centri daccoglienza e di solidarietà poco istituzionalizzati, che possano fungere anche da portali daccesso ai servizi sociali, sanitari, di orientamento, di collocamento. Alcuni si stanno realizzando. Nel Mendrisiotto, a Ligornetto, a intercettare chi è nel bisogno estremo è impegnata Casa Astra, gestita dal movimento dei Senza Voce, che ha ricevuto dal Cantone un aiuto per il 2007. A Chiasso, il Comune sta pensando a una struttura simile, orientata però verso i giovani. Anche a Muralto, con la Fondazione il Gabbiano, ci si sta muovendo in questa direzione. A Breganzona, la Home Compagna è stata ritirata della Fondazione Sirio, che fiancheggia lOrganizzazione sociopsichiatrica cantonale. Questi luoghi di solidarietà sono la nuova frontiera dellintervento sociale. Il servizio pubblico ha dei limiti, su tutti quello di seguire gli orari dufficio. Il disagio si manifesta anche alle dieci di sera, a mezzanotte, il sabato, la domenica. Bisogna intercettarlo, con un sistema aperto, con una formula meno istituzionale. Si deve poter offrire un pasto o un tetto se cè la necessità. Questi centri non devono essere dei ghetti, ma luoghi aperti, anche di animazione sociale e culturale. A Lugano, uno spazio ideale per uniniziativa di questo tipo potrebbe essere lex-Macello: una cittadella della solidarietà che dovrebbe nascere dalla collaborazione fra associazioni e servizi sociali pubblici e privati. Vi avrebbe un posto importante anche liniziativa recente con-dividere di Sos-Ticino. Ci vorrà del tempo. Ci stiamo lavorando ».
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