“Forse dovremmo farci un esame di coscienza e chiederci quanto ci sentiamo rappresentati dai politici ticinesi che negli ultimi dieci anni non hanno saputo dare una risposta degna di uno stato civile al problema delle persone senza fissa dimora presenti sul nostro territorio, se non quella della repressione verso chi è già talmente povero da rischiare di morire di freddo o fame e verso i pochi che hanno percorso la via della solidarietà” si legge nella nota stampa che sul tema riporta i ricordi al 2002, ”quando con lo sgombero del Molino al Maglio e l’inutile deportazione in massa della comunità ecuadoriana, si distrusse anche quell’unico progetto autogestito di ristrutturazione di una casa abbandonata per dare un tetto alle famiglie che vivevano in macchina, mentre gli enti statali e le associazioni religiose, di fronte ai ripetuti appelli di una parte indignata della popolazione, per anni avevano rifiutato di gestire il problema negando le prestazioni assistenziali di loro competenza”. Oppure, afferma il Molino, come nel 2003 “quando di fronte ai vergognosi processi a chi aveva aperto la porta di casa sua per ospitare i figli della disperazione, decine di cittadini si autodenunciarono per solidarietà e subirono a loro volta lunghi interrogatori della polizia”.

Una situazione che spinge il Molino a chiedere nuovamente di dare “a coloro che si vorrebbe zittire e nascondere, un po’ di respiro rivendicando il diritto per tutti di avere un tetto sulla testa”. Riportando poi le parole del Consigliere di Stato Pedrazzini che ha affermato che lo stato non può rispondere a questi problemi, il Molino si dice concorde: “i migranti vanno aiutati a casa loro e ci piacerebbe che nelle stanze del potere si lavorasse per cambiare questo sistema fondato sullo sfruttamento della maggioranza per il profitto di pochi, invece di criminalizzare gli stranieri costretti alla clandestinità dall’inasprimento delle leggi, o chi occupa una casa in disuso da vent’anni semplicemente per viverci, perchè ritiene che è a questo scopo che è stata costruita. Ma abbiamo il sospetto che lo stato sia troppo impegnato a salvare le banche per poter occuparsi di salvaguardare vite umane”.

“Nel frattempo –conclude il Molino- anche il nostro paese ha i suoi gelidi corpi morti di cui vergognarsi, che qualcuno farà di tutto per gettare alla svelta nel dimenticatoio del perbenismo, mentre qualcun’altro scenderà ancora una volta in piazza a manifestare il proprio dissenso, purchè lo faccia con ordine e senza turbare la quiete pubblica, altrimenti grazie anche al nuovo ampliamento delle leggi antihooligans, rischia pure di beccarsi una condanna per sommossa”.

La manifestazione di domani a Lugano sarà poi seguita sabato 10 gennaio da un’altra manifestazione che si terrà a Bellinzona a partire dalle ore 14.00.

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