(ovvero alcune forme di razzismo e sopruso quotidiano)

“Ciò dimostra, senza dubbio alcuno, che siamo al cospetto di una falsa dichiarazione, esclusivamente finalizzata a danneggiare gli agenti in questione solo poiché l’intento principe, ossia di spillare (estorcere) denaro, si è fortunatamente infranto, al pari del castello di menzogne.”

(Osservazioni del comune di Lugano, rappresentato dal Municipio, 24 marzo 2017)

Era il primo agosto del 2015. Ve lo ricordate? Di primo mattino, attorno alle nove. Un ragazzo pakistano, venditore di rose, viene fermato per un controllo. Portato nel gabbiotto della vecchia stazione è dapprima insultato e poi selvaggiamente pestato da due agenti della polizia comunale di Lugano1. Risultato: un timpano rotto con tanto di referto medico, naso sanguinante2, il furto delle rose e di 140 euri. Subito viene inoltrata denuncia e l’allora procuratore pubblico John Noseda apre il caso, che, dopo alcune “brevi” “indagini”, viene archiviato con un “non luogo a procedere”. Il comune di Lugano, in una lunga presa di posizione firmata dal sindaco Borradori – pratica del tutto inusuale e inammissibile (l’ente pubblico non è parte del procedimento e non é quindi legittimata a intervenire) e con toni sconvenienti e inaccettabili3 – scende in campo a difesa dell’operato degli agenti, infangando la testimonianza, la provenienza culturale (giocando sulle imperfezioni linguistiche – “no capo tu c’é tanti soldi, tu fa bella vacanza, ha bella donna, ha bella macchina, ecc, ecc)4 e il vissuto del ragazzo, in un condensato di luoghi comuni, di supremazia bianca e di razzismo.

Passano alcuni mesi e, dietro ricorso dell’avvocato difensore, il caso viene riaperto dalla Corte dei reclami penali del Tribunale d’appello, il 15 settembre 2017, per “procedere all’apertura dell’istruzione e per completare l’inchiesta5. Insomma indagine incompleta e viziata: i due agenti nemmeno interrogati, con la sola testimonianza del comandante della polizia di Lugano Torrente e altri elementi importanti non ritenuti validi. La palla passa al pp. Perugini che, di fatto, si vede obbligato a riaprire il caso: nuovi interrogatori a tutte le parte coinvolte e richiesta dei dati della scatola nera per analizzare gli spostamenti delle vetture.

Ma vi é un altro fatto che discredita, miseramente, la già inesistente credibilità del denunciante.6

E qui ricomincia la farsa. I due agenti interrogati (tra latro uno dei due è coinvolto in vari altri casi di denuncia, su tutte quello di Collina d’Oro – pare gli piaccia far guidare la macchina a ragazze minorenni), ribadiscono la loro estraneità ai fatti, asserendo, alla domanda se fossero “entrati in stazione la mattina del primo agosto”, che “quella mattina erano passati nei pressi della stazione ma senza fermarsi” e che “sinceramente non lo ricordo se quella mattina mi sono fermato nei pressi della stazione FFS 7”. Allo stesso tempo il ragazzo denuncia un ulteriore “incontro” davanti alla manor di Lugano con tanto di ceffoni di uno dei due agenti, in un contesto generale di tensione, intimidazioni e di paura di nuove violenze e furti.

Gli atti di inaudita violenza, anche psicologica, sono semmai stati perpetrati a danno degli agenti, che seppur innocenti, hanno dovuto affrontare un’indicibile sequela di fantasiose accuse”.8

Comincia cosí un gioco assai particolare del comandante della polizia Torrente a cui – dopo aver evitato ripetute volte di fornire i dati precisi della geolocalizzazione delle vetture (forniti in un secondo tempo solo dalle 08.309 alle 12.00 e non dalle 07.00 come più volte richiesto10) e aver indicato che “nessun veicolo si era fermato in stazione quel giorno” – l’avvocato difensore chiede che venga emanato “un formale ordine di perquisizione e di sequestro all’indirizzo della polizia della città di Lugano”11. Così che in data 9 febbraio 2018 viene finalmente interrogato l’agente addetto alla tecnica GPS che in un resoconto degli spostamenti di giornata dei due agenti indica la presenza della pattuglia di polizia ferma nel posteggio nord della stazione di Lugano (“guardando il tracciato vedo che il veicolo é stato tracciato a partire dalle 08:33:20 momento nel quale era nel parcheggio lato nord della stazione per poi sfociare alle 08:34:21 sulla rotonda tra la stazione FFS e la stazione FLP (…) il tracking sui documenti parte alle 08:33 e ciò significa che in precedenza il veicolo era fermo”). Orario che – non pensiamo occorra precisarlo ma a scanso di equivoci.. – si avvicina sensibilmente a quello indicato “all’incirca” nell’interrogatorio dal ragazzo pakistano.

Ci si augura che il Signore non osi affermare che gli atti di violenza sono avvenuti ad un orario diverso”12

Atto… (pre)finale? In vista della volontà del procuratore Perugini13 di archiviare una seconda volta il caso, venerdì 9 marzo parte l’ennesima opposizione con richiesta dettagliata di un rinvio a giudizio dei due agenti. Nonostante le varie prove (la macchina in stazione), le coincidenze (testimonianza del ragazzo e dei due agenti), le omissioni (dati GPS, posizione vetture e richieste dell’avvocato), la recidività (di uno dei due agenti), sembrerebbe che l’intenzione sia quella di insabbiare il tutto, in un clima generale dove non passa settimana senza che un nuovo caso di abuso e di violenza scoppi nella polizia ticinese.

Non crediamo alla giustizia dei tribunali di Stato.

Ma semplicemente constatiamo come il Potere una volta messo alle strette si difende facendosi forte della stessa “inaccettabile” illegalità che dice di combattere. Un Potere autoritario bianco e maschio, che, nelle sue espressioni governative, di difesa dell’ordine e della giustizia, risulta sempre più marcio e corroso al suo interno, buono solo a difendere i suoi privilegi e la sua classe dominante. E lo fa seminando la politica della paura, come avvenuto ad esempio con l’intimidatoria “Operazione Valascia” piombando in casa della gente alle sei di mattina per delle accuse minime o con l’introduzione di nuove e ulteriori leggi – vedi le ultime proposte dal feldemaresciallo Norman G., detto anche lo smilzo – volte a dare al corpo di polizia ulteriori poteri per utilizzare coercizione e violenza, nella più totale impunità. Il Ticino, dopo essere stato il primo cantone a introdurre la legge detta anti-burka (travisamento del viso), aver esteso il concordato anti-hooligans anche a manifestazioni extra sportive e dopo che lo stesso smilzo a un dibattito in televisione minacciava che viviamo “in uno stato di esagerato diritto che permette di ricorrere alle sanzioni e che bisogna scegliere tra sicurezza e libertà”14, – con uno sbirro ogni 332 abitanti (media svizzera 1/453)15 – assume decisamente il ruolo di avanguardia securitaria, consegnando pieni poteri a poliziotti la cui storia è densa di abusi e insabbiamenti. E allora siamo “davvero sicurx” che il nuovo pacchetto Gobbi sulla modifica del regolamento di polizia non sia piuttosto un tentativo di “normalizzare” l’abuso e la violenza ingiustificata della polizia?

Come sempre a farne le spese tuttx coloro che vivono ai margini, le molteplici diversità che non si omologano e tuttx coloro che percorrono il mondo, spesso in fuga da guerre, colonialismi e disastri climatici vari. Chi consideratx diversità da eliminare o chi solamente da raddrizzare. La lista é lunga e lo sta diventando sempre più, ma l’agire della quasi unanimità di partiti politici, comuni, governi è quella di intensificare repressioni, controlli, sicurezza, esclusione, in un clima razzista generale da brividi. E se già il comune di Lugano lo indicava con una vergognosa e razzista campagna pubblicitaria16 contro venditrici ambulanti, mendicanti e abusivx d’ogni tipo, quello che ci aspetta è solo una nuova ondata repressiva che, come avvenuto con le botte, le ferite e l’odio verso il venditore di rose pakistano, cercherà ancor di più di legittimare lo stato di privilegio e di superiorità dell’ormai prossima decadente società occidental-capitalista.

Rose rosse per te ho comperato stasera... 1

E allora ‘ste rose?

Contro ogni razzismo e frontiera.

Autodifesa, complicitá e solidarietá.

 

C.S.().A. il Molino

3 Opposizione alla Corte dei reclami penali, 3 aprile 2017

4 Idem 5.

5 Corte dei reclami penali, 15 settembre 2017

6 Osservazioni del comune di Lugano, rappresentato dal Municipio, 24 marzo 2017

7 Idem 6.

8 Idem 5.

9 9 febbraio 2018

10 9 gennaio 2017

11 Raccomandata 25 gennaio 2018

12 Idem 5.

13 Chiusura dell’Istruzione, 22 febbraio 2018

14 Piazza del Corriere, Teleticino, 23 gennaio 2018

15 Vedi “il Caffé” 18 febbraio 2018

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