La natura dell’attuale fascismo e il suo sviluppo non sono forse paragonabili al passato, ma l’impostazione ideologica, certe posture e certi linguaggi ne hanno numerosi punti in comune.

Riot-Flower-Thrower2-924x768“Boia chi molla”, titolava l’invito a sottoscrivere la petizione sul casellario giudiziale del Mattino della domenica (23.08.15). Il triste motto che caratterizzò la nascita dei Fasci di combattimento posto in calce al busto del consigliere di stato Norman Gobbi, agghindato a superman per l’occasione (sic!) poi prontamente sostituito, la settimana successiva, da un più vendibile “Non molleremo”.

Un paradosso? Una svista? Forse, ma dopo “Stampanamo” e le rappresentazioni in mimetica con cani lupo davanti a un lager, sono ancora gli stessi leghisti a definire fascista il proprio rappresentante in governo! Lo stesso obersturmbannsführer che da tempo accarezza progetti di muri alle frontiere e ora, lontano dai riflettori si riunisce in combutta con  l’amabasciatore Nagy del governo filofascista ungherese; o che presiede associazioni identitarie (Terra Insubre), accogliendo ex missini leghisti e neonazi al San Gottardo (si veda il dossier “L’era del cinghiale nero”).

Eppure quando la sua immagine in divisa fu associata a quella di Göring, media e istituzioni non esitarono a processare chi semplicemente aveva invitato a trovare le differenze.
Le differenze tra un nazista di ieri e un leghista di oggi. Le differenze tra i campi di concentramento e le svariate categorie di luoghi di detenzione contemporanei per migranti. E mentre l’assurdo olocausto odierno si consuma sordamente nella cella frigorifera di un camion, i migranti “alloggiati” nell’ex campo di concentramento di Buchenwald ci sbattono in faccia tutto il cortocircuito di analogie e differenze tra il passato e il presente dei lager e dei loro aguzzini, affermando che “ci sono persone che non hanno nemmeno questo…”.

Per la magistratura l’onore di Gobbi vale un franco e chi pone tali questioni alla coscienza pubblica è un diffamatore. Per la magistratura il capo del Dipartimento Istituzioni non è nemmeno in grado di presentare un ricorso formalmente accettabile. È stato infatti recentemente respinto l’appello di Gobbi alla sentenza sull’adesivo, senza che nessuno degli zelanti media “liberal-garantisti” abbia nemmeno posto il minimo problema di opportunità o di decenza. Ma la magistratura, così come i media, sono parte del sistema. Mai giustizia arriverà dall’alto, poiché né giustizia né verità abitano le aule dei tribunali.

E allora rieccoci accomodati nelle nostre rassicuranti paure, con le nostre care uniformi a presidiare strade e merci, con i lager a imprigionare i nostri capri espiatori. E se durante il nazismo si moriva nelle camere a gas, oggi, a ridosso delle frontiere europee, si muore annegati in mezzo al mare o nel buio di una galleria. O ancora, come nel caso del Lucomagno si viene sepolti vivi in un bunker militare su un passo alpino a 2000 metri di altitudine, mentre nostrani paladini malati di protagonismo allarmano su “pericolosi” mendicanti e venditori ambulanti, indicandoli come “un problema importante per la nostra sicurezza”. Un problema che giustifica le quotidiane violenze e umiliazioni subite da chi lotta per sopravvivere.

floresSuccede, quindi, che un ragazzo pachistano venditore di rose, venga fermato da due agenti di polizia a Lugano durante il “natale della patria” e portato in un gabbiotto della stazione FFS. Soldi (140 euro!) e rose confiscate e, tanto per gradire, riempito di botte! Risultato: un timpano rotto (2 referti medici lo testimoniano) e vari lividi sul corpo. Ordinaria amministrazione all’insegna di “Un Ticino più sicuro e accogliente”. In questi giorni, una denuncia “nei confronti di agenti della polizia comunale di Lugano” è stata inoltrata dallo stesso al ministero pubblico per “sequestro e rapimento, coazione, abuso d’autorità, lesioni semplici e omissione di soccorso”.

L’ennesima goccia nel mare di stragi e umiliazioni del nostro tempo. Una goccia che come tante abbiamo deciso di raccogliere, perché possa diventare un fiume in piena che infranga e spazzi via ogni muro, ogni frontiera, ogni lager e ogni aguzzino.

Come pietre in faccia nella furia della corrente!
Se non vi preoccupano le analogie rimarcheremo le differenze!

C.S.().A. Il Molino

 

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