Per un breve attimo abbiamo pensato che la nostra visione dei mezzi di comunicazione quasi interamente manipolati, venisse smentita da un minimo d’obiettività e di correttezza di fronte a certe situazioni. Non è stato così. Il caso di Claudio, paralizzato alle gambe, abbandonato dalla polizia in stazione a Lugano, senza soldi e senza carrozzella e, secondo la sua testimonianza a Teleticino, schiaffeggiato, deriso dalla polizia, è eloquente. Sia chiaro, non ci aspettavamo che i media ticinesi analizzassero le cause della diffusione del razzismo in Ticino o che approfondissero come il linguaggio e le idee della Lega e del nuovo Consigliere di Stato N.Gobbi stanno diventando una pericolosa normalità.

Però… però ritenevamo professionalmente corretto per lo meno evidenziare come in Ticino NON esistono strutture adeguate ad accogliere persone senza un tetto o in situazione di precarietà grave (lo denunciamo dai tempi del Maglio, 10 anni fa niente è cambiato se non la creazione di un centro di prima accoglienza, Casa Astra, con dodici posti sempre pieni e nemmeno adeguatamente riconosciuto e finanziato dalle istituzioni). Inoltre, poteva essere “coraggioso” insinuare che le forze che si vogliono preposte alla sicurezza dei cittadini si dimostrano incapaci di gestire casi del genere, mostrando evidenti limiti che si traducono in comportamenti ingiustificabili, in attacchi alla dignità umana.

E soprattutto pensavamo rispettoso della popolazione informare che in Ticino un uomo paralizzato, in questo caso “straniero a rischio”, può essere piantato in stazione alle undici e mezzo di una serata piovosa, senza un soldo e senza nessuna possibilità di movimento. Tutto questo, considerando che le uniche richieste di questa persona erano di riparare la carrozzella e trovare un tetto per la notte.
Invece nella banalità del male ticinese si preferisce scegliere un taglio per questa storia chiaramente di parte, una versione che non disturbi nessuno e che non risvegli coscienze assonnate. Informando quasi unicamente di presunte interperanze verbali e fisiche e di comportamenti deviati, si crea il mostro che tutti necessitano:
l’accattone, rumeno, pazzo, che si scaglia contro la sicurezza elvetica.
Perfettamente strumentale alla diffusione di razzismo, xenofobia e repressione generalizzata!
D’altronde se questo fosse davvero avvenuto – immaginatevi un uomo paralizzato che si mette a pisciare nei locali della polizia – la soluzione “sicura”, come ci inculcano fin da piccoli, sarebbe stata una notte al fresco…

Viviamo ormai in un mondo al contrario, come vogliono autorità, media ed ambienti economici che continuano a minimizzare, a strumentalizzare e a truccare molte notizie sulla migrazione, sui morti, sulle sue cause.
In quest’Europa che invecchia, con le sue colpe, passate e presenti, sono ancora milioni le persone che pagano le paure, l’egoismo e l’incapacità di essere umani che questa società ha inculcato nelle teste della gente.

Come quando un anno fa qualcuno sparò contro un auto di nomadi e la Lega chiese di smantellare il campo Nomadi, non di trovare i colpevoli.

Una nostra curiosità per concludere. Ci chiediamo perchè, ogni volta che “un giovane” o “uno straniero” combina qualcosa bisogna per forza farne un caso di sicurezza nazionale. A chi giovano gli articoli e i servizi che gridano sempre e solo all’emergenza criminale, al pericoloso disagio giovanile e agli stranieri a rischio?

Chissà, forse la risposta la conosciamo già…

di Csoa il Molino

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