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Riceviamo e diffondiamo due inziative che si svolgeranno entrambe sabato 5 marzo 2022 a Lugano. Per i comunicati e volantini leggi sotto o in allegato. Condividi e diffondi!

Ore 12.30: pranzo solidale in Piazza Molino Vive (ex Molino Nuovo).

Ore 15.30: presidio contro ogni guerra ed ogni militarismo: solidarietà internazionalista!


Comunicato per il pranzo solidale:

Sabato 5 marzo ci ritroveremo di nuovo a piazza Molino Vive, per condividere un pranzo solidale, accompagnato da musica e bella energia. Ribadiamo l’importanza di ritrovarci nelle piazze di questa città, per dare vita a luoghi fin troppo immobili nella loro quotidianità. Nelle ultime settimane stiamo assistendo nuovamente ad un’assurda atrocità, diretta da oppressori che si prendono il diritto di mettere
degli effimeri scopi politici prima della vita di esseri umani. L’assurdità della guerra è un dente avvelenato del nostro mondo malato, ma di fronte a ciò non resteremo in silenzio, infatti, alle 15:30 ci
sposteremo in Pensilina, lato Via Pretorio, per un presidio solidale contro ogni forma di guerra!!


Contro ogni guerra ed ogni militarismo: solidarietà internazionalista!

  • Ma quale neutralità?

Ancora una volta vediamo riproposta l’ipocrita pantomima della
neutralità svizzera. Ipocrita, poiché la Svizzera rappresenta
un’importante complice di guerre, a causa della massiva esportazione di
armamenti e tecnologie belliche ad opera di diverse aziende svizzere,
tra le quali la Ruag, di cui la Confederazione è l’unica azionista. Il
settore dell’esportazione delle armi costituisce uno dei pochi ambiti
che ha assistito ad un incremento del fatturato durante la pandemia.
Quest’ultimo è infatti aumentato del 24% (170 milioni) nel 2020. E come
se non bastasse in questi giorni c’è chi cinicamente vuole capitalizzare
sulla guerra proponendo un aumento delle spese militari della
Confederazione.

Un emblematico esempio del ruolo ricoperto dalla Svizzera in questo
settore è rappresentato dai 200 milioni recentemente guadagnati grazie
alla fornitura di armamenti per la difesa degli stadi in Qatar, in
occasione dei mondiali 2022 (costruiti peraltro con il noto sfruttamento
di lavoratori migranti, con oltre 6.000 morti sul lavoro). Secondo
Cassis “la neutralità non è indifferenza”. La Svizzera è in effetti
tutt’altro che indifferente in merito alla difesa dei propri interessi
economici o all’espansione dei propri profitti. Di indifferenza, se ne
scorge però parecchia nei confronti delle persone e delle popolazioni a
spese delle quali questi obiettivi vengono portati a termine (Qualche
esempio: l’oro nazista nelle banche svizzere; gli affari con il
Sudafrica durante l’Apartheid; affari con Bielorussia e Kazakistan fino
a quando non sono diventati troppo scomodi per l’immagine della
Svizzera).

  • Nessuna pace per chi vive di guerra!

In un sistema capitalista globalizzato, l’unica vera neutralità è quella
della ricerca del profitto ad ogni costo, che non guarda in faccia a
nessuno. Il saccheggio della natura e il massacro di intere popolazioni
rappresentano “effetti collaterali” che pesano poco sui bilanci delle
grandi imprese e del PIL dei singoli Stati. Visto il continuo aumento
del commercio degli armamenti a livello globale, non deve sorprendere
che nel mondo siano in corso decine di conflitti armati. Ogni bomba,
granata, drone venduto, ogni guerra dichiarata frutta miliardi. A trarre
profitto dalla guerra non sono solo coloro che progettano, producono e
vendono armi; ne beneficia anche chi ha bisogno di materie prime e forza
lavoro a basso costo; chi ha bisogno di luoghi dove vendere la merce ad
alto prezzo; chi come le banche investe nell’industria degli armamenti;
chi fa il militare di professione; chi ricostruirà ciò che è stato
bombardato; chi detiene il potere e vuole aumentare il prestigio e
l’influenza del proprio Stato.

Lo sgomento causato forse dalla vicinanza geografica della guerra in
Ucraina (e dal fatto che coinvolge principalmente persone bianche) non
deve farci dimenticare che gli stessi governi europei e quello
statunitense che ora invocano la pace sono responsabili di decine di
conflitti e centinaia di migliaia di morti in tutto il mondo. Sono
decenni che questi Stati strumentalizzano popolazioni, effettuano vere e
proprie invasioni di terre e massacri in nome di parole d’ordine come
“Pace e Democrazia”, usate per celare i reali obiettivi: gli interessi
politici ed economici neocolonialisti ed il controllo delle risorse. E
non lasciamoci ingannare dai discorsi dei capi di Stato statunitensi ed
europei di queste settimane: ogni giorno di cosiddetta “pace” in
Occidente, fuori dall’Europa le bombe e le armi continuano a mietere
vittime (Siria, Afghanistan, Iraq, Libia, Palestina, Niger, Mali,…).
Ora vari partiti politici affermano di voler accogliere in Svizzera chi
scappa dalla guerra in Ucraina, ma perché invece le persone costrette a
fuggire da altri continenti martoriati da decenni di guerre e
sfruttamento occidentale vengono espulse, deportate oppure rinchiuse in
centri di accoglienza (o presunti tali) che sono dei veri e propri
lager? Rifiutiamo questa subdola strumentalizzazione della questione
migratoria ed esprimiamo solidarietà con tutte le persone che per
ragioni umanitarie, politiche o economiche decidono di lasciare il
proprio paese per venire in Europa, in questo momento in particolare
alle persone che arrivano dall’Ucraina per fuggire dalla guerra, o chi
dalla Russia dalla repressione del regime di Putin.

  • Contro la loro guerra, contro la loro pace!

Rimane fondamentale evitare di cadere in semplificazioni e contrastare
le guerre senza naufragare in uno sterile pacifismo, riflettendo a quali
siano le cause reali alla radice di questa situazione.
Le guerre contro nemici esterni vengono usate dagli Stati per
consolidare il proprio potere e reprimere ogni dissenso e conflittualità
sociale all’interno dei propri confini, manipolando le classi sfruttate
usate come pedine da sacrificare in nome di una bandiera. Nel caso della
Russia di Putin questo sembra evidente. Ma anche alle nostre latitudini,
facciamo attenzione a non farci accecare dalla febbre nazionalista e
dalla paura. Come si è potuto osservare durante il periodo della
pandemia, alcuni dispositivi di controllo delle popolazioni civili
possono essere implementati dagli Stati anche in assenza di una “guerra
aperta e dichiarata” (lockdown, chiusura delle frontiere, limitazione
dei movimenti) con il pretesto di difenderci da un “nemico invisibile.”
Come affermano con lucidità dei/delle compagne anarchiche ucrainx: ciò
che sta accadendo in Ucraina è un atto di aggressione imperialista:
un’aggressione che, se andasse a buon fine, porterebbe al declino della
libertà ovunque—in Ucraina, in Russia e probabilmente anche in altri
paesi. E aumenterebbe anche la probabilità che la guerra continui e si
trasformi in una guerra globale.

Di fronte all’attacco dell’esercito russo in Ucraina, non lasciamoci
ingannare dai discorsi dei governi europei, che in nome della difesa di
una presunta “pace”, invocano misure militari o aumento degli
investimenti in questo settore, per salvaguardare il funzionamento della
macchina capitalista e il proprio tornaconto personale. Non lasciamo che
i discorsi guerrafondai uccidano lo spirito critico e la risposta
istintiva di repulsione che ogni essere umano dovrebbe avere di fronte
al massacro su scala industriale costituito dalle guerre dichiarate
dagli Stati. Come scritto in un comunicato di Food Not Bombs Mosca
diffuso in questi giorni: non prenderemo mai le parti di questo o quello
stato, la nostra bandiera è nera, siamo contro i confini e i presidenti
parassiti. Siamo contro le guerre e le uccisioni di civili.

  • Solidarietà con la resistenza dal basso in Russia ed Ucraina

In questi giorni sia in Ucraina che in Russia moltissime persone si
stanno opponendo in vari modi alla guerra provocata dallo Stato russo.
In Russia, nonostante la censura e la repressione, si stanno svolgendo
manifestazioni quasi ogni giorno in diverse città, con centinaia di
arresti per il solo fatto di uscire in strada per esprimere la propria
opposizione alla guerra. In Ucraina, dei collettivi anarchici raccontano
di gruppi auto-organizzati che, basati sul mutuo appoggio e la
solidarietà, in vari modi partecipano alla resistenza popolare contro
l’invasione dell’esercito russo. Dagli stessi gruppi anarchici ucraini è
stata lanciata una chiamata di solidarietà per dei presidi ai consolati
e ambasciate russe (come a Berna il 26 febbraio). Rilanciamo la
solidarietà anche da Lugano, dove hanno sede molte banche ed istituti
finanziari con capitali russi e/o con interessi nel settore degli
armamenti e delle materie prime, e che dietro facciate luccicanti e
anonimi uffici nascondono i loro affari sporchi di sangue (confidiamo
nei “buoni uffici” della piazza finanziaria elvetica per trovare
soluzioni anche per i suoi ricchi clienti russi toccati dalle
sanzioni…). Sia ben chiaro, a pagare il prezzo delle guerre, non saranno
certo oligarchi russi, banche svizzere, o multinazionali europee o
statunitensi, ma popolazioni civili succubi di chi dall’alto stabilisce
cos’è pace e cos’è guerra…

Solidarietà con la resistenza popolare contro l’imperialismo russo in
Ucraina e contro il regime di Putin in Russia! Contro le guerre degli
Stati e del Capitale!
No all’invasione militare dell’Ucraina: pace ai popoli, guerra alla
guerra!

Nemiche di ogni guerra e di ogni frontiera

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