Poi cos’è successo? « Dopo la demolizione di questo primo centro si è passati alla Rote Fabrik, uno spazio ufficialmente assegnato dalla città di Zurigo e che in questo momento ne è quasi il fiore all’occhiello, viste le sovvenzioni che riceve » .
Che cambiamento c’è stato in questa seconda fase? « Il movimento è diventato più culturale. Sempre legato a una cultura “ altra” rispetto a quella ufficiale, s’intende » .
Cosa vuol dire? Alternativa? Contro- cultura? « A volte è dichiaratamente una cultura “ contro” altre volte è semplicemente una cultura non commerciale e che difficilmente possiamo trovare in spazi dedicati alla cultura ufficiale » .
E al di fuori di Zurigo? « La situazione di Zurigo si ritrova anche nel resto del Paese.
Da un movimento più politico agli inizi si è passati ad un’espressività culturale, naturalmente sempre legata a certi valori politici e a ideali non conformisti. Questi spazi sono diventati spesso dei laboratori dove si ospita cultura che è stata creata altrove o che si origina sul posto » .
Come vengono accolte queste esperienze nelle città svizzere? « Mi sembra bene. Le sovvenzioni che ricevono lo dimostrano. Certo, c’è stato un atteggiamento di diffidenza agli inizi, legato a come era politicizzato il movimento. Poi le incomprensioni da una parte e dall’altra sono state superate » .
Vuole dire che sono state completamente assorbite dal contesto urbano di Zurigo, Basilea, Berna, Ginevra,…? « Assorbite? Il termine potrebbe dare fastidio a chi si occupa di queste cose. Diciamo che sono presenti e che il loro ruolo è accettato. Non mancano però problemi. Penso all’” Usine” in pieno centro a Ginevra che da diversi anni ha un problema con un gruppo immobiliare che ha rinnovato degli stabili lì di fronte » .
Il Ticino come si situa rispetto ai centri socio- cutlurali svizzeri? « Per il Ticino sarebbe interessante prendere come riferimento i centri delle città svizzere. Magari di quelle più piccole.
Penso a Délémont, a Martigny, a La Chaux de Fonds, a Wetzikon… Ma in realtà dai Mulini in avanti, i ticinesi hanno guardato molto di più all’Italia » .
Questo cosa comporta? « In Italia non c’è mai stato un processo di accettazione e quindi il movimento è stato portato più verso la radicalizzazione. Solo negli ultimi anni, ad esempio nel luogo simbolo del Leoncavallo a Milano, anche in Italia si assiste a una gestione diversa dell’autogestione. Per i primi vent’anni lo “ sporco” e il “ brutto” erano considerati una forma di antitesi al sistema. Il Leoncavallo invece negli ultimi tempi è passato a un tipo di gestione diversa che ricorda di più il Nord Europa in cui c’è il piacere di essere e di fare delle cose belle anche se si è alternativi. Non c’è più bisogno del muso duro.
Ci si è resi conto che essere alternativi non comporta il fatto di essere così violentemente in antitesi. Il valore non è più ‘ mostrarsi contro’, ma costruire un tipo di vita che si può mostrare come più bella di quella omologata » .

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