Di fronte alle iniziative degli autogestiti ticinesi sembra che non esistano strumenti di legge precisi… « C’è la legge giovani che sostiene i centri giovanili e le attività organizzate dai giovani sotto i trent’anni. Certo non bisogna confondere centro giovanile con centro socio- culturale, ma molte attività di un centro socio- culturale sono rivolte ai giovani. I centri giovanili si rivolgono a persone dai 12 ai 17 anni, in quelli socio culturali buona parte dell’utenza va dai 18 ai 30 e oltre » .
Dalla legge sui giovani si possono ricavare indicazioni anche per un centro autogestito? « La legge sostiene i centri giovanili. Ma se dovesse venire una richiesta di aiuto da parte di un centro autogestito per delle attività organizzate da un gruppo di persone con meno di trent’anni non vedo bene come potrebbe essere rifiutata » .
Il Ticino offre molto ai giovani dal punto di vista dell’aggregazione? « Da cinque anni a questa parte di centri giovanili non se ne sono creati. Hanno iniziato qualcosa a Breganzona e c’è una ricerca in questo senso a Losone. Ma a Stabio, ad esempio, il progetto è caduto e non ci sono segnali troppo positivi neppure a Mendrisio. I comuni sono l’anello debole della catena. C’è ancora poca sensibilità sul ruolo dei comuni.
Anche perché si pensa che i centri giovanili siano l’unica possibilità in questo senso, ma si possono ipotizzare molte altre attività rivolte ai giovani e meno costose: aprire spazi temporanei, sportelli giovani nelle scuole, corsi di attività estive. Sono invece abbondanti le attività organizzate dai giovani stessi. Sono almeno una cinquantina i progetti finanziati di giovani. Le associazioni sono più o meno sempre le stesse ( Tazebau, Pro Juventute, ecc.) e pochi sono pure i comuni che si mobilitano su questo fronte » .
Quali modelli possiamo seguire? « C’è la politica della gioventù di una città come Ginevra: vi sono una ventina di centri di loisirs per giovani, ci sono molte attività, si sostengono i centri socioculturali autogestiti, c’è un delegato per la gioventù… È un altro modo di affrontare la questione. Si tratta anche di prevenzione e di sostegno alle forme di partecipazione. In Ticino, mi pare, si è pronti a fare i pompieri e ad intervenire sull’urgenza, ma le cose andrebbero affrontate più a monte. Insomma, il centro autogestito è comunque un’esigenza in Ticino.
Esprime il bisogno di una fascia della popolazione giovanile. Sono giovani che non si riconoscono nelle attività sportive o in forme di divertimento più tradizionali, come andare al cinema nelle multisale commerciali. In una realtà urbana un simile centro non si può isolare, se no si crea un ghetto. Bisogna far sì che possa interagire col tessuto sociale, non si tratta solo di un disturbo. Certo è importante trovare delle figure di mediazione. Si parla tanto di autoimprenditorialità dei giovani e poi quando ci sono delle iniziative che interessano una fascia importante di loro non li si aiuta.
Forse che ci sia imprenditorialità e imprenditorialità? » .

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