Come è peraltro successo in seguito allo sgombero del Maglio intimato dal Consiglio di Stato nell’ottobre 2002.
Dopo la risoluzione adottata lunedì sera dal Consiglio comunale, si presenta assai ingarbugliata la questione centro sociale in città. La risoluzione, proposta da Paolo Sanvido ( Ppd), Umberto Marra ( Udc), Mario Borradori ( Lega) e Luciano Fornara ( Prl), peraltro non parla esplicitamente di sgombero, ma « invita il Municipio a ripristinare al sedime ex Macello la completa legalità il più presto possibile, ma al più tardi entro il 31 dicembre 2003 » . Rispristinare la legalità, secondo Sanvido, significa imporre il rispetto, tra l’altro, delle norme sulla polizia del fuoco, sulla vendita di bevande senza permesso, sulla legge edilizia. In concreto, porre fine all’autogestione nell’attuale sede. Un invito rispedito al mittente dallo stesso Giudici, che lunedì sera ha applaudito sarcasticamente i consiglieri comunali, ed ha raccolto gli applausi della ventina di autonomi presenti. Il sindaco si è pure scagliato contro lo scarso impegno del Consiglio di Stato, i cui rappresentanti hanno avuto un ruolo secondario nelle trattative col Molino. L’attacco è stato però respinto dal presidente del governo cantonale Marco Borradori, che ai microfoni di Teleticino, ha dichiarato: « Il Cantone non se n’è lavato del tutto le mani. Anzi, se è necessario è disponibile ad assumere la regia delle trattative » . E il CdS è chiamato in causa anche da un’interpellanza presentata dal granconsigliere Umberto Marra che chiede: « La firma di Patrizia Pesenti sulla petizione a sostegno della permanenza dei molinari all’ex Macello di Lugano, potrebbe ritenersi una incauta intromissione nella delicata vicenda? » .
Il Legislativo lunedì ha voluto alzare la propria voce e lanciare un segnale forte al Municipio. Tuttavia, il giorno dopo l’adozione della risoluzione il segnale pare resterà inascoltato. Da una parte, il sindaco intende proseguire sulla strada delle trattative col Molino, dall’altra è stata scartata ( definitivamente?) l’ipotesi di chiamare al voto consultivo i cittadini, come chiedeva nella sua risoluzione il Municipio. E come hanno più volte chiesto proprio i promotori Paolo Sanvido e Umberto Marra, che a tal fine stanno raccogliendo firme per una petizione.
A. R.

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