A rompere il ghiaccio con il primo intervento è stato un residente in via Parini, presso l’ex macello, che ha chiesto lumi in merito al futuro della struttura e degli autonomi che ne occupano una parte. « L’area è molto sensibile – ha risposto il sindaco –. Decenni fa si parlava di raderla al suolo, oggi viene riconosciuto come edificio da proteggere ed è inserito nella lista dei beni meritevoli di protezione ». Anche secondo Masoni, « l’ex macello è un bella testimonianza di archeologia industriale. Il Municipio aveva elaborato almeno tre alternative per valorizzarla dandole nel contempo una nuova destinazione ». E ha evocato « il progetto Città dei bambini, l’idea di attribuirlo ad alcune compagnie teatrali e in ultima analisi abbiamo pure provato a coinvolgere gli autonomi nella rete integrata di proposte culturali della Città (un po’ come si è fatto a Ginevra con l’Usine, per intenderci) ma per il momento senza esito ». A proposito degli attuali inquilini, « oggi ci sono domani chissà » ha detto il sindaco. Gli ha fatto eco Masoni che ha posto l’accento sulla scelta dettata dal pragmatismo che ha indotto il Municipio a chiudere un occhio. « Perché se davvero si vogliono sgomberare, occorre trovar loro un altro posto, però oggi, non ci sono alternative », ha aggiunto la municipale. « Lasciare un problema irrisolto non è una risposta incoraggiante », ha ribattuto il cittadino. Giudici senza scomporsi ha ricordato quanto capitato in città dopo la decisione di porre fine all’esperienza del Maglio a Canobbio: numerosi presidi e manifestazioni sulle piazze e sulle strade di Lugano. La soluzione non piace a nessuno ma « non esistono alternative », ha chiosato con una semplicità disarmante Giudici, che si ricordava il nome della persona intervenuta per gli scritti inviati al Municipio sulla questione e per quella telefonata di protesta che ricevette alle due di notte perorando obtorto collo il compromesso che non piace a nessuno, mentre il cittadino scrollava la testa.

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