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In Ricordo di Franco Serantini

[comunicato] 07 May 2020 | Biblidea


In Ricordo di Franco Serantini

Franco Serantini, cronaca di un omicidio di Stato.
 
Anarchico, fu picchiato e arrestato dopo le cariche delle forze dell'ordine a Pisa. Portato in prigione morì due giorni dopo lasciato in una cella senza cure. Aveva subito colpi in testa. Era il 5 maggio del 1972.

Una delle tante vittime della violenza di stato.

Nasce il 16 luglio 1951 a Cagliari da genitori ignoti, studente. Viene abbandonato al brefotrofio e vi resta fino all’età di due anni quando viene adottato da una coppia di anziani senza figli. Vive la sua giovinezza in Sicilia e dopo la morte della madre adottiva è dato in affidamento ai “nonni materni”, con i quali vive, a Campobello di Licata, e resta con loro fino all’età di nove anni quando, per ragioni di decessi ed emigrazioni, la famiglia si sfalda e lui viene nuovamente trasferito in un istituto d’assistenza a Cagliari. Nel 1968 è inviato all’Istituto per l’osservazione dei minori a Firenze e da questi – pur senza la minima ragione di ordine penale – destinato al riformatorio a Pisa Pietro Thouar in regime di “semilibertà”. A Pisa dopo aver conseguito la licenza media alla scuola statale Fibonacci frequenta una scuola di contabilità aziendale. Le conoscenze che acquisisce e i nuovi rapporti che allaccia lo portano a guardare il mondo con occhi diversi e avvicinarsi all’ambiente politico: frequenta le sedi della FGCI e FGSI, quelle della estrema sinistra fino ad approdare nella seconda metà del 1970 al Gruppo anarchico “Giuseppe Pinelli” che ha la sede presso la Federazione Anarchica Pisana (aderente ai GIA) in via S. Martino al numero civico 48, dove conosce anziani militanti come Cafiero Ciuti, il professore Renzo Vanni e altri giovani libertari. Come molti studenti è particolarmente impegnato nelle manifestazioni antifasciste, nella campagna di controinformazione sulla Strage di stato, nell’esperienza del “Mercato rosso” nel quartiere popolare del Cep e infine nell’accesa questione della candidatura di protesta di Pietro Valpreda. Il 5 maggio 1972 partecipa alla manifestazione indetta da Lotta continua per protestare contro il comizio dell’on. Giuseppe Niccolai del MSI, che viene violentemente repressa dalle forze dell’ordine. S. circondato da numerosi agenti di polizia del Secondo e Terzo plotone della Terza compagnia del I Raggruppamento celere di Roma sul lungarno Gambacorti, viene brutalmente picchiato. Successivamente viene trasferito prima in una caserma di polizia e poi al carcere Don Bosco, dove, il giorno dopo, viene sottoposto ad un interrogatorio, durante il quale manifesta uno stato di malessere generale che il Giudice, le guardie carcerarie e il medico non giudicano “serio”. Dopo quasi due giorni di agonia S. viene trovato in coma nella sua cella, trasportato al pronto soccorso del carcere muore alle 9,45 del 7 maggio. Il pomeriggio dello stesso giorno le autorità del carcere cercano di ottenere tempestivamente dal comune l’autorizzazione al trasporto e al seppellimento del cadavere. L’ufficio del Comune si rifiuta di concedere il benestare alla tumulazione, mentre la notizia della morte di S. rimbalza in tutta la città. Luciano Della Mea, antifascista e militante storico della sinistra pisana, con il professore Demetrio Bozzoni prendono l’iniziativa di costituirsi parte civile sostenuti dagli avvocati Arnaldo Massei e Giovanni Sorbi dando il via ad un’ampia campagna di controinformazione. Nei giorni seguenti alla morte di S. in molte città italiane si tengono manifestazioni di protesta e di denuncia delle responsabilità delle forze dell’ordine. I funerali di S. il 9 maggio 1972 sono ricordati per la grande partecipazione popolare a cui seguono negli anni successivi diverse altre manifestazioni, nel 1979 i compagni anarchici di Pisa gli dedicano una biblioteca e nel 1982 viene inaugurato il monumento a suo ricordo in piazza S. Silvestro di fronte all’Istituto Thouar che lo ha ospitato negli ultimi anni di vita. Le indagini per scoprire i “responsabili” della morte di Serantini affogano nella burocrazia giudiziaria italiana e nei “non ricordo” degli ufficiali di PS presenti al fatto. Nel 1975, Corrado Stajano, giornalista democratico, raccoglie in un appassionato volume la vita di S. contribuendo a mantenere in vita il ricordo del ragazzo sardo. (F. Bertolucci)

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