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intellettuale ad Auschwitz

Améry è un suicida (nel 1968) che spiega in parte della sua opera ("Levar la mano su di sé") il suo futuro suicidio. Ma molti anni prima, in "Intellettuale a Auschwitz", ha già spiegato la premessa della sua rigorosa logica: "Chi ha subìto la tortura non può più sentire suo il mondo. L'onta dell'annientamento non può essere cancellata. La fiducia nel mondo crollata in parte con la prima percossa, ma definitivamente con la tortura, non può essere riconquistata. Nel torturato si accumula lo sgomento di avere vissuto i propri simili come avversi: da questa posizione nessuno riesce a scrutare verso un mondo in cui regni il principio della speranza". Ha provato a spiegare tutto ciò negli anni successivi, ma forse ha ritenuto di non poter riuscire a essere ulteriormente capito con altre parole.

Jean Améry.
INTELLETTUALE A AUSCHWITZ.
Bollati Boringhieri, Torino 1987.
(Collana "Varianti").

Presentazione di Claudio Magris.

Titolo originale: "Jenseits von Schuld und SŸhne - BewŠltigungsversuche eines †berwŠltigten".
Copyright 1977 Ernst Klett, Stuttgart.
Prima edizione 1966, Szezesny Verlag.
Traduzione di Enrico Cerri.


Jean Améry, pseudonimo di Hans Mayer, nasce a Vienna nel 1912, da famiglia ebraica assimilata nell'Impero austroungarico. Compie studi di lettere e filosofia. Nel 1938, con l'annessione dell'Austria alla Germania nazista, emigra in Belgio e si unisce alla Resistenza. Arrestato dai nazisti nel 1943, viene torturato e poi internato nel campo di concentramento di Auschwitz, dove trascorre due anni. Dopo il 1945 si trasferisce a Bruxelles ed esercita l'attività di scrittore, collaborando anche alla radio e alla televisione. Muore suicida a Salisburgo nel 1978. Di Jean Améry sono tradotti in questa stessa collana i saggi "Rivolta e rassegnazione", "Levar la mano su di sé" e "Charles Bovary, medico di campagna".


INDICE.

Presentazione di Claudio Magris.
Prefazione alla seconda edizione.
Prefazione alla prima edizione.

Ai confini dello spirito.
La tortura.
Di quanta patria ha bisogno l'uomo?
Risentimenti.
Obbligo e impossibilità di essere ebreo.

Note

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