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 - Tirocini
 
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BORSISTI, TIROCINANTI, STAGISTI…PRECARI!
Il mondo della formazione alle professioni di aiuto e di cura è caratterizzato 
      dalla centralità dei cosiddetti "tirocini formativi". Gli 
      psicologi innanzitutto, ma anche gli assistenti sociali, i medici specializzandi, 
      gli assistenti domiciliari, gli educatori ed altre figure, si trovano a 
      ricoprire mansioni operative di qualche tipo all'interno di un servizio 
      pubblico o di una struttura privata. L'idea che fa da sfondo a questa prassi 
      consiste nell'importanza riconosciuta al lavoro concreto, a contatto con 
      gli utenti o i pazienti, per imparare al meglio come applicare le varie 
      teorie o i modelli (della mente, della persona, della terapia, dell'aiuto 
      sociale), appresi nel corso degli studi, a situazioni concrete di sofferenza 
      o malattia. Fin qui, potremmo dire, tutto bene.
	  Ci sono tuttavia almeno 
      quattro questioni che mettono in luce, dietro alla logica "formativa" 
      del tirocinio, un'impostazione che sembra però ben differente da 
      quanto dichiarato:
	  
	  - nel corso degli studi universitari o di diploma praticamente 
      ogni ordine e grado (corso professionale o triennio di base, laurea specialistica 
      o post-lauream, master, scuola di specializzazione, ecc. ecc.) è associato 
      ad un periodo di tirocinio, di stage, di formazione pratica, di esperienza 
      guidata o quant'altro da svolgersi, ovviamente senza retribuzione alcuna, 
      presso strutture pubbliche o private;
 
	  - queste esperienze sono spesso frammentate 
      fra ambiti diversi, a volte incoerenti fra loro e condotte presso contesti 
      dove il tirocinante non di rado non solo non viene seguito ed appoggiato 
      in un percorso formativo reale, ma si trova spesso a svolgere compiti e 
      funzioni che competono al personale regolarmente retribuito;
  
	    - la formazione procede nel tempo, lo studente si specializza, si "professionalizza" 
          secondo i canoni di un certo tipo di modello o modalità di intervento, 
          ma ancora non basta. Il tirocinio non finisce praticamente mai: 
          ancora stage, ancora lavoro non retribuito, al posto di chi dovrebbe 
          esserlo. In qualche caso felice salta fuori al limite una borsa di studio, 
          una collaborazione, forse una consulenza… 
 
	    - le strutture pubbliche sono letteralmente saturate di tirocinanti 
          di ogni ordine e grado, che spesso svolgono ruoli fondamentali per il 
          loro funzionamento. In questo modo l'amministrazione può 
          garantire nominalmente il servizio, mentre smette di assumere personale 
          competente ed adeguato alle mansioni richieste.
  
	  
	   
	  In quanto non dipendenti e non retribuiti, i tirocinanti non hanno il potere 
      per discutere o criticare le prassi del servizio o per potersi porre in 
      modo paritario con i "colleghi". In questo modo, pur svolgendo 
      funzioni a volte essenziali, il servizio si assicura personale a costo zero 
      e senza diritti, che non si oppone, che non discute e che non chiede perché 
      nulla gli è davvero dovuto!
      In queste condizioni il tirocinio è una delle forme della precarietà!
      È tempo di denunciare anche queste forme di sfruttamento, a partire dai 
      cosiddetti tirocini formativi, passando per il volontariato, le borse di 
      studio, le co.co.co., i contratti a progetto, le collaborazioni "occasionali 
      e continuative" fino agli scandalosi contratti a cottimo che sono recentemente 
      ricomparsi sulla scena. 
	  Basta 
      sfruttamento! Vogliamo reddito! Volete il nostro lavoro? Dateci quello che 
      ci spetta!