Una mobilitazione che non nasce a caso, ma dopo mesi e mesi di condivisione, legami e sguardi sul territorio che vive e attraversa.
Nasce da un’idea di presente e futuro. Nasce dalla convinzione che sia necessario un altro modello di sviluppo lontano dall’idea monolitica del profitto, della speculazione, del consumo di territorio, della devastazione ambientale, naturale e sociale costruita nel secolo scorso.
L’idea di costruire un Centro Commerciale su un’area di specifiche peculiarità floro-faunistiche, ancor che sociali, uniche, oltre a presumere una devastazione ambientale è una decisione che non risponde ai bisogni del territorio abbiatense, anzi porterà ad un peggioramento della qualità della vita.
Questi cittadini stanno costruendo un nuovo modo di fare comunità, di vivere il territorio, di creare nuovi legami e relazioni. Così è stato nei momenti di lotta, così è stato nei momenti di festa, nelle assemblee (sempre partecipatissime), nelle chiacchiere, nei confronti, nei cortei, nei presidi.
Così è stato.
Cosa unica, con pochi precedenti, è stato il rapporto con il Sindaco, con la giunta, con gli assessori referenti. Questi amministratori si sono trovati ad affrontare un’esperienza senza precedenti, senza modelli da imitare.
Avrebbero potuto rimanere in disparte, avrebbero potuto scegliere di tutelare gli interessi di una immobiliare con sede a Bergamo, una srl disposta a pagare milioni di euro per gli oneri di urbanizzazione e a concedere interventi compensativi; disposta a porsi con arroganza e modo duro. Una proprietà che snobba gli abitanti della città, che vogliono trasformare in peggio.
Questa mobilitazione ha prodotto cambiamenti, partecipazione, protagonismo degli abitanti. Questa mobilitazione libera spazio a una socialità nuova, capace di autorganizzarsi, di elaborare percorsi politici, comunitari, di sguardo e vita lunga.
Ecco come interpretiamo la campagna che, in un violento crescendo, viene cavalcata da certi ambiti politici (pdl in testa) e da certa stampa compiacente.
Una campagna denigratoria che attacca, cerca di delegittimare e dividere il movimento protagonista della difesa dell’area umida e dell’intero Parco Giardino dell’Annunziata.
Pessima propaganda, manovrata da chi scalpita irrequieto perché non più al governo della città, incapace di accettare un nuovo modo di vivere e attraversare Abbiategrasso, di accettare una possibile radicale revisione del PGT da loro votato dove siano gli abitanti i protagonisti di questo processo.
Per questi speculatori è difficile accettare che la musica sia cambiata e che loro siano tagliati fuori.
Strumentalmente, alla disperata ricerca di visibilità, si cerca di attaccare il Sindaco, gli Assessori perché dialogano con questa parte di città, con questi cittadini.
Strumentalmente, per la disperata difesa di alcune poltrone, si prova ad allontanare il dito dall’idea di bene comune, di economie locali, di un pensiero al futuro e alle prossime generazioni e lo si punta su altro, fuorviando, costruendo castelli di sabbia in nome di una “democrazia” e di una “legge” che loro interpretano a propria immagine e somiglianza; insultando i cittadini protagonisti di questa avventura, creando un clima di tensione e odio. Senza vergogna, dando fiato ai polmoni, raccontano il falso: non c’è un’area umida da tutelare, non c’erano i permessi, non potevano protestare, il costo dello straordinario per sette agenti è stato eccessivo.
Invece. L’area umida c’è, lo affermano cittadini, i bambini e le bambine delle scuole della città, i professionisti, le università, le associazioni.
I permessi c’erano. Le forze preposte lo sapevano da oltre una settimana. Sette agenti, per la sicurezza delle 500 persone che hanno attraversato il presidio non sono uno scandalo.
Non saranno le menzogne, le campagne denigratorie a fermare questa lotta e questa comunità pulsante, che non vuole cemento sulla testa ma acqua che scorre e languidi sguardi di ammirazione.
Il Comitato per la Difesa del Territorio Abbiatense “Pagiannunz”