Il PAGIANNUNZ è IL PRESENTE E IL FUTURO DI ABBIATEGRASSO

Il PAGIANNUNZ è IL PRESENTE E IL FUTURO DI ABBIATEGRASSO
Nelle ultime settimane ad Abbiategrasso ha preso forma una mobilitazione, un movimento di cittadini, di abitanti.
Una mobilitazione che non nasce a caso, ma dopo mesi e mesi di condivisione, legami e sguardi sul territorio che vive e attraversa.
Nasce da un’idea di presente e futuro. Nasce dalla convinzione che sia necessario un altro modello di sviluppo lontano dall’idea monolitica del profitto, della speculazione, del consumo di territorio, della devastazione ambientale, naturale e sociale costruita nel secolo scorso.
Una mobilitazione fatta di persone, cittadin* che hanno scelto di difendere il Parco Giardino dell’Annunziata perché è una porzione di un territorio che attraversa ed è attraversato dalle loro vite. Lo difendono con la consapevolezza che sia diventato emblema di un cambiamento, di un futuro diverso per Abbiategrasso e non solo.
L’idea di costruire un Centro Commerciale su un’area di specifiche peculiarità floro-faunistiche, ancor che sociali, uniche, oltre a presumere una devastazione ambientale è una decisione che non risponde ai bisogni del territorio abbiatense, anzi porterà ad un peggioramento della qualità della vita.
Questi cittadini stanno costruendo un nuovo modo di fare comunità, di vivere il territorio, di creare nuovi legami e relazioni. Così è stato nei momenti di lotta, così è stato nei momenti di festa, nelle assemblee (sempre partecipatissime), nelle chiacchiere, nei confronti,  nei cortei, nei presidi.
Così è stato.
Cosa unica, con pochi precedenti, è stato il rapporto con il Sindaco, con la giunta, con gli assessori referenti. Questi amministratori si sono trovati ad affrontare un’esperienza senza precedenti, senza modelli da imitare.
Avrebbero potuto rimanere in disparte, avrebbero potuto scegliere di tutelare gli interessi di una immobiliare con sede a Bergamo, una srl disposta a pagare milioni di euro per gli oneri di urbanizzazione e a concedere interventi compensativi; disposta a porsi con arroganza e modo duro. Una proprietà che snobba gli abitanti della città, che vogliono trasformare in peggio.
Questa giunta invece ha deciso di ascoltare e dialogare con i comitati e le associazioni e fin ora è intervenuta anche con atti concreti coraggiosi e determinanti, come l’ordinanza del Sindaco per il ripristino del flusso d’acqua che alimenta l’area umida chiuso dalla proprietà. Al fianco dei comitati e delle associazioni, fin da subito, anche la lista civica Cambiamo Abbiategrasso, disposta a collaborare con la maggioranza per tutelare e difendere il Parco Giardino dell’Annunziata e disposta ad un lavoro comune per rivedere in modo sostanziale il PGT.
Questa mobilitazione ha prodotto cambiamenti, partecipazione,  protagonismo degli abitanti. Questa mobilitazione libera spazio a una socialità nuova, capace di autorganizzarsi, di elaborare percorsi politici, comunitari, di sguardo e vita lunga.
È probabile che chi ha sempre controllato i processi di sviluppo,  gli investimenti speculativi, i rapporti di potere sia infastidito da tutto questo. Ad Abbiategrasso, come in tante città d’Italia, il profitto e le ragioni del mattone hanno prevaricato le ragioni del buon senso, della tutela del territorio, dell’agricoltura, dell’ambiente.
Ecco come interpretiamo la campagna che, in un violento crescendo, viene cavalcata da certi ambiti politici (pdl in testa) e da certa stampa compiacente.
Una campagna denigratoria che attacca,  cerca di delegittimare e dividere il movimento protagonista della difesa dell’area umida e dell’intero Parco Giardino dell’Annunziata.
Pessima propaganda, manovrata da chi scalpita irrequieto perché non più al governo della città, incapace di accettare un nuovo modo di vivere e attraversare Abbiategrasso, di accettare una  possibile radicale revisione del PGT da loro votato dove siano gli abitanti i protagonisti di questo processo.
Per questi speculatori è difficile accettare che la musica sia cambiata e che loro siano tagliati fuori.
Strumentalmente, alla disperata ricerca di visibilità, si cerca di attaccare il Sindaco, gli Assessori perché dialogano con questa parte di città, con questi cittadini.
Strumentalmente, per la disperata difesa di alcune poltrone, si prova ad allontanare il dito dall’idea di bene comune, di economie locali, di un pensiero al futuro e alle prossime generazioni e lo si punta su altro, fuorviando, costruendo castelli di sabbia in nome di una “democrazia” e di una “legge” che loro interpretano a propria immagine e somiglianza; insultando i cittadini protagonisti di questa avventura, creando un clima di tensione e odio. Senza vergogna, dando fiato ai polmoni, raccontano il falso: non c’è un’area umida da tutelare, non c’erano i permessi, non potevano protestare, il costo dello straordinario per sette agenti è stato eccessivo.
Invece. L’area umida c’è, lo affermano cittadini, i bambini e le bambine delle scuole della città, i professionisti, le università, le associazioni.
I permessi c’erano. Le forze preposte lo sapevano da oltre una settimana. Sette agenti, per la sicurezza delle 500 persone che hanno attraversato il presidio non sono uno scandalo.
Non saranno le menzogne, le campagne denigratorie a fermare questa lotta e questa comunità pulsante, che non vuole cemento sulla testa ma acqua che scorre e languidi sguardi di ammirazione.

Il Comitato per la Difesa del Territorio Abbiatense “Pagiannunz”

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Abbiategrasso, giù le mani dal Pagiannunz!

Abbiategrasso, giù le mani dal Pagiannunz!
Di Domenico Finiguerra
Fonte: Il Fatto Quotidiano

pagiannunzAd Abbiategrasso, nel Parco del Ticino, l’uomo e la politica si erano dimenticati di una bella fetta di terra. Grande quasi 5 ettari.

Una fetta di terra adiacente ad un’area industriale oggi dismessa, la Siltal, quella delle lavatrici e delle storiche pentole smaltate. Un fetta di terra che è il potenziale giardino di un complesso monumentale di importanza storica e sociale: il Convento dell’Annunziata. Una fetta di terra, che purtroppo è anche molto strategica, sita all’ingresso della città, tangente a circonvallazioni, provinciali e statali, e che ha una supposta forte vocazione edificatoria, grazie ai progetti autostradali rigorosamente bipartisan, voluti dal Formigonismo e dal Penatismo.

Insomma, un bel ‘bocconcino’ per il partito del cemento. Tant’è che il Piano Regolatore su quella fetta di terra prevedeva, e prevede tutt’ora, cemento, centri commerciali e palazzi. Ancora centri commerciali e palazzi.

Accattivanti i rendering a colori srotolati sui tavoli delle giunte municipali. Precise e perfette le ombre degli alberelli sui viali e sui posti auto dei parcheggi in autobloccanti. Diverse le suggestioni avveniristiche finora tenute dormienti nei cassetti.

Ma su quella stessa fetta di terra pregiata la natura non è rimasta ferma in questi anni. Ed ignara della sua destinazione urbanistica e dei sogni di aspiranti grandi distributori organizzati, la natura se l’è presa. E con la complicità di una roggia “pazzerella”,ed anch’essa dimenticata, la natura l’ha trasformata in una splendida zona umida oggi chiamata Pagiannunz, ovvero il Parco Giardino dell’Annunziata.

pagiannunz2Varie specie di uccelli, rettili, anfibi e mammiferi vi hanno preso la residenza, senza chiedere all’ufficio tecnico alcun permesso di abitare, senza pagare alla proprietà alcuna indennità di occupazione.

Il Pagiannunz è cresciuto stagione dopo stagione. È diventato luogo di vita, di riproduzione e di passaggio di tritoni crestatiramarri occidentali, rospi smeraldini, orbettini, biacchi, natrici dal collare, raganelle. Al Pagiannunz è facile incontrare anche volpi, germani reali, gallinelle d’acqua, cavalieri d’Italia, garzette, aironi, barbagianni. Insomma, il Pagiannunz, radicatosi laddove l’uomo aveva immaginato colate di calcestruzzo, è diventato una culla della biodiversità.

Una culla di biodiversità che ha trovato nell’ultimo anno anche dei custodi: gli attivisti del Comitato per la Difesa del Territorio Abbiatense. Custodi che hanno fatto crescere la consapevolezza degli abbiatensi per quel luogo che fino a ieri tutti osservavano distrattamente, tutti (o meglio quasi tutti) certi che prima o poi si sarebbe alzata la classica rete arancione da cantiere e che prima o poi su nuovi capannoni o condomini avrebbe fatto la comparsa il classico cartello affittasi.

In questi mesi, sulla scia della battaglia per la difesa di un’altra fetta di terra lì vicino, il Comitato ha raccolto migliaia di firme, ha informato gli abbiatensi con banchetti, ha sostenuto la candidatura del Pagiannunz come luogo del cuore FAI, ha studiato carte, ha coinvolto bambini, ha prodotto relazioni e documentazione, ed alla fine ha “di fatto” creato tutte le premesse per imprimere sul Pagiannuz un bel vincolo. Ai sensi delle Direttive Europee “Habitat” e “Uccelli” e delle leggi regionali poste a tutela e conservazione della piccola fauna, della flora e della vegetazione spontanea.

Da qualche mese, però, il Partito del Cemento si è ricordato del bocconcino succulento. Ed ha ripreso a cogitare. A tentare di devastare l’area. A portare avanti il proprio progetto: l’ennesimo centro commerciale.

E allora carte bollate, ordinanze, petizioni, cortei e pedalate… È partita l’ennesima vertenza del nostro paese. Comitati, associazioni e cittadini schierati per difendere il territorio.

Da una parte i diritti edificatori e la rendita. Dall’altra il diritto delle persone al territorio non cementificato, il diritto di altri esseri viventi al loro “habitat” naturale. Una vertenza che mette la politica locale, ma anche quella regionale e nazionale, di fronte ad una scelta: proseguire sulla superstrada del supersviluppo a base di espansioni urbanistiche, che ormai mostra tutti i suoi limiti e le sue contraddizioni, anche economiche, oppure prendere la prima uscita e mettersi su un viottolo più stretto?

Ha senso, ad Abbiategrasso come in ogni altra città d’Italia, costruire ancora centri commerciali, outlet, capannoni, condomini, visto che abbiamo un enorme stock di immobili vuoti ed invenduti? Ha senso sacrificare sull’altare di questo modello decotto e fallito qualcosa di non rinnovabile come la terra? Ha senso sterminare campi (perché come ci ricordava il compianto poeta Andrea Zanzotto, di sterminio si tratta), fauna e flora, per fare spazio ad inutili scatoloni prefabbricati?

​No, non ha senso. E ad Abbiategrasso la battaglia per il Pagiannunz si sta trasformado da vertenza ambientalista in movimento civico dal basso. Un movimento che non chiede solo di tutelare il Pagiannunz, ma che pretende il cambio radicale di modello. Un movimento che contagia della propria consapevolezza un numero sempre maggiore di abitanti. Abitanti che se fino a ieri osservavano distratti quella fetta di terra e passavano veloci, oggi si fermano e osservano quel paesaggio così diverso dalla schiera di tapparelle abbassate di centinaia di case vuote dal susseguirsi monotono di striscioni “svuota tutto” e “affittasi” sui capannoni appena costruiti su terreni fertili. E si chiedono se è davvero intelligente questo comportamento. È davvero Homo Sapiens chi distrugge la natura, il creato, l’ambiente in cui vivranno i propri figli? È davvero etico continuare a fare finta di niente?

La politica se vuole davvero cambiare (in meglio) deve decidere di seguire la via scomoda. E nel concreto, ad Abbiategrasso, ma anche a Milano e a Roma, la via scomoda conduce al rivoltamento del Piano Regolatore. Facendo il contrario di quello ben rappresentato dal capolavoro di Rosi “Le mani sulla città”.

Un rivoltamento fatto seguendo la nuova e “bella” giurisprudenza che dice chiaramente che non esistono vocazioni edificatorie di suoli non ancora edificati e che afferma limpidamente che la pianificazione urbanistica va condotta in relazione alle effettive esigenze di abitazione della comunità ed alle concrete vocazioni dei luoghi, dei valori ambientali e paesaggistici e delle esigenze di tutela della salute.

Un rivoltamento fatto in funzione dei tritoni crestati, dei germani reali, delle gallinelle d’acqua, dei barbagianni e degli homo sapiens che vivono un territorio, abbandonando il sogno dello sviluppo purchessia e delle logiche perverse che gli fanno da corollario.

È solo questione di volontà politica.

È solo questione di decidersi a seguire le raganelle sovversive del Pagiannunz…

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Per saperne di più visitate il sito del Pagiannunz.

Per i cultori del diritto edificatorio qui e qui due sentenze del Consiglio di Stato.

Per chi vuole condividere la lotta, l’appuntamento è per domenica 7 luglio, al presidio festoso

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DOMENICA 7 LUGLIO | DALLE 16.00 ALLE 23.00 | Viale Paolo VI

pagiannunz_web“Quel lì, l’è un Pagiannunz!”
Presidio festoso per il Parco Giardino  dell’Annunziata

Sono stati giorni di grandi vittorie per il Pagiannunz; prima col Piano Sogef poi con l’ordinanza del Comune a tutela dell’Area.
Vittorie perchè soprattutto limpido è emerso che questa città non vuole più cemento, non ne vuole alle sue porte, sulle sue campagne, sul suolo verde naturale dell’area umida che noi chiamiamo  Pagiannunz.
Non centri commerciali, non outlet, nemmeno enormi multisala sorgeranno in quel posto, neanche allo scadere dell’ordinanza.
Il Pagiannunz non molla e ha una gran voglia di festeggiare.
DALLE 16 ALLE 23
DJ Set, Installazioni, bella musica, laboratori per bambin* e per adulti,
maschere, chiacchiere, pugili e pugilesse,ortisti lunatici, maghe belle, rotelle fuori posto, biciclette e campanelli;
Una comunità combattiva in festa per un Parco Giardino bello perchè naturale e selvaggio
che non vuole cemento sulla testa ma acqua che scorre e languidi sguardi di ammirazione.

www.inventati.org/pagiannunz

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ACQUA!

Questa mattina il Comune è intervenuto per riaprire l’acqua al Pagiannunz. Presenti sul posto alcuni membri del Comitato, che hanno assistito ai lavori, portando qualche testmonianza. Presente sul posto anche lo spirito dell’ammiraglio Isoroku Yamamoto.

L’acqua è ritornata. Lentamente prova a riprendersi i suoi spazi. Il Pagiannunz torna a respirare, e noi speriamo che la piccola fauna possa riprendersi dalla violenta devastazione di queste settimane. Siamo contenti e fiduciosi.

Nel frattempo, teniamo la posizione. Non molliamo, che oggi un importante passo è stato fatto, ma la strada è ancora lunga!

 

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