CLOD


Clod Pontì, per l'anagrafe Claudio Ponti.
Nasce a Parabiago (MI) il 18 Ottobre 1957 da famiglia operaia, il padre meccanico e la madre orlatrice.
Ha una sorella, Gemma, di qualche anni più grande.
Fino a 13 mesi è un bambino vivace, poi la poliomielite cambia per sempre la sua vita.
Viene ricoverato all'Istituto Don Gnocchi e lì deve rimanere fino al compimento del diciottesimo anno di età. Lì dentro fa le scuole da impiegato.
Quando esce non vuole più tornare in famiglia e inizia la sua nuova vita, libera, libertaria, come ospite o nelle occupazioni come tanti giovani del tempo (i favolosi anni 70)
Claudio d'ora in avanti sarà CLOD e di cognome PONTI' adducendo origini francesi.
Un giorno dei primi anni 80 senza aver paura della sua invalidità occupa una casa per sé in Via Statuto 17 al 1° piano.
Lo stabile è di proprietà comunale ed è destinato alle persone che sono portatori di handicap [peccato però che non ci siano vie di fuga agibili per chi è dipendente dalla carrozzina per muoversi…].
Clod si lega al calorifero quando tentano di farlo uscire.
Quella casa diventa in poco tempo un punto di riferimento per i compagni e la gente del movimento. Lì ospiterà compagni, artisti, amici e viaggiatori da tutto il mondo. Con l'aiuto dei compagni resiste a vari tentativi di sfratto.
Riesce ad ottenere una misera pensione di invalidità con la quale non riesce a mantenersi e viene aiutato ogni tanto dalla madre.
I primi anni sono duri e Clod subisce l'influenza dell'eroina e della cocaina ma riesce ad uscirne alla grande e la sua militanza anarchica individualista lo fa girare e diventare parte attiva nelle case e centri sociali occupati.
In particolare in quello di corso Garibaldi, il Csoa Garibaldi, che lo vedrà per più di 15 anni come presenza fissa e impareggiabile rompicoglioni. Lì si farà promotore di concerti e situazioni culturali nel momento in cui il centro sociale comincia ad essere a rischio sgombero.
Quando nel 1984 viene sgomberata la casa Occupata di Via Correggio 18 lui mette a disposizione la sua di casa per ospitare i compagni rimasti senza casa.
Per aiutare una profuga brasiliana con il suo bambino si sposa e riconosce il figlio come suo. La moglie subito dopo scompare e non si fa più vedere.
Comincia ad interessarsi all'informatica e alla fotografia da autodidatta senza tralasciare il disegno che lo fa conoscere come irriverente autosatirico.
È un assiduo frequentatore pomeridiano dei bar della zona, luoghi di incrocio e incontro continuo con un tipo di fauna umana in via di sparizione dal sempre più borghese quartiere Garibaldi.
Gli assistenti sociali vedendolo fuori casa e seduto al bar tentano di revocargli la pensione di invalidità.
Per vivere fin che le forze lo permetteranno farà un piccolo commercio di fumo.
Con la pensione paga amici o compagni in difficoltà che lo aiutano nelle pulizie di casa, nel fare la spesa e nelle situazioni assistenziali per la sua situazione fisico sanitaria.
Quando comincia a impratichirsi con il PC crea un archivio su tutto quello che riguarda il Movimento.
Chiede sempre, quando non può partecipare per i suoi problemi fisici, che gli vengano portati i volantini o i comunicati. In casa colleziona musica e films, riviste.
Acquista statuette di argilla ovunque sulla strada.
Molti manifesti dei centri sociali occupati sono opera sua.
Esce vittorioso da una prima battaglia contro il cancro.
Senza dire nulla fa un testamento, trovato negli ultimi giorni di vita quando lui era già incosciente, dove lascia la sua eredità che ha ricevuto dalla madre ai compagni bisognosi e alle situazioni del movimento.
In particolare chiede che siano inviati soldi alle situazioni operanti con i bambini.
Ci lascia l'11 aprile 2014.
Al suo funerale tanti compagni e compagne.
Le sue ceneri sono state disperse nel mar ligure a Lavagna dove andava spesso.