Libro bianco

testimonianze dei lucchesi sui fatti di Genova


 Testimonianza di Nicola

[trascrizione di un racconto orale]

Stasera sono qui per portare una testimonianza, non per cercare responsabilità perché forse le responsabilità non si possono andare a cercare in una singola parte, forse da tutte le parti ci sono state responsabilità. Io vorrei dire che ci sono state mancanze di rispetto della persona umana. Noi eravamo in tre. Siamo stati arrestati fuori dalla manifestazione in un marciapiede, ci hanno tirato manganellate, calci, pugni e botte; ci schiacciavano la testa in terra. Dopo ci hanno impacchettato e ci hanno portato alla questura di Bolzaneto. Davanti agli occhi si è aperto un panorama di 100-150 persone tutte che aspettavano di picchiarci. E poi oltre alle botte anche tuttre le parole che ci dicevano, tutte le offese: "Bertinotti non viene più? Dov'è Manu Chao? Zecche! Froci!" e poi cantavano sempre una canzoncina che m'è rimasta nel cervello, che me la sogno sempre la notte: "1, 2, 3 viva Pinochet! 4, 5, 6 brucino gli ebrei! 7, 8, 9 il negretto non commuove! Heinz, zwei, trei apartheid!" Questa è la canzoncina che di notte ci cantavano in continuazione. Siamo scesi dal camioncino in mezzo ad un mucchio di gente, forze dell'ordine, non so chi erano, tutti mischiati: tutti ci davano chi una manganellata, chi un pugno, chi un calcio, ma questo non era nulla perché le botte non facevano nulla. Ormai era la rabbia. Dopo ci hanno fatto stare 18 ore con le mani alzate e la testa al muro, senza mai tirar giù le mani, senza mai andare in bagno, senza fare nulla. Ogni tanto veniva uno a tirare, chi tirava una botta, chi una manganellata. M'è rimasta in mente una persona che mi ha seguito per un giorno, mi ha picchiato per un giorno… lo "ringrazio"! A parte le botte, che quelle non fanno male, io provavo vergogna per loro, perché erano proprio piccolini. Una nottata con loro sempre intorno, ti sputavano, ti buttavavno il gas addosso, e poi le offese… E' mancato proprio il rispetto della persona. Una persona la puoi anche arrestare, però la metti in galera e la lasci stare, ma non la torturi per 18 ore. Poi te sei una persona normale e ti trovi come un delinquente, ma credo che a un delinquente o a un assasssino così non gli facciano, perché hanno paura, sono vigliacchi che picchiano in continuazione. La domenica mattina ci hanno messo in un pulmino e ci hanno portato in un carcere ad Alessandria. Non si poteva telefonare, non si poteva far nulla, bisognava solo stare in carcere. E la cosa più brutta è che te cerchi di dirlo: "Sono innocente! Non ho fatto nulla!" e loro se ti va bene ti tirano un pugno e ti dicono solamente: "Se eri innocente, se non avevi fatto nulla non eri qui!" In carcere cadi in un silenzio interiore, non dici nulla, aspetti di parlare con chi devi parlare. E noi finchè non si è parlato col magistrato non si sapeva niente. Bisoganava stare in carcere e silenzio! A parte che, l'ho detto anche alle guardie: "Quando sono andato in carcere per me è stato andare in paradiso… poter avere un letto, sdraiarsi, l'acqua, il bagno…" Noi abbiamo detto ai celerini che eravamo "contenti" di andare in galera… in galera ci siamo stati bene! Ora c'è tanta gente che mi ascolta, prima non mi ascoltava nessuno. Vorrei dire un'opinione personale, non so nenache se è un'opinione, è qualcosa che viene dalla mia confusione mentale: non ho rabbia con quello che mi ha picchiato, ho rabbia con chi glielo ha fatto fare, perché lì erano fuori di cervello, qualcuno gli ha detto che potevano picchiare; loro facevano quel che cazzo gli pareva. Ed ora non so che dire perché non so se torneranno indietro. Ormai quelli ci sono, ce li hanno messi e ci rimaranno sempre.

Nicola

 

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 Testimonianza di Francesco

[trascrizione di un racconto orale]

Io mi chiamo Guidi Francesco. Con gli altri due ragazzi abbiamo parcheggiato la macchina a Genova e dopo una quarantina di minuti che si camminava, ci siamo seduti sul marciapiede, dopo che il mio amico Nicola aveva spento addirittura il fuoco ad una macchina. Comunque eravamo lì seduti e si parlava con i residenti di queste case che ceracvano di spengere questi piccoli incendi, quando ad un certo punto è arrivata la polizia: botte, botte e poi come delle bestie, ci hanno caricato dentro una camionetta, dentro la bauliera, senza nemmeno che ci s'entrasse. E allora giù botte per farci entrare tutti, una quindicina. Ci hanno portato nella zona rossa. Dove eravamo noi quando ci hanno fermati, era a quattro chilometri e mezzo di distanza. Loro ci hanno portato nella zona rossa e poi a Bolzaneto, cioè nell'inferno: torture, torture, senza mai andare al bagno… botte, umiliazioni, spogliarsi nudi davanti ad una ventina di persone… donne e maschi. Ci facevano fare le flessioni con le gambe. Poi finalmente, dopo un giorno e mezzo ci hanno portato in galera, che in confronto era un paradiso perché potevi dormire. Io vi volevo ringraziare perché ho saputo che avete fatto la manifestazione per la nostra liberazione… Grazie!

Francesco

 

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 Testimonianza di Massimo

[trascrizione di un racconto orale]

Anch'io ero con gli altri due ragazzi. Eravamo a Genova, siamo andati a Genova solo per vedere, per avere una visione da vicino di quello che succedeva, niente di più. Neppure per manifestare… Siamo stati torturati, non credevo nemmeno io che potesse esistere una cosa così in un Paese democratico. Non l'avrei proprio mai pensato… Anche me, mi hanno tenuto tante ore fermo con le mani alzate, senza poter andare in bagno, manganellate, pugni, di tutto di più! Speravo di svenire… è stato bruttissimo. Un inferno. La maggior parte di quelli arrestati erano bravi ragazzi, almeno da quello che ho potuto vedere. Avevano una famiglia che li cercava. C'è stato negato anche il diritto di telefonare, di avvisare casa. Non sapevamo se eravamo morti o dispersi. Nienete! Ci hanno negato ogni diritto! Indipendentemente se fossimo colpevoli o meno, e questo non lo potevano certo sapere in un primo momento

Massimo

 

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