2009.02.02



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La progettazione deve riflettere la bioregionalità
     — Nancy Jack Todd, John Todd - Progettare secondo natura

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#2

L'allevamento bovino semi- brado sull'Appennino Lombardo

Cenni Storici sull'Azienda Cooperativa Canedo

La cooperativa Canedo si costituisce nell'estate 1976 per opera di un gruppo di studenti della facoltà di Agraria di Milano. L'idea nasce dall'esperienza fatta durante lo svolgimento di una "tesi interdisciplinare di gruppo" che vede la collaborazione di numerosi istituti della Facoltà , della Provincia di Pavia e che ha come oggetto di studio e sperimentazione la Comunità Montana dell'Oltrepò Pavese. In quel territorio si trovano le prime esperienze di allevamento bovino da carne "en plein air" chiamato comunemente "linea vacca-vitello". Dalla conoscenza diretta di queste esperienze, dalla bellezza dei luoghi e dalla possibilità di poter acquisire terreni in affitto già abbandonati o in via di abbandono nella frazione di Canedo del comune di Romagnese, l'ultimo e più alto comune della val Tidone, deriva la decisione di alcuni studenti di trasferirsi da Milano sul posto e di iniziare l'allevamento, acquistando un primo gruppo di venti manze, incroci di razze francesi. Nel corso degli anni instaurano un rapporto di amicizia e di collaborazione con altri allevatori della Comunità Montana. Nel 1995 dieci di queste aziende si associano e partecipano ad una sperimentazione agro-zootecnica nell'ambito dell'Obbiettivo 5B Lombardia. Il piano prevede interventi di miglioramento delle strutture, della gestione dei reflui zootecnici e della meccanizzazione. Prevede anche una parte sperimentale che ha come obbiettivo il miglioramento della qualità dei foraggi e della produzione zootecnica delle aziende coinvolte alla quale partecipano il Centro di Ricerche e Produzioni Animali di Reggio Emilia e l'Istituto Spallanzani di Milano.

L'evoluzione dell'Azienda dal '76 ad oggi

I terreni

Partendo dalle poche pertiche prese in affitto nel primo anno, l'azienda ha gradualmente aumentato la superficie fino ai 240 ettari circa, dei quali 70 ettari utilizzati a seminativo e 170 a prato pascolo e pascolo. L'altitudine a cui sono situati i terreni varia dai 650 mt.s.l.m. ai 1400 mt dei pascoli del Monte Penice. Il maggiore ostacolo per una corretta gestione della superficie aziendale rimane a tutt'oggi, l'eccessiva frammentarietà delle proprietà che aumenta ad ogni cambio generazionale e che impedisce un completo accorpamento aziendale, di evidente importanza per un allevamento di tipo estensivo.

Le scelte agronomiche

Per questo tipo di allevamento e per questi terreni, lo scopo della rotazione delle culture nei seminativi è la maggior produzione possibile di fieno o di fienosilo, per raggiungere il quale necessitano prati a lunga durata e ad alta produttività con una gradualità di maturazione. Si è deciso, anche a seguito dei risultati della sperimentazione per la semina di prati in rotazione costituiti da un miscuglio di erba medica e dactilis glomerata o di erba medica e phleum pratense sui prati più alti. Per i prati che si prevede vengano anche pascolati negli ultimi tagli e che quindi necessitano di una migliore compattezza del cotico, vengono aggiunti trifoglio, ginestrino e loietto. Il rinnovo dei prati avviene in media ogni cinque-sei anni, intercalati da un anno di sorgo o di avena. Negli ultimi anni, dato l'aumento delle temperature e la diminuzione delle precipitazioni in primavera e in estate, si è privilegiata la semina del sorgo che viene insilato a inizio spigagione in pianta intera con rotoballoni fasciati.

La gestione di pascoli

All'inizio del mese di maggio vengono formate tre piccole mandrie, divise secondo un criterio che considera l'età dei vitelli e lo stato di gravidanza delle madri:

  • la prima mandria con madri gravide e vitelli tra i due e cinque mesi, senza toro,
  • la seconda con vitelli da pochi giorni a due mesi, con madri da ingravidare e un toro
  • la terza di madri che partoriranno al pascolo e un toro. Ognuna di queste mandrie ha un percorso che la porta, per strade diverse, ai tre pascoli alti per poi tornare, in autunno, al centro aziendale seguendo a ritroso la stessa via. Nei mesi autunnali vengono pascolati sia i prati permanenti dell'azienda sia i numerosi prati stabili che i proprietari ci permettono di utilizzare. Il rientro in stalla avviene a scaglioni dalla metà di novembre alla metà di dicembre o alle prime nevicate. L'azienda dispone di tredici turni di pascolo indipendenti tra loro con recinti fissi di pali di castagno o di ferro e fili di ferro zincato, elettrificato da apposite apparecchiature situate nelle abitazioni più vicine, collegate al recinto con fili elettrici coperti. Sei recinti sono situati nelle immediate vicinanze del centro aziendale, nella frazione di Pozzallo, hanno una superficie media di 5 ha, una altezza s.l.m. dai 770 ai 970 mt., sono costituiti da ex seminativi e vengono pascolati dalle tre mandrie, all'uscita in primavera ed al rientro in autunno. Quattro recinti sono posti ad un'altezza intermedia tra i 990 e i 1150 m.s.l. e posizionati a metà percorso tra i recinti bassi e quelli alti. Vengono quindi pascolati due volte, la prima, in andata, da metà giugno a metà luglio e la seconda, al ritorno, tra ottobre e novembre.Sono campi costituiti da ex seminativi o da vecchissimi prati stabili e hanno una superficie media di circa 8 ha. I tre recinti più alti sono pascoli "storici" per il nostro territorio, con un utilizzo secolare, possiedono un cotico tipico dei pascoli appenninici di alta quota, molto fitto, ricco di essenze di qualità e molto resistente al calpestio dei bovini anche in periodo piovoso. Una quarta mandria, formata da femmine dai 7 ai 20 mesi, pascola nelle immediate vicinanze del centro aziendale. La scelta di formare più mandrie è stata operata per le seguenti ragioni:
  • pascoli dislocati su direttrici diverse e di limitata superficie
  • una più facile gestione di piccoli gruppi per la formazione delle mandrie, per gli spostamenti, per il controllo al pascolo e per la possibilità di scalare sia l'uscita primaverile sia il rientro autunnale.
  • Rapporto numerico ideale tra toro e vacche nutrici, e minor competitività tra i capi
  • Migliore turnazione dei pascoli con sfruttamento del cotico meno selettivo e calpestìo limitato, soprattutto nei periodi piovosi

    La razza

La prima mandria, acquistata nel 1976, era composta da una ventina di soggetti chiamati genericamente "incroci francesi da carne" nei quali si potranno notare provenienze da razze quali Charolise-Aubrac-Saler-Limousine. La seconda mandria di circa 25 soggetti era invece composta da limousine iscritte provenienti dalla Francia. Nel corso degli anni gli acquisti di manze hanno ricalcato le scelte iniziali, alternando incroci francesi a limousine pure. Da circa dieci anni si preferisce non acquistare più soggetti all'esterno ad eccezione dei tori da monta, sempre di razza limousine, iscritti al libro genealogico italiano. Si sta quindi realizzando un lento incrocio di sostituzione che , nel corso degli anni, porterà ad ottenere soggetti di razza limousine perfettamente ambientati nel nostro territorio . La conferma della scelta della razza è stata operata per i seguenti motivi:

  • facilità di parto
  • rusticità e ottimo utilizzo dei pascoli
  • peso e dimensione dei soggetti non eccessivi, il che limita i danni al cotico dei prati
  • qualità della carne e resa alla macellazione

    Metodologia di allevamento

L'obiettivo iniziale dell'azienda era la produzione di vitelli svezzati dall'età di sei-sette mesi. La non economicità di questa scelta, dovuta al non riconoscimento, da parte del mercato, della qualità dei soggetti, ha spinto l'azienda a chiudere il ciclo produttivo con l'ingrasso e la commercializzazione diretta della carne.. Dobbiamo quindi distinguere le due fasi principali dell'allevamento:

  • dalla fecondazione delle madri allo svezzamento dei vitelli (linea vacca-vitello)
  • crescita, ingrasso e finissaggio.

    La linea vacca-vitello

Potremmo semplicemente dire che l'allevamento dei bovini praticato dall'azienda cerca di essere il più vicino possibile al tipo di vita che gli animali condurrebbero se liberi nel territorio. Le limitazioni che intervengono sono principalmente:

  • la delimitazione in recinti anche se molto estesi
  • la costituzione di gruppi predefiniti
  • l'alimentazione durante il periodo invernale Per quel che riguarda i primi due punti abbiamo già spiegato che sono dovuti alla dislocazione territoriale dei pascoli , alla frammentazione della proprietà terriera ed alla miglior gestione di mandrie di piccole dimensioni. Il terzo punto, che deriva dalla indisponibilità di foraggio sui pascoli durante il periodo invernale, ci costringe a ricoverare in stalla circa la metà delle vacche nutrici. La natura argillosa dei terreni e il maggior fabbisogno di cibo per i capi in "plain air", dovuto sia ad un aumento della necessità di unità foraggiere sia all'impossibilità di razionamento che si traduce una alimentazione "ad libitum", pone un limite al numero di capi che non entrano in stalla. Per la loro alimentazione utilizziamo dei portaballoni coperti e provvisti di mangiatoie che spostiamo col trattore ogni qual volta la situazione del terreno circostante risulta disagevole per il movimento dei capi e pericolosa per i vitelli. Rimangono al pascolo le vacche partorienti e quelle che hanno vitelli di uno-due mesi. Le nascite dei vitelli avvengono quindi nella totalità dei casi sui pascoli e non sono assistite. I tori sono sempre presenti in mandria e coprono le fattrici fin dal primo calore. Le nascite avvengono durante tutto l'anno, anche se da gennaio a marzo tendono a diradarsi. Il non concentrare i vitelli neonati in spazi ristretti, facendoli nascere all'aperto, li irrobustisce ed evita l'insorgere di malattie neonatali che nei primi anni dell'allevamento sono state la causa di numerosi decessi. Le vacche allatanti con vitelli oltre i due mesi vengono ricoverate in una stalla a cuccette dove sono previsti spazi per l'alimentazione separata dei piccoli.

    Crescita, ingrasso e finissaggio

Ad un età di circa sette-otto mesi i vitelli vengono svezzati. I maschi vengono castrati e divisi in gruppi omogenei di quattro-cinque soggetti, le femmine vengono trasferite in una stalla separata a lettiera permanente che ha un accesso aperto sul pascolo. Una quota del 10% delle manze viene inserita in mandria all'età di venti mesi e va a sostituire le vacche nutrici più anziane. Sia i castrati che le femmine vengono macellati tra i venti e i ventiquattro mesi. Il prossimo obbiettivo dell'azienda è la costruzione di un nuovo ricovero per i castrati che dia loro la possibilità di libero accesso al pascolo.

Gli alimenti

L'alimento quantitativamente più importante è l'erba assunta al pascolo dai capi. I vitelli iniziano a brucare l'erba fin dalle prime settimane di vita. I capi iniziano a cibarsi di erba dai primi ricacci primaverili fino alle prime nevicate invernali. Il fieno, prodotto in azienda, viene destinato a tutti i capi presenti, razionato per i capi in stalla, "ad libitum" per quelli al pascolo invernale. L'insilato d'erba, di sorgo e d'avena, in rotoballoni fasciati, viene utilizzato esclusivamente per le vacche nutrici nel periodo invernale. Dallo svezzamento alla macellazione dei capi all'ingrasso utilizziamo una farina biologica composta da mais, pisello, crusca e orzo.

La scelta biologica e la commercializzazione diretta

L'azienda è certificata come allevamento biologico da I.C.E.A. ed è socia di AIAB (associazione italiana agricoltura biologica ). Nell' autunno 2008 è prevista l'apertura dello spaccio aziendale nel comune di Varzi. Queste due scelte, strettamente legate tra loro, sono dovute alla necessità di vedere finalmente riconosciuta dal mercato la qualità della produzione della Cooperativa. La certificazione è stata il suggello ufficiale a metodologie d'allevamento tese da sempre al rispetto dell'ambiente e degli animali. Il passaggio al biologico è quindi stato naturale e privo di cambiamenti sostanziali nella conduzione aziendale. La rinuncia all'uso di medicinali, stimolatori dell'appetito, additivi alimentari, erbicidi, pesticidi etc. non c'è stata perchè prodotti, o mai utilizzati, o già abbandonati da anni per la loro inutilità, sostituiti da pratiche agronomiche e d'allevamento alternative. Il corretto utilizzo dei reflui, reso possibile da nuove strutture di stoccaggio e da una rinnovata meccanizzazione e l'utilizzo consociato dell'erba medica e di altre leguminose per la semina dei prati ha sostituito la concimazione chimica, migliorando la qualità dei foraggi e arricchendo il cotico dei pascoli. La castrazione dei maschi ne ha rallentato la crescita, ma ci consente di poterli far pascolare senza pericoli, di risparmiare sul consumo di farina, di ottenere un miglior ingrassamento. L'apertura dello spaccio aziendale, situato in Varzi, capoluogo della Comunità Montana, anche al pubblico renderà possibile la vendita diretta della carne anche al dettaglio La sua riuscita commerciale comporterà il progressivo coinvolgimento a questa esperienza delle altre aziende della Associazione che nel frattempo avranno operato le stesse scelte metodologiche di allevamento. La disponibilità di un punto di vendita renderà più facile la diversificazione produttiva e la promozione di altri prodotti tipici della zona dell'Oltrepò Pavese quali vino, miele , salumi ed altri ancora.

I salumi

Dall' estate 2006 è iniziata la collaborazione con una azienda che trasforma la carne bovina. L'azienda Montezemolo, condotta da un amico veterinario e da sua moglie, Gilberto e Giusy, è situata in una zona dell'appennino ligure a 900 m.s.l. favorevole alla naturale stagionatura di bresaole e salumi. In collaborazione con l'università di Torino sono state messe a punto metodologie di trasformazione che escludono ogni conservante non naturale. Le nostre bresaole e i nostri salami sono quindi stagionati col solo utilizzo di sale, di vino e di spezie.

#1

Ordini FiloDiPaglia

Ordine riso

  • Arborio bianco: 1
  • Rosa Marchetti bianco: 1
  • Rosa Marchetti semi-integrale: 1
  • Della Rolle integrale: 1
  • Antico integrale: 1