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Circolo Anarchico Ponte Della Ghisolfa
 

CRONOLOGIA

Milano, 24 marzo 2004
ore 6:30 del mattino. Nelle abitazioni di due compagni e di una compagna si presenta la Digos di Genova accompagnata da quella di Milano. Hanno un mandato di perquisizione, ma mentre rovistano in ogni angolo della casa, dicono ai compagni di prepararsi per essere trasferiti a Genova: hanno anche un mandato di arresto. La motivazione sembra incredibile: si fa genericamente riferimento alla manifestazione del 17.01.2004 a Genova. Appare evidente che sia in atto una forte provocazione da parte delle forze repressive, perché in quella giornata tutto si svolse nella totale normalita'. Contemporaneamente avvengono altre perquisizioni per lo stesso motivo a carico di compagni che vengono pero' lasciati a piede libero. Bottino di queste ricerche sono giubbotti, sciarpe, scarponi e materiali politici liberamente in circolazione. Nelle ore successive si delinea meglio il quadro che ha fatto scattare gli arresti e la sua strumentalita': l'allontanamento dal treno antifascista, che da Milano raggiungeva la manifestazione di Genova, di due neonazisti con tanto di celtiche e altri simboli intolleranti ostentati con orgoglio. L'aggravante a cui si fa appiglio sarebbe la presunta rapina di un giubbotto e di un portafoglio, successivamente ritrovati, e le minacce.

Si innesca immediatamente il meccanismo della solidarieta', che vede una serie di mobilitazioni e appelli per la liberta' dei compagni. Tra i primi comunicati fatti uscire dagli ''Antifascisti Milanesi'' viene sottolineato quanto la pratica antifascista sia parte indissolubile delle lotte per le liberta' e i diritti, rivendicando l'allontanamento di quegli intolleranti da parte di tutto il treno antifascista e prendendo le distanze dalle infamanti accuse circolate frequentemente anche sui giornali. La stessa sera alle 18 circa duecento compagni e compagne si ritrovano davanti alla questura di Milano in via Fatebenefratelli, in un presidio che si muovera' fino in P.za Cavour.

Anche a Genova durante i successivi giorni vengono organizzati sotto Marassi e Ponte X, dei presidi con musica per non fare sentire i compagn* arrestati soli e portare la solidarieta' a tutti i detenuti.

Venerdi' 26 marzo
il gip interroga i compagni incarcerati, confermandone poi gli arresti. La vicenda si delinea sempre piu' inverosimile, perché se da una parte e' ormai chiara la pretestuosita' degli arresti, dall'altra si assiste ad un irrigidimento della magistratura genovese nel detenere i compagni. Le motivazioni addotte fanno riferimento al fatto che questi «pericolosi soggetti» possano ripetere il reato.


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Sabato 27 marzo
durante la mattinata vengono bloccate alcune arterie principali della citta' con barricate date alle fiamme e striscioni in solidarieta' con i compagni in carcere. Nel pomeriggio un presidio in P.za 24 maggio si muove spontaneamente per raggiungere S.Vittore e gridare la propria rabbia contro ogni forma di detenzione.


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Il 2 aprile,
mentre sotto il tribunale di Genova si svolge un presidio con alcuni compagni genovesi e dell'O.R.SO. per portare la loro vicinanza e solidarieta' ai compagni arrestati e per lanciare l'appuntamento del giorno successivo nel capoluogo ligure, si riunisce a Genova il tribunale del riesame che depositera' la propria sentenza solo il lunedi' 5, confermando la detenzione in carcere per Marta e Orlando, concedendo invece a Milo, il piu' giovane dei tre, gli arresti domiciliari.

Sabato 3 aprile
si svolge la manifestazione nazionale che attraversa il centro di Genova arrivando sotto le due carceri di Marassi e Ponte X. Una manifestazione che da piu' parti e' stata ostacolata, dipingendola come sicuro momento di scontri e tensione. In realta', l'unico grave episodio di tensione e' stato provocato dalla polizia in stazione centrale a Milano, che non ha esitato a manganellare i compagni in partenza per Genova, provocando diversi feriti, di cui uno grave ricoverato per diversi giorni in ospedale per trauma cranico. La manifestazione di Genova si e' svolta invece secondo le intenzioni, urlando a gran voce la liberta' per i compagni, ma anche denunciando il restringimento delle liberta' e dei diritti per tutti e rilanciando l'antifascismo militante. Con la consapevolezza che la repressione non deve fermare e non fermera' le lotte.


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Mercoledi' 14 aprile
viene arrestato Federico, fermato da una pattuglia per le strade dell'hinterland milanese e trasferito immediatamente a S.Vittore, con l'accusa di essere stato sul treno antifa diretto a Genova e di aver partecipato all'allontanamento dei nazisti presenti sulla carrozza. Questo determina il fatto che le indagini sulla vicenda non sono chiuse, ma non e' tutto.

Sabato 17 aprile
in mattinata Orlando, recluso a Marassi in Genova, viene trasferito senza chiara ragione ad Alessandria, citta' nella quale vivono i nazisti cacciati dal treno; lo stesso giorno anche Marta viene spostata nel carcere di Vigevano, tanto per infliggerle un'ulteriore violenza psicologica prima di mandarla agli arresti domiciliari due giorni dopo. Anche lei, come Milo, e' sottoposta a restrizioni molto forti della propria liberta'. A due giorni dal presidio indetto dai compagni milanesi sotto il carcere di Alessandria, il 22 Orlando viene nuovamente trasferito, questa volta ad Asti.



Domenica 25 aprile
appuntamento in Piazzale Loreto per raggiungere il corteo istituzionale all'altezza di P.ta Venezia. Piu' di un migliaio di compagni/e ha percorso c.so Buenos Aires, tappezzando i muri con scritte e manifesti con la richiesta di scarcerazione dei compagni. Il nostro spezzone all'altezza di via Senato si e' staccato dalla coda del corteo ufficiale per raggiungere il consolato americano, dove i momenti di tensione non sono mancati.

Sabato 1 maggio
un altro grande appuntamento per la citta' di Milano. La campagna per la liberazione dei 4 antifa ha contaminato tutte le iniziative della giornata. Durante la mattinata un corteo spontaneo di qualche centinaio di militanti attraversa il centro della citta' colpendo diverse agenzie immobiliari, comunicando con musica, speakeraggio e azioni simboliche quanto sia scottante il problema abitativo a Milano. Le scritte che chiedono la liberazione dei quattro riempiono i muri di tutto il tragitto fino al passaggio sotto il carcere di S.Vittore per salutare Federico e tutti i detenuti. Nel pomeriggio, alla partenza della Mayday parade tutti i carri sono caratterizzati da striscioni che rivendicano la liberazione dei 4 compagni.

Domenica 2 maggio
circa una cinquantina di compagni si ritrovano in presidio in piazza Garibaldi a Crema, dove poi partira' un corteo per le vie del centro fino ad arrivare nei pressi della abitazione di Marta.

Martedi 18 maggio
alcuni compagni dell'O.R.SO. occupano la sala del tribunale di Genova mentre si svolgeva il processo relativo ai fatti del G8 2001 per una conferenza stampa, dove viene presentato l'appello per la scarcerazione dei compagn* mentre la Digos cerca di interrompere l'iniziativa senza successo.

Venerdi' 21 maggio
viene rigettata per l'ennesima volta la possibilita' dei domiciliari a Orlando. Chiaramente i rigetti, compreso quello per andare al lavoro di Marta, sono stati giustificati con motivi pretestuosi.

Sabato 22 maggio
viene organizzato da alcuni compagni e compagne un presidio sotto San Vittore, in piazza Aquileia: presidio che nei suoi contenuti vuole sottolineare quanto combattere le strutture carcerarie e i cuoi carcerieri sia fondamentale oltre a portare solidarieta' a Federico e a tutti i detenuti senza alcuna distinzione.

Durante tutto il mese di maggio vengono organizzati numerosi presidi davanti alle carceri di S.Vittore e di Asti, con la partecipazione e la solidarieta' di compagni appartenenti a diverse realta' del nord Italia, per portare la nostra vicinanza a Orlando, Federico e a tutti i detenuti.

Mercoledi' 2 giugno
viene rifiutata nuovamente l'istanza per permettere a Marta e Milo di lavorare.

Domenica 20 giugno
presidio a Crema nei pressi dell'abitazione di Marta.



Sabato 26 giugno
finalmente a Orlando, dopo tre mesi di arresto preventivo, vengono concessi gli arresti domiciari.

Lunedi 28 giugno
a Marta e Milo viene concesso, con le ennesime restrizioni, il permesso di lavorare, potendo uscire solo nel loro comune di residenza, quindi Crema e Lodi, e solo dalle 7.00 alle 21.00. Federico resta tuttora detunuto a San Vittore.


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