Libro bianco

testimonianze dei lucchesi sui fatti di Genova


 Testimonianza di Magia Mannocci

La voglia di manifestare in modo pacifico mi ha sempre caratterizzata, così sono partita il giorno 21.07.01 con i circa trecento lucchesi, invasa da questo spirito per recarmi a Genova e far parte della manifestazione del Genoa Global Forum. La decisione di far parte del corteo dopo il tragico avvenimento del venerdì non è stata condivisa da tutti, mi sono sentita dire "incosciente, testarda, cretina", ma sostenuta dalle persone a me più care, Fabrizio (mio marito) e dalla piccola Sofia (mia figlia). Arrivare a Genova pensavo fosse difficilissimo, ed invece è filato tutto liscio, nessun controllo solo una città distrutta e deserta. Anch'io ero lì, e dopo una lunga attesa abbiamo iniziato a sfilare nel lungo serpentone. Era bellissimo vedere tanta gente proveniente da tutte le parti del mondo riunirsi trovarsi insieme per credere nella possibilità di un mondo diverso con più pace e giustizia. Il sole splendeva sulle nostre teste e i canti accompagnavano il nostro cammino. Ero contenta convinta del fatto che nessuno poteva impedire il nostro "sano" manifestare. Ad un certo punto però i nostri passi si facevano sempre più lenti fino ad arrestarsi, non capivamo il perché. Ma ben presto è stato chiaro. Davanti a noi cortine di fumo nero mischiato a fumo bianco si erano elevato nel cielo e attraverso il passa-parola e poi dalle radioline sono iniziate ad arrivare notizie dei primi scontri con i black-block. Per un attimo la paura ha preso il sopravvento, cosa fare….. urlare con tutta la forza NON VIOLENZA, e mostrare le nostre mani le mani della pace. Questo non è servito a niente. I lacrimogeni avanzavano e in una frazione di secondo un "fuggi fuggi" generale. Schiaicciata tra la gente non volevo mollare le mani date a due mie amiche, ma il fumo mi invadeva, mi soffocava, mi bruciava e forte era il desiderio di trovare rifugio. Intravedo una croce rossa stampata su di un piccolo furgone bianco, dovevo raggiungerlo. Non so in che modo ma mi ci ritrovo sopra. Eravamo in 15 o forse 20 persone stipate, abbracciate sofferenti. Per un attimo ho pensatodi essere salva, ma improvvisamente una scarica di manganellate investono il furgone che comincia a saltare i finestrini esplodono qualcuno rimane ferito. Silenzio, mi sono detta ora muoio. Il portellone viene aperto, la polizia ci intima di scendere. Davanti a me si apre uno scenario di guerra, persone di ogni età sanguinanti che cercano aiuto. Dove andare, ero rimasta sola. Volevo raggiungere gli altri ma non potevo. Così mi aggrego ad una ragazza anche lei rimasta isolata dal gruppo e decidiamo di andare sugli scogli. Attraversiamo abbracciate le forze dell'ordine, mi ricordo un poliziotto in particolare che ci guarda e ci grida "che cazzo siete venute a fare". Per un attimo me lo sono chiesto, sono quasi riusciti a farmi pentire di essere andata, ma in fondo al cuore c'era anche la gioia proveniente dell'essere stati in tanti e di aver risposto alla violenza con la non violenza, l'aver manifestato la voglia di un mondo diverso più giusto ed equo.

Magia Mannocci

 

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