Libro bianco

testimonianze dei lucchesi sui fatti di Genova


 Testimonianza di Simona Rossi

Sono andata a Genova con la paura di chi ha guardato in TV le immagini raccapriccianti del giorno precedente ma ugualmente spinta dal desiderio di non mollare, illusa di avere il diritto di manifestare pacificamente il mio dissenso. L'illusione di questa libertà è durata per poche ore quando, cominciato il corteo, Genova era affollata di gente, colori, immagini, sentimenti. Era bello questo sentirsi parte di un qualcosa di così eterogeneo ma allo stesso tempo unito e determinato ed il vedere tante persone che manifestavano insieme. Dopo due ore, di fronte a noi, a metà del corteo circa, cominciavamo a vedere molto fumo e immediatamente ci siamo arrestati. Non riuscivamo a capire cosa stesse accadendo, ma avevamo la netta sensazione che stava per succedere qualcosa di terribile. Il fumo nero aumentava e anche l'odore dei fumogeni diventava sempre più forte. In lontananza riuscivamo ad intravedere il cordone della polizia che avanzava: la celere era letteralmente in assetto da guerra, ci veniva incontro al ritmo del rumore dei manganelli contro gli scudi di plastica. Abbiamo allora deciso di sederci con le braccia alzate intonando un coro "NO VIOLENZA". A quel punto sono riuscita a rilassarmi, convinta del fatto che la polizia non avrebbe mai attaccato persone inermi sedute con le braccia alzate. Quando però ci siamo resi conto che la loro rabbia e determinazione erano più forti della nostra voglia di pace, abbiamo cominciato con calma ad indietreggiare. Ma anche questo non gli è bastato: ad un tratto abbiamo sentito degli spari e gli altri manifestanti che erano davanti a noi cominciavano a scappare. Allora è cominciato il caos! I fumogeni ci arrivavano addosso da tutte le parti ed il fumo era talmente denso che ci impediva di vedere. Non riuscivo a respirare ed ero schiacciata da altre persone che come noi cercavano disperatamente di mettersi in salvo e di uscire da quell'inferno. Ero terrorizzata e per un attimo ho creduto davvero di morire. Gli occhi e la pelle mi bruciavano.Come disperati siamo riusciti, tra feriti e sangue, ad intravedere in una stradina alla nostra sinistra una via di fuga. Ma anche questa è stata un'illusione. In cima alla salita c'era uno schieramento di forze dell'ordine che, con aria piuttosto minacciosa, attendeva l'arrivo di noi "manifestanti pericolosi". Quando gli occhi hanno cominciato a bruciarmi meno mi si è presentato di fronte uno scenario raccapricciante: era una guerra! C'erano numerosi feriti e persone che urlavano terrorizzate. La celere prendeva a manganellate chi come noi cercava di mettersi in salvo. In quel momento mi sono sentita triste nel rendermi conto di essere una delle tante persone che ancora hanno l'illusione di essere libera in un paese che sempre più si sta dimenticando il vero significato di questa parola.

Simona Rossi

 

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