Libro bianco

testimonianze dei lucchesi sui fatti di Genova


 Quello che ho vissuto a Genova

MERCOLEDI 18 LUGLIO

Assisto al Public Forum di quel giorno per accompagnare Carlos Fazio, il giornalista sudamericano relatore di quella sessione. La città all'arrivo mi appare surreale. Tutto chiuso e sbarrato e polizia ovunque. Nessun controllo da nessuna parte. Qualsiasi cosa e chiunque può entrare a Genova prima dei giorni delle manifestazioni. Sembra essere il clima montato adatto per distruggere le manifestazioni: la calma precedente alla repressione.

SABATO 21 LUGLIO

ORE 6.20: mi viene da ridere quando all'arrivo dei sei pullman del coordinamento lucchese "Un altro mondo è possibile" troviamo polizia e carabinieri a perquisire ragazzi, ragazze, famiglie e bambini in partenza per Genova. A Genova è entrato di tutto e chiunque è libero di distruggere la città con molotov, spranghe e altre armi efficaci e noi veniamo perquisiti! Siamo tanti, nonostante i fatti del giorno prima, decisi a riprenderci il diritto a manifestare. La polizia ci scorterà fino a Genova Nervi.

ORE 13.30: il corteo dei lucchesi del coordinamento viaggia all'interno dell'enorme serpente colorato e festoso, partito da piazza Sturla ben prima delle 13.00, nonostante i fatti del giorno prima e l'assassinio di Carlo Giuliani. Un lungo applauso lo aveva ricordato all'apertura della sessione dell'ultimo e sofferto public forum. Vogliamo rispondere alla violenza delle forze dell'ordine irridendoli, balli e canti ci fanno riappropriare del nostro diritto a manifestare. O almeno così a noi sembra. Non ci immaginiamo di cosa stia succedendo a coloro che erano stati arrestati il giorno prima e portati alla caserma di Bolzaneto o nelle carceri.

ORE 14.30: cominciano ad arrivare notizie degli scontri a piazzale Kennedy. A noi sembra tutto calmo sul lungo mare ma la radiolina che abbiamo racconta di guerriglia fra Black Bloc e forze dell'ordine. Ci fermiamo per una mezz'ora e non capiamo il perché. Il corteo non scorre e le notizie che arrivano dalla testa sono sempre più gravi. Alla nostra destra sul lungo mare c'è una stazione interna dei carabinieri (mi pare) e vediamo gente in borghese e in divisa che comincia a sbeffeggiarci. La risposta è assordante di fischi e offese e la provocazione di chi dovrebbe difenderci è perfettamente compiuta con gli elicotteri che volano bassi sulla testa continuamente. La tensione sale alle stelle. Il corteo si sblocca e ripartiamo. Decidiamo, almeno noi lucchesi, di farci il servizio d'ordine per non fare entrare nessuno di estraneo nel nostro spezzone.

ORE 15.00: Capiamo che non usciremo pacifici e colorati da quel corteo. Infatti gruppi di Black Bloc (o presunti tali) hanno "chirurgicamente" assaltato luoghi vicini a noi. Una concessionaria Rover distrutta e un ristorante in fiamme poco più avanti. Si cominciano a vedere i fumi dei lacrimogeni. Poco prima ci avevano comunicato che la polizia aveva permesso al corteo di deviare per Marassi lungo corso Torino così da evitare gli scontri di Piazzale Kennedy. E infatti la testa del corteo con lo striscione del GSF e i parlamentari ha già raggiunto Marassi senza incidenti. Cerchiamo di capire se sarà possibile anche per noi deviare per Corso Torino ed evitare gli scontri, ma ormai gli scontri ci stanno raggiungendo. Le forze dell'ordine stanno spezzando il corteo fronteggiandolo e lo capiamo dai lacrimogeni che si avvicinano. Non ci spieghiamo perché ma intanto ci siamo seduti e gridiamo "non violenza" ripetutamente quanto inutilmente. Cerchiamo di capire cosa ci attende e capiamo solo che siamo in trappola: davanti la polizia che carica, a destra un muro alto e lungo senza via d'uscita (l'unica via d'uscita era sbarrata da un cordone di polizia 500 metri indietro), a sinistra il mare e dietro migliaia di gente impaurita come noi. Prendo il mio telefono cellulare e, nella vana convinzione di vivere ancora in uno stato democratico e civile, faccio il 113 perché mi sembra incredibile che si possa caricare un corteo così grande per pochi scontri. Voglio semplicemente dire ai signori tutori dell'ordine che ci facciano defluire verso Corso Torino, che all'interno nostro tutto è tranquillo e che di nera c'era solo la paura. Non risponde nessuno, tutto è deciso. Per poco ci rialziamo ma i lacrimogeni si avvicinano sempre di più come l'elicottero sopra la testa. Vorrei essere su quell'elicottero per capire cosa stia succedendo e quale sia la strategia per disperdere il corteo. Decidiamo di sederci di nuovo ma ormai manca poco alla carica. Prima arrivano i tanti lacrimogeni e in un istante ci alziamo e corriamo indietro su noi stessi pigiati come sardine senza a tratti poter toccare i piedi in terra. Non capisco bene cosa ci buttano addosso ma non riesco a vedere bene e mi brucia tutto il corpo. Vedo del liquido che ci arriva addosso in mezzo al fumo. Continuiamo a indietreggiare fra il panico generale e grida d'aiuto. Sparano ancora lacrimogeni (anche dagli elicotteri) e noi ci spingiamo e sbattiamo gli uni con gli altri. Poco prima mi ero fermato per non continuare a spingere e schiacciare la gente dietro e cerco di parlare con un poliziotto per dirgli che lui è lì per difendermi non per attaccarmi o che almeno a scuola mi insegnano così. Ma sono dei robot che corrono verso di noi con maschere e scudi e non si può comunicare. Cerco di scappare dietro di loro (come è logico che ci siano vie di fuga per non pestarci gli uni con gli altri) ma con il manganello mi ributtano indietro. Non ci vedo e non respiro ma vedo tanta gente manganellata intorno a me e scappo indietro. Superando tanta gente le scene sono desolanti. Donne, bambini ed anziani che piangono e gente ferita alla testa e alle braccia. Non riesco a camminare e mi fermo al centro del viale a mare dietro una pianta. Penso che mi lascino almeno vomitare con calma invece altri poliziotti fanno cenno coi manganelli di indietreggiare. Finisco con una mano alzata ciò che devo fare e poi continuo a scappare indietro e le scene si rinnovano. Comincio a chiedermi perché ci hanno caricato e ricordo di aver visto al massimo quattro - cinque del Black Bloc (o presunti tali) che si erano infiltrati alla testa del corteo. Non ne ho visti di più ed ero in mezzo alla carica. Tiravano sassi e altre cose che non vedevo e poi indietreggiavano e la polizia attaccava noi. Alcuni arrivavano dal corteo e si erano tolti gli abiti "pacifici" subito prima, altri dalla testa riuscivano a fare ciò che volevano. Finalmente trovo una via a sinistra (Via Zara) e la prendo mentre la carica dietro sembra essere finita. Intanto in mezzo al viale a mare ci sono tre giovani "Black" che parlano tranquilli e decine di persone (soprattutto donne) intorno che urlano "fuori !, fuori !". Comincio ad urlare anch'io ma non mi avvicino (per ora mi basta!). Tanti urlano "quanto vi ha pagato Berlusconi ?" e non resisto nemmeno a questo grido anche se sto per vomitare di nuovo. Mi giro e vedo un fagotto nero che mi passa accanto alle gambe ad una velocità disarmante. È un giovane Black che fugge ad un "omone" pacifista ma poco pacifico che vuole fermarlo. Una ragazza mi offre del limone. Intorno non vedo nessuno dei 100 con cui marciavo e penso che in quell'indietreggiare frontale alla carica in mezzo al panico e all'inesperienza, sarà un miracolo se nessuno ci ha lasciato le penne. Per fortuna sarà così ma i feriti sono molti. Il corteo è disperso e i signori hanno vinto. Penso come ogni violenza di quel tipo sia funzionale al potere da qualsiasi parte venga. Incontro qualche amico e amica e ci vogliono due ore per tornare a Marassi. La città ormai è tutta scontri ma per fortuna riusciamo a raggiungere i pullman senza incidenti. Ci consigliano in molti lungo la via di non stare tutti insieme in gruppo (saremo adesso una ventina) perché le "forze dell'ordine" non si trattengono a disperdere ogni gruppo numeroso con la violenza. Ogni tanto vediamo delle fiamme o qualsiasi cosa devastata: auto, cassonetti, negozi, cartelli stradali.

ORE 20.30: Arriva l'ultimo gruppo al ritrovo dei pullman a Marassi. Per fortuna non manca nessuno. Gli ultimi due pullman partono alle 21.00 in mezzo ad una città fantasma e devastata. Poche ore dopo ci sarà il blitz alla scuola Diaz, ciliegina sulla torta della repressione.

Giulio Sensi

 

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