Libro bianco

testimonianze dei lucchesi sui fatti di Genova


 Testimonianza di Nicola Lazzarini

L'appuntamento per la partenza era alle 6.30 dallo stadio, ma alle 6.20 tutti i partecipanti sono già pronti. Ci sono state diverse defezioni dopo i tragici fatti accaduti durante le manifestazioni del 20 luglio, molti però si sono aggiunti all'ultimo minuto. Dopo una perquisizione da parte della polizia, partiamo; il clima all'interno del pullman è sereno, quasi scherzoso, forse anche per esorcizzare i timori e le paure che un po' tutti proviamo. La strada scorre veloce, alle 9.30 siamo a Genova; attraversiamo il quartiere di Nervi, sembra che la città sia stata fatta evacuare: tutti i negozi, escluso un fornaio davanti al quale c'è una fila interminabile, sono chiusi, molti protetti da assi di legno. Sembra quasi di essere sul set di un film. I 6 pullman procedono tranquillamente e ci lasciano sul lungomare, tra Piazzale Kennedy e Punta Vagno, dove sono allestiti i tendoni che ospitano il controvertice. Appena scendiamo iniziamo a respirare a pieni polmoni la globalizzazione che vogliamo: ci sono ragazzi e ragazze da tutto il mondo; moltissimi greci, poi turchi, inglesi, francesi, tedeschi…siamo veramente in un "villaggio globale". Ma il tempo stringe, a mezzogiorno noi di Lucca dobbiamo ritrovarci per dirigerci verso Via Caprera, da dove parte il grande corteo internazionale. Sono previste 150.000 persone, ma dopo l'uccisione del giovane manifestante Carlo Giuliani, ricordato con un lutto al braccio (era da più di 20 anni che in Italia non si moriva in piazza) e le violenze del giorno precedente c'è il timore che la partecipazione non sia così massiccia. Invece siamo in 250.000. La manifestazione ha anticipato la partenza; lo striscione di apertura "Voi G8, noi 6.000.000.000" sfila già sul lungomare. Entriamo nel corteo insieme al nostro striscione "Coordinamento Un altro mondo è possibile - Lucca"; siamo davanti ad un simpatico gruppetto colorato, "armato" di tamburelli e di fischietti e vediamo un classico pullman inglese rosso a due piani sul quale ballano gioiosi un ragazzo e una ragazza che tengono in mano un cartello con scritto "Cancella il debito". La manifestazione è colorata: trasuda contenuti, voglia di partecipazione politica, solidarietà, determinazione, empatia. Duecentocinquantamila persone sono lì per dire no al G8, alle sue politiche e alla violenza. Purtroppo intorno alle 15.30 il corteo si blocca; arrivano notizie di scontri tra il famigerato "black bloc" e la Polizia, all'altezza di Piazzale Kennedy. Iniziamo a vedere inquietanti figure nere con bastone e casco tentare di rifugiarsi nel corteo pacifico; siamo preoccupati, ma in tutti i volti si legge la determinazione. La manifestazione pacifica è stata spezzata in due dalle cariche della Polizia; una parte è riuscita a raggiungere Piazza Ferraris, ma l'altra, dove siamo noi, no. Iniziamo ad urlare "non violenza". Vediamo i primi lacrimogeni sparati dai poliziotti avvicinarsi inesorabilmente, poi in pochi minuti l'aria diventa irrespirabile. Lacrimogeni e gas urticanti ci piovono in testa, mi sento come se, in un impeto di masochismo, mi fossi gettato in un campo di ortiche; alcuni svengono, qualcuno piange, ma riusciamo a mantenere la calma. Dopo pochi secondi ecco la carica della Polizia, gridiamo ancora con le mani alzate "non violenza", ma arrivano le prime manganellate. Molti poliziotti caricano tutto ciò che gli capita sotto tiro. Mi arriva una manganellata su un piede…per fortuna non ho portato i sandali! Qualcuno è stato più sfortunato: un ragazzo è stato colpito più volte su un braccio, iniziamo a sentire le sirene delle ambulanze, il martellante rumore di un elicottero che vola su di noi a bassa quota rende l'atmosfera surreale. È chiaro a tutti quelli che erano presenti che le Forze dell'ordine hanno lasciato agire indisturbati una esigua minoranza di teppisti, caricando invece una moltitudine pacifica che non ha potuto così esercitare il diritto di manifestare il proprio pensiero. Perché? Mentre torniamo verso Lucca mi vengono dei dubbi, mi torna in mente la differenza tra democrazia formale e sostanziale, penso che non sia sufficiente esercitare il diritto di voto per dire di essere in uno stato democratico, sento sulla pelle che ci è stato negato un diritto costituzionale. Dubbi che poi vengono drammaticamente confermati quando, tornato a casa, leggo le notizie della sconcertante perquisizione nella sede del Genoa Social Forum e delle torture della polizia sui fermati, colpevoli di essere a Genova.

Nicola Lazzarini

 

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