Libro bianco

testimonianze dei lucchesi sui fatti di Genova


 Genova dai miei occhi

I Siamo in corteo, non procediamo, sono curioso di capire perchè siamo quasi fermi, mi stacco dal nostro gruppo, procedo in avanti, con l'ansietà di capire. Inizio a vedere del fumo in lontananza, continuo, lo stesso, a procedere per vedere con i miei occhi cosa sta avvenendo. Arrivo ben presto in corrispondenza dell'ingresso di Piazzale Kennedy dove eravamo scesi dai pulman la mattina stessa, vedo uno scenario trasformato, disordine e caos regnano ovunque. Da un lato vedo che il corteo procede svoltando a destra prima di avvicinarsi alla piazza, dall'altro un gruppo di circa 500 persone rivolte verso il blocco della polizia. Alla testa di questo blocco s'innalzava una fumacea a tratti bianca o nera. Mi trovavo esattamente alla coda, la tensione era altissima e, dopo pochissimo, sono iniziati i lanci a lungo raggio dei lacrimogeni che, per la prima volta in vita mia ho visto atterrare a pochi metri dai miei piedi. Vedendo che il blocco era fermo e che aumentava il caos sono tornato sui miei passi, alla curva in cui il corteo svoltava. Anche lì aumentava la tensione, capivo che se quel blocco si fosse avvicinato al corteo sarebbe stato il caos, ma penavo, troppo ottimisticamente, che la polizia lo sapesse (e lo sapeva perché gli elicotteri giravano!) e volesse evitare questa situazione. Insieme a pochi altri mi sono comunque messo sulla curva per cercare di far scorrere via il prima possibile il corteo, lì ho trovato anche Fabio Lucchesi che stava facendo la stessa cosa. Dopo un po' decido di tornare con il mio gruppo con l'idea che tanto di lì a poco saremmo passati anche noi. Mi riunisco così agli altri, capisco che loro, non vedendo da lì nemmeno il fumo, sono completamente all'ignaro di quanto stia succedendo ma sono fiducioso anche perché stiamo procedendo. Ma ben presto ci fermiamo di nuovo, addirittura ci sediamo. Mi sento a disagio perché sono combattuto tra il cercare di procedere per vedere cosa adesso stia avvenendo ed il rimanere con gli altri (scelta migliore nel caso dovesse succedere qualcosa); opto per questa seconda ipotesi. In un attimo, un flash nella memoria, ci troviamo a scappare all'indietro, poi il fumo, dovevo chiudere gli occhi che mi pizzicavano quanto mai ma volevo vedermi attorno. Nella folla individuo un'amica che, avvicinatasi come me al muro si era fermata, ci uniamo, dunque, soli in un mare di persone, con alle spalle la polizia che avanza. Ho visto solo una volta la polizia a Genova: quando ci ha attaccato, quando mentre indietreggiavamo mi sono un attimo voltato ed era ad una ventina di metri, ho fatto finta di niente ed ho proseguito, insieme a lei, per andar via da lì. In quel fumo, tra quelle lacrime, davanti a quei poliziotti, con quell'uniforme da guerra, non credevo a me stesso. Come poteva essere? Svoltiamo per uscire da quel maledetto corso e mi sento vuoto, completamente disarmato. Col passare delle ore ci ritroviamo.

Alessio Ciacci

 

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