Libro bianco

testimonianze dei lucchesi sui fatti di Genova


 Testimonianza di Alessandro Berutto

Venerdi 20 luglio, ore 12.00, piazza Carmignano, Genova. Arrivo in questa piazza dopo aver attraversato una Genova irreale sia per la mancanza di gente per le vie sia per l'enorme spiegamento di forze armate fino ai denti sia per il posizionamento di due piani di containers in tutti i punti dai quali si possa vedere il mare (la cui vista resta così preclusa). Alle 12.00 da piazza Carmignano dovrebbe partire un corteo. Arriva Agnoletto e ci informa che purtroppo in una piazza di Genova i Black Block si sono impossessati della piazza, devastandola e cacciando tutti coloro che vi si trovavano. Il corteo parte non appena il gruppo "Attack", che arrivava da un'altra parte della città, si unisce a tutti coloro che erano presenti in piazza. Una banda inizia a suonare le canzoni partigiane e la gente canta. Mi trovo in un tripudio di bandiere rosse, molte delle quali raffigurano la figura di Che Guevara. Scendiamo verso piazza Dante, posta al confine con la zona rossa e delimitata da un altissima cancellata in ferro. Molti scandiscono degli slogans, il più frequente dei quali è "siamo tutti clandestini". Brevemente l'atmosfera si surriscalda. Arrivati giù in piazza qualcuno dei manifestanti inizia ad offendere un poliziotto ; gli urla "scimmia, non sei altro che una scimmia !" ; il poliziotto resta immobile al di là della rete metallica. Le offese iniziano a fioccare con sempre maggiore frequenza. Oltre all'innocente "Genova libera" si sentono molti "bastardi" sempre indirizzati ai poliziotti, che restano immobili. Qualcuno inizia a lanciare oggetti rotondi. Da lontano sembrano bianchi, ovali e di gomma ; non vorrei credere che siano sassi, ma ad oggi non credo potessero essere altro. Io mi sento in forte imbarazzo. Desideravo qualcosa di pacifico e mi sono ritrovato in mezzo a gente che lancia oggetti ed offende. Sono costretto a salutare gli amici con cui ero venuto a Genova. Inizio a vagare da solo per la città. Non so neanche io dove andare. Vorrei andare in piazza Manin, dove dovrebbe esserci il ritrovo del gruppo Lilliput, che dovrebbe essere più pacifico, ma la città è talmente blindata che, per raggiungere piazza Manin, dovrei addirittura salire su una collina per poi ridiscenderne. Incontro una anziana signora americana : mi dice che sta andando a Boccadasse, alla periferia di Genova, dove vi è una tre giorni di digiuno e preghiera in occasione del summit. Sapevo di cosa si trattava, ma non avrei pensato di andare là se non me lo avesse suggerito la anziana signora. Sì, mi dico, è questo il tipo di protesta per cui ero venuto. Inizio ad attraversare Genova, dovrò fare 6 o 7 km. a piedi prima di arrivare là. Passo attraverso piazze devastate, vi sono macchine incendiate, negozi distrutti, bidoni dati alle fiamme, vetri per terra. Giornalisti giapponesi e tedeschi mi chiedono dove si trovi piazza Tommaseo dove hanno saputo che vi sono degli scontri. Rispondo che non lo so, non sono di Genova. Continuo il mio attraversamento della città. Un senso di sconforto mi prende. Ho quasi le lacrime agli occhi. Cosa è questa roba qua ? Cosa c'entra con il reclamare più giustizia per i poveri ? Per un attimo ho il sospetto che tutti i movimenti religiosi che hanno aderito al Genoa Social Forum siano stati ingannati. Si sia parlato di movimento pacifico quando non lo era. Arrivo sul lungomare e lì incontro altre persone che si stanno recando a Boccadasse. C'è un giornalista di "Nigrizia", si chiama Paolo ed è di Padova, ci sono 3 ragazzi aderenti al movimento "Beati i costruttori di Pace"; sono pacifici e desiderano anche loro manifestare pacificamente. Finalmente tiro un sospiro di sollievo. Mi ritrovo con persone che parlano il mio linguaggio. Arriviamo alla Chiesa di Boccadasse. Ci accoglie Suor Patrizia, una suora dolcissima. Mi chiede da dove vengo. Mi sembra di rinascere. Entro nella chiesa dove, al ritmo di ogni ora, si susseguono incontri tra esponenti di varie religioni, momenti di preghiera e canti. La tregua però dura poco. Verso le 17.30, in chiesa, ci danno la notizia della morte di un ragazzo. Mi dico che allora avevo visto e capito bene. La follia umana non ha fine ed in questo caso si è scatenata prendendo a prestito i panni della difesa dei più deboli. In chiesa incontro un prete e 2 persone che conosco e che vivono nella piccola città in cui risiedo. Loro sono venuti solo per un giorno. Mi chiedono se voglio un passaggio per tornare a casa. Ero venuto a Genova per starci due giorni e soprattutto per la grande manifestazione di sabato, ma la delusione e l'amarezza per ciò che ho visto sono troppo forti. Accetto il passaggio. Mentre torniamo in macchina, alla radio ascoltiamo che l'associazione "Pax Christi" invita i propri aderenti a disertare la manifestazione di sabato. Purtroppo, mi trovo a concordare. Sì, dovremo trovare altri modi per sostenere ciò in cui diciamo di credere.

Alessandro

 

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