Libro bianco

testimonianze dei lucchesi sui fatti di Genova


 Frammento di venerdì 20 luglio 2001 - Genova

- "In Veneto, qualsiasi cosa tu faccia, hai comunque a che fare con le tute bianche: niente deve muoversi senza di loro o senza il loro consenso…" - "Hanno, evidentemente, un problema di egemonia…" - "Sì, infatti,… pensa, loro arrivano a boicottare qualsiasi iniziativa tu possa mettere in piedi: un'assemblea, un presidio… tutto deve essere fatto da loro, altrimenti non deve essere fatto" - "Eh, dev'essere piuttosto difficile lavorare in una situazione del genere" - "Sì! noi ultimamente abbiamo organizzato un'assemblea a cui abbiamo chiamato tutti: associazioni, partiti, studenti…" "AMBULANZA! AMBULANZA! ATTENZIONE STA ARRIVANDO UN'AMBULANZA! LASCIATE STRADA!" Pomeriggio inoltrato; 5-6 ore passate nel tentativo di organizzare un corteo per contestare e cercare di violare la zona rossa: strade sbarrate, attacchi continui delle forze dell'ordine, lacrimogeni, manganelli, cellulari a sirene spiegate, tcho-tcho-tcho-tcho-tcho elicotteri sulla testa; fughe e tenute, vetri infranti, barricate, sassate, fuochi: di corsa! calma! cordoni! cordoni! avete 5 minuti per uscire di lì! forza! dal retro… piano, con calma! arrivano! in corteo, in corteo! dopo… ora a piccoli gruppi! ecco, andiamo in testa! teniamo i cordoni! avanti! piano! ci stanno caricando! venite compagni! indietro, indietro! ferma! qui! verso il campeggio! Al campeggio! di qua! no, da questa parte! compagni! compagni! (piazza Paolo da Novi, la scalinata e poi piazzale Kennedy, il lungomare e verso il centro…). Senza tregua, come braccati. Vietato fare un corteo, vietato manifestare: sulla pelle, nei polmoni che bruciano, nelle gambe spossate, negli occhi infiammati, nella voce roca, nel frastuono in testa, nei compagni che non si trovano, nell'"andiamo di là", "passiamo di qua"… nella ferocia e nella brutalità dei fascisti in divisa. "…al campeggio, andiamo verso il campeggio! Di qua! Per questa strada, di là ci sono gli sbirri!" Camminiamo chiacchierando, qualche migliaio, nel saliscendi genovese, direzione Levante; troppo stanchi, ora, per formare un corteo; rassegnati, ormai, a ritornare al campeggio; fiduciosi, quasi, della fine di una giornata spietata; ingenui… e anche coglioni. Passeggiamo, conversando: "…associazioni, partiti, studenti e.." …una sirena si avvicina da una strada alla nostra sinistra: "AMBULANZA! AMBULANZA!", gridano alcuni. Incrocio a T di fronte a noi, sirena sempre più vicina a sinistra, poi il suono che ci avvolge. Neri, di corsa, tanti. Nero di carabiniere. Cellulare (s'inclina nel curvare). Altri carabinieri dietro il cellulare. Ancora un cellulare. Fermi, per un istante: sparano i lacrimogeni. Poi di corsa, in salita, quasi sospinti dai cellulari, che sgommano, sforzano il motore, accelerano. (Che cazzo fanno): scappare! Fuga disordinata, (subito). Ci guardiamo intorno, alcuni, gridiamo "fermi", "calma", "stiamo calmi". Potremmo tenere, non sono molti. Potremmo. Ci fermiamo un attimo, arretriamo lentamente, camminando, per pochi secondi. Lacrimogeni, ancora, tanti, troppi: sibilano, ci sfiorano (uno a destra, un altro sopra, uno tra la selva di gambe), ci colpiscono (alle spalle). Corriamo, in salita. I cellulari aumentano la velocità. Fuga. Caos. Rallentarli: e allora cassonetti, sassi, bottiglie… sempre in fuga. Cerco i compagni della Toscana, ne vedo alcuni, mi avvicino: "dove sono gli altri!?", non sanno: paura (troppo giovani), bisogna correre, gli sbirri continuano ad incalzare. Raggiungo un compagno di Firenze: "proviamo a cercare gli altri"; niente da fare, sempre di corsa, in mezzo ai lacrimogeni: a pochi metri il plotone che guadagna terreno, intorno centinaia di persone che cercano di mettersi in salvo, in due cerchiamo di non perderci, di stare vicini. E' un attimo, ci guardiamo in faccia, "portone" dice lui, "sì", rispondo. A destra vediamo una signora che tenendo aperta la porta di un condominio chiama alcuni ragazzi che scappano e li fa entrare in fretta e furia: è spaventata, vede avvicinarsi gli sbirri ("là", "è troppo tardi, hanno chiuso"; "sono vicini"). Corriamo ancora: "proviamo qua"; c'infiliamo in un vicolo a sinistra (cieco), suoniamo tutti i campanelli di un palazzo. (Aprite!) 10 secondi (minuti), 20 secondi (ore), 30 secondi (siamo fottuti), 40 secondi: "sì, chi è?" "Posta, signora, deve firmare, mi può aprire?" Attimi (infiniti). Bzz-clack. Fatta! (speranza). Voce allarmata, dall'alto delle scale: "chi è, chi è?". "Signora, ci scusi, siamo inseguiti, abbiamo paura, cerchiamo solo un po' di riparo, non deve aver paura, non facciamo niente; solo un attimo, non chiami la polizia". Il resto è comprensione, conforto, solidarietà, parole rassicuranti, acqua da bere, un'ora di conversazione… tra Persone.

Franco

 

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