Libro bianco

testimonianze dei lucchesi sui fatti di Genova


 Finalmente siamo a Venerdì

Siamo in molti in piazza Manin; dopo un po' decidiamo di avviarci lungo la discesa che porta verso lo sbarramento della zona rossa, ma siamo in tanti, in pochi minuti riempiamo la strada e così proponiamo di sederci e fare un sit-in. Ripenso ai giorni del forum, alle problematiche scaturite dagli interventi dei diversi relatori e alla manifestazione di ieri per i diritti dei migranti. Sono contenta, l'atmosfera è distesa: c'è un gruppo di ragazzi che ogni tanto solleva un'enorme bandiera colorata; alcuni amici si sono vestiti con sacchetti della spazzatura per protestare contro questo G8 che tratta i molti come rifiuti, altri hanno colorato un enorme striscione e adesso se lo sono legato in vita e passano tra di noi ballando. E' proprio una bella manifestazione; sono contenta di esserci, di partecipare a questa azione che mi accomuna a tanti altri nella lotta contro il neoliberismo che ha dato all'economia il potere assoluto di decidere l'organizzazione della società con il conseguente degrado della democrazia ed i diritti delle persone calpestati. Siamo riusciti a portare questo in piazza ed è la cosa più importante. Ad un certo punto sentiamo dei tamburelli e dei fischietti, mi alzo in piedi e vedo venirmi incontro una nuvola rosa che ondeggia festosa: sono i Pink. Mi prende voglia di seguirli, ma resto ad osservarli; penso che mi accoderò a loro…..però ad un certo punto vedo risalire Stefano (il responsabile stampa del GSF), parla al cellulare ed è serio, pare non accorgersi di questa festa di genti e colori. Percepisco che qualcosa non va, cerco Fabio, Alberto, ma non li trovo; hanno il cellulare occupato, sono preoccupata. Ecco che ci alziamo tutti in piedi e torniamo lentamente verso la piazza: cambiano i colori, cambiano i fischietti e la nuvola non è più rosa. Con le mani alzate, insieme agli altri, cerco di oppormi all'irruzione dei black-bloc; devo dire che ho anche un po' di paura, perché si sono portati dietro un esercito di poliziotti; non ho tempo di chiedermi perché tutti quei poliziotti armati e pronti alla carica abbiano permesso ai black di salire fino a piazza Manin, come se solo ora si fossero accorti che potrebbe scoppiare un " casino". Non ho tempo per molte riflessioni, perché mi trovo quasi faccia a faccia con uno di loro che tenta di passare, ma con i corpi facciamo muro; lui si sposta, ritorna verso noi, noto che è scocciato, vuole passare a tutti i costi e non è solo! Un gruppo di loro arriva correndo , con i poliziotti " diligentemente " alle spalle, riesce a " spezzare " il nostro cordone e a passare; vedo questa nuvola nera che corre pesantemente vero la zona rossa e la polizia…si ferma e ci carica. Non carica i black block che spariscono in un attimo, ma si accanisce contro di noi che siamo fermi, con le mani alzate, palesemente pacifici. Non faccio in tempo a rendermi conto di niente che Fabiana mi afferra per il braccio; non riesco a distinguere bene le cose, perché ormai la piazza è immersa nel fumo, non sappiamo dove andare: la polizia ci si para davanti, ci rinchiude tra la piazza e la strada che porta alla zona rossa. Ci rifugiamo in una rientranza, ma è peggio che mai, perché ci piovono ai piedi diversi lacrimogeni: non possiamo scappare, siamo intrappolati tra la polizia e il muro: non ci resta che "respirare", finchè è possibile……….. E' un attimo e mi vedo davanti immagini di vacche spinte a forza verso i macelli; anche noi ( siamo circa una quindicina in quel "buco maledetto" ) scalpitiamo come loro: vogliamo vivere. Poi i pensieri fuggono ed è panico; ho paura di svenire ed essere presa dai poliziotti, ormai il fumo mi è entrato dentro: respirare e piangere, ma non si respira più ormai e siamo sempre più accalcati contro il muro. Io la tento, scappo. Dopo le varie cariche, ancora disorientata, aiuto Marina che si è presa una manganellata in testa da un poliziotto: ha bisogno di punti ma la cosa migliore che può fare è nascondere la ferita con un foulard perché è ormai chiaro che farsi portare in ospedale è ancora più rischioso, perché la polizia potrebbe "incriminarla" o addirittura arrestarla (come poi ha fatto con molti in quei drammatici giorni.). Anche con l'amarezza dei giorni successivi mi rendo sempre più conto del significato profondo di quello che è accaduto: siamo riusciti a portare in piazza e sotto gli occhi di tutti la globalizzazione che noi vogliamo, il sentirsi assieme e partecipi del tentativo di costruire un mondo diverso che metta al centro i beni comuni dell'umanità. E' proprio questo che ha fatto sì che contro di noi si scatenasse la violenza più ingiustificata….per provare a farci tacere. Allora è importante che, anche grazie a questo libro, riusciamo ancora a parlare ed a parlarci.

Grazia Simi

 

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