Libro bianco

testimonianze dei lucchesi sui fatti di Genova


 Welcome to Genova

19 Luglio 2001 ore 7:30 am Arrivato a Genova con la mia auto, dopo un breve giro della città, raggiungo senza nessun ostacolo (perquisizioni, posti di blocco, ecc. ecc.) piazzale Kennedy. Decido di tornare indietro e parcheggiare la mia auto davanti lo stadio L.Ferraris ritenendolo un posto sicuro. Appena sceso d'auto decido di riprendere la piazza con la mia telecamera. Casualmente nella panoramica inquadro un autoblindo con alcuni carabinieri vicino. Preparato lo zaino e tutto il necessario per svolgere al meglio la mia attività di video- reporter, decido di incamminarmi verso la Scuola Diaz, in Via Cesare Battisti, dove alcuni amici d'Indymedia mi stavano aspettando. Chiedo informazioni sulla strada per arrivare alla scuola Diaz: i pochi genovesi rimasti in città, sembrano non sapere di preciso dove si trovi Via Cesare Battisti e tutti m'indirizzano verso il lungomare. Arrivato a pochi metri dalla questura di Genova mi accorgo di aver lasciato la telecamera in standby. Cerco allora di spengerla quando improvvisamente una mano mi stringe forte il braccio trascinandomi verso di sé. Gli domando: "Chi sei?Che cosa vuoi?" Risponde dicendo: "Ti ho beccato che riprendevi i nostri mezzi ed ora passerai un sacco di guai!" Velocemente estrae il tesserino dalla sua camicetta hawaiana, dicendomi: "DIGOS!!!" Non ho nemmeno il tempo di leggere come si chiama! Tirandomi ancora per il braccio mi porta davanti l'entrata della questura. Mi trovo davanti ad un tipo obeso, con baffi e occhiali scuri (sembra essere il suo capo) e l'altro magro, basso, anche lui con gli occhiali scuri. Mi dicono che la telecamera è sequestrata, comprese le cassette. Il tipo, che mi ha fermato, continua a ripetere agli altri due: "L' ho beccato mentre cercava di riprendere i nostri mezzi e i gli uomini!" Gli dico: "Ma non è vero!" Non mi ascoltano. Mi ripetono: "Da questo momento la telecamera è sequestrata." Cerco di spiegargli che la telecamera è nuova e non ho ancora finito di pagarla, che la utilizzo per lavoro e che non stavo riprendendo nessun mezzo militare. Il capo prendendomi per la maglietta mi dice: "Da questo momento in poi rimarrai in assoluto silenzio e parlerai solo per rispondere alle nostre domande." Mi chiedono la cassetta ed i documenti. Il tipo che mi ha fermato entra in questura. Probabilmente per, controllare i miei dati! Il capo mi domanda perché sono a Genova, come sono arrivato, chi incontrerò, quale lavoro svolgo attualmente, da dove sono arrivato ecc. ecc. … cerco di rispondere quando improvvisamente il più basso posiziona velocemente il suo manganello sotto i miei genitali dicendomi: "Non ti permettere di tenere le mani in tasca quando parli con noi. Cerca di ricordartelo… ti aiuterà!" Velocemente tolgo le mani di tasca, e rimango in silenzio per alcuni minuti; vorrei reagire ma ho ritenuto che così avrei solo peggiorato la situazione. Ci sono altri militari che passano vicino all'auto, dove mi hanno bloccato. Nessuno di loro s'interessa ma alcuni commentano il mio fermo dicendo: "N'avete beccato ancora un altro!" Non capisco!… e non oso pensare che facessero a gara. Arriva il tipo con la camicia hawaiana, parlottano fra di loro e appena hanno finito, alzo la mano chiedendo di poter parlare. Accordato il permesso, dico: "Posso mostrarvi la cassetta, vedrete che dico la verità". Accettano, anche se il tipo che mi a fermato, commenta: "La sua macchina ha una memoria interna e può salvare le immagini, dobbiamo sequestrarla." Ho rabbia e vorrei sfogarla su di lui, ma non posso! Sento che stanno cercando volutamente di provocarmi, vorrei reagire, vorrei farmi giustizia. Spiego che la mia telecamera non ha inserita la memory-stik e quindi non posso aver memorizzato niente di così segreto. Guardiamo tutti nel piccolo monitor esterno alla telecamera, e vediamo soltanto immagini del back -stage di un film dove ho lavorato fino al giorno prima. Mi dicono: "Ci vuoi fregare!…manda avanti vogliamo vedere la fine!" Arriviamo alla fine dove i tre vedono la mia panoramica davanti lo stadio, si guardano fra di loro e il tipo che mi ha fermato, il più accanito, dice: "La cassetta è sequestrata." Chiedo, stupito: "Perché?" Il tipo: "Perché?! Perché, hai inquadrato un autoblindo dei carabinieri!" A questo punto, cerco, di reagire: "Non potete sequestrarmi la cassetta mi serve, è un ricordo, dovete rilasciarmi un verbale ed in più non conosco nemmeno i vostri nomi!" Il capo si avvicina e con tono minaccioso mi dice: "Forse non hai ancora capito che adesso te ne vai di qua in silenzio senza neanche dire un'altra parola, altrimenti ti sequestriamo non solo le cassette ma anche la telecamera…e ricordati che adesso non andrai via di qui… ma da Genova! Se per caso ti vediamo manifestare ti spacchiamo di botte." Dopo alcune ore sono tornato in questura per cercare di recuperare la mia cassetta. Mi ha accompagnato un amico e avvocato del GenoaSocialForum. Abbiamo parlato con un poliziotto di Genova molto gentile, che ha cercato di fare il possibile per aiutarci. Dopo che gli ho raccontato la mia storia mi ha detto: "Vengono da Roma e si credono poliziotti dell'F.B.I. …pensano di essere in un film Hollywood!" Federico (l'avvocato) mi dice: "Pensa che ad un altro ragazzo d'Indymedia gli hanno fatto baciare la foto del DUCE!" TUTTO QUESTO ACCADEVA PRIMA DEGLI SCONTRI.

Stefano Lorenzi

 

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