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Questo libro, pur giungendo ad alcune tesi conclusive inaccetabili dettate dall'amarezza, narra il ruolo fondamentale svolto dai propri compagni diventati kapo nel lager, dato che Rassinier è un sopravvisuuto al lager nazista. Anche se ovviamente queste tesi sono state ampiamente utilizzate a destra in una prospettiva negazionista, esse sono ben comprensibili a chiunque abbia dovuto vivere a lungo in una situazione di estremo degrado umano, e il libro di Rassinier resta perciò una documentazione preziosa per chiunque voglia realmente capire fin dove può giungere il sistema penale nell'alienazione delle coscienze, ossia nel rendere le vittime complici dei propri carnefici attraverso la "servitù volontaria" che proprio qui trova le sue massime vette. Si tratta di una questione oggi quanto mai attuale, per quanto possa essere sgradevole ai più affrontarla, specie a sinistra, visto che è il paradigma col quale bisogna fare i conti dappertutto e per tutti, non solo nella situazione estrema e rivelatrice del campo di concentramento di solito comodamente narrata a esclusivo carico dei suoi agenti. La memoria di sinistra è piena di autocensure autoedificanti al riguardo, che finiscono purtroppo per non far comprendere più nulla della natura di ogni potere: il quale nasce dal consenso di molti ("servitù volontaria") e non dalla canna dei fucili di pochi. Quest'altra visione della natura del potere è stata finora sostenuta e riccamente argomentata solo da non-violenti, e in parte, in un passato ormai lontano, da settori della sinistra rivoluzionaria liquidati da quella "ufficiale". La retorica resistenziale ufficiale ha negato e combattuto con tutte le sue forze le memorie scomode. Al contrario di Rassinier, noi proponiamo com-prensione e com-passione per le debolezze delle vittime: ma non censura della verità e oblio, le cui conseguenze sono state catastrofiche. La maggior parte della gente che ancora oggi esorcizza Rassinier come "negazionista", ignora persino che egli era un socialista. Sarà difficile capire l'abolizionismo se non ci confronta con una scomoda memoria come questa, "strappandola" a chi l'ha usata da destra.

Paul Rassinier
LA MENZOGNA DI ULISSE

Edizioni di Comunità, Torino 2001

 

INDICE

Prefazione
Nota biobibliografica
Avvertenza

-La menzogna di Ulisse.
Prefazione alla seconda e alla terza edizione.

-Parte prima.
L'esperienza vissuta.
Prologo.
1. Un brulichio di umanità diverse alle porte dell'Inferno.
2. I gironi dell'Inferno.
3. La barca di Caronte.
4. Un porto sicuro anticamera della morte.
5. Naufragio.

-Parte seconda.
L'esperienza degli altri.
1. La letteratura concentrazionaria.
2. I testimoni minori.
Fra’ Birin - L'Abate Jean-Paul Renard - L'Abate Robert Ploton.
Appendice.
La disciplina nel carcere centrale di Rioni (Francia) nel 1939.
Nelle prigioni della «liberazione» - A Poissy.
Tedeschi prigionieri in Francia.
3. Louis Martin-Chauffier.
Tipo di ragionamento - Altro tipo di ragionamento.
Il regime dei campi - Cattivi trattamenti - Un testimone qualificato.
4. Gli psicologi.
David Rousset e “L'Univers concentrationnaire”.
Il postulato della teoria - Il lavoro - La Häftlingsführung.
L'obiettività - Traduttore, traditore.
Appendice.
Dichiarazione sotto giuramento.
Rapporto di un sottotenente ad un tenente.
5. I sociologi.
Eugen Kogon e “L'Enfer organisé”.
Il detenuto Eugen Kogon - li metodo - La Häftlingsführung.
Gli argomenti - Il comportamento della SS - il personale sanitario.
Abnegazione - Cinema, sport - La casa di tolleranza - Spioneria.
Trasporti - Quadro - Apprezzamenti - Statistiche - Nota bene...

Conclusione.

“Un libello contro Rassinier e il revisionismo”.

Note.



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