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Collettivo Autorganizzato di Lettere e Filosofia
assemblee sospese durante il periodo estivo

foto dall'occupazione di Lettere e Filosofia


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Il nostro tempo è qui, e comincia adesso. Comincia nell´era dell´università riformata, del 3+2, del sistema dei crediti, della  frammentazione dei saperi e della dequalificazione didattica. Comincia nell´era in cui una nuova idea di scuola di élite e di selezione di classe attraversa le menti di chi governa e gestisce il sistema-istruzione tanto sul piano nazionale che su quello locale. Comincia dentro una università sempre più funzionale, come momento centrale della società capitalistica, alla riproduzione e alla legittimazione degli assetti sociali esistenti. L´università del 3+2 è pensata innanzitutto come sistema di formazione accessibile a pochi: la logica di una laurea di massa e di una specialistica crea un meccanismo di sbarramento su base di classe che tenta di eliminare la scuola di massa prodotta dalle rivendicazioni e dalle lotte dei movimenti dei decenni scorsi; in secondo luogo, da un lato produce soggetti dotati di competenze e conoscenze nozionistiche e generiche (buone per essere spese dentro un mercato del lavoro flessibile e precario), dall´altro un sapere frammentato, "pillolizzato", incapace di essere rielaborato criticamente e dunque incapace di produrre antagonismo sociale. La funzionalità dell´attuale sistema-università al capitalismo odierno è dunque duplice: nel suo essere "fabbrica" di nuovo lavoro vivo precario e nel suo produrre saperi funzionali alla legittimazione ideologica dell´esistente. Non è l´eccezionalità di un governo autoritario o di un ministro particolarmente conservatore ad aver generato tutto ciò: è la tendenza che, negli ultimi dieci anni, ha guidato governi tanto di  centro-sinistra che di centro-destra in un progetto unitario di  smantellamento della scuola e dell´università pubblica.

Contro tutto ciò il movimento studentesco bolognese, come quello nazionale, si è mosso. Per una università pubblica, accessibile a tutte e tutti, di massa. Per una università non assoggettata alle logiche della riproduzione del capitale, per saperi liberati dalla mercificazione, per un vero sapere critico.

Dentro questo orizzonte di prospettiva, le nostre lotte hanno assunto le pratiche dell´occupazione delle facoltà di lettere e filosofia, di giurisprudenza e di scienze politiche, nate non solo con lo scopo di unirsi alle altre occupazioni nazionali per bloccare l´approvazione del DDL Moratti, ma per praticare, da dentro, forme di opposizione possibili al 3+2: per vivere una socialità di massa, per produrre e far circolare controsapere, per organizzare forme di aggregazione e mobilitazione politica, per costruire un nuovo
movimento studentesco. All´interno di questo quadro la lotta per il diritto allo studio si è declinata concretamente con l´autoriduzione alla mensa universitaria più cara d´Italia (privatizzata dall´Arstud e concessa in appalto alla Concerta S.p.A.), nonchè sul terreno del caro-
affitti, causato non solo dal malgoverno dell´università, che investe i suoi soldi in fondazioni private piuttosto che in studentati, ma anche
dalle politiche dell´assessorato alla casa della giunta cittadina. Sul piano del tessuto sociale cittadino, del resto, la nostra mobilitazione
ha incrociato le lotte sociali portate avanti nella Bologna della repressione e della legalità, nella Bologna dello sceriffo-Cofferati,
che, a chi poneva il problema della casa e del caro-affitto, ha saputo rispondere solo con la militarizzazione, con la polizia e i manganelli,
impedendo che le nostre istanze fossero portate in consiglio comunale. I fatti del 24 ottobre, del resto, si pongono in piena
continuità con quel clima politico e culturale instaurato dal sindaco di questa città, che tenta di ridurre il dibattito politico cittadino
sulla questione ideologica della legalità, che non esita a sgomberare i migranti e farli chiudere nei cpt, che non esita a criminalizzare
qualunque pratica li lotta antagonista.

Dopo la mobilitazione nazionale del 25 ottobre a Roma, ci siamo dati la priorità dell´occupazione di uno spazio all´interno dell´università, l´aula di piazza Scaravilli: uno spazio per riprenderci il nostro tempo, in cui praticare forme di autorganizzazione slegate dalle associazioni studentesche, neutralizzate e ingabbiate dalle istituzioni universitarie nella logica della rappresentanza, in cui produrre e far circolare sapere altro, sapere critico, controsapere. Ancora, abbiamo non soltanto attraversato gli spazi dell´ateneo, ma anche riattraversato il tessuto cittadino nella giornata internazionale per il diritto allo studio con il corteo del 17 novembre; in quel giorno, da parte di quelle stesse istituzioni cittadine che ci avevano impedito l´ingresso in consiglio comunale, ci è stato negato l´ingresso alla sala borsa, luogo centrale nel cuore della città dove la mercificazione dei saperi trova la sua più forte evidenza, con una libreria privata che erode gli spazi pubblici della biblioteca.
 
Del resto, anche la risposta del rettore Calzolari non si è fatta attendere; sulla linea della legalità cofferatiana, con atto gravissimo e senza precedenti negli ultimi anni, Calzolari ha richiesto l´intervento delle forze dell´ordine nell´università; all´alba del 22 novembre digos e polizia hanno fatto irruzione nell´aula occupata di piazza scaravilli, sgomberando e denunciando 23 studenti.
In sintonia e in continuità con quello che il movimento studentesco bolognese ha prodotto in questi mesi, sentiamo il bisogno di riportare all’interno della facoltà di lettere e filosofia pratiche di mobilitazione in grado di scardinare e rimodellare realmente il sistema universitario vigente.
Vogliamo costruire insieme un percorso di autorganizzazione nella facoltà, per attivare concretamente dinamiche di movimento capaci di attaccare da dentro i punti cardine su cui si regge il sistema dei crediti e del 3+2. Si danno nello spazio dell’università riformata possibilità di rottura da attraversare, linee di fuga da percorrere, processi di scardinamento da attivare.

Vogliamo produrre sapere critico: l’organizzazione di seminari autogestiti può e deve essere un elemento di messa in discussione di un sapere sempre più funzionale alla legittimazione dell’esistente. Cicli di incontri dentro i quali permettere la circolazione di conoscenze liberate dalla logica della mercificazione. 
Contro una didattica sempre più dequalificata, organizzata in micro-moduli didattici scadenti, contro la “pillolizzazione” dei saperi, contro la proliferazione di esamini da 5 cfu e la conseguente frantumazione delle conoscenze, proponiamo l’accorpamento dei crediti in esami da 10 cfu per avere una formazione non frantumata al suo interno e passibile di una maggiore rielaborazione critica. 
Contrastiamo processi di negazione del diritto allo studio: l’esempio di scienze della comunicazione, dove è stato introdotto il numero chiuso, è un caso paradigmatico che indica come anche nella nostra facoltà siano stati messi in campo dinamiche di selezione e sbarramento.  
Consideriamo centrale l’autogestione di spazi nella facoltà in cui sedimentare autorganizzazione. L’esperienza dell’aula occupata “Francesco Lorusso” è stato un esempio concreto di riappropriazione di spazi in cui progettare, realizzare e vivere un modello alternativo di università.    
Il nostro tempo è qui, e continua adesso.


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