2007.05.06



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#3

La tessitura della canapa e le stampe tradizionali romagnole

Ecoistituto di Cesena
via Germazzo 189
47023 Cesena (FC)
telefono 0547.323407 fax 0547664301
cell. 335.5342213
e-mail: grta-cin@libero.it
sito web http://www.tecnologieappropriate.it

I martedi' dell'ecoistituto - Anno della Bioregione Romagna

martedì 8 maggio 2007
alle ore 21,00
presso la sala incontri dell'Ecoistituto di Cesena
in via Germazzo 189 a Molino Cento
si terrà un incontro sul tema:

La tessitura della canapa e le stampe tradizionali romagnole

Interverranno:

  • Riccardo Pascucci (stampatore di Stampe Romagnole)
  • Maria Cristina Muccioli (giornalista e autrice del libro Trama e ordito )

Storia della canapa e delle tele stampate romagnole

Il primo accenno all'attività delle stamperie Romagna risale alla fine del Settecento. L'exploit dell'attività artigiana delle stampe romagnole tela si ebbe nei primi decenni dell'Ottocento come testimoniano le numerosissime matrici ancora in possesso delle storiche botteghe presenti nella bassa Romagna. La tela stampata aveva come destinazione non case abbienti, bensì modeste: i motivi impressi sulla canapa che servirà da tovaglia, tenda copriletto rappresentano un surrogato povero di tessuti ricchi, magari ricamati oppure stampati con metodi ben più preziosi. Forse la fortuna questo tipo di artigianato risiede proprio in questo: dopo aver a lungo fornito unicamente coperte per buoi (di solito con l'effigie di S. Antonio Abate) si iniziò, sicuramente su richieste precise della medesima committenza contadina, ad elaborare ornamenti diversi, ma ugualmente poveri (tela grezza, pochi colori, primi fra tutti il ruggine ricavato da ferri vecchi), ad imitazione di prodotti più costosi. Di essi i ceti più popolari potevano così possedere almeno la memoria, l'idea di eleganza, e tentare in questo modo di istituire un rapporto con un mondo di cui molto difficilmente avrebbero potuto entrare a far parte.

Proprio a causa di questa imitazione di oggetti ricchi si sviluppa nelle decorazioni degli stampi una capacità mimetica indubbiamente rilevante: si imita non solo il disegno, ma la natura stessa della fonte d'ispirazione. Disegni tratti ad evidenza da ricami, tappeti, broccati- e poi da repertori di galloni, nastri, bordure, fiocchi. Ricorrente, ad esempio, è il motivo del cardo, che si ritrova ampiamente in tessuti preziosi del Quattrocento, come il mantello in broccato d'oro di Sigismondo Pandolfo Malatesta, cui i decoratori romagnoli avevano forse più agio ad ispirarsi.

Aceto, farina e un pizzico di ferro

Il primo senso che si mette in moto, quando si entra nella bottega dei Pascucci, è l'olfatto: forte, si sente odor d'aceto. Questo, svelerà poi Riccardo (uno dei tre cugini stampatori), è uno dei componenti principali della pasta colorante. La composizione non è più segreta, ma ogni artigiano mantiene una sorta di brevetto sulla formula completa, sulla quantità dell'uno o dell'altro componente. Si parla di stampe a ruggine proprio perché l'ingrediente principale è il ferro dolce, opportunamente ossidato, che viene trattato con puro aceto di vino e acido nitrico per farne precipitare la ruggine; si aggiungono acetato di piombo e solfato di ferro. Il tutto viene legato con farina bianca di frumento che darà consistenza collosa alla pasta colorante. Per i pesi e le modalità di preparazione vale più il colpo d'occhio dell'esperto artigiano di qualsiasi improbabile prontuario scritto. Per gli altri colori preparati dalle stamperie con inedite combinazioni e tagli cromatici ci si avvale di basi minerali già sintetizzate chimicamente. Ma, nonostante i nuovi colori realizzati ultimamente, la stampa a ruggine rimane di gran lunga la più richiesta dalla clientela, non solo a Gambettola.

Gli stampi

La stampa manuale delle tele, secondo la tradizione ed il metodo romagnolo, adotta la tecnica della xilografia (dal greco ksylon: legno).

Ogni stamperia ha il suo patrimonio di stampi-matrici, spesso realizzati all'interno della bottega dallo stesso proprietario. In genere si usa il legno di pero, dolce all'intaglio, con pochi nodi, resistente ai colpi del mazzuolo. Gli stampi sono intagliati con scalpelli e sgorbie: viene asportata una profondità di 5-7 millimetri, quella porzione di legno che non sarà interessata dall'applicazione della pasta colorante per la riproduzione del disegno. Un numero dipinto o intagliato sul dorso dello stampo ne facilita il ritrovamento nei ricolmi scaffali della bottega. Anche se c'è un fondo di disegni comune alle diverse stamperie, dovuto alla circolazione di motivi non coperti da alcuno "copyright", è possibile individuare tratti stilistici più propri di ciascuna bottega.

Il processo di stampa

Una volta preparata la pasta da stampa, le operazioni successive si dipanano con una sequenza ancor oggi rimasta inalterata nei laboratori romagnoli che hanno tramandato di generazione in generazione l'arte di stampare i tessuti. La pasta viene stesa su un tampone mentre la tela da stampare è posta su un bancone opportunamente imbottito. Si intinge lo stampo nel tampone e quindi lo si applica sul telo percuotendolo con un mazzuolo di circa quattro chili. Dopo alcuni colpi il disegno è impresso e si continua nel lavoro di decorazione. Terminata la decorazione il telo viene posto ad essiccare. Quindi si procede al fissaggio con soda caustica, un tempo ottenuta con cenere ed acqua calda (il ranno), che rende queste tinte praticamente inattaccabili.

Tratto dal libro "Trama e ordito" di Maria Cristina Muccioli - Edizioni IL PONTE Rimini

#2

Bimbi? In bici!

Oggi, famiglia al completo, siamo andati a far fare il primo ammassamento ciclonico ad Ada, BimbiInBici . Siamo ruzzolati fuori di casa tardi perchè dovevamo preparare i gnocchi di patata al sugo di asparagi (che a pranzo è venuta la zia)... e poi Ada deve sempre fare la scenetta prima d'uscire per cui o la si veste a forza oppure son mezz'ore su mezz'ore che passano a rincorrersi. Sta' di fatto che siamo arrivati in p.za San Fedele, il luogo di partenza, in ritardo, non c'era più nessuno. Sconsolati abbiam ciclato a vuoto per il centrocittà e qui abbiamo incontrato la fiumana di podisti "nonsodicheiniziativa" (cappellini rosa e sigarette al seguito) un paio di volte sino a che, in fondo a c.so Garibaldi, all'incrocio con via Moscova, abbiam visto in lontanaza una bici con passeggino e palloncino volante incluso, era un equipaggio bimbinbicico che si era "perso" e correva a raggiungere la massa compagna. Noi dietro. In p.le Biancamano ci siamo visti sfilare la massa, mini nell'altezza delle entità cicliche ma non certo nella quantità, dai trecento (la quantità di palloni distribuiti) in su. Oh! E' stato bello :). Veramente un casino di pupaglia. Io m'aspettavo molta meno gente. E poi abbiamo continuato a girare per un pò, che la Cristina, oramai poco avvezza alla pedalata, già c'aveva il sedere dolorante. M'ha fatto quasi tenerezza il "Servizio d'ordine" di ciclobby, con il suo tenero comportamento importato. E' simpatico vedere le ricadute stereotipizzate del nostro cicloattivismo critico. Ho scampanellato molto sino a che non abbiamo raggiunto la meta finale a fianco dell'acquario civico, dentro il parco Sempione. Qui l'Ada s'è messa a piangere. Ora Vuole la Bicicletta, La Vuole! Non le basta più il passeggino, quindi dovrò iniziare a puntare un pochino le bimbici in giro. Tornando verso casa ci siamo imbattuti nella sfilata militare di macchiette guerresche, 'na carnevalata sconvolgente. A me han detto che c'erano ancora in giro dei rimasugli del "Battaglione Lombardo dei volontari ciclisti" (vedi il msg di qualche gg fa di Alex), ma noi non li abbiamo scorti. Tra podisti, ciclisti e guerrieri immaginavo di incontrare, vicino a casa, che ne so', un rts (reclaim the street) di naturisti visto che ieri c'è stato il World Naked Gardening Day ... niente da fare. Abbiam raggiunto la nostra magione e ci siam sbaffati i goduriosi gnocchi.

#1

ProgettoLugo: aggeggi rumoristi

Vista la complessità della vita con tutti i suoi nessi ed influenze, pensavo che potrebbe essere interessante montare un po' di "strumenti" sonori a vento per far giocosamente "danzare" le piante al ritmo della natura.