31 AGOSTO 2005

dal Giornale di Vicenza

Ribaltata la decisione del Tar La Valdastico sud può ripartire
«Nomadi, in via Nicolosi si passi alle demolizioni»
SCHIO.Ex Lanerossi, lavoratori in piazza

Ribaltata la decisione del Tar La Valdastico sud può ripartire
Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di Regione, Provincia e Autostrada

di G. Marco Mancassola

No alla sospensione dei lavori, il cantiere della Valdastico sud può riprendere: il Consiglio di Stato ha ribaltato la decisione del Tar, accogliendo il ricorso di Regione, Provincia e Autostrada. Esulta il governatore veneto Giancarlo Galan: «Grazie a questa sentenza si potranno riaprire i cantieri della Valdastico sud». La prima a dare la notizia è la presidente della Provincia, Manuela Dal Lago, che preferisce non aggiungere commenti a quella che nella sua prospettiva ha tutta l’aria di essere una vittoria, ma che precisa: «Non ho ancora in mano il dispositivo, ma da quello che si è appreso la decisione dovrebbe essere parziale, riguardando il primo lotto. Ma è proprio ciò che ci interessava, perché era quello già appaltato. Nel merito, il Consiglio di Stato si pronuncerà il 14 ottobre. Anche se parziale, l’impressione è che le cose dovrebbero andare bene. Era quello che volevamo». Poco dopo, di passaggio a Vicenza, un’ulteriore conferma arriva dall’assessore regionale alle Politiche del territorio Renzo Marangon, che alla platea di amministratori accorsa a palazzo Trissino dà quella che ritiene una «bella notizia che ci rende ottimisti per il momento in cui i giudici si pronunceranno sul merito». Quasi in contemporanea, da Venezia veniva diffusa una nota della Regione Veneto, che con la Provincia di Vicenza e la società autostradale Brescia-Padova aveva presentato il ricorso accolto ieri dal Consiglio di Stato con l’obiettivo di consentire la ripresa dei lavori inaugurati in febbraio dal ministro alle Infrastrutture Pietro Lunardi. Il 31 maggio scorso il Tar del Veneto aveva invece accolto il ricorso contro l’avvio dell’opera, presentato da privati, dalle associazioni Italia Nostra e Wwf, dal Comitato intercomunale contro la realizzazione dell’autostrada A31 Valdastico Sud e dalla Fondazione inglese “The Landmark Trust”, il cui presidente onorario è il principe Carlo d’Inghilterra. Il ricorso riguardava le procedure di valutazione di impatto ambientale (Via) e di approvazione del nuovo tratto autostradale dal Vicentino al Rodigino, che passerebbe, secondo gli oppositori, vicino a nove ville venete. «La Regione del Veneto - si legge nella nota - ha invece sempre sostenuto che la Valdastico Sud è una delle infrastrutture fondamentali, da e per il Polesine, e che tale tracciato non farà altro che dar vita alla seconda trasformazione del Veneto verso la sua modernizzazione per quanto riguarda lo sviluppo industriale, nel rispetto totale della sicurezza del paesaggio e questo lungo tutta l’asta autostradale. A favore della ripresa dei lavori c’era stata una petizione popolare promossa dall’amministrazione provinciale, da 12 comuni dell’area berica e da varie categorie produttive e sindacali vicentine». In base al progetto, il nuovo tracciato autostradale, della lunghezza complessiva di circa 54 chilometri, inizierà a Piovene Rocchette, là dove è rimasta a suo tempo “incompiuta” la Valdastico e termina con lo svincolo sulla “Transpolesana”, in provincia di Rovigo. All’opera sono interessati i territori di quattro Province (Vicenza, Verona, Padova e Rovigo) e di 23 Comuni. L’apertura al traffico è prevista per la fine del 2010. Il costo preventivato è di 998 milioni di euro. La notizia in breve ha preso a circolare a tutti i livelli istituzionali, e in serata si raccoglievano i primi commenti dei sostenitori dell’opera, fra cui il sottosegretario all’Ambiente e alla tutela del territorio Stefano Stefani: «Sono soddisfatto della decisione del Consiglio di Stato che ha sospeso il provvedimento del Tar Veneto consentendo la riapertura dei cantieri della Valdastico Sud. Ora il Veneto può realizzare una delle opere più importanti e strategiche per la propria mobilità, così importante che è stata inserita tra le priorità del governo Berlusconi». «Già quando ero sottosegretario al ministero delle Attività produttive - prosegue Stefani - mi ero occupato dell'autostrada, impegnandomi per consentire la realizzazione dell'opera. Ora che mi occupo di ambiente ribadisco la compatibilità del progetto anche in considerazione dell'accoglimento favorevole espresso dalla commissione statale sulla Valutazione d'Impatto Ambientale». «Anche l'Unesco - ricorda il sottosegretario - aveva dato il suo benestare, dimostrando che il progetto non va contro le bellezze della nostra terra e salvaguarda le ville palladiane. Istituzioni e cittadini, lo conferma la raccolta firme dei mesi scorsi, hanno voluto fortemente la Valdastico Sud, comprendendo il contributo dell'autostrada allo sviluppo economico e turistico della nostra regione». «La Valdastico Sud deve essere completata. Tutti vogliamo difendere l'ambiente - conclude Stefani -, però dobbiamo anche garantire possibilità di sviluppo per le nostre aziende e mobilità per i nostri cittadini».


«Nomadi, in via Nicolosi si passi alle demolizioni»
Dopo la roulotte, ora c’è un camper: continua il disagio

(g. m. m.) «Con il campo nomadi abusivo di via Nicolosi servono le maniere forti». La richiesta non arriva dai banchi dell’opposizione. A incalzare la Giunta è un consigliere di maggioranza, Francesco Rucco, di Alleanza nazionale, tempestato in questo ultimo scampolo di agosto da segnalazioni e lamentele da parte dei residenti. Nonostante le ordinanze di sgombero, «alcuni gruppi di nomadi sostano ancora irregolarmente disturbando la quiete pubblica». Le sollecitazioni di Rucco sono indirizzate soprattutto al vicesindaco e assessore alla pubblica sicurezza Valerio Sorrentino, che per inciso è segretario cittadino dello stesso partito del consigliere. «Faremo controlli - assicura il vicesindaco - ma una cosa è certa: non abbasseremo la guardia». Prima di proseguire, tuttavia, forse è il caso di fare un passo indietro e tornare all’ultimo provvedimento assunto dal Comune a luglio, quando, incalzato da maggioranza e opposizione, Sorrentino aveva dato disposizioni perché il settore dell’edilizia privata confezionasse un provvedimento su misura per l’area privata in cui dimorava la famiglia Halilovic. L’ordinanza era stata notificata l’11 luglio e di fatto definiva un abuso edilizio la roulotte e tutte le strutture allestite a supporto posizionata nel bel mezzo di un’area urbanisticamente a destinazione agricola. Per questa ragione, al gruppo di zingari veniva intimato di trasferire altrove la roulotte entro un mese dalla notifica dell’ordinanza. Un vero e proprio ultimatum, con scadenza fissata all’11 agosto: se l’ordine non fosse stato eseguito, il Comune si riservava di entrare nell’area e demolire la roulotte e tutti gli annessi e connessi come se fosse stata una costruzione abusiva, né più né meno. E la roulotte, a quanto pare, effettivamente era stata fatta sloggiare. Peccato, però, che al suo posto è ora comparso un camper, come conferma il consigliere Rucco, che racconta: «Nei pressi del campo si trovano le abitazioni di alcuni cittadini che si lamentano per il fatto che, nei terreni di loro proprietà, i nomadi non hanno alcun ritegno e fanno i loro bisogni calandosi gli indumenti anche di fronte a minori e lasciando escrementi. Inoltre, dobbiamo aggiungere anche il disturbo alla quiete recato da persone che ascoltano la musica ad alto volume e fanno schiamazzi a tutte le ore. C’è quindi un forte problema di convivenza, complicato anche da gravi problemi di natura igienica». «A fronte delle continue e numerose lamentele avanzate agli uffici della polizia municipale - prosegue Rucco - gli agenti si sono dichiarati incompetenti nei confronti di questo fenomeno. In realtà, sta salendo la preoccupazione per le crescenti tensioni fra nomadi e cittadini ed è per questo che è ora di passare alle maniere forti. L’ordinanza prevedeva lo sgombero e la demolizione delle opere abusive? Ebbene, le opere abusive che dovevano essere rimosse risultano ancora esistenti. Si passi quindi alla loro distruzione coattiva. Quali iniziative intende intraprendere la Giunta per promuovere e tutelare i propri concittadini a fronte di questa situazione di disagio?». «Ho chiesto una relazione dopo la scadenza dell’ordinanza - replica il vicesindaco Sorrentino -. La roulotte è stata rimossa e il furgone sembra non essere abitato. Ho preso atto con soddisfazione dello sgombero, ora verificheremo che non ci siano ulteriori violazioni. In ogni caso, non abbasseremo la guardia».


I sindaci di Schio e Valdagno incontrano l’assessore provinciale Bertinato: «Dobbiamo capire che margini ci sono per trattare»
Ex Lanerossi, lavoratori in piazza
Oggi manifestazione degli operai davanti alla sede valdagnese

(m.sar.) Oggi viene aperta la procedura per la messa in mobilità di 120 lavoratori degli stabilimenti scledensi della Marzotto e la portineria della sede valdagnese sarà presidiata da una manifestazione indetta dai sindacati e che dovrebbe vedere una massiccia presenza di chi rischia di perdere il posto. Intanto ieri i sindaci di Schio e di Valdagno si sono incontrati con l’assessore provinciale al lavoro Giulio Bertinato e con il presidente della Provincia, Manuela Dal Lago. Lugi Dalla Via e Alberto Neri hanno espresso forte preoccupazione e disagio delle due comunità di fronte alle ipotesi di chiusura dell’ex Lanerossi. «Questo incontro - spiega Bertinato - rientra in quella strategia ricognitoria sulla situazione occupazionale. Incontreremo tutte le componenti sociali della zona ed al termine dell’analisi metteremo a punto la linea di intervento più opportuna. Adesso l’obiettivo principale è capire e individuare i reali margini di trattativa con le proprietà della storica industria tessile-laniera dell’Alto Vicentino». Si è parlato anche della ricollocazione lavorativa del personale messo in mobilità: «È chiaro che noi puntiamo a far sì che le aziende restino qui da noi, magari sviluppando una politica di rilancio - ha concluso l’assessore al lavoro -. Detto questo, però, ci prepariamo anche al peggio per cui attiveremo tutti gli ammortizzatori sociali e ogni azione atta a facilitare il reinserimento occupazionale dei lavoratori eventualmente in esubero». Pesante nel frattempo la presa di posizione dell’ex consigliere regionale Claudio Rizzato per conto della segreteria politica provinciale dei Ds: «Giudichiamo gravissima e offensiva verso i lavoratori la decisione unilaterale di chiusura dello stabilimento della Lanerossi di Schio, con l’intenzione di non far rientrare i 160 lavoratori che ad oggi sono in cassa integrazione - afferma Rizzato -. Risulta infatti che l’azienda non ha mai voluto dichiarare le proprie intenzioni, rifiutandosi di esplicitarle in un piano industriale a lungo richiesto dal sindacato. La Marzotto, invece, presenta al sindacato e ai lavoratori le decisioni già prese e, a suo dire, immodificabili. Nessuna attenzione per le ricadute sociali, produttive e occupazionali che vanno a scaricarsi sul territorio». La segreteria diessina dichiara l’impegno a tutti i livelli «affinchè l’azienda venga costretta a cambiare le proprie scelte e si impegni nella salvaguardia delle produzioni e dell’occupazione, per difendere oggi Schio e domani Valdagno, prioritarie rispetto ad altri utilizzi di aree ed edifici industriali».