Un comitato contro la legge 40
Il sindacato: «Questo provvedimento crea ostacoli intollerabili»
di Silvia Maria Dubois
Se è vero che in estate gran parte della politica va in ferie, è altrettanto vero che le battaglie non possono permettersi il lusso di fermarsi nemmeno in questo periodo dell’anno. In particolar modo quella per abrogare la legge 40/2004 sulla fecondazione assistita. La Cgil, dunque, lancia l’invito: domani la cittadinanza è attesa presso la sede della circoscrizione 7, in via Vaccari, alle 17,30, per far nascere anche a Vicenza un comitato a sostegno dei referendum abrogativi, sull’esempio di gruppi già organizzati ed insediati, come quello di Padova.
Insomma, l’idea è quella di far nascere, anche materialmente, una vera e propria centrale d’azione che si batta per cambiare la legislazione in atto proseguendo nella raccolta firme e nelle azioni di mobilitazione necessarie per coinvolgere l’opinione pubblica, in vista della scadenza massima fissata per il 20 settembre.
«Sia pure con disagi, costi personali e sociali non indifferenti, le tecniche di riproduzione medicalmente assistita permettono di poter realizzare uno dei fondamentali desideri e facoltà umane: quello della paternità e della maternità - spiega la Cgil - questa nuova legge crea ostacoli intollerabili e sottintende un giudizio morale negativo nei confronti di queste pratiche.
Essa viola i più elementari diritti alla salute delle donne, limita la prevenzione delle malattie ereditarie e calpesta la libertà di ricerca scientifica, imponendo un’unica visione morale particolare a una società pluralista e multiculturale come quella italiana».
E mentre molte donne del panorma politico, associativo e sindacale cittadino rafforzano la cordata dell’opposizione, c’è anche chi si muove a nome di tutti in parlamento.
«Io sono presentatrice di due quesiti su cinque - racconta Lalla Trupia, deputata dei Ds - uno è quello che chiede di eliminare le parti peggiori della legge proteggendo la salute della donna e la libertà di ricerca; l’altro, forse il più importante, è quello che chiede di eliminare l’articolo uno, dove si attribuisce stato giuridico all’embrione: una specifica pericolosissima, da cui si potrebbe rischiare di modificare anche la legge 194, quella sull’aborto».
«A tutti noi, comunque, verrebbe voglia di appoggiare il quesito dei radicali, e cioé quello che chiede l’abrogazione totale della legge - prosegue la Trupia - se solo non fosse per i due grossi rischi che comporterebbe questa scelta: la possibilità che la Corte Costituzionale rigetti la proposta o, anche in caso positivo, il vuoto legislativo che si verrebbe a ricreare di nuovo in materia».
Una battaglia tutt’altro che facile, dunque, quella che aspetta le donne impegnate nel difendere la propria libertà di procreazione e di decisioni di coppia contro la legge 40.
« Siamo la vergogna del mondo - conclude la Trupia - questa legge è una contraddizione, è un freno improvviso al progresso della ricerca e all’evoluzione dei diritti dei cittadini. Per bloccare questa oppressione, ora, è necessaria un’alleanza trasversale che coinvolga varie rappresentanze, ma soprattutto l’opinione pubblica. La quale si sta dimostrando ben più lungimirante e sensibile delle istituzioni».