30 LUGLIO 2006

«Più rispetto per chi lavora alla Ederle»
Blitz nell’ex “Domenichelli” Sgomberato l’ostello abusivo

Il caso “Dal Molin”. La segretaria della Cisl attacca il collega della Cgil: «Chi li assumerà se gli Usa se ne dovessero andare?»
«Più rispetto per chi lavora alla Ederle»
Franca Porto si scaglia contro Oscar Mancini «Anche i dipendenti della base sono vicentini»

di G. M. Mancassola

«Non prendiamo in giro i lavoratori della Ederle». Franca Porto, leader vicentina della Cisl, entra a piedi uniti nel dibattito sul progetto per costruire la nuova caserma Usa all’aeroporto “Dal Molin”, attaccando le dichiarazioni rese sulla vicenda dal collega della Cgil Oscar Mancini. «Sul caso “Dal Molin” ho già detto e ribadisco : è un pessimo esempio di come le istituzioni e i politici non si assumono la prima responsabilità che hanno verso i cittadini cioè quella di operare con trasparenza per il bene comune - è la premessa della Porto -. Mi auguro che velocemente tutti i livelli Istituzionali rimedino a questo cominciando con il coinvolgimento dei comitati dei cittadini e affrontando anche le implicazioni occupazionali che la vicenda porta con sé». Il vero nocciolo del problema, tuttavia, è la necessità di riunire i battaglioni che compongono la 173a brigata aviotrasportata, oggi divisi fra Vicenza e Germania. L’operazione messa in cantiere dagli Usa appare un gioco a somma zero: o tutto in Germania, o tutto a Vicenza. «Leggo le dichiarazioni rilasciate dal segretario della Cgil vicentina - analizza la Porto - in particolare Mancini dice che: “non crede che gli americani se ne andranno da Vicenza, ma se dovesse capitare noi faremo di tutto perché sia lo Stato italiano a riassorbire i lavoratori nella pubblica amministrazione o in impieghi di pubblica utilità”. Complimenti. Visto il filo diretto con Prodi, Mancini saprà di sicuro cose che io non so. Ciò che io so è che nelle ultime settimane per i dipendenti delle aziende vicentine in crisi c'è un problema in più visto che il ministero concede la cassa integrazione solo per un anno anziché per due: pare che manchino i soldi. So che nella pubblica amministrazione si parla di prepensionamenti, che molti precari in attesa di assunzione non vengono riconfermati, che a una carenza cronica di personale si risponde con la riduzione delle ferie dei dipendenti e il ricorso al lavoro delle cooperative. Pare che manchino i soldi. Allora, per favore, non prendiamo in giro i lavoratori che già di preoccupazioni ne hanno tante e hanno diritto al rispetto. Anche i vicentini che lavorano alla Ederle». La Porto fa un’analisi schietta del mercato del lavoro attuale: «In tempi come questi il lavoro che non ritrova e che si rischia di perdere, e gli ammortizzatori sociali che mancano sono tra i principali problemi della nostra gente. Quella che lavora nelle aziende piccole o artigiane e che non ha neanche la cassa integrazione. Quella che ha perso il lavoro e a 50 anni nessuno riassume, i ragazzi precari. Domando: li assumerà tutti la pubblica amministrazione? Con quali soldi?». «I problemi - prosegue - vanno affrontati globalmente, la vicenda “Dal Molin” è delicata e complessa, occorre un tavolo che ne valuti tutti i costi e i benefici e che insieme alla comunità decida per il meglio tenendo conto dei problemi di impatto ambientale, urbanistico, della viabilità, della sicurezza e dell’occupazione. Ma sia chiaro: di questa comunità fanno parte anche i vicentini che lavorano alla Ederle. A problemi complicati servono soluzioni di qualità. E per favore, che nessuno alimenti guerre tra “poveri” o dica stupidaggini. Sarebbe vergognoso oltre che imperdonabile». Le dichiarazioni di Mancini hanno alimentato polemiche anche nell’arena politica vicentina, dove si registra una dura presa di posizione da parte della consigliera comunale forzista Ornella Dal Lago: «Mi sembrano parole bizzarre, per usare un aggettivo caro a Mancini, che fa politica e non fa il sindacalista, minimizzando la posizione e il futuro di oltre 700 vicentini impiegati direttamente alla caserma Ederle. Da parte di un sindacalista, mi sarei aspettata maggiori preoccupazioni per questo delicato tema».

Comitati, Ds e Mre contro Hüllweck
Il Comune assicura: «Nessun nulla osta in vista per il cantiere»

(g. m. m.) «Il sindaco si esprima, prenda posizione, abbia rispetto dei cittadini». Il coordinamento dei comitati anti-base Usa fa sentire la propria voce dopo il botta e risposta a distanza fra il premier Romano Prodi e il sindaco Enrico Hüllweck. Lunedì i comitati saranno presenti alla festa delle mura di viale Mazzini per proseguire la raccolta di firme già arrivata a quota 7 mila. «Non possiamo accettare il ricatto “o il Dal Molin o via da Vicenza” - afferma uno dei portavoce, Giancarlo Albera - nessuno di noi ha mai messo in discussione la caserma Ederle». I comitati esprimono preoccupazione per le voci incontrollate che darebbero per imminente il rilascio di autorizzazioni comunali per l’avvio di un cantiere richiesto dagli Usa al “Dal Molin”: «Non c’è nulla di nulla, zero completo. Per far lavorare di domenica gli uffici bisognerebbe avviare una concertazione con i sindacati con mesi di anticipo», smentisce l’assessore all’Edilizia privata Michele Dalla Negra. «Follia allo stato puro. Non c’è alcun provvedimento né alcun cantiere», rincara l’assessore alla Mobilità Claudio Cicero. Non si arresta, nel frattempo, il fuoco incrociato del centrosinistra sul sindaco Hüllweck: «Dunque il sindaco sceglie di non scegliere, dopo peraltro avere taciuto alla città per due anni la questione, aver evitato un dibattito solenne in consiglio comunale, aver espresso un parere sostanzialmente favorevole in sede di Comipa (Comitato misto paritetico regionale). Occorre disinquinare ideologicamente e politicamente la questione e avere consapevolezza che non è in gioco la nostra collaborazione con gli Usa, quanto piuttosto lo sviluppo equilibrato di Vicenza ma anche la sua sicurezza. Occorre finalmente dire che Vicenza rischia di militarizzarsi e di diventare la più grande base statunitense in Europa». Duro attacco anche da parte di Matteo Quero, dei Repubblicani europei, che ribadisce «la propria netta contrarietà a un progetto pensato nei termini attualmente noti. Denunciamo anche come vergognoso e inaccettabile l'atteggiamento del sindaco, che ora si lamenta di non avere informazioni e risposte da Roma: una posizione ai limiti della schizofrenia, visto che su questo tema è lo stesso sindaco a condurre da anni un curioso e indecifrabile balletto, in solitudine o con pochi sodali ma senza coinvolgere né il consiglio comunale né la città».

L’opposizione attacca, ma Zanchetta replica: «Attendiamo i progetti»
Collareda: «Perché la Provincia non ha una posizione ufficiale?»

(g. z.) Che posizione ha la Provincia di Vicenza sul Dal Molin? Nessuna, stando alle dichiarazioni del vicepresidente del consiglio Galdino Zanchetta: «In sede istituzionale la Provincia non ha affrontato l’argomento e attende di verificare nel dettaglio i progetti, quantificando l’impatto della nuova struttura in termini ambientali e infrastrutturali». Parole che tuttavia non placano la raffica di domande-accuse che il consigliere della Margherita Pietro Collareda lancia nei confronti dell’Amministrazione: «Recentemente sulla stampa locale e nazionale - spiega il consigliere - appaiono le prese di posizione di esponenti della coalizione che governa anche la Provincia. Tuttavia l’Amministrazione continua a non palesarsi, alimentando con ciò la confusione tra ruoli di segreterie partitiche, ruoli istituzionali e pareri personali». Nessun problema, invece, per il vice della Dal Lago: «Ogni discussione sul Dal Molin sarebbe ora altamente ipotetica e, per altro, su una materia in cui la competenza decisionale non spetta, come è noto, agli enti locali. Siamo ancora in attesa di progetti più dettagliati e di risposte in merito a problemi da noi segnalati in sede tecnica». Ovvero problemi di ordine viabilistico esposti dal consigliere Roberto Ciambetti al ritorno dal tavolo tecnico tenutosi a Roma al Ministero della Difesa i quali, secondo Collareda, renderebbero ancora più urgente una presa di posizione ufficiale: «Perché non se n’è mai discusso in Giunta provinciale e nemmeno all’ultima conferenza dei capigruppo?».


Alcuni stranieri avevano allestito un dormitorio allacciandosi all’acquedotto
Blitz nell’ex “Domenichelli” Sgomberato l’ostello abusivo

(g. m. m.) Si erano creati un varco per entrare e uscire indisturbati dagli edifici dell’ex Domenichelli, in via Torino, dove avevano dato vita a un ostello abusivo. È scattato ieri mattina dopo le 9 il blitz con cui due pattuglie della polizia locale, guidate dal comandante Cristiano Rosini, hanno posto fine al bivacco e al dormitorio che un gruppo di stranieri e sbandati aveva imbastito nei capannoni abbandonati che si trovano nella zona della stazione delle corriere. L’ex Domenichelli si trova in un triangolo “a rischio” disegnato da viale Milano, via Torino, corso Ss. Felice e Fortunato. L’area è da tempo al centro di lamentele e proteste da parte dei residenti, che hanno a più riprese richiesto l’intervento del Comune per rimediare a un contesto di degrado igienico e civico. Lo stabile che ospitava l’impresa di trasporti è dislocato in un contesto residenziale nell’occhio del ciclone per la difficile convivenza fra vicentini e stranieri, ma anche fra le diverse etnie. Abbandonato da numerosi anni, l’ex insediamento artigianale è periodicamente preso di mira da senza tetto, tossicodipendenti e sbandati, per lo più stranieri, che utilizzano gli spazi in disuso per ricavare dormitori precari, vivendo di espedienti e senza alcun tipo di autorizzazione per l’agibilità dei locali. Era già accaduto in passato, facendo scattare lo sgombero da parte delle forze dell’ordine. E si è ripetuto in queste settimane. La decina di stranieri che alloggiava all’ex Domenichelli aveva iniziato a frequentare gli edifici sfruttando un varco rimasto aperto dallo scorso gennaio - spiega il vicesindaco e assessore alla pubblica sicurezza Valerio Sorrentino - da quando cioè alcuni giovani no global avevano occupato lo stabile per organizzare la loro protesta contro la militarizzazione della città e contro la Gendarmeria europea alla caserma Chinotto. Nei mesi successivi si è creato un via vai di clochard, già avvistati in altre zone del capoluogo, che hanno alla fine preso dimora in quello che Sorrentino definisce un «camping a tutti gli effetti, con tanto di precari allacciamenti all’acqua e all’elettricità, naturalmente mai autorizzati. Gli abusivi sono stati accompagnati all’esterno e dopo l’identificazione sono stati lasciati andare, senza denuncia». Dopo il blitz, alcuni operai hanno sigillato il varco con mattoni e malta. «Dopo le segnalazioni dei residenti - prosegue Sorrentino - abbiamo preso contatto con la proprietà per organizzare lo sgombero, a cui hanno assistito molti cittadini, e la chiusura del varco».