30 GIUGNO 2006

Zona industriale, scoppia il caos sulla “tassa” per i cambi d’uso
E la Dal Lago fa “outing” «Ok gli Usa al Dal Molin»
La “diplomazia” Ds: adesione senza partecipazione
Urbanistica. Un’altra serata calda in municipio per la variante dell’area ovest
Zona industriale, scoppia il caos sulla “tassa” per i cambi d’uso
Incredibile: il Consiglio ha votato sia “no” sia “sì” ai contributi. Ora decide la Regione

di G. M. Mancassola

Caos sulle nuove regole urbanistiche per la zona industriale di Vicenza ovest. Ieri a tarda ora in Consiglio comunale è stata completata la maratona di votazioni e dibattiti iniziata la scorsa settimana per controdedurre le osservazioni presentate da imprenditori, cittadini e associazioni di categoria. Ma per arrivare al traguardo, il Consiglio è passato attraverso due votazioni, una opposta all’altra, che gettano nell’incertezza più assoluta la decisione se applicare o meno la tassa aggiuntiva alle attività che richiedono il cambio di destinazione d’uso. Uno dei perni intorno a cui ruota la maxi variante, infatti, è la regolamentazione della trasformazione degli insediamenti da produttivi tout court ad altre destinazioni d’uso, come la direzionale e la commerciale. Due le condizioni dirimenti: la metratura dei lotti da trasformare e l’applicazione di oneri aggiuntivi per contribuire alla riqualificazione infrastrutturale di tutto il polo ovest. Ebbene, per gli oneri aggiuntivi, il Consiglio è andato in tilt, contraddicendosi e aprendo la strada a un bailamme di interpretazioni. La superficie minima. Per non perdere il filo dei cambi di destinazione d’uso, che ammetterebbero la creazione di uffici o negozi non strettamente collegati all’attività produttiva principale, nella prima stesura della delibera il consiglio comunale si era riservato una forma di controllo, introducendo uno strumento denominato Iup, intervento urbanistico preventivo, che prescrive il passaggio della pratica attraverso il voto del consiglio comunale. In base a quanto proposto dalla Giunta, lo Iup avrebbe dovuto essere necessario per superfici superiori ai 10 mila metri quadrati. Al di sotto, invece, si sarebbe applicato un intervento edilizio senza passaggio in Consiglio, applicando una convenzione standard per tutti. Un emendamento proposto dal diessino Antonio Dalla Pozza e votato a maggioranza, tuttavia, ha abbassato la soglia a 5 mila metri quadrati. La nuova tassa. Nella versione originale della delibera era inoltre prevista l’applicazione di un onere aggiuntivo per chi richiede il cambio di destinazione, pari a 50 euro per metro quadrato. Nella proposta della Giunta, avvallata anche ieri dall’assessore all’Urbanistica Marco Zocca, l’onere veniva confermato, ma sfumato in un “quid” da determinare con precisione quando verrà elaborato il piano generale di riqualificazione infrastrutturale della zona industriale: dalle strade alle rotatorie, dai marciapiedi al verde. L’onere andava interpretato quale contributo dei privati alla riqualificazione del polo. Per bocciare la proposta, contenuta in due diverse controdeduzioni, è stato però presentato un emendamento, con primo firmatario il segretario cittadino di Forza Italia, Gabriele Galla, accompagnato da altri big della Casa delle libertà. “Sarebbe un errore capitale se i costi della riqualificazione, che saranno elevati, dovessero ricadere sulla fiscalità pubblica”, hanno dichiarato Ciro Asproso dei Verdi e il diessino Luigi Poletto. Il centrodestra si è invece diviso sui timori di ricorsi per presunta illegittimità del contributo richiesto e sulla sfumatura ideologica legata all’imposizione di una tassa, come sottolineato dall’aennista Luca Milani: «Introduciamo una tassa a fronte di un servizio che non c’è». Il piano, infatti, arriverà in futuro. A lungo si è dibattuto sulla procedura, ma alla fine l’emendamento è stato ammesso ai voti due volte, perché riferito a due diverse parti della delibera, nonostante il contenuto fosse il medesimo. Al primo voto centrodestra e centrosinistra si sono spaccati (soprattutto Forza Italia e Ds), ma l’esito finale ha accolto la richiesta di abolire la nuova tassa, con la proposta dell’amministrazione bocciata e con il sindaco Hüllweck astenuto, in contrasto con il suo assessore Zocca e con il suo capogruppo Pellizzari. Al secondo giro di votazioni, l’emendamento è stato bocciato. A notte inoltrata, nella confusione imperante, la domanda era: la tassa verrà applicata o meno? Nessuno è riuscito a dare risposte certe. Deciderà la Regione Veneto, ultimo arbitro.

«Colpa del Consiglio»

di Gian Marco Mancassola

La zona industriale è finita nel caos. I parcheggi nelle zone dell’Eretenio e dell’ex macello idem. Dei sette Piruea in pista di lancio, nessuno è decollato. Mentre il centrosinistra brinda ai guai del centrodestra, molti parlano senza mezzi termini di giugno nero per l’amministrazione comunale, marchiato a fuoco dal flop urbanistico. Di chi è la colpa? La miccia alla bomba politica che sta per esplodere nei corridoi che separano le stanze della Giunta da quelle del Consiglio, l’hanno accesa in settimana i membri della commissione Territorio, presieduta dall’aennista Giuseppe Tapparello. In un documento firmato dai principali esponenti di maggioranza e opposizione, la commissione indica alla città le presunte negligenze dell’amministrazione comunale nella trasmissione e gestione dei documenti necessari per l’esame della “Territorio”. Ora su quella miccia, dopo giorni di silenzio, si avventa l’accusato numero uno, l’assessore all’Urbanistica Marco Zocca, che passa al contrattacco, raccontando la sua verità. «Sarebbe opportuno che molti consiglieri si facessero l’esame di coscienza. È bene che ognuno si limiti al proprio ruolo e si assuma le sue responsabilità».
- Assessore, ritiene la mancata discussione dei Piruea una sconfitta?
«Vivo quanto è accaduto come una sconfitta per tutta la città. I benefici che ha perso, infatti, non sono recuperabili nei prossimi dieci anni. Non riesco a comprendere, poi, il ragionamento per cui se si fossero fatti i Piruea, il Pat sarebbe stato svuotato di ogni significato. Credo che bastino i numeri: i Piruea interessavano 180 mila metri quadrati di superficie. Le Rc1, che devono trovare una soluzione, interessano invece 4 milioni di metri quadrati di superficie. Una bella differenza».
- La commissione Territorio si lamenta per l’improvviso trasferimento di una notevole massa di documenti in tempi troppo stretti per essere esaminati. Cos’è accaduto?
«Il fatto che un presidente di commissione arrivi a trincerarsi dietro al fatto che ci siano mancanze da parte degli uffici, è una chiara ammissione di colpa e inefficienza, perché gli uffici sono a servizio dei politici, non sono loro a stabilire i tempi dei lavori. I Piruea sono stati trasmessi il 17 marzo del 2005: bisognerebbe chiedere al presidente perché non sono mai stati trattati, trovando il tempo per discutere soltanto di uno, il Federale, per bocciarlo. Non mi pare ci fosse ignoranza o non conoscenza».
- Però il consiglio è chiamato ad esprimersi sulle controdeduzioni alle osservazioni: questo materiale è stato consegnato soltanto alla fine di maggio. Perché?
«Le controdeduzioni non comportano un grande lavoro di analisi. Se i Piruea fossero stati esaminati prima, questo passaggio sarebbe stato più semplice. Per di più, ho dedicato tutto il mese di aprile a incontri specifici con la maggioranza, ai quali hanno partecipato sempre in pochi. Ma è ancora più buffo notare come le circoscrizioni abbiano tutte espresso pareri, favorevoli o contrari non ha importanza. Perché l’unico che non ce l’ha fatta è stato il Consiglio?».
- Ecco: perché?
«A Verona e Padova c’era un numero molto più alto di piani urbanistici. Alcuni sono stati approvati, altri bocciati, ma tutti discussi. Era questo che chiedevo anch’io: dare una risposta, per correttezza nei confronti dei cittadini e dei promotori. Durante la mia gestione sono stati portati avanti il piano frazioni, una nuova soluzione per il Pp10, gli annessi rustici, le Rsa4, i project dei parcheggi in centro, la zona industriale, il “Granatieri di Sardegna”, Anconetta, Fro Maltauro. Dove c’è la volontà di portare avanti i progetti, ho dimostrato che si lavora per chiudere con successo. E invece nella maggioranza qualcuno non ha il coraggio di esporsi e molte volte di nasconde dietro false motivazioni, o addirittura va a trovare alleanze fuori dal centrodestra per non dare una risposta. Bisogna che ci guardiamo tutti in faccia per decidere cosa fare in vista delle prossime settimane, che saranno altrettanto pesanti. Non vorrei rivivere i problemi della commissione Territorio, più volte saltata per mancanza del numero legale o aiutata dall’opposizione».
- Nel mirino, per caso, c’è la Lega Nord?
«Chi pensa così non si sbaglia. Basta guardare le tante votazioni difformi rispetto a Forza Italia e Alleanza Nazionale. Rispetto il pensiero di tutti, ma non ci sto più quando mi sembra di cogliere l’intendimento di non voler fare avanzare i provvedimenti. Meglio il no piuttosto che restare in sospeso».
- E magari, in quello stesso mirino, c’è anche il presidente della “Territorio” Tapparello?
«Ritengo che certe affermazioni gratuite siano un danno per la maggioranza e per chi lavora per la città. Ognuno rientri nel proprio binario e si riparta con spirito di collaborazione corretta e sincera».
- Che fine faranno i Piruea?
«Decadono, come previsto dalla normativa. Valuteremo che ruolo potranno avere nel Pat, anche alla luce di un’affermazione contenuta nel Ptcp della Provincia, dove leggo: “blocco dell’ulteriore espansione della città diffusa”. Mi domando come si potrà recuperare queste aree dismesse di fronte a un assunto così penalizzante per lo sviluppo della città».


Interrogazione della Margherita in Consiglio: basta silenzi sul progetto
E la Dal Lago fa “outing” «Ok gli Usa al Dal Molin»
«Parere personale». Ma la Provincia è nel comitato governativo

di Alessandro Mognon

A parte la presenza nel consiglio di amministrazione di Aeroporti vicentini, ufficialmente era fuori dai giochi. Fino a pochi giorni fa, perché ora una lettera del ministero della Difesa mette anche la Provincia di Vicenza fra chi ha il diritto di dare il suo parere. E la presidente Manuela Dal Lago il suo parere («Solo personale, non della Giunta») lo ha dato: «Io sono favorevole alla presenza degli Usa al Dal Molin». Fra i dubbi delle minoranze, di Pietro Collareda della Margherita che aveva presentato l’interrogazione e l’indignazione di una rappresentante dei Comitati cittadini che non vogliono gli americani in via S. Antonino. Per la decisione finale di giunta e consiglio comunale, comunque, servirà tempo. Anche perché ieri mattina dalla Regione, ha spiegato la Dal Lago, è arrivato il cd con l’intero progetto degli americani per l’aeroporto: «Lo esaminiamo poi presenteremo una relazione a tutto il consiglio». Collareda chiedeva lumi sulla questione del mega-progetto di una caserma Ederle bis al posto dell’aeroporto civile, con tutti i problemi per i residenti della zona, e non solo, che comporterebbe una simile struttura. Il tutto avvenuto nonostante «la assoluta mancanza di notizie da parte di chi conosceva i fatti e non ritenuto di informare la comunità» e «visto che il silenzio del nostro ente sulla questione non chiarisce che linea stia seguendo», ecco che tocca alla Dal Lago dare spiegazioni. Almeno per capire in che direzione voglia andare Palazzo Nievo. «Ufficialmente siamo coinvolti solo da pochi giorni. Ma già un anno e mezzo fa , con grande onestà, gli americani mi avevano informato della loro idea. Anzi, ho poi detto io a loro di parlare con la società Aeroporti vicentini. Quanto al progetto l’ho visto anch’io sul giornale qualche settimana fa. Anche se a dire il vero - dice con un mezzo sorriso - ne sapevo di più come consigliere comunale...». In realtà la Dal Lago aveva partecipato ad una riunione a Roma nell’ambasciata Usa. In via, chissà perché, ufficiosa. La questione della competenza provinciale in materia si risolve alla fine con la convocazione del ministero della Difesa, che per il 6 luglio ha organizzato l’incontro del Comitato misto paritetico con Enac, Enav, comando Usa, Comune, Provincia e ministero della Difesa. «A Roma manderò il capo dipartimento dell’Urbanistica e il consigliere comunale Roberto Ciambetti. Perché Ciambetti? Perché dal ’96 al 2005 era membro del comitato misto paritetico per le servitù militari e quindi conosce la materia». Poi il parere finale, «strettamente personale»: «Sono favorevole al progetto Usa - dice Manuela Dal Lago -. Penso alle ricadute positive per il territorio: non arrivano armi nucleari ma truppe, oltre a 500 milioni di euro e possibilità di lavoro. Ricordiamo che alla Ederle sono occupati 700 vicentini». Diritto di replica di Collareda che ironizza: «Sono lieto che non ci siano pareri ufficiali della Provincia, a parte il suo che non ha valore. E sono anche contento di sapere che tempo fa è stata a Roma, ho visto le sue foto all’ambasciata degli Stati Uniti. Io invece ho scritto ad Arcore, visto che è a casa di Berlusconi che ci sono tutti i documenti sul progetto Dal Molin». «Però - continua il consigliere della Margherita - i cittadini hanno il diritto di essere informati. E comunque, cara presidente, i militari americani non vengono qui per dare lavoro ai vicentini, e consumano solo roba loro. Piuttosto sarebbe meglio se vi parlaste di più lei e il sindaco Hüllweck...».


Il 3 luglio corteo in piazza Castello dei Comitati cittadini contro la base Usa, il 5 all’aeroporto tocca all’Osservatorio contro le servitù militari
La “diplomazia” Ds: adesione senza partecipazione
La segreteria provinciale: «Giuste le manifestazioni ma non vogliamo strumentalizzare la protesta»

(al. mo.) Solidarietà sì, adesione come partito no. E alle manifestazioni contro gli americani al Dal Molin del 3 (promossa dal Coordinamento comitati di quartiere) e del 5 luglio (organizzata dall’Osservatorio contro le servitù militari) parteciperanno caso mai solo a titolo personale. È la decisione, un po’ a sorpresa, presa dai Ds vicentini. «Per evitare - spiega la segretaria provinciale Daniela Sbrollini - di strumentalizzare la protesta». Insomma i componenti della segreteria provinciale hanno deciso: niente bandiere Ds a cortei o davanti ai portoni dell’aeroporto. «Di sicuro non parteciperemo alla manifestazione del 5 luglio. Ma soprattutto non vogliamo strumentalizzare quella dei comitati di quartiere, i partiti è meglio che restino fuori. Poi è chiaro che singolarmente ognuno può andare e partecipare dove vuole, e comunque diamo piena adesione alle motivazioni dei comitati». Manifestazione a cui ha aderito invece la Cgil. Una scelta molto politica, quella dei Ds vicentini. Legata inevitabilmente al fatto che ora c’è il centrosinistra al governo. Così per i Democratici di sinistra meglio lasciare la protesta “da strada” a disobbedienti, centri sociali e no-global e fare invece da tramite con chi decide a Roma. «Siamo in collegamento costante con il governo tramite i vari rappresentanti del centrosinistra - continua Daniela Sbrollini - come Laura Fincato, Lalla Trupia e Mauro Fabris. E siamo d’accordo con la Margherita di aspettare solo notizie certe, prima di agire». Comunque il giudizio dei Ds su quello che è successo intorno al progetto Usa sul Dal Molin resta di condanna: «Il metodo seguito dal sindaco è sbagliato, doveva informare i cittadini. Ho visto il malloppo depositato in Regione, si vede che è un progetto preparato da tempo. Hüllweck è un irresponsabile». Certo la presenza al governo obbliga i Ds vicentini ad una evidente prudenza. Anche per questo la segretaria provinciale ci tiene a precisare che «non c’è da parte nostra un atteggiamento ideologico antiamericano: siamo contro la politica di Bush ma non contro gli Stati Uniti». Così per “motivi diplomatici” si tengono distanti dalle manifestazioni più schiettamente anti-Usa. Ma sui dubbi della città e dei residenti nelle zone interessate dall’aeroporto, si dicono pronti a farsi sentire: «I problemi - dice sempre Daniela Sbrollini - con un insediamento di quel tipo, sono tanti: la viabilità, la sicurezza. Penso solo a come si collegheranno da Sant’Antonino con la Ederle: cosa succederà?». È una veste un po’ più scomoda, quella del partito “governativo”. Certo più difficile dell’opposizione dura e pura: «Per noi la battaglia adesso deve svolgersi in sede istituzionale, anche se appoggiamo la protesta dei cittadini». In fondo dipende tutto da cosa decideranno a Roma: un sì del governo agli americani al Dal Molin potrebbe essere difficile da spiegare, qui a Vicenza.