Il giornale di An? Fallito e stoppato
Abalti: «Non c’era qualità, solo attacchi banali»
di Silvia Maria Dubois
«L’avventura editoriale più breve del mondo». Così l’assessore all’istruzione Arrigo Abalti ha definito (e stroncato) il settimanale “La cronaca di Vicenza e provincia” promosso da Alleanza Nazionale. Dopo essere uscito per un mesetto scarso e aver seminato zizzania fra gli stessi amministratori spiazzati dai contenuti (praticamente quasi tutti contro la stessa maggioranza), il giornale è stato stoppato alla sua terza pubblicazione e nessuno ora vuol più sentirne parlare.
Come Arrigo Abalti che, raccontando dettagliatamente i fatti, non ha esitato ad agire per chiudere un’esperienza deludente che non è stata all’altezza delle aspettative. Abalti, in tutta la faccenda, ha avuto il ruolo di “ponte” fra gli editori di Verona e i finanziatori privati vicentini che ora, come dire, hanno “chiuso i rubinetti” agli entusiasmi redazionali del progetto.
«Quando mi hanno proposto la cosa, sono stato ben contento di sapere che in città potesse nascere un nuovo giornale che andasse ad arricchire il pluralismo della stampa locale - precisa Abalti -, io sono stato coinvolto nel progetto da alcuni conoscenti per facilitare la rete di relazioni locali e perchè, comunque, avevo contatti con la cordata dei finanziatori vicentini. Cosa che ho fatto volentieri, non sapendo, ovviamente, i contenuti che questa testata avrebbe affrontato».
Già, quali sono gli argomenti che tanto hanno scatenato le ire dell’Amministrazione e, in primis, del sindaco Hüllweck che - come ormai tutti sanno - ha abbandonato la festa inaugurale furibondo, dopo aver dato una letta veloce alla prima edizione? Bene, in quel numero l’articolo di fondo prendeva per i fondelli il Comune, ironizzando eccessivamente sul ruolo del portavoce, il secondo articolo era sulla riduzione degli stipendi annunciata dallo stesso sindaco, il terzo articolo si traduceva in un attacco all’urbanistica, mentre gli altri intervistavano grandi leader sindacali e politici della sinistra.
«Praticamente il tutto si traduceva in una serie di attacchi alla maggioranza - racconta Abalti -: di quelli, fra l’altro, senza alcuna acutezza o novità giornalistica, visto che gli argomenti erano già stranoti a tutti. Allora ho parlato chiaro con gli editori di Verona e ho aspettato di vedere il numero successivo». Già, ma il secondo numero è stato giudicato peggiore del primo e, a quel punto, Vicenza, capitanata da Abalti, ha fermato qualsiasi tipo di sostegno materiale.
«Aveva ragione il sindaco a diffidare, e noi tutti abbiamo sbagliato a non pretendere un numero zero del settimanale - puntualizza l’assessore all’istruzione che, nel giorno dell’inaugurazione, è stato spiazzato quanto il primo cittadino -; sia ben chiaro che nessuno voleva un giornale di partito, anzi, ben vengano le provocazioni intelligenti che stimolano il dibattito. Ma certo non è il caso di questo giornale. Qui non c’era proprio qualità. E poi, scusa, prima chiedi aiuto per far sbarcare l’iniziativa nella provincia berica, e poi sputi in faccia continuamente a chi ti ha sostenuto? Ma che razza di comportamento è questo?».
Insomma, gli interrogativi sull’avventura editoriale più breve del mondo sono tanti (perché, poi, devono essere dei giornalisti di Verona - e soprattutto da Verona - ad occuparsi dell’attualità vicentina?). «La sensazione è che qui si è avuta la fretta di partire a tutti i costi e non si è pensato, invece, a partire bene - conclude Abalti -, e tutta questa fretta, non supportata dalla qualità necessaria, ha di fatto punito chi voleva fare il giornale».
«Contro i vecchi e nuovi fascismi»
Anche Rifondazione a Margherita vogliono impedire la “parata”
(p. r.) Anche Fausto Bertinotti in prima linea per bloccare la manifestazione dei reduci della Repubblica sociale italiana e dei movimenti di estrema destra prevista per il 10 luglio, in occasione dell’anniversario dell’eccidio di Schio. Il segretario nazionale di Rifondazione comunista, infatti, ha firmato assieme all’intera segreteria nazionale del partito l’appello rivolto al prefetto per vietare la manifestazione.
A dire la loro con l’appello “Contro il fascismo, contro il razzismo, a Schio, per la democrazia”, sono poi numerosi esponenti del mondo politico, culturale e dell’informazione nazionale. «Riteniamo dissennato sottovalutare il rischio rappresentato dall’estrema destra che recluta seguaci nelle periferie degradate, tra i giovani privi di orientamento e di prospettive. Non abbiamo dimenticato la violenza fascista e sappiamo che ciò che è accaduto potrebbe ripetersi. Per questo auspichiamo che il 10 luglio quanti hanno a cuore la libertà e la democrazia di questo Paese scendano numerosi in piazza a Schio», si legge nel documento, cui fanno seguito, tra le altre, le firme di Alberto Asor Rosa, Giorgio Bocca, Rosario Bentivegna, Luciana Castellina, Giulietto Chiesa, Pietro Ingrao, Lucio Magri, Gianni Rinaldini, Cesare Salvi.
«Per la contromanifestazione che si svolgerà domenica in piazza Rossi stiamo cercando di far arrivare a Schio anche Giovanni Pesce, medaglia d’oro della resistenza - afferma Gianmarco Anzolin, segretario scledense di Rc -, mentre interverrà sicuramente Claudio Grassi, della direzione nazionale del partito. Tutto questo per dire «no» ai vecchi e nuovi fascisti ed anche per presidiare la città ed evitare che i fascisti scorazzino liberamente per Schio. Quest’anno la contromanifestazione non avrà carattere locale: è prevista, infatti, la partecipazione di compagni provenienti da tutto il nord e centro Italia, mentre circa duecento sono i rappresentanti di associazioni e i gruppi di tutta Italia, tra cui la madre di carlo Giuliani, che hanno già aderito all’appello per la manifestazione».
In attesa di conoscere l’orientamento dei responsabili per l’ordine pubblico, anche il circolo scledense della Margherita ribadisce il no deciso del centrosinistra: «Vogliamo ancora una volta sottolineare - afferma il coordinatore del circolo Ugo Retis - che non siamo contro il principio di libertà nel manifestare, ma quello che accade a Schio è un’altra cosa. In palese violazione delle leggi del nostro Stato da tre anni si effettua un corteo che non è nemmeno più di soli nostalgici, ma che raggruppa naziskin e nuovi estremisti. La Margherita userà ogni mezzo di pressione in suo possesso per cercare di impedire questa parata: oltre alle firme dei cittadini di Schio sono state raccolte anche le adesioni di tutti i parlamentari veneti del partito».
Torna “Montecio Rock”, festival alternativo
«Abbiamo un vero ruolo sociale, sbaglia chi ci considera solo dei contestatori»
(e. mar.) Stessi simboli, stessi messaggi, stesso entusiasmo. Montecio Rock ritorna con l’ottava edizione stasera per chiudersi sabato in via Ca’ del Guà, area accanto all’argine di un fiume in cui 40 anni fa i montecchiani facevano il bagno.
Tre giorni di musica, installazioni, mostre, tutto messo in piedi dalle nuove generazioni, figlie di un gruppo che si inventò il festival alla fine degli anni ’70. «Venimmo cacciati da Montecchio - spiega Paolo Zanni, memoria storica tra gli organizzatori - per poi trasferirci ad Este, qualche edizione e poi tutto ricominciò nel ’98».
Oggi è un’altra musica, ma quelli di Montecio Rock rivendicano un’identità troppo spesso snobbata dal Comune: «Organizziamo la manifestazione giovanile di massa più importante del paese - spiega Alex Marenghi - con noi collaborano decine di ragazzi, sono loro stessi il motore del festival. Ci siamo sempre caratterizzati come gruppo contro ogni tipo di droghe, svolgiamo un ruolo sociale dentro e fuori il festival, sbaglia chi ci considera solo dei contestatori».
«Il risultato invece - rincara Zanni - è che alla richiesta di un contributo, l’amministrazione ci ha proposto una cifra che raccoglieremmo con una colletta. Il problema è che si pensa di fare cultura organizzando grandi eventi, spendendo decine di migliaia di euro e non ci si accorge che con molto meno si accontentano tantissimi ragazzi. Ho l’impressione - continua Zanni - che la cultura vada a braccetto con il consenso, ma non è questa la strada per far crescere un paese».
Ma Montecio Rock non è solo un evento estivo. Da due anni è attivo il circolo Arci “Cantieri” ad Alte Ceccato, un locale molto poco di provincia, quasi un club di stampo newyorchese dove si suona e si organizzano eventi. «Uno spazio per i giovani che senza tanti problemi entrano a soddisfare le loro necessità, le loro passioni - racconta Marenghi - . Lo stesso stile che avremo in questo Montecio Rock».
Musica con molti gruppi della scena alternativa, mostre sul Chapas e i nativi d’America, ma anche spazio per i bambini con i Dottor Clown. Da non perdere poi le grandi sculture di acciaio e ferro, rifiuti industriali che danno vita a mostri detti “Mutoids”.