An intitola la via ideale al giovane vittima dell’odio politico
di Silvia Maria Dubois
«Sergio, per adesso ti intitoliamo una via ideale, ma continuiamo a batterci per quella reale». Arrivando da piazza dei Signori, dirigetevi verso la Loggia, girate a destra dopo il Gran Caffè Garibaldi: ecco, siete arrivati in via Ramelli. Già, proprio quella stradina di ciottolato che affianca il Comune e che fino a ieri si chiamava contrà Cavour, ora ha cambiato nome. Almeno simbolicamente.
Sì, perché con una "finta" celebrazione, è stata inaugurata ieri, dai ragazzi di Azione Giovani e dai big di Alleanza Nazionale, la strada dedicata al camerata ucciso a sprangate nel 1975: Sergio militava nel Fronte della Gioventù, da tempo era stato preso di punta da estremisti di sinistra che lo tormentavano con ogni genere di intimidazione, fino al punto di fargli cambiare liceo.
Un tema sulle Brigate Rosse, poi, sembra avergli firmato la peggiore delle condanne, eseguita, in seguito ad un agguato, da alcuni studenti di medicina. Dopo il coma, la morte. Ma lì, il tormento sembra non finire: manca ancora la strumentalizzazione della stampa e la germinazione della rivalsa politica, approdata fino ai giorni nostri su portali come Indymedia.
«Il suo nome viene ancora oggi infangato ed usato - racconta Alberto Rauli, presidente provinciale di Ag - è per questo che proprio dedicando una via a lui, simbolo delle vittime degli anni '70, intendiamo dare vita ad un'iniziativa che ricordi ai giovani di oggi come si possa fare politica lasciando da parte l'odio, la violenza e qualsiasi forma di intolleranza».
Una via che, a quanto pare, sta strovando un iter piuttosto travagliato. «E' dalla precedente amministrazione che tentiamo di realizzare questa intitolazione - spiega il consigliere comunale Francesco Rucco, accanto alla consigliera regionale Elena Donazzan - e, anche con la mozione dell'ottobre 2002, non si è arrivati a niente. Anzi, la commissione toponomastica ha espresso il suo parere negativo qualche mese fa. Ma An promette che non smetterà di battersi, finchè a Sergio non verrà intitolata una via».
Come? «Facendo ripartire tutta la procedura della mozione- precisa il vice sindaco Valerio Sorrentino che racconta anche come, in gioventù, sia diventato di destra proprio appassionandosi alla vicenda Ramelli - e proponendola direttamente in giunta al più presto. Anche Vicenza deve avere una via a lui intitolata e questo non è un obiettivo di parte, ma un ricordo che si trasforma in insegnamento per tutta la città».
E mentre la battaglia toponomastica prosegue, c'è anche chi promette di battersi per diffondere una più appropriata conoscenza del contesto storico degli anni '70: l'assessore all'istruzione Arrigo Abalti pensa già a qualche progetto che incentivi nelle scuole uno studio più approfondito degli ultimi decenni, mentre Rauli ha già pronta una richiesta da presentare in Comune per portare anche nella nostra città uno spettacolo teatrale che si ispiri proprio alla storia di Ramelli.
C’è anche il diessino Poletto
«Insieme, contro la violenza»
(s. m. d.) «Condannare l'odio con un comune sentimento di appartenenza alla nostra democrazia». Fra i giovani aenneisti che ieri hanno inaugurato idealmente via Ramelli, c'era anche il diessino Gigi Poletto, presente a titolo personale e pienamente integrato con lo spirito dell'iniziativa.
«Premetto che sono tendenzialmente contrario all'uso politico della toponomastica - spiega il consigliere comunale di centrosinistra - e riconfermo che, anche in base ai fatti accaduti lunedì 25 Aprile, non vadano assolutamente accomunate vittime repubblichine con vittime partigiane».
«Detto questo, però - prosegue Poletto - credo che essere qui presenti oggi sia necessario per recuperare quel sentimento di comune condanna della violenza. Sergio Ramelli era un mio coetaneo, con idee diverse dalle mie certo, ma vittima innocente di una brutale aggressione. Ora è giusto ricordarlo per ricordare a noi stessi di riconoscerci in identici valori».
Un presa di posizione forte, corredata, però, da alcune precisazioni.
«Sia ben chiaro che non si deve mischiare ciò che è successo nel corso della Liberazione con gli anni di piombo - puntualizza Poletto -. Per quanto riguarda la prima, non si può ammettere equiparazione fra le diverse parti politiche. Per quanto riguarda tutto ciò che viene dopo, invece, è bene condividere un atteggiamento unitario di condanna e, allo stesso tempo, di difesa della nostra democrazia».
«Il nostro Paese - conclude la sua analisi il consigliere diessino - ha vissuto anni terribili, dove sono morti centinaia di giovani, sia di destra che di sinistra. Vittime che vanno dunque riconosciute e ricordate».
I Repubblicani
“bacchettano”
i contestatori Ds
Quero: «Sentirò Roma»
Il caso “25 Aprile & Sarracco” proietta sul maggio dell’Ulivo i suoi riflessi polemici. Mentre è in corso la lite tra diessini contestatori del presidente aennista mandato a commemorare la Liberazione e diessini contestatori di chi lo contestava in Piazza, la disputa si trasferisce ufficialmente dentro la Federazione dei riformisti provinciale. «Siamo disposti a rompere, per quello che è successo e per quello che non è successo» dichiara Matteo Quero, portavoce dei Repubblicani europei, il rametto laico-liberaldemocratico dell’Ulivo vicentino.
Quero e la sua piccola componente - una quarantina di militanti di buon peso politico e notevole esperienza passata - sono arrabbiatissimi per la piega che ha preso il post-contestazione da lunedì in qua. «C’erano molte forme per manifestare il dissenso nei confronti di chi parifica il 25 Aprile della Resistenza con il 25 Aprile di chi era dalla parte dei fascisti. Ma il modo scelto da una parte dei Ds lunedì non è quello che ci può piacere: la nostra componente - dichiara - starà nella federazione dei riformisti solo se vengono rispettati i diritti di libertà. Lasciar parlare Sarracco, e poi verificare i contenuti che esprimeva, è una forma di questi diritti che per noi sono pregiudiziali».
Quero racconta che nell’ultimo summit tra dirigenti dell’Ulivo aveva sollecitato dalla segretaria provinciale Daniela Sbrollini una condanna della forma di contestazione sviluppatasi in piazza dei Signori. E che aveva avuto garanzia che questa condanna sarebbe stata esplicitata. «Non c’è stata, invece - prosegue l’esponente dei repubblicani-liberaldemocratici - e questa non è una forma corretta di rapporto tra alleati: un fatto del genere sono disposto a portarlo a Roma, perché sia discusso come caso esemplare delle scelte e dei rapporti nella nostra federazione». Tanto più, aggiunge, che «a Vicenza-città, dove evidentemente la componente riformista dei Ds è più forte e matura, questa linea comune è stata trovata e ben espressa in un documento».
Lettera “firmata” Rsi
allarma e fa arrabbiare
i Comunisti italiani
(s. m. d.) “Repubblica Sociale Italiana: per l’onore d’Italia!”. È il messaggio quadruplicato, colorato e corredato di disegni e bandiera che ieri è stato recapitato alla sede dei comunisti berici, facendo decisamente arrabbiare dirigenza e militanti. «Abbiamo intenzione di consultarci con la questura perché questa è una lettera minatoria vera e propria - racconta Giovanni Caneva, segretario cittadino del partito dei Comunisti italiani - una provocazione anonima che arriva, tramite posta prioritaria, proprio in questo momento di grande tensione cittadina».
Un momento di tensione che si chiama 25 Aprile e che fa ancora discutere, a quanto sembra. «È il sindaco che ha provocato tutti per primo, dando l’incarico ad una persona come Sarracco che organizza le cene per la marcia su Roma e non permettendo ad un relatore come Lanaro di parlare - precisa Caneva - una provocazione a cui è stato risposto con un altro diritto, la libertà di dissentire».
E in merito alla presa di posizione della Fed? «Appunto, è la Fed - conclude Caneva - non è l'Ulivo».