27 MARZO 2006

dal Giornale di Vicenza

Sentenza storica per gli immigrati messi in mobilità
Raddoppiati gli anni per le antenne sui terreni comunali
Alternativa Sociale in piazza Non ci sarà il contro corteo

Il Tar: «Hanno diritto a restare in Italia»
Sentenza storica per gli immigrati messi in mobilità

di Federico Ballardin

L’assegno di mobilità è una fonte idonea di sussistenza e, pertanto, un lavoratore immigrato che percepisce l’indennità non è da considerarsi alla stregua di un disoccupato, e ha diritto al rinnovo del permesso di soggiorno. La sentenza 606 del 2006 del Tar del Veneto è destinata ad aprire uno spiraglio per centinaia di extracomunitari in mobilità che rischiano l’espulsione, e tutto grazie al ricorso promosso dalla Cisl vicentina per conto di un bengalese che lavorava a Zané. Secondo una comune interpretazione della legge Bossi Fini, il lavoratore straniero che veniva messo in mobilità aveva sei mesi di tempo per trovare un altro impiego, altrimenti non gli veniva concesso il rinnovo del permesso di soggiorno. Era accaduto anche all’operaio Mowia Shirajul, originario del Bangladesh, che vive in Italia da parecchi anni e che lavorava per un’azienda metalmeccanica di Zané. L’uomo ha moglie e tre figli, il più grande dei quali frequenta la terza media, mentre gli altri due sono nati in Italia. La questura, il 7 dicembre scorso, gli aveva negato il rinnovo del permesso di soggiorno (ma la notifica è arrivata solo l’8 febbraio), perché nel periodo dal settembre 2004 al settembre 2005 l’operaio non avrebbe lavorato, essendo in mobilità a causa delle difficoltà in cui versava la sua azienda. Il delegato della Cisl di zona, Giovanni Tagliaro, ha deciso allora di promuovere un ricorso al Tar affidandosi agli avvocati Alberto Rela e Nicola Zampieri dello studio Mondin/Campesan. A difesa dell’immigrato si è schierato dunque anche il sindacato, che da tempo sostiene che il permesso di soggiorno deve essere concesso durante tutto il periodo di mobilità (in genere 12 mesi, può arrivare a 24 per chi ha da 40 a 50 anni, e a 36 per chi ha più di 50 anni) in quanto l’assegno costituisce una fonte di reddito sufficiente al mantenimento. Gli avvocati Zampieri e Rela, inoltre, hanno fatto notare in sede giudiziale come Mowia Shirajul non era restato con le mani in mano, ma aveva trovato un impiego temporaneo in un’altra azienda dal 26 settembre 2004 al 4 novembre dello stesso anno, e che aveva pure ricevuto una proposta d’impiego il 21 dicembre. La richiesta sottoposta ai giudici era di concedere il permesso di soggiorno per tutta la durata del periodo di mobilità, o, in subordine, di concedere i sei mesi di tempo, per consentire all’operaio di trovare un nuovo impiego, a partire dal 4 novembre. Il Tar ha accolto la prima istanza stabilendo che era stato dimostrato come i 1000 euro circa di indennità erano sufficienti al mantenimento della famiglia per il periodo di soggiorno. Di conseguenza ha accolto il ricorso, annullato la decisione della questura di Vicenza, e ha condannato il Ministero dell’Interno al pagamento di 2 mila euro per le spese legali. Ora l’Avvocatura statale potrà impugnare la sentenza davanti al Consiglio di Stato. Ma al momento, dice l’avv. Zampieri comparso all’udienza in camera di consiglio per conto del bengalese, non ci sono segnali in questo senso.


Nuove regole per i ripetitori per i cellulari
Raddoppiati gli anni per le antenne sui terreni comunali

Più tempo alle antenne installate su proprietà pubbliche. Lo ha deciso ieri la Giunta su proposta degli assessori all’ambiente Valerio Sorrentino e all’edilizia privata Michele Dalla Negra, che hanno ottenuto l’approvazione di una delibera che modifica il tariffario elaborato nel 2005 e destinato all’installazione di antenne per i cellulari. Nella prima versione del documento, era stato stabilito che i canoni di affitto avessero una durata di tre anni, quattro (con esenzione dal pagamento per il primo anno), nel caso in cui il gestore accetti di trasferire su siti comunali antenne già installate in siti privati. La durata viene ora invece raddoppiata, portandola a sei anni, sette nel caso in cui il gestore accetti di trasferire un impianto esistente da un sito privato a uno comunale, con esenzione dal pagamento dell’affitto per il primo anno. L’obiettivo, infatti, è di persuadere i gestori delle reti di telefonia mobile a spostare impianti già esistenti o a installare impianti nuovi all’interno di siti pubblici, per evitare il proliferare di antenna-selvaggia su siti privati senza pianificazione. Perché ciò avvenga, tuttavia, è necessario che l’opzione offerta dal Comune sia almeno concorrenziale. I gestori avevano segnalato all’Amministrazione la necessità di ampliare la durata dei contratti. La durata di tre o quattro anni, infatti, è ritenuta svantaggiosa rispetto alle prospettive garantite nei contratti stipulati con i privati.


Via Torino. «Ma quello di domani sera sarà soltanto un presidio»
Alternativa Sociale in piazza Non ci sarà il contro corteo
Alla questura non risultano manifestazioni indette dagli avversari

di Federico Ballardin

Non sono previste contromanifestazioni al presidio organizzato domani sera in via Torino da Alternativa Sociale, per manifestare il proprio dissenso sulla situazione di degrado della zona, che comprende anche un tratto di corso S. Felice e via Napoli. Dalla questura fanno sapere che non ci sono segnali, né ufficiali, né ufficiosi, di azioni volte a boicottare o rovinare il presidio. Fonti vicine all’estrema sinistra cittadina confermano questa tesi. Da parte sua il coordinatore regionale di Azione sociale con Alessandra Mussolini, Alex Cioni, ai primi sentori di polemica, ha precisato in un comunicato che quella organizzata dal Alternativa sociale non è una manifestazione e nemmeno un corteo, ma un presidio statico che non viola, quindi, gli accordi stabiliti davanti al prefetto dai partiti per il periodo pre elettorale. «Le polemiche di queste ore - recita la nota di Azione Sociale - che la sinistra sta tentando di montare ad arte, sono l’ennesimo disperato tentativo di impedire che una forza politica, tra l’altro presente alle elezioni, possa espletare il proprio diritto di manifestare. Inoltre ci preme sottolineare che non è nostra intenzione coinvolgere in puerili scontri tra opposti estremismi i residenti del quartiere e tutti coloro che ci hanno fatto pervenire il proprio plauso per l’iniziativa». A scatenare la polemica è stato certo il comunicato di presentazione del presidio, scritto con toni piuttosto duri ma che ha incontrato il plauso di una parte dei residenti della zona che, dicono gli organizzatori della manifestazione di domani sera, sono stati i primi a chiedere un intervento deciso per denunciare i problemi della zona. «Alternativa Sociale si mobilita per affiancarsi alle legittime richieste di tranquillità e sicurezza dei nostri connazionali - sono le parole di Alex Cioni contenute nel documento -. Il razzismo non c’entra nulla, ma allo stesso tempo non vogliamo che intere zone della città si trasformino in ghetti, ma al contrario desideriamo una città aperta, sicura e trasparente. Gli stessi stranieri devono comprendere le nostre ragioni, che poi appartengono a tutti coloro che vogliono vivere in armonia, e prenderne atto una volta per tutte se aspirano ad una convivenza pacifica e rispettosa». Segue poi l’invito a tutta la cittadinanza a partecipare al presidio che è stato regolarmente autorizzato. È chiaro che viste le premesse le forze dell’ordine saranno comunque sul chi vive, anche se, dopo le polemiche delle prime ore, da quello che si poteva apprendere ieri fino a tarda sera il pericolo di una contromanifestazione, o addirittura di scontri di piazza, sembra davvero molto remoto.