29 NOVEMBRE 2006

Scontro sul percorso del 2 dicembre
Il sindaco si infuria. Secondo le stime marceranno almeno 6 mila persone

di Gian Marco Mancassola

Toni accesi ieri mattina in prefettura, al vertice sulla sicurezza del corteo contro il Dal Molin agli americani di scena sabato pomeriggio. Il sindaco Enrico Hüllweck ha chiesto in tutti i modi che la marcia non transitasse per il centro storico, ma ha trovato un questore Dario Rotondi irremovibile: non ci sono motivi di ordine pubblico per imporre ai promotori di modificare il tragitto proposto. A quel punto, Hüllweck e il vicesindaco Valerio Sorrentino hanno abbandonato il tavolo del comitato provinciale per l’ordine pubblico, lasciando a prefetto, questore e rappresentanti delle forze dell’ordine trarre le ultime conclusioni. «Il Comune ha le mani legate», è stato il commento frustrato all’uscita. Il percorso. Questo, dunque, dovrebbe essere il tragitto definitivo su cui si muoverà il “popolo delle pentole”. Intorno alle 13.30 raduno nella zona di villa Tacchi, sede della circoscrizione 3, in viale della Pace. Da qui la marcia contro il Dal Molin agli Usa procederà verso corso Padova, proseguirà per ponte degli Angeli, via Vittorio Veneto, ponte Pusterla, contrà S. Marco, contrà Forti di S. Francesco, via Paglierino, viale Lamarmora, strada S. Antonino, dove si trova il Dal Molin. Il punto di arrivo del corteo dovrebbe essere il parco giochi di Lobbia, sotto Caldogno, dove la manifestazione si concluderà all’imbrunire con uno spettacolo. A migliaia. Secondo le stime, sono attese almeno 6 mila persone da tutta Italia. Non ci sarà il servizio di autobus gratuiti, negati dall’amministrazione comunale. In compenso, molte sigle aderenti all’evento si stanno organizzando con pullman in proprio. Per la verità, il corteo sarà doppio, almeno nella fase iniziale. La Cgil Veneto, infatti, ha comunicato che partirà dallo stadio Menti, tanto che a palazzo Trissino parlano di «due manifestazioni». Lo sfogo. Visibilmente seccato all’interno delle stanze prefettizie, Hüllweck sceglie un profilo istituzionale nelle dichiarazioni alla stampa: «Avevamo richiesto di modificare il percorso, per proteggere il centro storico, interamente tutelato dall’Unesco - spiega -. Sarà una manifestazione grande, sono attese migliaia di persone, sarà composita sia per la natura dei partecipanti, sia per la provenienza geografica, con molti partecipanti dall’Italia e addirittura dall’estero. A mio avviso sarebbe stato preferibile individuare un percorso su strade più larghe e non contigue ai punti delicati del centro». La proposta dell’amministrazione comunale - come spiega Sorrentino - era di evitare il transito su ponte degli Angeli, che porta all’Olimpico, deviando la marcia su via Legione Gallieno e viale Rodolfi, davanti all’ospedale S. Bortolo. Ma la richiesta è rimasta inascoltata: «Tutto è demandato al senso di responsabilità dei manifestanti e al controllo delle forze dell’ordine - aggiunge Hüllweck -. Metto la mano sul fuoco che chi organizza ha le più pulite intenzioni, il problema è chi si infila da fuori. Purtroppo il Comune ha le mani legate, non può fare nulla», conclude il sindaco, rispondendo così alle associazioni di categoria, ai cittadini e ai commercianti che avevano chiesto particolari attenzioni. «Se il corteo non partirà dalla Ederle - fa eco Sorrentino - che senso ha concepire un percorso così arzigogolato per il centro della città? Perché bisogna passare per forza davanti all’Olimpico e per S. Marco?». Nuove adesioni. A tre giorni dal corteo, si allunga la lista degli aderenti. Dopo il premio Nobel Dario Fo, nei siti web dei promotori si sono aggiunti Ann Wrigth, ex colonnello dell’esercito Usa che si è dimessa nel 2003 perché contraria alla guerra in Iraq, e il gruppo musicale Modena City Ramblers, oltre a un lungo elenco di singoli, cittadini, associazioni, gruppi, sigle sindacali e politiche. Oltre a Rdb-Cub, c’è ad esempio la Cgil Veneto, che «invita i cittadini a partecipare alla pacifica manifestazione», dando appuntamento alle 13.30 allo stadio «per ribadire pacificamente il nostro No al progetto di realizzare una nuova base militare a Vicenza, per rivendicare democraticamente il diritto dei vicentini di decidere il loro futuro attraverso il referendum, perché il Governo rifiuti il raddoppio della base militare americana, ribaltando la decisione del precedente Governo». Dopo Verdi, Rifondazione comunista e Comunisti italiani, con molti Democratici di sinistra partecipanti a titolo personale e non con la sigla, l’associazione civica Vicenza capoluogo e la Lista Giuliari hanno rotto gli indugi, annunciando la propria adesione: «Invitiamo la cittadinanza a esprimere in modo pacifico, colorato e festoso il proprio forte No al nuovo insediamento militare, e auspichiamo che la buona riuscita della manifestazione contribuisca a rafforzare le ragioni di un diverso modo di pensare e progettare il nostro territorio e il nostro sistema di difesa».

Il ministro della Difesa ha incontrato i capigruppo dell’Unione alla Camera, avvertendo che l’istruttoria non è chiusa
«Parisi aspetta il referendum»
Fabris: «Vuole rispettare le alleanze, ma anche ascoltare la città»

(g. m. m.) Il referendum sul Dal Molin segna un altro punto a favore. Il ministro della Difesa Arturo Parisi ha ribadito anche ieri che ha intenzione di ascoltare la città e di attendere l’esito della procedura per l’ammissibilità del quesito referendario a cui sta lavorando il fronte del No al progetto americano. L’occasione è stato l’incontro con i capigruppo dell’Unione alla Camera. Unico vicentino presente al vertice era Mauro Fabris dell’Udeur. Con lui, Angelo Bonelli dei Verdi, Giovanni Crema della Rosa nel Pugno, Fabio Evangelisti dell’Italia dei valori, Severino Galante dei Comunisti italiani, Gennaro Migliore di Rifondazione comunista e Marina Sereni dell’Ulivo. Stando alle note ministeriali, Parisi ha dichiarato ai deputati che l’istruttoria sull’ eventuale insediamento «non è conclusa». I parlamentari hanno trasmesso al ministro le preoccupazioni insorte sulle conseguenze che avrebbe sulla città la realizzazione del progetto, in particolare sotto l’ aspetto sociale, urbanistico, ambientale e della sicurezza. Il ministro ha confermato la linea che il Governo ha perseguito in questi mesi. «Come più volte ripetuto, nei diversi incontri e nelle aule parlamentari - si legge nel comunicato - il Governo intende assumere la decisione avendo acquisito tutti gli orientamenti espressi dalla comunità locale nelle sedi e attraverso gli strumenti istituzionali previsti dall’ autonomia comunale». A questo proposito i parlamentari hanno segnalato al Governo l’ opportunità di tenere in considerazione l’iniziativa referendaria già avviata a Vicenza. «Parisi è stato molto chiaro - spiega Fabris - si è trovato con un lavoro amministrativo ormai concluso. In questo quadro, non può e non vuole mettere in discussione le alleanze, nello stesso tempo intende perseguire il metodo dell’ascolto di tutta la realtà locale. Ci ha spiegato che agli americani stessi ha detto che non conviene nemmeno a loro mettere in atto un’opera che generi un sentimento così contrastante». Compatti sulla bocciatura all’attuale progetto, i capigruppo di maggioranza sono invece apparsi divisi fra moderati e sinistra radicale sulla manifestazione del 2 dicembre. Fabris ha invitato tutti a riflettere sul rischio di strumentalizzazioni e sul rischio che il corteo possa vanificare tutti gli sforzi diplomatici fin qui compiuti. Soddisfatta per l’esito del vertice, la segretaria provinciale dei Democratici di sinistra Daniela Sbrollini ribadisce «con forza che sia indetto un referendum popolare affinché l'intera popolazione vicentina possa esprimere la propria opinione sulla realizzazione del progetto».

Il questore Dario Rotondi
«Non ci sono motivi di ordine pubblico per modificarlo»
«A tutt’oggi non abbiamo elementi per dare prescrizioni a norma di legge all’itinerario» «No, Vicenza non sarà una nuova Genova»

di Diego Neri

No alla richiesta del Comune di vietare il corteo da ponte degli Angeli al cinema S. Marco. Lo ha deciso ieri mattina il comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza che si è tenuto in prefettura.
- Signor questore, perché non avete aderito alla richiesta del Comune?
«Il percorso è stato individuato dagli organizzatori e fino a questo momento non sono emersi comprovati motivi di ordine pubblico, come richiesto dalla legislazione vigente, per imporre modifiche al percorso».
- Quale potrebbe essere un motivo per imporre un nuovo itinerario?
«Ad esempio, che ci fosse un’altra manifestazione, già preannunciata in precedenza da altri gruppi, che si svolge in un tratto del percorso. Ecco, in quel caso noi vieteremmo di farli passare di lì. Ma non è questo il caso».
- Non c’è il rischio, sabato a Vicenza, di una nuova Genova?
«Credo di poter ragionevolmente escludere che possano verificarsi fatti anche solo paragonabili a quelli di Genova del 2001. Ovviamente faremo il massimo sforzo per tutelare i diritti di tutta la comunità vicentina».
- Il nodo degli autobus.
«L’utilizzo degli autobus per trasportare i manifestanti alla fine del corteo era stato richiesto dagli organizzatori all’amministrazione comunale che ha ritenuto di non dover aderire».
- Perché non l’avete imposto al Comune? I bus avrebbero snellito non poco i tempi del rientro.
«Io ritengo che gli autobus avrebbero potuto svolgere una funzione utile, ma non essendoci motivi che rendessero indispensabile la loro concessione, ci siamo limitati alle decisioni dell’amministrazione comunale».
- Che succederà allora quando finirà la manifestazione?
«Al termine coloro che sono venuti con corriere private, e saranno un numero consistente, potranno farsi venire a prendere. Per gli altri, provvederemo a far sì che non si verifichino turbative di alcun tipo. Certo sarà inevitabile qualche disagio per la circolazione».
- Davvero non teme scontri e violenze?
«Faccio appello al senso di responsabilità di tutti perché la giornata di sabato si possa concludere in maniera tale da garantire l’esercizio dei diritti sanciti dalla Costituzione accanto ai diritti individuali. Le forze di polizia faranno il massimo e saranno senz’altro in grado di tenere sotto controllo eventuali facinorosi che volessero inserirsi nella manifestazione. Per ottenere questo risultato dovranno impegnarsi perlomeno altrettanto tutti coloro che vogliono manifestare civilmente».
Gli organizzatori prevedono, dalle prime stime, circa 6 mila presenze per una protesta che durerà almeno 5-6 ore. Il numero è chiaramente indicativo, molto dipenderà anche dalle condizioni climatiche; difficile poi stimare quanti arriveranno dall’estero, i più temuti perché poco conosciuti. La questura fra oggi e domani, non appena avrà numeri più precisi e sicuri, avanzerà la richiesta di rinforzi al ministero per ottenere poliziotti e carabinieri dai reparti celere e dai battaglioni di altre province e altre regioni. Il servizio d’ordine predisposto - che durerà oltre 24 ore - inizierà venerdì sera, con il controllo degli obiettivi sensibili.