La protesta degli studenti «Corriere come carri merci»
Anche il vicepreside ammette: «Questa situazione deve finire»
di Giovanni Zanolo
«Ammassati come animali, in dieci su un gradino, mi sono storto la caviglia… ed io l’anno scorso il gomito». Non sono i racconti di qualche vecchio reduce di guerra: siamo a Vicenza, nel 2005, e le parole di alcuni studenti dell’Almerico da Schio circa i loro rocamboleschi viaggi con le corriere Ftv non lasciano spazio ad equivoci.
Esagerazioni? Sembra di no. E se qualcuno non ci crede, si rechi allora alle 13.25 alla fermata di fronte all’ospedale e provi a salire sulla corriera per Camisano. Ma a suo rischio e pericolo: o rimane giù e aspetta quella dopo (minimo mezz’ora), o passa quaranta minuti seduto sulle ginocchia di uno sconosciuto pregando tutti i suoi santi che l’autista non faccia qualche brusca frenata, pena un livido assicurato. Sonia Bastianello, studentessa dell’Almerico da Schio, opta coraggiosamente ogni giorno per la seconda ipotesi… livido compreso: «Ero al centro della corriera, schiacciata tra altri studenti come una contorsionista, quando, all’improvviso, una valanga di gente mi viene addosso. Non riesco ad evitare di sbattere violentemente con la schiena contro il palo. È davvero un servizio indecente, e da quattro anni non fa che peggiorare. Ritengo inaudito che si paghi 320 euro di abbonamento per poi rischiare ogni giorno di soffocare. Ieri il nostro vicepreside non è riuscito a salire, mentre, inspiegabilmente, dieci studenti del Rossi sono entrati, sfidando ogni legge della fisica. Davvero un piacere per chi era già dentro».
E a dimostrare che non si tratta di semplici "cose da ragazzi" interviene proprio Franco Daddelli, vicepreside dell’Almerico da Schio, anch’egli costretto ogni giorno a prendere la "corriera della morte": «Non pretendo il lusso di sedermi. Mi basterebbe avere la possibilità di aggrapparmi a qualcosa, ma purtroppo non è mai così. Posso capire che non sia facile mettere d’accordo gli orari Ftv con quelli scolastici, ma questa situazione deve finire. Si tratta, anzitutto, di una questione di mera sicurezza, ma non di meno di avere rispetto per la figura dello studente che, pur rappresentando di certo uno dei maggiori introiti per l’Ftv, di solito sta zitto e paga, adattandosi ormai a qualsiasi cosa».
Sarà anche vero, ma non di certo nel caso di Gaia Dal Monego, altra studentessa imbestialita: «Ho chiamato il 112 e mi hanno detto di fare denuncia alla polizia. Ma chi ha il coraggio di mettersi per vie legali? Ho sentito ovviamente anche l’Ftv e mi hanno semplicemente risposto che se non sono soddisfatta devo cambiare servizio. Con quello che paghiamo: non ho parole. Perchè non è possibile mettere più corriere? Ormai siamo costretti a ridere per non piangere».
Tempi di guerra, insomma, per i pendolari. E non va meglio per chi viaggia in treno: qualche giorno fa, sulla linea Vicenza-Padova delle 7.40 una ragazza, non riuscendo a respirare, è svenuta. Peccato che mancasse lo spazio per distendersi, talmente pieno era il vagone: insomma, proibito svenire. A Padova, il capotreno ha dovuto chiamare il 118.
Lividi, botte, svenimenti: vi è a questo punto da augurarsi che il sovraffollamento dei mezzi di trasporto non debba necessariamente risolversi in virtù di un sovraffollamento del… pronto soccorso!
(e. z.) «È inutile nascondere la verità: non abbiamo soldi». Sincera e lapidaria la risposta del dirigente Ftv, Antonio Carollo circa le ripetute proteste da parte degli studenti e del vicepreside dell'Almerico da Schio, costretti ogni giorno a viaggiare su corriere stracariche, ai limiti della sicurezza.
«Se tutti salgono alla stessa ora non sappiamo cosa farci - continua Carollo -. Abbiamo raschiato il barile, proprio non ce la facciamo: non ci sono mezzi sufficienti. Di fronte ad un aumento del prezzo del gasolio, i contributi statali sono fermi dal '96. Bisogna anche dire, tuttavia, che le scuole non hanno assolutamente fatto la loro parte. Perchè non sono state concretizzate le nostre proposte di orari, pensate per ditribuire meglio i flussi?».
«Impossibile - risponde il vicepreside dell'Americo da Schio, Franco Daddelli -. Se attuassimo l'orario proposto dalle Ftv, ovvero 8.20-13.30, avremo ben 200 studenti necessitati per altri motivi ad uscire prima, rischiando così che non si rispettino le ore minime di frequenza» .
«Perchè non possono semplicemente aspettare la corriera successiva?» ribatte Carollo.
«Sarà forse possibile per un adulto, ma uno studente che arriva a casa alle 15 senza aver pranzato, quando studia?», si chiede sconsolato il vicepreside.
Licenziamento alla Marzotto «Nessun motivo sindacale»
Resta sotto i riflettori il caso di Daniele Faccin, l’ex operaio della Marzotto e sindacalista Rdb-Cub che è stato licenziato dall’azienda alcune settimane fa e che per questo ha intentato una causa davanti al tribunale di Vicenza. La prossima udienza è attesa per martedì prossimo e ancora una volta dovrebbe essere accompagnata dal sit-in pacifico di una ventina di colleghi del sindacato, che già in occasione della prima udienza hanno espresso la proprià solidarietà - ritenendo il licenziamento sproporzionato -, con una manifestazione davanti al tribunale.
Intanto l’avvocato Alessandro Di Stefano, in veste di legale della Marzotto, con una nota precisa le motivazioni che hanno spinto l’azienda al licenziamento. Nella notte tra il 16 e il 17 settembre, in piena vertenza sulla chiusura della Lanerossi, «il lavoratore - si legge - oltre a fumare in locali dove è da sempre vietato anche in ragione della presenza di due macchinari alimentati a gas metano è stato colto in stato di palese alterazione. Inoltre, il macchinario a lui affidato era fermo, anziché in lavorazione. Infine, il lavoratore è stato trovato a dormire su di una panca di tessuti. Questi i fatti contestati, ciascuno dei quali potrebbe di per sè giustificare il licenziamento in tronco».
Faccin avrebbeb ammesso di avere dormito e avrebbe spiegato l’alterazione con il fatto di avere assunto dei farmaci (Aulin e altri)
L’avvocato precisa che «la Società, prima di decidere il provvedimento da applicare, ha svolto accurate indagini». Ha chiesto tra l’altro un parere medico «sui possibili effetti derivanti dall’assunzione di Aulin: il parere chiariva che gli effetti dell’alcol non possono in alcun modo essere confusi, da osservatori terzi, con gli effetti derivanti dall’assunzione di Aulin. Solo dopo tali approfondimenti è stato deciso il licenziamento».
Quanto all’asserita antisindacalità del provvedimento, la nota aggiunge che «Faccin, contrariamente a quanto sostenuto dall’organizzazione Rdb-Cub non è mai stato sindacalista “scomodo”».