29 NOVEMBRE 2005

dal Giornale di Vicenza

Carcere, pochi soldi per le bollette
La protesta degli studenti «Corriere come carri merci»
Licenziamento alla Marzotto «Nessun motivo sindacale»

Ispezione di una delegazione dei Verdi, che denunciano il sovraffollamento della struttura di S. Pio X e chiedono più risorse
Carcere, pochi soldi per le bollette
«Si risparmia anche sull’acqua calda perché il budget è all’osso»

(g. m. m.) «I responsabili del carcere ci hanno riferito che ci sono soldi limitati anche per pagare le bollette. Addirittura si risparmia sull’acqua calda, perché le risorse a disposizione non bastano». A denunciare l’ennesimo paradosso del carcere berico è la delegazione dei Verdi che ieri ha visitato la struttura circondariale di S. Pio X. Con l’on. Luana Zanella, c’erano anche il consigliere comunale Ciro Asproso e il consigliere della circoscrizione 3 con sede a S. Pio X, Olol Jackson. L’iniziativa dei tre esponenti si inserisce in un viaggio nelle carceri italiane che i Verdi hanno condotto in tutta Italia ieri, per rendere pubblico lo stato di salute degli istituti di detenzione italiani. «Nel Veneto su una capienza penitenziale di 1785 unità sono 2.868 i detenuti presenti di cui 1.083 in attesa di giudizio - è la premessa -. Abbiamo situazioni come quella dei due carceri di Padova con 980 detenuti su una capienza di 544 unità, di Venezia Santa Maria Maggiore con 209 detenuti su una capienza di 111 unità, di Vicenza con 269 su 136 unità, di Belluno con 102 su 87 unità, di Treviso con 262 su 128 unità, di Verona con 748 su 564 unità, di Rovigo con 108 su 66 unità». Il caso vicentino si presenta meno grave di altre realtà - ha riconosciuto l’on. Zanella - ma resta alto il disagio per il sovraffollamento. «In celle costruite per ospitare una persona - sottolineano -, spesso ce ne sono tre». Ci sono poi i problemi patiti dagli agenti, da tempo pesantemente sottorganico. Dal punto di vista del recupero sociale, il carcere si regge grazie al volontariato soprattutto di matrice cattolica - spiega Asproso - che svolge compiti preziosi coprendo le carenze delle istituzioni. Secondo il consigliere comunale, va segnalata l’assenza di mediatori culturali, cui dovrebbe provvedere la Provincia. E mancano progetti di reinserimento nella società per il dopo-carcere, dal lavoro alla casa: «In questo modo si manca l’obiettivo del recupero sociale». Preoccupazione desta poi la composizione della popolazione carceraria di Vicenza, in gran parte straniera, per lo più originaria dell’Europa dell’est. Su 270 detenuti, 115 sono tossicodipendenti e 15 sono alcolisti; 13 sono affetti dal virus dall’Hiv e 45 sono affetti da epatite C. «In questo quadro, purtroppo il carcere si conferma contenitore di disagio sociale», spiegano i tre componenti della delegazione Verde, che rilancia gli obiettivi da perseguire a livello nazionale nei prossimi mesi politicamente caldi. «La nostra iniziativa - concludono Zanella, Asproso e Jackson - intende rilanciare la battaglia parlamentare e sociale per un provvedimento di amnistia e indulto estendendolo ai reati sociali e a quelli cosiddetti minori. Allo stesso tempo vogliamo denunciare le condizioni di vita nei carceri e rilanciare l'iniziativa su questa situazione per una prospettiva di depenalizzazione. Un messaggio che i Verdi mandano anche all'Unione perché questo tema venga assunto come prioritario nel programma per le prossime politiche».


Gli allievi del Da Schio denunciano viaggi in condizioni proibitive
La protesta degli studenti «Corriere come carri merci»
Anche il vicepreside ammette: «Questa situazione deve finire»

di Giovanni Zanolo

«Ammassati come animali, in dieci su un gradino, mi sono storto la caviglia… ed io l’anno scorso il gomito». Non sono i racconti di qualche vecchio reduce di guerra: siamo a Vicenza, nel 2005, e le parole di alcuni studenti dell’Almerico da Schio circa i loro rocamboleschi viaggi con le corriere Ftv non lasciano spazio ad equivoci. Esagerazioni? Sembra di no. E se qualcuno non ci crede, si rechi allora alle 13.25 alla fermata di fronte all’ospedale e provi a salire sulla corriera per Camisano. Ma a suo rischio e pericolo: o rimane giù e aspetta quella dopo (minimo mezz’ora), o passa quaranta minuti seduto sulle ginocchia di uno sconosciuto pregando tutti i suoi santi che l’autista non faccia qualche brusca frenata, pena un livido assicurato. Sonia Bastianello, studentessa dell’Almerico da Schio, opta coraggiosamente ogni giorno per la seconda ipotesi… livido compreso: «Ero al centro della corriera, schiacciata tra altri studenti come una contorsionista, quando, all’improvviso, una valanga di gente mi viene addosso. Non riesco ad evitare di sbattere violentemente con la schiena contro il palo. È davvero un servizio indecente, e da quattro anni non fa che peggiorare. Ritengo inaudito che si paghi 320 euro di abbonamento per poi rischiare ogni giorno di soffocare. Ieri il nostro vicepreside non è riuscito a salire, mentre, inspiegabilmente, dieci studenti del Rossi sono entrati, sfidando ogni legge della fisica. Davvero un piacere per chi era già dentro». E a dimostrare che non si tratta di semplici "cose da ragazzi" interviene proprio Franco Daddelli, vicepreside dell’Almerico da Schio, anch’egli costretto ogni giorno a prendere la "corriera della morte": «Non pretendo il lusso di sedermi. Mi basterebbe avere la possibilità di aggrapparmi a qualcosa, ma purtroppo non è mai così. Posso capire che non sia facile mettere d’accordo gli orari Ftv con quelli scolastici, ma questa situazione deve finire. Si tratta, anzitutto, di una questione di mera sicurezza, ma non di meno di avere rispetto per la figura dello studente che, pur rappresentando di certo uno dei maggiori introiti per l’Ftv, di solito sta zitto e paga, adattandosi ormai a qualsiasi cosa». Sarà anche vero, ma non di certo nel caso di Gaia Dal Monego, altra studentessa imbestialita: «Ho chiamato il 112 e mi hanno detto di fare denuncia alla polizia. Ma chi ha il coraggio di mettersi per vie legali? Ho sentito ovviamente anche l’Ftv e mi hanno semplicemente risposto che se non sono soddisfatta devo cambiare servizio. Con quello che paghiamo: non ho parole. Perchè non è possibile mettere più corriere? Ormai siamo costretti a ridere per non piangere». Tempi di guerra, insomma, per i pendolari. E non va meglio per chi viaggia in treno: qualche giorno fa, sulla linea Vicenza-Padova delle 7.40 una ragazza, non riuscendo a respirare, è svenuta. Peccato che mancasse lo spazio per distendersi, talmente pieno era il vagone: insomma, proibito svenire. A Padova, il capotreno ha dovuto chiamare il 118. Lividi, botte, svenimenti: vi è a questo punto da augurarsi che il sovraffollamento dei mezzi di trasporto non debba necessariamente risolversi in virtù di un sovraffollamento del… pronto soccorso!

(e. z.) «È inutile nascondere la verità: non abbiamo soldi». Sincera e lapidaria la risposta del dirigente Ftv, Antonio Carollo circa le ripetute proteste da parte degli studenti e del vicepreside dell'Almerico da Schio, costretti ogni giorno a viaggiare su corriere stracariche, ai limiti della sicurezza. «Se tutti salgono alla stessa ora non sappiamo cosa farci - continua Carollo -. Abbiamo raschiato il barile, proprio non ce la facciamo: non ci sono mezzi sufficienti. Di fronte ad un aumento del prezzo del gasolio, i contributi statali sono fermi dal '96. Bisogna anche dire, tuttavia, che le scuole non hanno assolutamente fatto la loro parte. Perchè non sono state concretizzate le nostre proposte di orari, pensate per ditribuire meglio i flussi?». «Impossibile - risponde il vicepreside dell'Americo da Schio, Franco Daddelli -. Se attuassimo l'orario proposto dalle Ftv, ovvero 8.20-13.30, avremo ben 200 studenti necessitati per altri motivi ad uscire prima, rischiando così che non si rispettino le ore minime di frequenza» . «Perchè non possono semplicemente aspettare la corriera successiva?» ribatte Carollo. «Sarà forse possibile per un adulto, ma uno studente che arriva a casa alle 15 senza aver pranzato, quando studia?», si chiede sconsolato il vicepreside.


Valdagno/3. Le precisazioni dell’avvocato dell’azienda
Licenziamento alla Marzotto «Nessun motivo sindacale»

Resta sotto i riflettori il caso di Daniele Faccin, l’ex operaio della Marzotto e sindacalista Rdb-Cub che è stato licenziato dall’azienda alcune settimane fa e che per questo ha intentato una causa davanti al tribunale di Vicenza. La prossima udienza è attesa per martedì prossimo e ancora una volta dovrebbe essere accompagnata dal sit-in pacifico di una ventina di colleghi del sindacato, che già in occasione della prima udienza hanno espresso la proprià solidarietà - ritenendo il licenziamento sproporzionato -, con una manifestazione davanti al tribunale. Intanto l’avvocato Alessandro Di Stefano, in veste di legale della Marzotto, con una nota precisa le motivazioni che hanno spinto l’azienda al licenziamento. Nella notte tra il 16 e il 17 settembre, in piena vertenza sulla chiusura della Lanerossi, «il lavoratore - si legge - oltre a fumare in locali dove è da sempre vietato anche in ragione della presenza di due macchinari alimentati a gas metano è stato colto in stato di palese alterazione. Inoltre, il macchinario a lui affidato era fermo, anziché in lavorazione. Infine, il lavoratore è stato trovato a dormire su di una panca di tessuti. Questi i fatti contestati, ciascuno dei quali potrebbe di per sè giustificare il licenziamento in tronco». Faccin avrebbeb ammesso di avere dormito e avrebbe spiegato l’alterazione con il fatto di avere assunto dei farmaci (Aulin e altri) L’avvocato precisa che «la Società, prima di decidere il provvedimento da applicare, ha svolto accurate indagini». Ha chiesto tra l’altro un parere medico «sui possibili effetti derivanti dall’assunzione di Aulin: il parere chiariva che gli effetti dell’alcol non possono in alcun modo essere confusi, da osservatori terzi, con gli effetti derivanti dall’assunzione di Aulin. Solo dopo tali approfondimenti è stato deciso il licenziamento». Quanto all’asserita antisindacalità del provvedimento, la nota aggiunge che «Faccin, contrariamente a quanto sostenuto dall’organizzazione Rdb-Cub non è mai stato sindacalista “scomodo”».