Ma la discarica non chiude
(p. e.) Il Tar ha di nuovo bocciato la delibera che aveva autorizzato l’impianto, ma via via che passano le ore una cosa pare certa: la discarica di Grumolo non chiuderà.
Non subito, almeno. Perché sarà ancora una volta una battaglia tra avvocati a stabilire il futuro dell’impianto.
Sono tutti prudenti, in effetti, i commenti degli enti pubblici competenti dopo il deposito della sentenza, e così pure quelli di “Valore ambiente”, la società partecipata anche dall’Aim Vicenza che è subentrata alla Sir come titolare della discarica stessa. C’è perfino qualche mezzo sorriso, in realtà, perché durante tutta l’estate serpeggiava il timore che il Tar avrebbe bocciato del tutto la discarica. Invece no: c’è un passaggio della sentenza in cui i giudici scrivono che non affrontano la questione se, oltre alla delibera della Regione, decada anche la delibera della Provincia che nel 2002 ha approvato la variante della discarica.
E su questo passaggio, c’è da giurarci, scorreranno fiumi di inchiostro tra avvocati. Perché per la Provincia e il consorzio Ciat apre la strada ad affermare che la discarica, anche se avviata sulla base di un provvedimento ora annullato, si regge ancora su quella delibera.
«È troppo presto per esprimersi - dice il presidente del Ciat Riccardo Lotto - ma di certo al momento non si può affermare che la discarica chiude. Attendiamo di capire di più dai nostri legali».
«Ci vorrà tempo per approfondire bene con i legali della Provincia la questione - mette le mani avanti anche l’assessore provinciale Walter Formenton - perché a prima vista pare che la sentenza lasci in piedi l’autorizzazione che noi della Provincia abbiamo dato nel 2002 alla discarica, approvando il progetto di variante: l’impianto quindi risulterebbe aver lavorato illegittimamente solo negli anni dal ’99 al 2002. Bisogna approfondire la questione: non è assolutamente detto che la discarica chiuda. Anche se magari potrebbe emergere che va sottoposta a procedura di Via-Valutazione di impatto ambientale». E anche dal quartier generale di “Valore ambiente”, presieduta dal presidente dell’Aim Giuseppe Rossi, i primi commenti sono positivi, in attesa peraltro di una valutazione dei legali.
A pensarla ben diversamente è il legale dei ricorrenti, l’avv. Matteo Ceruti di Rovigo, il cui ricorso è stato appunto accolto dai giudici del Tar che hanno annullato la delibera della Regione che ’rimetteva in vita’ la delibera originaria di autorizzazione della discarica, già bocciata dal Consiglio di Stato. «Abbiamo già scritto a suo tempo alla Provincia, segnalando che la delibera del 2002 non sta in piedi per nulla senza quella regionale che è stata ora annullata. Noi notificheremo la sentenza agli enti competenti e subito dopo invieremo anche un atto di diffida a chiudere la discarica. Poi ognuno si assumerà le sue responsabilità. Di certo ci troviamo di fronte a cittadini che attendono giustizia da dieci anni, ed è ora che l’ottengano».
Un primo obiettivo, peraltro, pare ormai scontato: il risarcimento dei danni subiti dalla discarica. «Da sempre dico che va riconosciuto un risarcimento ai residenti che si trovano vicino alla discari ca o a un impianto - commenta da parte sua Formenton - e quindi in questo caso la sentenza non fa che attivare una procedura che dovrebbe scattare sempre, e non solo con i ricorsi» .
La questione, peraltro, sarà vedere chi paga. Anche perché la cifra è alta. I ricorrenti, precisa Ceruti, avevano già inviato a tutti gli enti una raccomandata per preannunciare la richiesta di risarcimento, che adesso diventerà effettiva. «Definiremo meglio le cifre, anche perché noi le chiederemo per tutti gli anni di attività della discarica e non solo fino al 2002». Ma intanto i dieci ricorrenti hanno avanzato una richiesta di 500 mila euro a testa. La discarica, insomma, potrebbe costare all’improvviso dieci miliardi di vecchie lire in più.