29 SETTEMBRE 2004

dal Giornale di Vicenza

Trenta opere senza soldi
Ma la discarica non chiude

Alla voce "ricavi" sono programmati interventi per un totale di oltre 8 milioni, ma fino a settembre risultano stanziati solo poco più di 700 mila euro. Sorrentino (patrimonio): «Le nuove alienazioni porteranno entrate forse già a fine anno». Zocca (lavori pubblici): «Vanno individuate le priorità»
Trenta opere senza soldi
Attendono finanziamenti soprattutto i lavori sulle strade

di Gian Marco Mancassola

Mancano tre mesi alla fine dell’anno, gli assessorati sono impegnati da giorni nella febbrile composizione della lista della spesa per il 2005, il bilancio di previsione per il prossimo anno è alle porte, ma sulla groppa del 2004 ci sono ancora una trentina di interventi programmati, pronti a partire, ma senza il becco di un quattrino. Questa volta non si tratta di buco di bilancio, per carità. Semplicemente la fonte del finanziamento non ha ancora fornito la copertura necessaria. Si tratta dei cantieri da avviare attingendo dai "ricavi", una voce (la seconda, per importanza, dopo i mutui, che valgono 10 milioni di euro) cui corrispondono i fondi reperiti con la vendita di immobili comunali o con la riscossione di diritti di rivendica. Per gli investimenti programmati da quest’anno erano stati previsti interventi per un totale di 8,1 milioni di euro. In base ai tabulati aggiornati all’inizio di settembre dai tecnici comunali, però, ne risultano già finanziati solo 718 mila euro. In tutto sono 39 opere, di cui 6 già finanziate, 2 parzialmente finanziate per un totale di 140 mila euro e 31 ancora "squattrinate" per circa 7 milioni di euro. Questo dicono i numeri ufficiali, anche se va detto che mancano tre mesi alla fine dell’anno e tutto è ancora possibile. A fine luglio, tanto per cominciare, era stato fatto un quadro dei ricavi e alcuni assessori sanno di poter già contare su alcuni stanziamenti non ancora inseriti nella tabella riportata qui a fianco. È il caso dell’assessore alla mobilità Claudio Cicero, che attendeva la bellezza di 950 mila euro da ricavi per la manutenzione di strade e marciapiedi, e che per il momento si è visto svincolare 400 mila euro. Oppure è il caso del collega all’istruzione Arrigo Abalti, che sa già di poter contare su 130 mila euro per gli arredi scolastici per far fronte alle urgenze di inizio anno. Nella breve lista dei lavori già finanziati ci sono anche le manutenzioni straordinarie del palasport e di altri impianti sportivi (in tutto 200 mila euro). Le cifre più alte fra i mancati stanziamenti, invece, riguardano le opere stradali: in tutto quasi tre milioni di euro, in mezzo ai quali però c’è anche 1 milione di euro per il prolungamento di via Aldo Moro che potrà slittare alle prossime annate. Si trovano poi due interventi, la messa in sicurezza di viale S. Antonino e la pista ciclabile da Monticello Conte Otto ad Anconetta (rispettivamente 278 e 200 mila euro), che Cicero indica già fra le priorità per il 2005. E a proposito di priorità assolute, dai famigerati ricavi attende soldi anche il progetto per la nuova materna di via Turra: la somma è di oltre 900 mila euro, di cui l’assessore Abalti attende almeno una parte entro al fine del 2004. Qualcosa non ha funzionato nei piani alienazioni? «Sono operazioni che vanno per le lunghe - analizza l’assessore al patrimonio, il vicesindaco Valerio Sorrentino -. A mano a mano che entriamo in possesso dei ricavi delle vendite, questi vengono girati per finanziare gli interventi programmati. Va detto che dalle vendite fatte negli scorsi anni è stata ritirata l’area di via Carpaneda. Da pochi giorni, inoltre, il Consiglio ha approvato un nuovo piano per 8 milioni di euro, una parte dei quali potrebbe entrare già entro la fine dell’anno». Dal grande quadro delle opere pubbliche, emergono dunque due dati: da un lato la modestia delle opere finanziate con oneri di urbanizzazione (appena 2 milioni di euro), dall’altro le garanzie fornite dal finanziamento attraverso mutuo, rispetto all’incertezza dei ricavi. Per questo l’assessore ai lavori pubblici, Marco Zocca ragiona in prospettiva futura in termini di "priorità": «La differenza dovrà farla una serie di fattori, come l’urgenza di certi interventi. Ci sono poi progetti divisi in più stralci già avviati, che devono essere conclusi: lasciar passare del tempo significa rischiare di veder deperire il cantiere, con costi aggiuntivi. Infine ci sono opere in parte finanziate con contributi esterni: è necessario che il Comune completi la cifra mancante».


Grumolo . Dopo la sentenza del Tar si profila un maxi-indennizzo per i residenti: già chiesti 5 milioni di euro
Ma la discarica non chiude

(p. e.) Il Tar ha di nuovo bocciato la delibera che aveva autorizzato l’impianto, ma via via che passano le ore una cosa pare certa: la discarica di Grumolo non chiuderà. Non subito, almeno. Perché sarà ancora una volta una battaglia tra avvocati a stabilire il futuro dell’impianto. Sono tutti prudenti, in effetti, i commenti degli enti pubblici competenti dopo il deposito della sentenza, e così pure quelli di “Valore ambiente”, la società partecipata anche dall’Aim Vicenza che è subentrata alla Sir come titolare della discarica stessa. C’è perfino qualche mezzo sorriso, in realtà, perché durante tutta l’estate serpeggiava il timore che il Tar avrebbe bocciato del tutto la discarica. Invece no: c’è un passaggio della sentenza in cui i giudici scrivono che non affrontano la questione se, oltre alla delibera della Regione, decada anche la delibera della Provincia che nel 2002 ha approvato la variante della discarica. E su questo passaggio, c’è da giurarci, scorreranno fiumi di inchiostro tra avvocati. Perché per la Provincia e il consorzio Ciat apre la strada ad affermare che la discarica, anche se avviata sulla base di un provvedimento ora annullato, si regge ancora su quella delibera.
«È troppo presto per esprimersi - dice il presidente del Ciat Riccardo Lotto - ma di certo al momento non si può affermare che la discarica chiude. Attendiamo di capire di più dai nostri legali».
«Ci vorrà tempo per approfondire bene con i legali della Provincia la questione - mette le mani avanti anche l’assessore provinciale Walter Formenton - perché a prima vista pare che la sentenza lasci in piedi l’autorizzazione che noi della Provincia abbiamo dato nel 2002 alla discarica, approvando il progetto di variante: l’impianto quindi risulterebbe aver lavorato illegittimamente solo negli anni dal ’99 al 2002. Bisogna approfondire la questione: non è assolutamente detto che la discarica chiuda. Anche se magari potrebbe emergere che va sottoposta a procedura di Via-Valutazione di impatto ambientale». E anche dal quartier generale di “Valore ambiente”, presieduta dal presidente dell’Aim Giuseppe Rossi, i primi commenti sono positivi, in attesa peraltro di una valutazione dei legali. A pensarla ben diversamente è il legale dei ricorrenti, l’avv. Matteo Ceruti di Rovigo, il cui ricorso è stato appunto accolto dai giudici del Tar che hanno annullato la delibera della Regione che ’rimetteva in vita’ la delibera originaria di autorizzazione della discarica, già bocciata dal Consiglio di Stato. «Abbiamo già scritto a suo tempo alla Provincia, segnalando che la delibera del 2002 non sta in piedi per nulla senza quella regionale che è stata ora annullata. Noi notificheremo la sentenza agli enti competenti e subito dopo invieremo anche un atto di diffida a chiudere la discarica. Poi ognuno si assumerà le sue responsabilità. Di certo ci troviamo di fronte a cittadini che attendono giustizia da dieci anni, ed è ora che l’ottengano». Un primo obiettivo, peraltro, pare ormai scontato: il risarcimento dei danni subiti dalla discarica. «Da sempre dico che va riconosciuto un risarcimento ai residenti che si trovano vicino alla discari ca o a un impianto - commenta da parte sua Formenton - e quindi in questo caso la sentenza non fa che attivare una procedura che dovrebbe scattare sempre, e non solo con i ricorsi» . La questione, peraltro, sarà vedere chi paga. Anche perché la cifra è alta. I ricorrenti, precisa Ceruti, avevano già inviato a tutti gli enti una raccomandata per preannunciare la richiesta di risarcimento, che adesso diventerà effettiva. «Definiremo meglio le cifre, anche perché noi le chiederemo per tutti gli anni di attività della discarica e non solo fino al 2002». Ma intanto i dieci ricorrenti hanno avanzato una richiesta di 500 mila euro a testa. La discarica, insomma, potrebbe costare all’improvviso dieci miliardi di vecchie lire in più.