29 LUGLIO 2006

«Senza “Dal Molin” via da Vicenza»
Vicenza libera cento detenuti
BOLZANO VIC.Antenne, scintille in Consiglio e il comitato attacca la Giunta

«Senza “Dal Molin” via da Vicenza»
La rivista dei militari americani: «La Setaf continua a lavorare al progetto»

di G. M. Mancassola

Gli americani non si scoraggiano e continuano a lavorare al progetto della nuova caserma al “Dal Molin”. La conferma arriva anche dalla presidente della Provincia Manuela Dal Lago, a cui è stata annunciata l’imminente consegna di uno studio sull’impatto viabilistico nell’area della futura caserma curato dagli americani, sulle cui basi analizzare le possibili soluzioni infrastrutturali. Dopo l’intervento del premier Romano Prodi alla Camera, inoltre, ieri è apparso un articolo sulla rivista militare Stars and stripes, l’organo dei soldati Usa di stanza nel mondo. Il titolo riepiloga la novità emersa a Roma: “Italy is rethinking expansion of Us brigade at Vicenza”, l’Italia sta riconsiderando l’espansione della brigata americana a Vicenza. I giornalisti Kent Harris e Sandra Jontz interpellano il Master Sergeant Todd Oliver, responsabile dell’ufficio relazioni pubbliche della Setaf, che dice: «La Setaf sta lavorando a questo progetto con l’ambasciata americana, il Governo italiano e i cittadini di Vicenza. Non possiamo commentare le specifiche dichiarazioni fatte dai vertici italiani, ma posso dire che intendiamo continuare a lavorare a tutto ciò che concerne questo argomento». Nell’articolo si ricorda poi che l’ex ambasciatore in Italia Mel Sembler, nell’aprile 2005 aveva dichiarato che «per l’uso dell’area era stato raggiunto un accordo in principio, ma i due Paesi da allora hanno continuato a discutere sui dettagli». La conclusione è affidata a considerazioni che lasciano intuire lo stato d’animo con cui sono state accolte le dichiarazioni di Prodi, che avrebbero spiazzato tanto i vertici militari americani quanto quelli italiani. «Sebbene l’esercito degli Stati Uniti non lo dirà mai ufficialmente - si legge - si ritiene che non avere accesso al “Dal Molin” o a un’altra struttura simile potrebbe costringere l'unità militare a lasciare Vicenza o addirittura l'Italia. Così come stanno le cose, solo due dei sei battaglioni che compongono la 173a brigata aviotrasportata saranno di base a Vicenza nei prossimi anni. Gli altri quattro saranno di base a Bamberg e Schweinfurt in Germania fintantoché a Vicenza - al “Dal Molin” o da qualche altra parte - non ci saranno strutture adeguate». Nel frattempo, prosegue la battaglia politica, che ora sposta il tiro sul fronte regionale finora rimasto defilato. Con una mozione presentata al Consiglio del Veneto i consiglieri del centrosinistra Gianfranco Bettin (Verdi), Achille Variati e Giuseppe Berlato Sella (Margherita), Nicola Atalmi (PdCI), Pietrangelo Pettenò (Rifondazione Comunista), Giovanni Gallo (DS) e Carlo Covi (Sdi) chiedono alla Regione di riconvocare il Comitato misto paritetico per le servitù militari (che aveva espresso parere favorevole) per riesaminare il progetto della nuova base americana. L’ex sindaco berico e oggi vice presidente del consiglio regionale Variati ha poi inviato una lettera al governatore Giancarlo Galan, invitandolo a prendere contatto con il sindaco Hüllweck e attivarsi per fargli pervenire le notizie che attende da Roma: «È ora che metta in campo la sua autorevolezza», spiega Variati. Variati ribadisce poi la necessità di riconvocare il Comipa: «Una riunione, che riguarda interventi all’interno della Ederle, è già programmato per il 5 settembre. Perché non approfittarne?» «Perché la commissione interministeriale che deve esaminare i rilievi tecnici sollevati durante la riunione del Comipa non ha ancora concluso il suo lavoro», risponde il consigliere regionale leghista Roberto Ciambetti, delegato a seguire per conto della Provincia i lavori della commissione del ministero della Difesa: «Prima bisogna esaminare tutti i rilievi sollevati finora, altrimenti il Comipa non avrebbe novità di rilievo di esaminare». La direzione provinciale dei Democratici di sinistra, infine, ha approvato all’unanimità un ordine del giorno su proposta della segreteria retta da Daniela Sbrollini, con il quale esprime «netta disapprovazione verso il comportamento del sindaco Hüllweck, che ha consentito l’avanzamento delle procedure tecniche e della progettazione per la realizzazione della nuova base senza informare i cittadini e il consiglio comunale». Considerata l’importanza assegnata dal premier Prodi al parere degli enti locali, la direzione diessina impegna «tutti i propri rappresentanti istituzionali in Comune e in Provincia ad attivarsi per spingere tutte le istituzioni locali a un netto no nei confronti dell’intervento», ritenendo necessario consultare i cittadini attraverso un referendum.

La presidente Dal Lago
«Non sono contro La Provincia farà la sua parte»
«Stiamo attendendo lo studio degli americani sull’impatto viabilistico. Quando avremo il progetto completo, lo porterò in Consiglio»

(g. m. m.) «Non sono tra coloro che dicono “guai se arrivano gli americani”, sono anzi favorevole all’idea del nuovo insediamento. Attendiamo però che si concluda l’esame di alcuni aspetti tecnici evidenziati nella commissione ministeriale, poi presenteremo il progetto in Consiglio». Manuela Dal Lago, presidente della Provincia, è l’unica figura istituzionale vicentina che ha fatto outing, dicendo senza troppi giri di parole come la pensa. Lo ha detto settimane fa, lo ribadisce ora, evitando con cura di entrare in rotta di collisione con il sindaco Enrico Hüllweck, che invece non dice né sì né no finché non avrà in mano i chiarimenti richiesti a Roma. «Fin dall’inizio sono stata informata con molta correttezza dai militari statunitensi delle loro intenzioni - spiega la presidente - poi la Provincia non era più stata interessata, anche se so di contatti costanti con il Comune e gli Aeroporti. Il coinvolgimento formale della Provincia è stato ufficialmente richiesto soltanto a fine giugno, in vista della prima riunione della commissione ministeriale. In quella sede abbiamo proposto alcune integrazioni e modifiche legate alla viabilità, all’ambiente, ai sottoservizi. Quando avranno fatto sintesi di tutto, presenteranno il progetto conclusivo, sul quale ci esprimeremo, anche se la decisione finale spetta al Governo. Dico sin d’ora, però, che non sono fra coloro che dicono “guai se arrivano gli americani”. Perché in questo momento, diciamolo, il problema vero è “americani sì, americani no”». La presidente sta attendendo la consegna dello studio sull’impatto viabilistico che stanno preparando gli americani. Un passaggio decisivo per stabilire la necessità o meno di opere infrastrutturali all’esterno della base. La prossima riunione della commissione ministeriale dovrebbe essere all’inizio di settembre, mese cruciale per la scadenza dei finanziamenti garantiti da Washington. Con il Comune, anche la Provincia è stata chiamata in causa come rappresentante della comunità vicentina. «L’impressione che ho avuto dell’intervento di Prodi - conclude la Dal Lago - è che si sia trattato di dichiarazioni non dichiarazioni. La realtà è che il problema, per primo, è proprio del Governo. Il coinvolgimento degli enti locali? Vuol dire tutto e niente, in ogni caso faremo la nostra parte quando verremo convocati».

Il segretario della Cgil interviene a ruota libera su Prodi, Parisi, Hüllweck e i dipendenti della Ederle
«Il Governo? È per il no»
Mancini ne è sicuro: «Per me la caserma non si farà»

(g. m. mas.) Ieri, quando nel corso di una conferenza stampa ha parlato del caso Ederle 2 al “Dal Molin”, Oscar Mancini ha dato la netta sensazione di sapere da che parte sta pendendo la bilancia. Il segretario provinciale della Cgil ha fondato gran parte del suo intervento sulla ri-lettura della dichiarazione fornita mercoledì dal premier Romano Prodi nel corso del question time alla Camera. Secondo Mancini, che esprime una posizione non personale ma dell'intera Camera generale italiana del lavoro berica, «Romano Prodi e il Governo sono per il no alla Ederle 2». Due sono gli elementi che hanno indotto Mancini a considerare assai indicative e foriere di novità le parole del premier quando a molti osservatori era parso invece che esse non avessero aggiunto nulla di sostanziale alla vicenda. Non si è in grado di stabilire quanto entrambi gli elementi si collochino nel campo di interpretazioni personali del leader della Cgil berica o siano piuttosto desunti da informazioni e orientamenti da lui acquisiti in colloqui con esponenti del Governo (vedi il ministro alla Difesa Arturo Parisi). Mancini dice: «Prodi ha pronunciato due concetti chiave nel suo discorso. Ha detto che il Governo intende “riconsiderare” la situazione perché “ha preso coscienza” delle perplessità che esistono nella comunità locale in merito a problemi di “saturazione urbanistica”, cioè di impatto ambientale, che competerebbe un nuovo insediamento militare americano a Vicenza. In queste parole - continua Mancini - leggo una novità, e cioè che la volontà del Governo è quella di prendere in esame un passo indietro in una situazione che, grazie a procedure spicce del precedente Governo e a posizioni non sempre chiare degli enti locali, è oggi ad elevato grado di avanzamento». Elevato stato di avanzamento significa per Mancini che come minimo si è creata un'aspettativa nelle autorità statunitensi e che ora è più difficile tornare indietro. Per tutti, compreso il Governo che, fa notare Mancini «vuol rispettare la volontà locale e usa perciò un linguaggio istituzionale». Per Mancini il Governo non si sta producendo in un ping pong, bensì pian piano starebbe scoprendo le carte, facendo intendere che, pur propendendo per una soluzione negativa, non si pronuncerà mai scavalcando le sensibilità locali, sia politiche che dei cittadini. «Chi si è prodotto in un ping pong - continua Mancini - è semmai il sindaco Enrico Hüllweck che, a differenza della presidente della Provincia Manuela Dal Lago, non ha espresso un sì chiaro e nemmeno un diniego netto. Credo che le parole di Prodi "riconsiderare" e "presa di coscienza" possano offrire anche al sindaco una via d'uscita. Perché se è vero che oggi fare retromarcia per lui è difficile è vero anche, a mio avviso, che è a ancor più arduo difendere posizioni indifendibili. E tali sono, perché ci risulta che la volontà maggioritaria in città e nel comune di Caldogno sia contraria a una Ederle 2». Mancini ha infine concluso che, con il gradimento dei Comitati di cittadini, la Cgil nelle prossime settimane scenderà in campo con iniziative di informazione sulla propria contrarietà a nuove cementificazioni del territorio vicentino. Infine a chi gli domandava come si ponga la Cgil relativamente alla tutela dei posti di lavoro degli attuali dipendenti italiani della Ederle Mancini ha replicato: «Non credo che gli americani se ne andranno dalla Ederle e nessuno di noi lo desidera. Ma se dovesse capitare noi faremo del tutto perché sia lo Stato italiano a riassorbirli nella pubblica amministrazione o in impieghi di pubblica utilità. Ma, credetemi, è uno spauracchio che non si verificherà. Gli americani resteranno alla Ederle».


Vicenza libera cento detenuti
Altri ottanta in pochi giorni. A beneficiare del condono in 700

(i. t.) La procura di Vicenza libererà da subito 100 detenuti non appena il Senato alzerà disco verde al provvedimento del condono giudiziario. Altre 80 persone che sono agli arresti domiciliari usciranno di casa pochi giorni dopo, al massimo entro sabato prossimo. Complessivamente saranno 700 i cittadini che beneficeranno dell’indulto, nelle sue varie forme. Ma questo dato riguarda solo la competenza della procura di Vicenza. Bisogna aggiungere poi la procura di Bassano e i vicentini le cui posizioni sono state prese in carico dalla procura generale di Venezia quando le rispettive sentenze sono passate in giudicato. «In tutto il Veneto - ha detto il procuratore generale Ennio Fortuna - abbiamo 3500 posizioni da verificare subito e il 50 per cento porterà alla liberazione dell’interessato». Le cancellerie degli uffici esecuzioni sono in piena fibrillazione perché devono esaminare caterve di fascicoli in poche ore. A meno di cambiamenti dell’ultima ora sotto l’incalzare degli emendamenti dell’Italia dei Valori, saranno esclusi dal provvedimento di clemenza i reati di terrorismo, mafia, strage, sequestro di persona, prostituzione minorile, pedopornografia e violenza sessuale. Non così per l’omicidio volontario, rapina e droga (a meno che non sia contestata l’associazione), reati per i quali i detenuti potranno beneficiare di uno sconto pieno, mentre negli altri indulti (1990, 1986, 1981 e 1978) c’era un’attenuazione rispetto ai reati meno gravi socialmente. Tra i casi più gravi avvenuti negli ultimi dieci anni nel Vicentino, l’indulto costituirà un salvacondotto importante per alcuni uomini che hanno ucciso le rispettive compagne. Ad esempio il poliziotto Domenico Trotta, 48 anni, che fu inizialmente condannato a 24 anni di carcere per avere assassinato a revolverate l’ex compagna Susanna Vitella il 9 marzo 1996 a Schio, ferendo gravemente anche un professionista. In appello il difensore Lucio Zarantonello ottenne una riduzione a 20 anni 10 mesi, ridotti ulteriormente in Cassazione a 16 anni 10 mesi. Trotta con l’ulteriore sconto di 3 anni tornerà completamente libero, visto che avendo già scontato metà pena era stato già ammesso ai benefici. Altro caso clamoroso è quello di Giovanni Rezzadore, 53 anni, di Noventa che il 19 agosto 2000 uccise per gelosia la moglie separata Valentina Rasia. Condannato con sentenza passata in giudicato a 15 anni di reclusione, in teoria avrebbe dovuto cominciare a beneficiare dei permessi a metà dell’esecuzione, cioè a fine 2007. Invece, con la brusca accelerata dei tre anni di condono, avrà la semilibertà da subito. Completamente liberò tornerà Maurizio Godalli, 52 anni, l’ex assessore di San Germano dei Berici difeso da Paolo De Meo che il 2 dicembre 1998 con il fucile da caccia abbattè con due colpi la moglie convivente Mistica Rosa Zini. La Cassazione gli inflisse 10 anni di prigione perché gli riconobbe un deficit di capacità di intendere nel momento in cui premette il grilletto e da tempo beneficia della legislazione premiale. Tre esempi che dimostrano a sufficienza come in Italia dove già esiste una delle legislazioni più permissive rispetto agli altri paesi europei, l’ulteriore concessione dell’indulto consentirà sconti impensabili e l’affidamento ai servizi sociali. Se è vero che il penitenziario del San Pio X è sovraffollato, con una presenza di detenuti di oltre il doppio rispetto alla capienza, la soluzione del condono permetterà di risolvere un problema spostandolo altrove. Si pensi agli spacciatori e ai rapinatori, che usciranno a frotte, pronti a tornare a colpire. Sull’indulto tra le posizioni più critiche c’è quella del consigliere regionale leghista Roberto Ciambetti per il quale «nel volgere di pochi giorni il governo Prodi passa da una sanatoria, l’ennesima, per regolarizzare i clandestini, all’indulto, autentico colpo di spugna». Per Ciambetti a pagare le conseguenze «di scelte politiche assurde sono sempre i più deboli, la povera gente, immigrati onesti compresi, spesso le prime vittime dei loro aguzzini, che si faranno più spavaldi, perché tra regolarizzazioni, sanatorie e induldi sanno di poterla sempre fare franca». Intanto, le procure sono al lavoro per accelerare il più possibile i tempi delle scarcerazioni.


Bolzano. Contestato il sindaco dai cittadini contrari all’installazione di ripetitori a ridosso del Tesina
Antenne, scintille in Consiglio e il comitato attacca la Giunta

di Tommasino Giaretta

Vacanze amare non solo per i 500 cittadini che hanno sottoscritto una petizione contro l’installazione di antenne in vicinanza dell’argine del Tesina - incappando tra l’altro in un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica da parte di un privato - ma anche per il sindaco Luigi De Boni costretto a subire una rumorosa contestazione nel corso della seduta dell’ultimo Consiglio comunale. Una seduta quasi interamente dedicata al problema antenne per cellulari richiesta dai consiglieri di minoranza di “Associazione per il domani”. Al termine della discussione, quando è stato posto in votazione un ordine del giorno della minoranza bocciato in tronco dal gruppo di maggioranza, gran parte dei cittadini che avevano affollato come non mai la sala consiliare hanno accolto il verdetto con un lungo applauso ironico lasciando l’aula gridando “buffoni”. Spaccatura netta e profonda quindi tra l’amministrazione comunale e il comitato sorto non appena la Giunta del sindaco De Boni aveva concertato poco più di un anno fa con i gestori lo spostamento di due antenne da siti definiti «sensibilissimi per densità abitativa» (quartiere Giardino e zona di via Marosticana) a luoghi (zona sportiva di via Zuccola a ridosso del Tesina) che rispettano le distanze (150 metri) dalle abitazioni. Poco importa se la Giunta comunale ha nel frattempo definito una convenzione con l’Anci Veneto per arrivare alla definizione di un piano di localizzazione, vale a dire l’individuazione di siti idonei per l’installazione di altre possibili piattaforme per antenne lontane dalle aree abitate. Neppure l’intervento di Giovanni Potente, esperto in materia di telefonia in rappresentanza dell’Anci, ha stemperato gli animi. I cittadini presenti in sala hanno chiesto a più riprese di intervenire nella discussione ottenendo un netto rifiuto da parte del sindaco il quale ha interpretato alla lettera il regolamento. I tre consiglieri del gruppo di minoranza “Associazione per il domani”, Sergio De Dea, Daniele Galvan, Samantha Frigo, hanno presentato una mozione che impegnava la Giunta a predisporre con urgenza (entro il prossimo 12 agosto) un’apposita variante urbanistica fissando norme per l’installazione di impianti di telefonia mobile con la richiesta di sospendere al momento ogni altra installazione o potenziamento degli impianti esistenti. La maggioranza ha bocciato all’unanimità il documento, approvando invece una propria mozione con la quale la Giunta si impegna a proseguire l’azione di un attento monitoraggio avvalendosi di una centralina di rilevamento ogni due delle sei antenne tuttora presenti, adottando in tempi brevi un piano di localizzazione volto a razionalizzare l’installazione di futuri ripetitori e impegnandosi a informare tempestivamente la popolazione. Alla fine, come detto, le posizioni dell’amministrazione comunale e del comitato dei cittadini erano, per usare un eufemismo, molto lontane, tanto da innescare il polemico abbandono dell’aula.