Altri ottanta in pochi giorni. A beneficiare del condono in 700
(i. t.) La procura di Vicenza libererà da subito 100 detenuti non appena il Senato alzerà disco verde al provvedimento del condono giudiziario.
Altre 80 persone che sono agli arresti domiciliari usciranno di casa pochi giorni dopo, al massimo entro sabato prossimo. Complessivamente saranno 700 i cittadini che beneficeranno dell’indulto, nelle sue varie forme. Ma questo dato riguarda solo la competenza della procura di Vicenza. Bisogna aggiungere poi la procura di Bassano e i vicentini le cui posizioni sono state prese in carico dalla procura generale di Venezia quando le rispettive sentenze sono passate in giudicato.
«In tutto il Veneto - ha detto il procuratore generale Ennio Fortuna - abbiamo 3500 posizioni da verificare subito e il 50 per cento porterà alla liberazione dell’interessato».
Le cancellerie degli uffici esecuzioni sono in piena fibrillazione perché devono esaminare caterve di fascicoli in poche ore. A meno di cambiamenti dell’ultima ora sotto l’incalzare degli emendamenti dell’Italia dei Valori, saranno esclusi dal provvedimento di clemenza i reati di terrorismo, mafia, strage, sequestro di persona, prostituzione minorile, pedopornografia e violenza sessuale.
Non così per l’omicidio volontario, rapina e droga (a meno che non sia contestata l’associazione), reati per i quali i detenuti potranno beneficiare di uno sconto pieno, mentre negli altri indulti (1990, 1986, 1981 e 1978) c’era un’attenuazione rispetto ai reati meno gravi socialmente.
Tra i casi più gravi avvenuti negli ultimi dieci anni nel Vicentino, l’indulto costituirà un salvacondotto importante per alcuni uomini che hanno ucciso le rispettive compagne.
Ad esempio il poliziotto Domenico Trotta, 48 anni, che fu inizialmente condannato a 24 anni di carcere per avere assassinato a revolverate l’ex compagna Susanna Vitella il 9 marzo 1996 a Schio, ferendo gravemente anche un professionista.
In appello il difensore Lucio Zarantonello ottenne una riduzione a 20 anni 10 mesi, ridotti ulteriormente in Cassazione a 16 anni 10 mesi. Trotta con l’ulteriore sconto di 3 anni tornerà completamente libero, visto che avendo già scontato metà pena era stato già ammesso ai benefici.
Altro caso clamoroso è quello di Giovanni Rezzadore, 53 anni, di Noventa che il 19 agosto 2000 uccise per gelosia la moglie separata Valentina Rasia. Condannato con sentenza passata in giudicato a 15 anni di reclusione, in teoria avrebbe dovuto cominciare a beneficiare dei permessi a metà dell’esecuzione, cioè a fine 2007. Invece, con la brusca accelerata dei tre anni di condono, avrà la semilibertà da subito.
Completamente liberò tornerà Maurizio Godalli, 52 anni, l’ex assessore di San Germano dei Berici difeso da Paolo De Meo che il 2 dicembre 1998 con il fucile da caccia abbattè con due colpi la moglie convivente Mistica Rosa Zini. La Cassazione gli inflisse 10 anni di prigione perché gli riconobbe un deficit di capacità di intendere nel momento in cui premette il grilletto e da tempo beneficia della legislazione premiale.
Tre esempi che dimostrano a sufficienza come in Italia dove già esiste una delle legislazioni più permissive rispetto agli altri paesi europei, l’ulteriore concessione dell’indulto consentirà sconti impensabili e l’affidamento ai servizi sociali.
Se è vero che il penitenziario del San Pio X è sovraffollato, con una presenza di detenuti di oltre il doppio rispetto alla capienza, la soluzione del condono permetterà di risolvere un problema spostandolo altrove. Si pensi agli spacciatori e ai rapinatori, che usciranno a frotte, pronti a tornare a colpire.
Sull’indulto tra le posizioni più critiche c’è quella del consigliere regionale leghista Roberto Ciambetti per il quale «nel volgere di pochi giorni il governo Prodi passa da una sanatoria, l’ennesima, per regolarizzare i clandestini, all’indulto, autentico colpo di spugna». Per Ciambetti a pagare le conseguenze «di scelte politiche assurde sono sempre i più deboli, la povera gente, immigrati onesti compresi, spesso le prime vittime dei loro aguzzini, che si faranno più spavaldi, perché tra regolarizzazioni, sanatorie e induldi sanno di poterla sempre fare franca».
Intanto, le procure sono al lavoro per accelerare il più possibile i tempi delle scarcerazioni.
Antenne, scintille in Consiglio
e il comitato attacca la Giunta
di Tommasino Giaretta
Vacanze amare non solo per i 500 cittadini che hanno sottoscritto una petizione contro l’installazione di antenne in vicinanza dell’argine del Tesina - incappando tra l’altro in un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica da parte di un privato - ma anche per il sindaco Luigi De Boni costretto a subire una rumorosa contestazione nel corso della seduta dell’ultimo Consiglio comunale. Una seduta quasi interamente dedicata al problema antenne per cellulari richiesta dai consiglieri di minoranza di “Associazione per il domani”.
Al termine della discussione, quando è stato posto in votazione un ordine del giorno della minoranza bocciato in tronco dal gruppo di maggioranza, gran parte dei cittadini che avevano affollato come non mai la sala consiliare hanno accolto il verdetto con un lungo applauso ironico lasciando l’aula gridando “buffoni”.
Spaccatura netta e profonda quindi tra l’amministrazione comunale e il comitato sorto non appena la Giunta del sindaco De Boni aveva concertato poco più di un anno fa con i gestori lo spostamento di due antenne da siti definiti «sensibilissimi per densità abitativa» (quartiere Giardino e zona di via Marosticana) a luoghi (zona sportiva di via Zuccola a ridosso del Tesina) che rispettano le distanze (150 metri) dalle abitazioni.
Poco importa se la Giunta comunale ha nel frattempo definito una convenzione con l’Anci Veneto per arrivare alla definizione di un piano di localizzazione, vale a dire l’individuazione di siti idonei per l’installazione di altre possibili piattaforme per antenne lontane dalle aree abitate.
Neppure l’intervento di Giovanni Potente, esperto in materia di telefonia in rappresentanza dell’Anci, ha stemperato gli animi. I cittadini presenti in sala hanno chiesto a più riprese di intervenire nella discussione ottenendo un netto rifiuto da parte del sindaco il quale ha interpretato alla lettera il regolamento.
I tre consiglieri del gruppo di minoranza “Associazione per il domani”, Sergio De Dea, Daniele Galvan, Samantha Frigo, hanno presentato una mozione che impegnava la Giunta a predisporre con urgenza (entro il prossimo 12 agosto) un’apposita variante urbanistica fissando norme per l’installazione di impianti di telefonia mobile con la richiesta di sospendere al momento ogni altra installazione o potenziamento degli impianti esistenti.
La maggioranza ha bocciato all’unanimità il documento, approvando invece una propria mozione con la quale la Giunta si impegna a proseguire l’azione di un attento monitoraggio avvalendosi di una centralina di rilevamento ogni due delle sei antenne tuttora presenti, adottando in tempi brevi un piano di localizzazione volto a razionalizzare l’installazione di futuri ripetitori e impegnandosi a informare tempestivamente la popolazione.
Alla fine, come detto, le posizioni dell’amministrazione comunale e del comitato dei cittadini erano, per usare un eufemismo, molto lontane, tanto da innescare il polemico abbandono dell’aula.