29 GIUGNO 2005

dal Giornale di Vicenza

L’Ater scoppia di salute «Nonostante Irap e Iva»
Ahmed, rimasto ustionato alla schiena in fabbrica ha anche perso il lavoro: «Chiedo giustizia e aiuto»
«Svuotano col cucchiaio il mare dei precari»
MONTECCHIO.Fiamm, i dipendenti non rinunciano alla quattordicesima in busta a luglio

Il presidente Tolettini presenta il bilancio consuntivo 2004
L’Ater scoppia di salute «Nonostante Irap e Iva»

Bilancio consuntivo 2004: un anno storico per l’Ater di Vicenza. «È con un certo orgoglio - esordisce in un comunicato il presidente Marco Tolettini - che approviamo i risultati di questo brillante esercizio che oserei non esagerato definire storico per l’Ater; in effetti, dopo tanto lavoro negli ultimi anni, si è cominciato a raccogliere in modo copioso i frutti di quanto seminato. Mi riferisco in particolare alle 27 gare d’appalto esperite nel corso dell’anno che comporteranno lavori per un importo complessivo superiore ai 14 milioni di euro e che permetteranno la realizzazione di circa 150 alloggi, ma anche agli oltre 1,2 milioni di euro di introiti percepiti in qualità di spese tecniche maturate a seguito dello stato di avanzamento dei lavori costruttivi. Mai erano stati raggiunti questi risultati». «Per un’azienda come la nostra è ulteriormente positivo che il bilancio si chiuda con un utile di oltre 158 mila euro anche se la filosofia del Consiglio di amministrazione è quella che il conto consuntivo debba tendere sostanzialmente al pareggio, in quanto lo sforzo dell’azienda deve mirare all’utilizzo di tutte le risorse finanziarie per soddisfare la crescente richiesta di fabbisogno abitativo sotto ogni suo aspetto. In altri termini, un’azienda come questa, rivolta sostanzialmente al sociale, è riuscita a raggiungere questo dato positivo pur in presenza di una tassazione francamente incomprensibile, se consideriamo che tra Ires ed Irap abbiamo versato all’erario quasi un milione di euro e quasi 500 mila euro di Iva indetraibile. Aspetto positivo da segnalare - prosegue - dovuto al forte impegno aziendale di sensibilizzazione rivolto alle amministrazioni comunali, è il trend in diminuzione registrato per quanto riguarda l’importo dell’Ici versato, con risvolti chiaramente positivi per il futuro, anche se detto importo è risultato comunque superiore ai 700 mila euro». «Vincente è risultata la scelta di puntare su un marketing aggressivo - prosegue il presidente - per far conoscere il marchio “Ater” attraverso un sistema di informazione e un tempestivo ed adeguato flusso di notizie sulle iniziative aziendali, in particolare sulle realizzazioni effettuate nei vari Comuni della Provincia, destinate alla vendita a prezzi calmieratori del mercato e sugli alloggi non più strategici per l’Ater venduti all’asta al miglior offerente. Ciò ha permesso di incrementare l’attività di vendita oltre ogni previsione portando a 114 le unità cedute per un incasso totale di circa 7 milioni di euro. Grande attenzione è stata rivolta anche ad investire sull’attività di manutenzione del patrimonio immobiliare esistente che ha visto impegnare quasi il 30% del monte canoni percepito pari a più 5,5 milioni di euro provenienti dagli oltre 4mila alloggi in proprietà». «Per quanto riguarda il controllo degli abusi e delle morosità nel pagamento dei canoni - sottolinea il presidente - abbiamo raggiunto un ulteriore traguardo positivo assestando la stessa entro i limiti fisiologici di circa il 5% dell’ammontare dei canoni. Nel corso del 2004 si è deciso di investire risorse ed energie in un’iniziativa che ci ha visti protagonisti, insieme alla Fondazione Ordine degli architetti p.p.c. della provincia di Vicenza, nell’organizzazione di un workshop di bioarchitettura finalizzato alla progettazione secondo i criteri della sostenibilità ambientale». «Un’altra iniziativa sostenuta dal Consiglio d’amministrazione e che ha riscosso un notevole successo, è stata l’indizione del concorso “Casa dolce casa” rivolto agli assegnatari con lo scopo di premiare lo spirito d’iniziativa nella gestione più accurata del proprio alloggio. Ma anche il livello qualitativo del nostro operare è migliorato e vorrei sottolineare è in continuo miglioramento - aggiunge Tolettini - soprattutto all’interno dell’azienda con numerose ristrutturazioni per rendere più funzionali gli ambienti di lavoro e con la riorganizzazione del personale attraverso la valorizzazione delle risorse umane e quindi una riqualificazione delle professionalità. Uno degli effetti tangibili di questa aumentata professionalità e produttività è stata la certificazione di qualità conseguita dall’azienda al primo esame, risultato concretizzatosi poi nei primi mesi del 2005». «Vorrei ricordare, infine, che all’insegna di un rinnovato spirito di collaborazione è stato siglato tra l’Ater ed il sindacato Sunia un verbale d’intesa attraverso cui viene risolta la questione della legittimità dei depositi cauzionali, se di natura fruttifera o meno, chiesti dall’azienda al momento della stipula del contratto di affitto. Il 2004 è l'ultimo esercizio di competenza esclusiva di questo Consiglio di amministrazione - conclude Marco Tolettini - e non poteva concludersi in modo più positivo, come i dati hanno dimostrato, ma soprattutto con la convinzione di aver contribuito, seppur in parte, a ridurre l’emergenza abitativa in una situazione congiunturale molto critica e difficile come quella attuale».

Un avvertimento agli inquilini «Dare dati falsi è reato penale»

«Attenzione alla veridicità dei dati che si dichiarano: autodichiarare il falso o tralasciare di indicare una parte del reddito è un reato perseguibile penalmente». È questa una questione spinosa, in tema di gestione di alloggi di edilizia residenziale pubblica (erp), ma fondamentale per garantire e tutelare quelle fasce socialmente deboli che potrebbero vedere precluso, pur avendone i titoli, il diritto ad accedere ad un alloggio sociale utilizzato invece da utenti che non posseggono titolo per usufruire dello stesso. Certamente oggi, con lo strumento dell’autocertificazione, è diventato più facile e veloce il rapporto tra cittadino e amministrazione pubblica. Nel caso degli inquilini Ater essi possono, con il solo modulo di autocertificazione, dichiarare tutti i dati necessari quali i redditi percepiti nell'anno precedente, il reddito ed il patrimonio di ogni componente il nucleo familiare, il tipo di attività svolta, la situazione della famiglia ed il relativo stato civile con le eventuali variazioni. Per la completezza e veridicità dei dati dichiarati è responsabile esclusivamente il titolare del contratto di locazione. L’accertamento annuale dei redditi e la verifica della permanenza dei requisiti in possesso del nucleo familiare, necessari per abitare in un alloggio di erp, è un dovere che la legge regionale prevede a carico dell’Ater che solo così, una volta collocati gli inquilini nella corretta fascia di reddito, potrà calcolare il canone di locazione. Inoltre la citata legge prevede che il sindaco, di concerto con l’ente gestore, proceda almeno una volta ogni tre anni alla verifica del reddito complessivo del nucleo familiare dichiarato dagli assegnatari, inoltrando la richiesta al competente Ufficio imposte. Tutti i sindaci dei Comuni interessati hanno perciò ricevuto una lettera in tal senso e quindi possono avviare accertamenti fiscali nei confronti di quegli assegnatari che autocertificano redditi palesemente inattendibili e che non risultano rientrare tra i casi sociali seguiti dai Comuni stessi per i quali, peraltro, la norma prevede specifica tutela. Fondamentale diventa quindi porre in essere tutte quelle attività di controllo e verifica per far sì che il diritto alla casa spetti a chi dimostra di averne veramente titolo.


L’appello di uno sfortunato pakistano che ora deve trovare un impiego adatto alla sua situazione
Ahmed, rimasto ustionato alla schiena in fabbrica ha anche perso il lavoro: «Chiedo giustizia e aiuto»

(p. e.) «Lo scriva: io chiedo solo ’justice’... come si dice in italiano? Giustizia». Ahmed Zareen, pakistano, 37 anni, sorride spesso mentre racconta la sua terribile vicenda e fa vedere la foto che testimonia quello che gli è accaduto. Zareen, era stato assunto a tempo indeterminato all’inizio dello scorso anno alla “Alfond press”, impresa di via della Meccanica. In luglio arriva la sventura: alle 8 del mattino, quando è al lavoro già da un’ora e mezza, Zareen si accorge che un tubo dell’impianto di raffreddamento si è staccato: va a rimetterlo a posto, come ha già fatto altre volte, ma questa volta alle sue spalle arriva il caricatore-dosatore che contiene l’alluminio fuso (destinato agli stampi) e lo colpisce alla schiena, tenendolo bloccato per un paio di terribili minuti finché è la stessa macchina a bloccarsi. Sulla schiena ha una sorta di buco, un’ustione di terzo grado. All’ospedale di Padova, in chirugia plastica, Zareen viene operato e il ’buco’ viene coperto con pelle prelevata dalla sua gamba. La convalescenza dura alcuni mesi, ma anche adesso - «legga qui, ho una visita medica fissata a settembre», spiega - Zareen porta i segni di quanto gli è accaduto. La sventura però continua. Nel febbraio di quest’anno a Zareen arriva una lettera della Alfond press che gli comunica il licenziamento dovuto ad «esigenze di carattere economico» che hanno portato a una riorganizzazione del ciclo produttivo. Zareen però è ancora in attesa di cifre che gli erano comunque dovute dalla sua ex azienda, e ha dovuto far ricorso al sindacato Ugl e a un’assistenza legale con l’avv. Ambretta Diamante («C’è una causa in corso per il recupero di retribuzioni non pagate», conferma l’avv. Diamante, che non vuole rilasciare nessun’altra dichiarazione). Oltre a questo, per Zareen ’giustizia’ significa poter trovare un lavoro che lui sia in grado di affrontare: «Non posso più fare un lavoro pesante con la schiena che mi ritrovo. Ho un affitto da pagare (vive in viale della Pace) e da vivere. Dove vado io?».


Scuola & polemica. Il governo ha assunto 40 mila prof che non avevano posto fisso e oggi escono le graduatorie
«Svuotano col cucchiaio il mare dei precari»
Il provvedimento già bocciato dal sindacato: «In ruolo soltanto il 10 per cento»

di Anna Madron

Si sono dati appuntamento questa mattina davanti al Csa il Centro servizi amministrativi ex provveditorato, dove, stando alle notizie dell'ultima ora, dovrebbero essere esposte le graduatorie. Inizia così per i precari un'altra estate di passione, scandita da speranze, illusioni, malumori e proteste per una situazione che si trascina da troppo tempo. Nonostante qualche giorno fa il governo abbia varato il decreto per l'assunzione di 40 mila tra insegnanti e Ata senza posto fisso, provvedimento che il Cip, il Comitato insegnanti precari, non ha però accolto a braccia aperte. «Potrebbero risponderci che non siamo mai contenti - esordisce Francesco Casale, presidente del Cip di Vicenza - in realtà questa manovra non contribuisce ad eliminare la precarietà, né a conferire più qualità alla scuola pubblica. A fronte infatti degli attuali 100.000 posti vacanti e dei 200.000 pensionamenti previsti per il 2007, il decreto copre poco più del 10 per cento del fabbisogno, dimostrandosi di grande impatto mediatico, ma di scarso effetto pratico. Si è raffazzonato, in ritardo, un falso rimedio ad un problema reale. Una soluzione elementare, seria e risolutiva sarebbe stata quella di attuare la legge '143/04', immettendo in ruolo il 100 per cento dei docenti necessari alla copertura dell'organico. Senza contare che non si sa quanti saranno gli insegnanti assunti, quanti i bidelli e gli applicati di segreteria, a dimostrazione che ancora una volta sulle attese e le aspettative legittime dei precari si sparano cifre e date in modo irresponsabile». Se dunque da un lato il decreto rappresenta un passo avanti, dall'altro non mette la parola fine al girovagare di tanti insegnanti che ogni anno scolastico si ritrovano ad occupare sedi diverse. E a proposito di sedi, Casale ricorda che è ancora in corso la battaglia per l'abolizione del doppio punteggio, conferito a coloro che prestano servizio nelle scuole di montagna o nelle isole. «Diciamo no - spiega - alla supervalutazione, contro la quale molti di noi hanno anche fatto ricorso, proprio per il fatto che ci ritroviamo superati in graduatoria da chi ha lavorato in scuole situate oltre i 600 metri di altezza. In questo senso le graduatorie che usciranno oggi, o al più tardi, domani, ne riserveranno delle belle». Ma quello del doppio punteggio non è l'unica spina nel fianco del precariato. Anche le Ssis, le scuole di specializzazione, non contribuiscono a rasserenare il clima. «Nessuna pregiudiziale contro questo tipo di scuole - prosegue Casale - ma sarebbe stato più utile varare un programma pluriennale per la totale copertura delle disponibilità chiudendo il "rubinetto" delle Ssis che, a getto continuo, inondano la scuola di giovani docenti senza futuro per autofinanziare gli atenei. Con questo decreto, invece, è come se si volesse svuotare con un cucchiano il mare dei precari. Per questo siamo convinti che si tratti dell'ennesimo passo verso la destabilizzazione e lo smantellamento della scuola pubblica, oltre che della dequalificazione professionale dei docenti».


Montecchio. I sindacati hanno esposto i termini dell’accordo con la dirigenza
Fiamm, i dipendenti non rinunciano alla quattordicesima in busta a luglio
La strada verso l’approvazione finale è lunga «ma escludiamo che ci siano “suicidi”»

di Eugenio Marzotto

Al primo confronto con i lavoratori, Fim, Fiom e Uilm vengono spiazzati dal giudizio degli operai. Ieri mattina il sindacato ha avuto il primo faccia a faccia ufficiale con i dipendenti di Fca e Aif che promuovono l’accordo nel suo complesso, ma bocciano con toni aspri l’esclusione dalla busta paga del pre feriale, così com’era stato concordato nella trattativa fiume di giovedì scorso affrontata con la dirigenza Fiamm. In quella bozza di accordo, oltre ad una serie di cambiamenti strutturali (130 esuberi e stabilimento unico), l’azienda aveva chiesto che operai ed impiegati rinunciassero per due anni ad una sorta di quattordicesima che i dipendenti Fiamm normalmente percepiscono in luglio. Ma alla notizia che quei soldi, 1.100 euro circa che dovevano arrivare tra dieci giorni, da quest’anno non ci saranno più, è scoppiata la bagarre. Se l’impianto quadro dell’intesa è stato approvato, la questione del pre feriale potrebbe ostacolare l’ok all’accordo finale. Ieri Antonio Sirimarco (Fim), Maurizio Ferron (Fiom) e Carlo Biasin (Uilm) hanno incontrato i lavoratori del primo turno di lavoro degli stabilimenti di Montecchio e Almisano, una parte cioè dei 420 lavoratori complessivi. «Non si è votato - spiega Giampaolo Zanni della Fiom - l’assemblea ha avuto il solo scopo di informare gli operai e ascoltare le loro rimostranze e così faremo per un’altra settimana. Se la questione del pre feriale diventerà fondamentale ritorneremo dall’azienda per chiederlo, dopo di che passeremo al voto dei lavoratori». La strada per l’approvazione dell’accordo da parte dei dipendenti è ancora lunga, ma è escluso che al momento del voto i lavoratori si mettano di traverso in modo da far saltare tutto. Sarebbe un “suicidio” a cui nessuno vuole ricorrere. Intanto dopo qualche giorno dalla bozza di accordo che ha mantenuto la produzione Fiamm nel Vicentino, si fanno largo i commenti. Montecchio perderà lo stabilimento di via Gualda dal marzo 2006, mentre viale Europa continuerà ad essere il centro direzionale della Fiamm: «Tra qualche mese al posto dello stabilimento, che verrà dismesso, arriverà un’altra azienda - spiega il sindaco Maurizio Scalabrin - quello che conta è che la Fiamm rimarrà in provincia. Certo, 130 esuberi è comunque un numero alto, ma con gli ammortizzatori sociali e l’impegno di tutti, anche queste persone potranno avere un futuro. La forza della concertazione riesce a scongiurare la fine delle imprese vicentine». «Non è successo un miracolo, anche se un poco gli assomiglia - dice Franca Porto, segretario provinciale Cisl -. Sul caso Fiamm si è creata una forte solidarietà con i lavoratori perché tutti hanno capito che la scommessa era dimostrare che il nostro territorio è ancora competitivo al punto tale da tenere qui l’azienda. Ora dobbiamo impegnarci per non lasciare nessuno da solo o senza lavoro, è importante che si utilizzino tutti gli strumenti disponibili perché chi deve lasciare la Fiamm vada in pensione, se ne ha i requisiti, o sia ricollocato in altre attività». Giuseppe Boschetto, sindaco di Lonigo paese che ospita l’Aif, lo stabilimento unico che produrrà batterie e trombe auto spiega che «il merito va al lavoro sinergico che tutte le parti in causa hanno condotto: dai sindacati, che hanno continuato a trattare con lo storico marchio, ai dipendenti, che pur attraversando un difficile momento hanno saputo mantenere la calma e la disponibilità alle trattative e alla stessa azienda».