Crocerossine, arriva la direttiva «Non parlate con i giornalisti»
di Anna Madron
Bocche cucite, imbarazzo, ritrosia nel rilasciare qualsiasi dichiarazione. "Ordini del Ministero della difesa", vanno ripetendo dal comitato provinciale della Croce rossa italiana, in via Torretti, al quale ci eravamo rivolti per intervistare alcune tra le infermiere volontarie che a più riprese hanno prestato servizio a Nassiriya.
In tutto una decina di crocerossine che fanno capo alla sede vicentina e a quella bassanese della Cri dove però nelle ore del dopo-attentato è calato il silenzio più totale, una sorta di inesorabile “coprifuoco” imposto dall’alto. «Non si autorizza nessuna intervista alle nostre volontarie» è la parola d'ordine che non ammette deroghe, motivata dal fatto che «si tratta di un brutto momento per quanto è accaduto, inoltre il governo non si è ancora insediato e tutto è così confuso».
Fattostà che, sia a livello regionale che nazionale, le direttive sono le stesse, comunicate attraverso un telegramma inviato a tutti i comitati della Croce rossa italiani i quali si dovranno attenere al più ferreo silenzio. Segno del clima di tensione di questi giorni in cui, dopo il dolore per l'ennesima tragedia in cui nuove vite sono state spezzate, scoppiano inevitabili le polemiche intorno ad una strage che “si poteva prevedere”, come ha commentato laconico il capo del pool antiterrorismo di Roma, Franco Ionta, riferendosi agli avvertimenti giunti al contingente italiano nei giorni scorsi.
Gli ultimi di una lunga serie, come riferito a suo tempo dalle volontarie vicentine che in Iraq avevano trascorso alcuni mesi: Maria Enrica Pinton, Francesca Berno, Giovanna Chiamenti, Maria Giovanna Costa, Alessandra Fioraso, Maria Selvaggi. Sono solo alcune delle infermiere che hanno partecipato all’operazione “Antica Babilonia task force”, a Nassiriya, e che al ritorno hanno testimoniato l’impegno quotidiano dei militari italiani, ma anche la tensione, la paura, il senso di precarietà connesso ad attacchi improvvisi e devastanti, come quello in cui ha perso la vita il giovane lagunare Matteo Vanzan.
«È stata un’esperienza molto faticosa e dura, ma anche estremamente gratificante: in Iraq tornerei con il cuore», ha raccontato una delle crocerossine che ha lavorato nell'ospedale di Tallil, circondata da bambini divorati dalla disidratazione, adulti colpiti da malattie di ogni tipo, soldati lacerati dalle esplosioni.
Racconti che, a tre anni dall'inizio del conflitto in Iraq, non hanno perso di attualità. È anche per questo che il silenzio imposto oggi dalla Cri alle sue “soldatesse” rischia di stonare.
Antenne, cittadini più coinvolti nella scelta delle prossime aree
di Veronica Molinari
Nessuna nuova antenna, prima di aver sentito l’opinione dei residenti.
Il Comune gioca la carta della “pianificazione partecipata”, per districarsi nella giungla delle nuove installazioni di impianti radiobase. E con l’Arpav pubblica in tempo reale i dati sulle emissioni. Come dire, che d’ora in avanti i cittadini «non avranno più sorprese»: prima di compiere ogni passo, saranno sentite le loro esigenze.
Nasce insomma una sorta di codice di comportamento, in attesa della realizzazione del Piano di localizzazione delle antenne già commissionato ad un’équipe di esperti.
L’ufficializzazione del Progetto di autoregolamentazione è avvenuta l’altra sera con la presentazione dell’assessore all’urbanistica, Nereo Peserico e l’occasione è stata fornita dal convegno “Noi e le antenne”, organizzato dall’Amministrazione comunale e ospitato a palazzo Festari.
La strada che intende seguire il Comune per la localizzazione delle future stazioni radio base prende quindi forma in modo definitivo.
Tre le direttive che l’Amministrazione seguirà: trasparenza, informazione e condivisione. Vale a dire che i cittadini saranno costantemente informati delle scelte che verranno effettuate e parteciperanno alla verifica dei valori delle campagne di monitoraggio.
«L’incontro, organizzato insieme ai tecnici dell’Arpav, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, è il primo passo di un percorso che gli amministratori compiranno a fianco dei cittadini - spiega l’assessore Peserico -. Tutte le fasi saranno conoscibili attraverso il sito internet comunale ed in pubblicazioni periodiche, per chi non ha dimestichezza con la rete informatica. Inoltre i residenti dell’area interessata dall’installazione di antenne saranno interpellati prima del via libera definitivo».
Per il sindaco Alberto Neri «è necessario non lasciare mano libera ai gestori, ma soprattutto far conoscere gli aspetti del problema alla cittadinanza. Solo con l’informazione possono infatti essere ridimensionate le preoccupazioni che si sono giustamente diffuse in città. Questo sarà possibile anche attraverso la stretta collaborazione dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente».
Una delle strade per dissipare i timori che serpeggiano tra i residenti è stata individuata nel monitoraggio successivo all’installazione.
«Le misurazioni che effettuiamo avvengono in un arco di 14 giorni, collocando alcuni rilevatori nel sito interessato - confermano Giuseppe Lorenzetto e Paolo Cesari, tecnici dell’Arpav -. I valori vengono rilevati in tempo reale e studiati anche in relazione ad agenti esterni che potrebbero interferire sulla genuinità dei dati. A Valdagno, comunque, l’Amministrazione ha sempre lavorato effettuando scelte di localizzazione, tenendo conto del principio di precauzione e cercando di mantenere le emissioni ben al di sotto dei 6 volt per metro, limite stabilito dalle normative vigenti».
La conferma dell’impegno in questa direzione è venuta anche da Gianluca Passarini, ingegnere a cui è stato affidato l’incarico di studiare il Piano di localizzazione: «L’obiettivo - spiega - è quello di ottenere risultati di qualità, in termini di ricezione del segnale e di tutela della salute pubblica, attraverso l’applicazione dei criteri tassativi indicati dalla legge».