27 AGOSTO 2004

dal Giornale di Vicenza

Immigrati, è ancora battaglia.
Infortuni sul lavoro, "sorpresa" positiva.
Aule fuori spartito, che stecca.
Tesserati ma irriducibili gay pronti al mega party.

Immigrati, è ancora battaglia
Dopo l’invito del ministro Pisanu
Caritas : «Ancora troppe badanti sono irregolari » Sindacati : «Tutto da rifare»
La Bossi-Fini? «Ha intasato le questure e aumentato i clandestini»

di Chiara Roverotto

La legge Bossi- Fini è entrata in vigore il 30 settembre del 2002 e subito ha dettato regole più rigide per gli ingressi: in sostanza un immigrato può entrare in Italia soltanto se ha già un’occupazione e sulla scorta di questo, il permesso di soggiorno è legato alla durata del contratto di lavoro. Inoltre, impone disposizioni rigidissime per i clandestini e fissa quote d’ingresso annuali sulla base della disponibilità occupazionale esistente.
Don Giovanni Sandonà (direttore della Caritas diocesana) . «Non possiamo che essere d’accordo ad una revisione, del resto una cosa è certa: la Bossi-Fini non ha saputo, nei fatti, gestire i flussi migratori di questi anni. Infatti continuano ad esserci immigrati clandestini: il fenomeno badanti credo sia sotto gli occhi di tutti. E, poi, a distanza di due anni non scordiamoci che mancano i regolamenti attuativi e nel 2003 alla Conferenza Stato-Regioni era stato dato un parere negativo rispetto agli schemi presentati dal Governo. A questo punto - prosegue Sandonà - c’è la necessità di di rivedere la legge per tutelare maggiormente e in modo corretto la mobilità e l’incontro tra domanda e offerta di lavoro».
«Attualmente - prosegue il direttore della Caritas- le quote d’ingresso non corrispondono alla reale necessità del mercato, bisognerebbe considerare un permesso di soggiorno per la ricerca di lavoro: è una soluzione che potrebbe, da subito, permettere l’inserimento regolare nel mercato occupazionale di molti immigrati, soprattutto quelli provenienti dai Paesi dell’Est».
Dott. Daniele Marrama, dirigente del servizio sindacale di Assindustria . «Non spetta a noi entrare nei termini della legge. D’altro canto non possiamo non valutare come certe limitatezze nelle norme, abbiano creato innumerevoli disagi per il rilascio dei permessi di soggiorno. L’associazione industriali impegna all’anno, grazie alla convenzione firmata con la prefettura e ad altri organismi per la costituzione dei poli provinciali, 10 mila euro, eppure non ci sono stati grossi miglioramenti. Quindi, o ci sono problemi con la pubblica amministrazione che una revisione potrebbe in qualche modo sanare, oppure bisogna cambiare le procedure. Ma questo, come dicevo, all’inizio non spetta a noi deciderlo....».
Massimo Calearo, presidente dell’Associazione industriali di Vicenza. «Sono convinto che abbiamo bisogno di più teste e di meno braccia» ha commentato nei giorni scorsi il presidente di Federmeccanica. «Abbiamo bisogno di una seria e valida programmazione degli ingressi». Anche perché, ha concluso - le ristrutturazioni che riguardano anche il Nord-Est pongono problemi di ricollocazione per i lavoratori immigrati». Per quanto riguarda, invece, i soggetti istituzionali deputati alla definizione delle quote, devono essere ancora, sempre secondo il presidente di Assindustria Calearo, gli organismi statali.
Raffaele Zanon, assessore regionale ai flussi migratori. «Il cosiddetto tagliando di cui necessita la legge Bossi-Fini è uno solo: applicare tutte le parti della legge. Secondo Zanon le Regioni sono ancora in attesa di un regolamento attuativo che metta in atto il diritto di prelazione con l’obiettivo di avere un’immigrazione indirizzata e di qualità, che dia risposte alle esigenze lavorative delle aziende, ma anche alle esigenze assistenziali delle famiglie». «Sarebbe importante - sottolinea l’assessore - che a livello nazionale ci si riferisse ai modelli sperimentali del Veneto e della Lombardia valorizzando il sistema delle autonomie. E non possono essere dimenticate le contraddizioni emerse dopo i pronunciamenti della Consulta che rendono incerte le espulsioni e che non permettono alle istituzioni e, agli altri corpi dello Stato, di lavorare nella stessa direzione per segnare una linea di demarcazione netta tra immigrazione regolare e immigrazione illegale». «Senza dimenticare la carenza dei centri di permanenza temporanea, che impedisce di fatto le espulsioni vanificando l’opera delle forze dell’ordine. Sì - precisa ancora Zanon - la Bossi-Fini avrebbe bisogno di alcune modifiche, ma nel senso di realizzare, finalmente, il decentramento delle attività istruttorie per la regolarizzazione, fornendo competenze e risorse e mezzi agli organismi di burocrazia locale». Infine, l’esponente del governo veneto richiama «l’obbligo per i datori di lavoro di garantire la casa per i lavoratori stranieri da loro assunti: obbligo - sostiene - che troppo spesso non viene rispettato, scaricando sugli enti locali costi economici e sociali che non sarebbero dovuti».
Franca Porto, segretaria provinciale della Cisl . «Non servono piccoli accorgimenti, la legge va cambiata: ci sono sentenze della Consulta che lo dicono chiaramente. C’è stato un eccesso di burocrazia, soprattutto all’interno delle questure che hanno dimostrato forti carenze organizzative nel disbrigo delle pratiche per i rinnovi dei permessi di soggiorno fino alle autorizzazioni per i ricongiungimenti familiari».
Adriana Carotti, responsabile dipartimento migrazioni della Cgil. «Il permesso di soggiorno scaduto e non rinnovato secondo quanto stabilito dalla Bossi-Fini, fa perdere i diritti civili, perché nega la libertà di movimento. Infatti gli immigrati perdono il lavoro e tutti i diritti compreso quello di lasciare l’Italia. L’immigrato non è solo un problema di lavoro, per questo ci deve essere anche un cambio di mentalità: con un permesso di due anni e con molte pratiche trasferite ai Comuni molto potrebbe cambiare».
Riccardo Dal Lago, segretario provinciale della Uil . «Il nostro è sempre stato un giudizio negativo visto che complica la vita agli stranieri con tutta la burocrazia che è stata inserita. Occorre raggiungere l’obiettivo primario di rivedere integralmente il testo della Bossi-Fini alla luce delle eccezioni del Consiglio di Stato e della Conferenza Stato-Regioni. Inoltre, è necessario riconsiderare le finalità dei Centri di permanenza temporanea, serve il trasferimento da parte delle competenze agli Enti locali per i rinnovi dei permessi di soggiorno e per l’ottenimento della carta di soggiorno e, infine l’istituzione di un permesso di soggiorno per la ricerca di un’occupazione».

Nel Vicentino sono oltre 57 mila
E in un solo anno rilasciati più di 33 mila permessi di soggiorno

(c. r.) Il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu lo ha detto a chiare lettere: la legge Bossi-Fini, che regola la politica immigratoria del nostro paese, va cambiata o quantomeno rivista (« avrebbe bisogno di un tagliando.... »). Del resto negli ultimi anni, e solo nelle acque territoriali italiane e in quelle vicine, sono stati censiti 1.167 morti tra gli immigrati che tentavano di raggiungere le coste europee. Lo ha detto il ministro durante una conferenza stampa al Viminale. « E in termini quantitativi - ha aggiunto - si tratta soltanto del 10 per cento dell’immigrazione clandestina che investe l’Italia, ma i costi umani sono elevatissimi. I caduti in mare e nelle traversate nel deserto non si possono contare ».
Nel Vicentino gli stranieri regolari sono oltre 57 mila, e accanto a loro restano molti clandestini: nel 2003 l’ufficio stranieri ha rilasciato oltre 33 mila permessi di soggiorno e la sanatoria di due anni fa ha regolarizzato più di 10 mila lavoratori nella maggior parte donne provenienti dall’Est europeo.
Ma il fenomeno è in crescita, malgrado la crisi economica di cui tutti parlano. Da Erice nel corso di un seminario sulle «emergenze planetarie» che si è tenuto nel centro "Ettore Majorana" il prof. Rolf Jenny, responsabile della commissione internazionale dell’Onu sulle migrazioni, ha snocciolato cifre preoccupanti: « Da 700 milioni ad un miliardo di persone da qui al 2010 tenterà di varcare il confini dell’Occidente industrializzato, dove già circa 200 milioni di persone si sono trasferite dai loro paesi d'origine. Questa enorme massa di lavoratori - ha precisato il rappresentante dell’Onu - produce rimesse verso le aree di provenienza pari a 90 miliardi di dollari all’anno esattamente il doppio di quanto i Paesi del G7 destinano, nello stesso periodo, per aiuti al terzo mondo. Inoltre, nel ricco Occidente gli immigrati contribuiscono per il 56 per cento all’aumento demografico, mentre in Europa la percentuale si alza fino all’89 per cento. Ma le politiche sull’immigrazione nel vecchio contenente lasciano a desiderare. Per quanto si stia facendo - ha detto il prof. Jenny - l’Europa stenta a mettere insiem e l a questione degli immigrati e quella del lavoro ».
Insomma, un problema del quale si torna a parlare, non solo per i continui sbarchi che ci sono a Lampedusa o per il colloquio che c’è stato tra il ministro del Consiglio Berlusconi con il leader libico Gheddafi, che si era impegnato con il nostro paese a collaborare nella lotta all’immigrazione clandestina. Il leader libico aveva però associato la sua disponibilità alla richiesta di aiuti sotto forma di finanziamenti ma per tutte le implicazioni che in futuro ci potranno essere. Abbiamo parlato della legge con sindacalisti, industriali, assessori regionali e associazioni di volontariato. Funziona la Bossi-Fini oppure deve essere corretta come il ministro Pisanu ha proposto non raccogliendo tra gli altri i favori della Lega e di Alleanza nazionale? Senza dimenticare che il Vicentino resta la sesta provincia in Italia con oltre 57 mila immigrati regolari, molti clandestini e con tantissimi problemi irrisolti legati non solo alla burocrazia.


I dati resi noti ieri dal Servizio di prevenzione igiene e sicurezza ambienti di lavoro
Infortuni sul lavoro, "sorpresa" positiva
Dal 1999 a oggi s’è registrata una diminuzione di incidenti del 28 per cento

Dalle proiezioni statistiche a cura dello Spisal (il Servizio di prevenzione igiene e sicurezza ambienti di lavoro), ottenute incrociando i dati pervenuti dai Pronto Soccorso fino a luglio 2004, risulta un calo di infortuni sul lavoro tra i 6 ed il 7% entro la fine dell'anno, per quanto riguarda il territorio della Ulss 6 di Vicenza, comprendente 39 comuni della provincia berica.
Il dato è confortante e si inserisce in un trend in costante diminuzione dal 1998. Negli ultimi sei anni, si apprende infatti dallo studio dello Spisal, la tendenza alla riduzione del numero di infortuni ha portato ad un decremento complessivo del 27, 8%. Tradotto in termini pratici, il dato sta ad indicare che, a fine 2004, per ogni giornata lavorativa, si saranno presentati al Pronto Soccorso 6 lavoratori in meno rispetto al 1998: «Un beneficio consistente per la società in generale, ma anche per le stesse aziende», commenta Celestino Piz, direttore dello Spisal. Il settore terziario e dei servizi, con un calo del 14, 9%, è l'area produttiva che contribuisce in maniera più significativa al decremento generale, seguito dal settore metalmeccanico e delle fonderie ( -6, 1%), dall'acciaieria (-4, 7%), dall'edilizia (- 1, 7%) ed infine dal manifatturiero (- 1%). L'agricoltura fà caso a sè con l'enorme calo registrato del 61% dal 1995, dato tuttavia poco significativo perchè influenzato dai cambiamenti normativi. «Nel 35-40% dei casi - sostiene Piz - gli infortuni sono di lieve entità e riconducibili a carenze di sicurezza o di informazione che si possono ovviare facilmente». Diviene quindi fondamentale l'attività dello Spisal «soprattutto in azioni di informazione, vigilanza, prevenzione, ricerca e statistica sull'infortunistica».


Il nuovo indirizzo che decollerà a settembre al classico sta dando filo da torcere alla Provincia. Il motivo è ancora una volta riconducibile alla carenza di ambienti adeguati. Tra i problemi s’incrocia quello della crescita del Lioy
Aule fuori spartito, che stecca
Sos spazi per il liceo musicale del Pigafetta. Soluzione? Conservatorio!

di Anna Madron

Sos spazi per il liceo musicale. Il nuovo indirizzo che decollerà a settembre al Pigafetta sta dando del filo da torcere alla Provincia. Motivo? Ancora una volta la mancanza di aule. Se infatti in un primo momento sembrava che il neonato corso di studi dovesse trovare posto nello stabile di piazza San Lorenzo, sede dell'ex Montagna, attualmente condiviso da classi del Lioy e del Pigafetta, ora questa soluzione appare definitivamente accantonata.
«Il Lioy - spiega l'assessore provinciale all'Istruzione Leone Battilotti - è ulteriormente cresciuto e necessita di due aule in più nella succursale di San Lorenzo. Si tratta, tra l'altro, di locali che già si trovano vicino alle altre aule occupate dallo scientifico, di conseguenza assegnarle alla stessa scuola è sembrata la soluzione più logica».
Quanto al Pigafetta, individuare nuovi spazi per il musicale non è l'unica difficoltà per la Provincia. In ballo ci sono anche i tempi necessari per insonorizzare almeno un'aula dove gli alunni dovranno esercitarsi a suonare lo strumento scelto. «Ammesso di trovare una sistemazione nella sede dell'ex Montagna - prosegue l'assessore - ci troviamo a fare i conti con lavori di insonorizzazione, più complessi e lunghi del previsto, frutto di un progetto della facoltà di Ingegneria dell'Università vicentina. Di conseguenza per quest'anno non è ipotizzabile riuscire ad attrezzare ex novo uno spazio idoneo alle lezioni di musica».
Alternative? La più probabile, tra le tante prese in considerazione (si era pensato ad alcune aule al Da Schio, in zona seminario, così come all'Anconetta, nei locali già occupati dal Fogazzaro), è quella del Pedrollo, a San Domenico. «Lunedì farò la proposta al preside del Pigafetta Giorgio Corà - riprende Battilotti - e discuteremo insieme sul da farsi. Certo è che al Pedrollo le aule ci sono, anche se più piccole, sia per fare lezione che per suonare». Oltretutto dall'istituto di San Domenico, destinato a diventare istituzione universitaria, è arrivato un sì senza riserve alla richiesta della Provincia di offrire ospitalità al nuovo indirizzo del Pigafetta. Un via libera che arriva dopo una serie di no, compreso quello dei Filippini la cui sede si trova tra l'altro in stradella San Marcello, a due passi dal liceo di via Cordenons. Così come impraticabile è risultata anche un'altra strada sondata dalla Provincia: il complesso di Santa Maria Nova dove il Comune ha già avviato lavori di ristrutturazione e dove non è possibile ricavare aule agibili. Insomma una serie di sbarramenti hanno portato gioco forza sulla via del Conservatorio che attualmente appare come la più semplice e ovvia, data anche l'attinenza dell'indirizzo di studi. Lì il corso musicale del Pigafetta rimarrebbe fino a quando non sarà conclusa la ristrutturazione della storica sede di via Cordenons. Che, carte alla mano, dovrebbe riaprire i battenti nel 2007, anche se in Provincia fanno sapere che si premerà il più possibile sull'acceleratore per riuscire ad anticipare i tempi. Solo a lavori finiti, infatti, le classi che attualmente si trovano a San Lorenzo potranno tornare alla base, così come il nuovo indirizzo musicale. Che attualmente per la Provincia rappresenta l'unico problema irrisolto, in attesa di una soluzione che non può attendere, dal momento che il prossimo 15 settembre - data in cui al Pigafetta suonerà la prima campanella - i 20 alunni che hanno scelto di iscriversi al musicale dovranno contare su una sede certa e su locali idonei alle esercitazioni di piano, violino o flauto. Certo è che se gli spazi saranno quelli di San Domenico, il Pigafetta si ritroverà improvvisamente a gestire tre sedi e a coordinare da lontano insegnanti e alunni.
Una realtà, questa, ormai comune a quasi tutte le scuole, alle prese, vedi il Quadri o il Boscardin, con indirizzi diversi e magari con iscrizioni in aumento. E a proposito di indirizzi, entro i primi di ottobre il gruppo di lavoro composto da presidi, genitori, rappresentanti di categoria, incaricato dalla Provincia di monitorare i distretti scolastici trarrà le sue conclusioni in tema di accorpamenti, nuovi indirizzi, miglioramenti dell'offerta formativa. Insomma l'istruzione superiore verrà ridisegnata ed entro la fine dell'anno in Regione si deciderà il da farsi.


Ma le polemiche imperversano e Vicenza finisce ancora una volta sotto i riflettori nazionali
Tesserati ma irriducibili gay pronti al mega party
Evento confermato. E forse a settembre si aprirà il primo locale

di Silvia Maria Dubois

Per la Vicenza delle ideologie è arrivata la resa dei conti: la festa gay si farà domenica 29 agosto, e se da una parte salgono le adesioni, la curiosità e la corposità degli show in programma, dall’altra è inutile nascondere che ogni giorno si affacciano all’orizzonte polemiche nuove, pressioni che prendono inedite forme, diverse parole che forzano altre porte d’accesso.
Insomma: Vicenza, ora, si trova a decidere. Perché la sensazione è che, da domenica sera in poi, la gente dovrà scegliere se stare da una parte o dall’altra. Questo è il prezzo iniziale di ogni rivoluzione.
Una rivoluzione che sta coinvolgendo diverse forze politiche, sociali ed associative e che ha innescato un dibattito a livello nazionale, come hanno spiegato, ieri, gli organizzatori del party in conferenza stampa. Presenti all’incontro anche diversi gay della provincia che hanno raccontato la propria personale storia di discriminazione lavorativa e sociale.
Olol e la sua rabbia "verde": «Sono allibito, sembra che la città, invece di progredire, stia facendo un salto a ritroso nel tempo - sbotta il dirigente regionale dei Verdi, ieri associatosi agli organizzatori - in qualsiasi parte del mondo questo genere di feste è accolto positivamente, mentre qui viene represso». «Le polemiche che sono nate con pretesti collaterali nascondono solo una gran dose di ipocrisia e di discriminazione nei confronti di chi fa certe scelte affettive e sessuali - conclude Jackson - ma nessuno ha il diritto di infilarsi fra le lenzuola delle persone».
La polemica delle tessere: L’ultimo ostacolo alla festa gay si chiama tessera. Il Dirty Mary, come circolo Asi, registra abitualmente i suoi utenti. Recentemente, però, per la festa di un noto imprenditore thienese e per il party di un altrettanto noto politico questa prassi non si è usata. Ora, il vicesindaco di Santorso Anna Bisio, la ri-vuole per la festa lesbo-gay. «Una scocciatura che rallenta notevolmente l’accesso al locale - spiega l’organizzatore Alessandro Caicchiolo - e che ci ha costretti ad assoldare uno staff di ben otto persone che si dedichi solo a questo». «Una discriminazione bella e buona - aggiunge l’avvocato Paolo Mele senior, a cui gli ideatori si sono appoggiati - un mezzo per obbligare l’utenza a registrarsi e a lasciare i propri dati personali. Un’utenza che, una volta saputo della registrazione, potrebbe evitare di entrare per non esporsi».
Un programma da sballo: Ci saranno i fuochi d’artificio, l’esibizione di drag queen, l’apparizione di attori e vip gay, la presenza dei vj di Mtv e un collegamento in diretta con un analogo gay party di Ibiza. Le prenotazioni per la festa sono già salite a mille (il biglietto d’ingresso costerà sulle 20 euro) ma i contatti ricevuti sfiorano i 40mila: la festa vicentina e il dibattito che ne è conseguito stanno facendo il giro del mondo e sono presenti in tutti i siti e le chat specializzate in internet. E in autunno ci sarà un’altra sorpresa: forse in cittò aprirà il primo locale gay.

Grillini attacca: «Vicenza omofoba»
Ora parla il deputato Ds e presidente onorario dell’Arcigay

I circoli Arcigay del Veneto sono intervenuti ieri sul caso della festa gay e lesbica con un documento firmato dall’on. Grillini (ds) e da un consigliere comunale di Padova, Zan, della segreteria nazionale Arcigay. Ecco il testo:
Quest'estate Vicenza non finisce più di stupirci. Ci riferiamo all'assurda vicenda che vede come protagonista una festa gay e lesbica organizzata da alcuni imprenditori nella provincia berica, che sta subendo contestazioni e ostracismi continui. Programmata in origine per i primi giorni d'agosto è stata cancellata dopo forti pressioni legali. Adesso è osteggiata una serata di festa programmata per la prossima domenica, 29 agosto, a Zanè.
E' assurdo che nel 2004 venga impedito lo svolgimento di una festa solo perchè ha una connotazione gay.
Feste gay e lesbiche si svolgono normalmente in tutto il paese: dal Veneto alla Sicilia, senza alcun problema.
Per questo le polemiche e le contestazioni di questi giorni ci stupiscono. E Vicenza, più che appassionarsi alle feste e ai luoghi di aggregazione delle persone omosessuali, farebbe bene a condurre un serio e profondo dibattito sulle coppie di fatto etero ed omosessuali. La posizione liberale del sindaco forzista Hullweck ha dimostrato come la città sia pronta ad affrontare un serio dibattito sul tema, consapevole della delicatezza dell'argomento, che tocca i diritti umani delle persone.
Domenica prossima comunque arrivaranno a Zanè gay e lesbiche da tutto il Veneto. Per divertirsi, per stare insieme, per chiacchierare, per conoscersi. Cose semplici, azioni normali, diritti di tutti i cittadini.
Segnali preoccupanti arrivano da tutta Italia, da Vicenza come dalla Versilia: c'è chi vuole spegnere il divertimento gay.
Per omofobia, per ignoranza, per moralismo: la libertà individuale e la libertà d'impresa restano però scritte e garantite dalla nostra Costituzione. Qualsiasi governo o amministrazione locale, di centrodestra come di centrosinistra, dovrebbe tenere bene a mente queste libertà. In questo caso a Vicenza sembra che qualcuno voglia atteggiarsi a nuovo inquisitore, dimenticandosi che un Veneto nuovo, aperto e multiculturale, è già nato.
Le scintille omofobe e razziste sono destinate, invece, a spegnersi.
Franco Grillini , deputato DS e presidente onorario di Arcigay
Alessandro Zan, Consigliere comunale a Padova e componente della segreteria nazionale Arcigay